Genere: Introspettivo, Romantico.
Pairing: Bojan/Pep.
Rating: PG-13
AVVERTIMENTI: Slash, Flashfic.
- "L’8 Marzo 2010 è una data che verrà ricordata negli anni a venire, l’incredibile nevicata che ha bloccato Barcellona. Ad appena 13 giorni dalla Primavera, la neve ci ha sorpresi imbiancando la città."
Note: Il titolo assurdamente lungo (e rubato a Megalomania dei Muse) non giustifica nemmeno in parte questa vaccatella scritta in una ventina di minuti semplicemente perché le foto di Pep e Boji persi nella bufera a Barcellona erano troppo amabili per ignorarle XD E la verità, se proprio la volete sapere (scommetto che altrimenti non ci dormireste la notte!), è che se Any non me l'avesse chiesta, io non l'avrei mai scritta u.u
C'è Zlatan, dentro, e sto ancora cercando di capire perché. Bah.
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Paradise Comes At A Price That I Am Not Prepared To Pay


Osservare la neve cadere fitta fitta sulla Masia non è sconvolgente come osservare il Sahara coprirsi di bianco, naturalmente, ma non è nemmeno un evento tanto comune. Per questo motivo, Josep non cerca di forzare i suoi giocatori a concentrarsi sull’allenamento, e li lascia girovagare per il campo, tutti presi dall’osservazione dei fiocchi di neve e da quel modo idiota che hanno tutti di mettersi a giocare in ogni momento, riuscendo a far sembrare agli occhi del mondo di stare invece lavorando – solo, divertendosi un po’ più di tanti altri.
Zlatan passeggia tranquillamente per il campo. Ogni tanto ride, e quando Leo gli si avvicina e – con aria quasi offesa, neanche fosse merito suo se sta nevicando e si sentisse perciò oltraggiato dalla mancanza di rispetto che Ibra riserva all’evento – gli chiede perché non sia stupito, i suoi occhi per un secondo si fanno lontani e gli si allarga un sorriso sincero sulle labbra.
- A Milano ci allenavamo con la neve che ci arrivava alle ginocchia. – racconta con aria persa, e Josep rotea gli occhi, grattandosi la testa e muovendo qualche passo in giro dopo aver distolto lo sguardo. Il ragazzo è problematico e non capisce che non puoi avere le gambe in un posto e il cervello in un altro. Non capisce, soprattutto, che finché continuerà a giocare con mezzo cuore in blaugrana e mezzo cuore in nerazzurro – se davvero metà del suo cuore è riuscito comunque ad arrivare in Spagna, cosa di cui Josep non è affatto sicuro – dalla sua permanenza a Barcellona non potrà mai venir fuori nulla di buono. E a farne le spese sarà lui, perché è stato lui a pretenderlo al Camp Nou al posto di Samuel, ed a fine stagione sarà da lui che Laporta andrà esponendo il proprio libretto degli assegni e chiedendogli quale sia stato il frutto dell’investimento unico più cospicuo della sua intera vita.
- Sei buffo quando fai questa faccia qui. – ride Bojan alle sue spalle, e Josep si ferma, voltandosi indietro per osservarlo mentre lo affianca.
- Che faccia? – chiede, riprendendo a camminare accanto a lui.
- Questa. – ride ancora il ragazzo, e poi solleva un dito e lo usa per seguire i contorni del suo viso, stendendo le rughe sulla fronte. – Quella di quando sei preoccupato per qualcosa e non vuoi dirlo.
- Non sono preoccupato per nulla. – sorride Pep, stringendo la sua mano nella propria ed avvicinandoglisi, di modo che le loro mani intrecciate restino nascoste fra le pieghe del giubbotto che indossa. La neve cade anche su Boji, i suoi occhi grandi e chiarissimi sembrano voler seguire il tragitto di ogni fiocco dal cielo alla terra. – Non senti freddo?
- A-ha. – scuote il capo Bojan, sorridendo appena, - È bellissimo, non trovi?
Josep si ferma un attimo prima di rispondere col “sì” che Bojan meriterebbe, rendendosi conto da solo di quanto sarebbe estremamente ridicolo e melenso anche per uno come lui che in realtà è parecchio romantico, e quando Boji capisce perché lui si stia rifiutando di rispondere, scoppia a ridere.
- Sei una peste. – lo rimprovera, tirandogli uno schiaffetto sulla nuca. Bojan gli si stringe contro, divertito.
- Che sono bellissimo anche io già lo so. – gli fa notare, tirando fuori la lingua, e Pep si sporge in avanti fermamente intenzionato a baciarlo per zittirlo e poi trascinarlo da qualche parte per fargli capire esattamente quanto bello sia, ma Carles passa loro davanti proprio in quel momento e si ferma di fronte a loro con aria seria, le braccia incrociate sul petto e le gambe leggermente divaricate.
- Mister, - lo riprende, battendo un piede per terra, - non siamo mica in vacanza. E soprattutto, per carità, non qui fuori!
Bojan ride, divertito oltre il legale, e si allontana da Josep solo per saltare addosso al suo Capitano, che per tutta risposta – ridendo come il ragazzino che è sempre rimasto nonostante l’età, che l’aria di Spagna è buona e rende eternamente giovani, è evidente – se lo carica in spalla e lo trasporta come un sacco di patate fino al cerchio di centrocampo, dove i loro compagni di squadra sono riusciti fra una risata e l’altra ad ammonticchiare un po’ di neve, sul quale la lascia cadere, costringendolo a una capriola mentre scivola lungo il fianco della montagnola, per poi risollevarsi in piedi fradicio e imbiancato dalla punta dei capelli alla punta dei piedi.
Josep sorride, lo guarda scuotersi come un cucciolo dopo un temporale e non si accorge per niente di Zlatan che appare al suo fianco, improvviso come la nevicata di oggi, e ghigna con aria saputella, senza guardarlo.
- Be’? – gli chiede, allontanandosi a disagio, - Coraggio, muoversi, stiamo cominciando l’allenamento, non te ne sei accorto?
Zlatan si volta a guardarlo per un attimo, e sorride più apertamente, improvvisando una seduta di stretching sul posto.
- Mister, - dice quindi, tornando a guardare i suoi compagni che saltellano e corricchiano per riscaldarsi a centrocampo, - lei non sbircia nella mia testa, e io non sbircio nella sua. Patti chiari, amicizia lunga.
Josep lo osserva allontanarsi spalancando gli occhi, e realizza che Zlatan è perfino più imprevedibile della neve alla Masia. Ma Bojan sorride, fiocchi di neve ovunque e capelli scompigliati e vestiti tutti stropicciati, e finché quello che c’è nella sua testa è al sicuro, a Josep non importa – che nevichi pure.
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