Fandom: Originali
Genere: Commedia, Romantico
Rating: R
AVVISI: Slash, Lime.
- "Insomma, fondamentalmente tutti i passi avanti nella loro relazione, in un modo o nell’altro, erano sempre stati decisi da Mac. Motivo per cui l’unico deciso da Pc si preannunciava già un disastro a lungo termine – e di quelli apocalittici, poi."
Note: Ormai ho smesso di stupirmi per le minchiate folli robe che la mia mente partorisce. Ma voglio che sia messo agli atti che se questa storia esiste è principalmente a causa di questa serie di spot, grazie ad Any che li ha portati alla luce e me li ha fatti conoscere. La storia è dedicata a lei ed a Nessie, che è impazzita con me ieri sera XD
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One Step Forward, Two Steps Back


Il complesso d’inferiorità di Pc nei confronti di Mac era quello tipico di tutte le persone da sempre costrette a convivere con un fratello più brillante, più talentuoso, più bello, più intelligente, più tutto di loro. Con l’aggravante che il loro rapporto non era mai stato neanche lontanamente fraterno, e della fratellanza aveva sempre avuto solo le sembianze: Pc poteva richiamare alla memoria centinaia di migliaia di momenti condivisi con Mac; certo, ci sarebbe voluta una ricerca approfondita che sarebbe probabilmente andata avanti per ore – d’altronde le partizioni in questo senso sono solo marginalmente d’aiuto, soprattutto quando non ricordi se il file che cerchi è finito in C:, D: o E: - ma ne avrebbe comunque trovati tantissimi: loro due negli scatoloni, uno di fianco all’altro, ricoperti di polistirolo, loro due sulle scrivanie a ingannare il tempo fra un solitario e una partita di flipper, loro due che finalmente potevano uscire fuori di casa ed accompagnare gli amici al parco con l’avvento dei portatili, l’aria e il sole e la batteria che puntualmente si scaricava nel mezzo di un discorso serissimo, e così via.
In tutto questo avvicendarsi di momenti vissuti l’uno al fianco dell’altro, Pc poteva dire di avere solo due certezze: Mac era migliore di lui, e non c’era niente che lui potesse fare per raggiungere il suo livello. Erano due certezze deprimenti, sì, ma mai quanto la consapevolezza devastante di aver fondato tutta la propria vita su una cosa fra le più incerte: Pc non aveva mai capito se odiasse o adorasse Mac. E questa era stata una costante per tutto il corso della sua vita, ogni volta che Mac progrediva a passi da gigante mentre lui arrancava dietro soffocato da virus ed impossibilitato ad installare anche la periferica esterna più semplice senza il supporto di driver che, peraltro, non sempre aveva in memoria. Ed era stata una convivenza sfiancante, distruttiva, frustrante, orrenda.
Questo, naturalmente, fino a quando all’improvviso non era saltato fuori che Mac era innamorato di lui. Era successo- non esattamente per caso, no, niente con Mac era davvero casuale, solo era stato naturale. Come, in effetti, tutto era sempre con lui. Seduto al suo capezzale mentre lui cercava di riprendersi da uno dei trojan più infettivi dell’ultimo decennio, Mac gli aveva stretto la mano, gli aveva sorriso, gli aveva passato una pezza imbevuta di un miscuglio di Norton, Avast ed Avira sulla fronte e poi gli aveva detto “Mi piaci tanto”. Così, senza esitazioni, senza nemmeno variare il tono di voce.
“Ma io sono una piaga,” aveva risposto Pc, guardandolo con gli occhi lucidi e tirando rumorosamente su col naso. Anche lui senza esitazioni, perché con Mac non poteva permettersi menzogne, tanto sapeva sempre in anticipo cosa gli passava per la testa. “Intendo, il mio sistema operativo è pieno di bug, si blocca ogni tre secondi, ci mette un secolo ad aggiornarsi e ogni tanto si riavvia a caso, come posso piacerti?”
Mac si era limitato a sorridere con maggiore convinzione, chinandosi a baciarlo lievemente sulle labbra.
“Mi piaci lo stesso,” aveva risposto, “Ti conosco così come sei, e mi piaci così come sei.”
Pc s’era ritratto, stringendosi nelle spalle con evidente imbarazzo.
“Non…” aveva borbottato, attivando lo screensaver perché Mac non potesse scorgere il suo disagio, “Non baciarmi. Ti prenderai il mio stesso virus.”
Mac aveva riso appena.
“Non preoccuparti,” aveva risposto, “Sopravvivrò.” Pc aveva apprezzato la sua sensibilità nell’evitare di ripetergli che lui non avrebbe preso proprio un bel niente e, pertanto, non aveva nulla di cui preoccuparsi.
Il loro rapporto si era evoluto un passo dopo l’altro, senza sforzi, principalmente su iniziativa di Mac perché, c’era da ammetterlo, lui era sempre un passo avanti, nonostante fosse più giovane o forse proprio per questo. Ad esempio, così come era stato Mac il primo a baciarlo a fior di labbra in quell’occasione, era stato sempre Mac a pretendere di più, una notte che la casa era silenziosa e nessuna luce rischiarava l’ambiente a parte quella soffusa dei loro schermi in risparmio energetico. Gli si era avvicinato con aria tranquilla, vagamente remissiva ma sicura, e gli si era appoggiato addosso, risalendo con le labbra il piedistallo del suo monitor e lasciando un bacio veloce su ogni centimetro della cornice del suo schermo, fino a pressare le labbra contro le sue ed obbligarlo a dischiuderle leccandole appena, come un gattino.
Ed era stato sempre lui ad incoraggiarlo a fare un ulteriore quanto decisivo passo in avanti quando quella notte, entrambi felici ed esausti dopo un passaggio di foto e video delle vacanze dall’uno all’altro portato finalmente a termine dopo un paio di crash e qualche risatina isterica, si erano accoccolati vicini e Mac aveva lasciato scorrere le dita sul fianco della sua unità centrale, mormorandogli addosso “sei così caldo” e costringendolo a rabbrividire mentre lo ribaltava sulla scrivania, sovrastandolo e guardandolo fisso con aria persa per un paio di secondi prima di avventarglisi addosso e baciarlo affamato, mordendolo ovunque, inghiottendo i suoi gemiti fra le labbra e soffocandoli con la lingua mentre lo penetrava lentamente, terrorizzato dall’idea di fargli male anche se avrebbe dovuto essere decisamente più spaventato dall’aver dovuto abbassare tutte le difese, interrompendo il lavoro degli antivirus e dei firewall, per goderselo appieno, senza blocchi, senza intoppi. Il suo vero sapore, quello che l’aveva sempre fatto impazzire.
Insomma, fondamentalmente tutti i passi avanti nella loro relazione, in un modo o nell’altro, erano sempre stati decisi da Mac. Motivo per cui l’unico deciso da Pc si preannunciava già un disastro a lungo termine – e di quelli apocalittici, poi.
Pc era geloso, tanto, parecchio, assurdamente, insopportabilmente. A Mac non dava fastidio – d’altronde a Mac non dava fastidio niente – perciò per quanto possibile lo assecondava, ed anche in quell’occasione, quando cioè Pc gli aveva chiesto di andare a convivere con tutti i crismi, perché sposarsi non si poteva e quindi dovevano farsi bastare la cosa che ci andasse più vicina, aveva annuito e sorriso affabilmente mentre osservava Pc raccogliere tutti i suoi cavi e cavetti in cinquecento scatoloni, per poi affiancarglisi sulla soglia di casa tenendo in mano solo una valigetta, mentre Pc faceva di tutto per obbligarsi a non chiedergli “Ti basta solo quella?” per il terrore di sentirsi rispondere “Sì”.
- Non trovo niente. – si lamentò Pc, lasciandosi andare seduto per terra di peso dopo aver aperto e richiuso gli scatoloni coi driver delle stampanti almeno una quindicina di volte. Mac, seduto sul davanzale della finestra poco distante, intento a fotografare il panorama che si vedeva dalla loro bella casetta in centro con vista sul parco, con l’intenzione di postare più tardi su Flickr il frutto delle sue fatiche, lo guardò con aria dolcemente compassionevole, allungandosi a fargli una carezzina.
- Questo perché ti trascini dietro un sacco di cose inutili. – gli fece notare gentilmente, - Se la tua stampante è una HP 815C, per quale motivo hai dietro non solo i driver per tutti gli altri modelli di stampante HP disponibili sul mercato, ma anche quelli per le stampanti Samsung, Philips e così via?
- Perché! – spiegò Pc, gesticolando animatamente mentre tornava ad immergersi nell’ennesimo scatolone, - Metti che domani compro, per dire, una Canon Pixima i5000! E metti che il cd d’installazione, che ne so, va bruciato nel tragitto dal negozio a casa! Che faccio, eh? Eh? È inutile, se non posso riconoscerla!
- Va bene, va bene. – rise Mac, scendendo dal davanzale ed accucciandosi al suo fianco, - Senti, perché non provi ad avviare una ricerca interna? Sono sicuro che Briciola sarà felice di trovare tutto ciò che ti serve.
- Briciola non trova mai niente. – borbottò Pc, passandosi una mano sulla fronte e sospirando, - E ora che me ne faccio della stampante? Non trovo i driver, non posso usarla. Volevo stampare qualcosa di carino da appendere qui in casa.
- Dai. – cercò di consolarlo Mac mettendosi in ginocchio e stringendolo fra le braccia, quasi cullandolo, - Puoi scegliere fra le mie cose, no? Anzi, da qualche parte devo aver conservato il cd di backup che hai masterizzato il mese scorso, intendo, prima che Nero crashasse costringendoti a formattare e perdere quasi tutto… vuoi dare un’occhiata a quello?
Pc sollevò lo sguardo nel suo e, nel non trovare neanche un’ombra di malizia o cattiveria nei suoi occhi, si sentì perfino più offeso di come si sarebbe sentito trovandocene.
- Tu non ti rendi proprio conto delle cose che dici, vero? – quasi ringhiò, liberandosi dalla sua stretta e scattando in piedi, - Tu non ti rendi proprio conto di quello che sei! Tu sei sempre così perfetto, hai sempre la soluzione per tutto, vero? E io dovrei stare qui con te per il resto della mia vita a lasciare che sia tu a risolvere i miei problemi, giusto?, perché tanto io non sono in grado! Ma sì, affidiamoci a Mac, non c’è niente che lui non possa fare!
Mac lo osservò sconcertato, ancora accucciato a terra accanto agli scatoloni mezzi vuoti.
- …perché mi dici così? – chiese, la voce rotta ma lo sguardo fermo e fiero, - Sei stato tu a chiedermi di andare a vivere insieme. Perché ora stai rovinando tutto?
- I-Io non sto rovinando niente! – protestò Pc facendo un passo indietro, quasi intimorito da quegli occhi, - Sei tu che sei impossibile, io con te non posso stare! Non avremmo mai… non avremmo mai dovuto metterci insieme, è stato un errore fin dall’inizio.
Mac quasi smise di respirare – che, per un silenzioso come lui, era quasi praticamente sparire dalla circolazione, al punto che Pc si chiese se la sua rete avrebbe continuato a rilevarlo o ne avrebbe perso inesorabilmente il segnale – e lo guardò per qualche secondo come si sentisse improvvisamente smarrito, privato di ogni punto di riferimento.
- Mi dispiace che tu possa pensare una cosa simile. – sussurrò, gli occhi lucidi nascosti dalla frangia, - Perché invece io ti ho sempre voluto. Tu c’eri prima di me e quando io ti ho visto ho pensato “è così che voglio essere, ma voglio poterlo aiutare quando avrà bisogno. Voglio poter fare le cose che lui non saprà fare, perché voglio che non si senta mai solo”. Tu sei sempre stato il mio orizzonte. – concluse con un mezzo singhiozzo, - È triste scoprire che io non potrò mai essere il tuo.
Pc lo osservò voltarsi ed avviarsi lentamente verso la porta, un po’ barcollante, dopo essersi passato una manica sul viso per asciugarsi gli occhi, e strinse le labbra, i circuiti in tensione e l’unità centrale stretta in una morsa devastante di senso di colpa.
Allungò una mano, stringendolo per un polso e tirandoselo contro, fino a costringerlo a voltarsi e nascondere il viso contro il suo petto, soffocando i singhiozzi contro di lui.
- Mi dispiace. – ammise con difficoltà, accarezzandolo piano, - Mi… mi dispiace davvero. Lo sai come sono fatto, quando vado in conclusione non capisco più niente, mi si interrompono le esecuzioni dei programmi, devo riavviare explorer.exe e mi scompare anche la barra di Windows. E – continuò a blaterare, confuso, - e faccio tutti quei rumori apocalittici, bam!, che pare mi debba esplodere il disco fisso, ma—
Lo interruppero le labbra di Mac, premute docilmente eppure risolutamente contro le sue come quel pomeriggio stanco di tanti anni prima.
- Ma a me piaci così come sei. – sorrise, - Ti conosco, sei così da sempre. E mi sei sempre piaciuto. Tantissimo.
Pc sorrise intenerito, stringendolo forte e permettendogli di nascondersi ancora un po’ contro di lui, anche se sapeva che non era Mac, fra i due, quello davvero imbarazzato.
- Facciamo… - propose quindi, gli occhi un po’ lucidi, allontanandosi da lui quasi di malavoglia qualche secondo dopo, - facciamo che adesso mettiamo su un po’ di musica e mi dai una mano a cercare questi benedetti driver? Devono pur essere da qualche parte…
Mac sorrise, annuendo entusiasticamente.
- Metti tu? Hai la nostra compilation nel lettore. – quasi miagolò, strusciando un po’ il viso contro la sua spalla per asciugare le lacrime. Pc avrebbe voluto rispondere che dalle sue casse la musica si sentiva meglio, iTunes era più organizzato e, in definitiva, avrebbero potuto ascoltare quella stessa compilation anche da lui con risultati probabilmente migliori, ma tacque, apprezzando il gesto ancora una volta, lasciando che le note un po’ tintinnanti della colonna sonora di uno spot pubblicitario si diffondessero nell’aria intorno a loro, mentre tornavano a chinarsi sugli scatoloni alla ricerca dei driver perduti.
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