Genere: Romantico/Comico
Pairing: Asuka/Shinji
Personaggi: Un po' tutti
Rating: PG
AVVISI: AU, OOC.
- Shinji è il figlio del re di una città. Asuka e Rei, amiche d'infanzia, sono due ragazze molto povere, costrette a rubare per vivere. Durante un furto, Shinji ed Asuka si conoscono e si innamorano. Ma non ci sarà vita facile per i due, che dovranno lottare per i propri sentimenti.
Commento dell'autrice: Questa qui mi piace tanto tantoooooo!!! Tanto per cominciare mi piace la storiella ^_^ E poi mi piacciono gli intrecci dei personaggi, più che della storia regolare adoro quelli delle side stories!!! Per esempio, il momento in cui Asuka parla di Kaworu secondo me è molto toccante. Ed il momento in cui Misato racconta di Gendo e Yui lo è altrettanto (anche se in quel periodo, me ne rendo conto, non avevo capito proprio un cazzo del rapporto fra Gendo e Yui). A parte questo, solita storia, Reichan è OOC ^_^
Pairing: Asuka/Shinji
Personaggi: Un po' tutti
Rating: PG
AVVISI: AU, OOC.
- Shinji è il figlio del re di una città. Asuka e Rei, amiche d'infanzia, sono due ragazze molto povere, costrette a rubare per vivere. Durante un furto, Shinji ed Asuka si conoscono e si innamorano. Ma non ci sarà vita facile per i due, che dovranno lottare per i propri sentimenti.
Commento dell'autrice: Questa qui mi piace tanto tantoooooo!!! Tanto per cominciare mi piace la storiella ^_^ E poi mi piacciono gli intrecci dei personaggi, più che della storia regolare adoro quelli delle side stories!!! Per esempio, il momento in cui Asuka parla di Kaworu secondo me è molto toccante. Ed il momento in cui Misato racconta di Gendo e Yui lo è altrettanto (anche se in quel periodo, me ne rendo conto, non avevo capito proprio un cazzo del rapporto fra Gendo e Yui). A parte questo, solita storia, Reichan è OOC ^_^
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One love
Possono due esseri umani completamente diversi, mai conosciuti prima, incontrarsi e arrivare a sconvolgere le loro vite per amore? L’amore può arrivare a cambiare tanto la gente? Un amore vale tutte le ricchezze che un uomo solo possa possedere? Questa è la storia di un uomo che non ha esitato a perdere tutto per l’amore della sua vita. È la storia di una donna che si è messa in discussione, ed ha cambiato il suo modo di pensare, per l’amore della sua vita. È la storia di un amore. È tutto ed è niente. È una poesia. Un inno. Ed un buona fortuna con tutto il cuore a tutti gli innamorati del mondo. Ed io mi chiamo Yui Ikari, e sono morta. Bè, si, può sembrare strano che voi ora mi stiate ascoltando così, ma io sono davvero morta. Però ho deciso di rimanere sulla terra ancora un po’. Giusto il tempo che mi ci vorrà per vedere mio figlio felice. E quello che mi ci vorrà per raccontare a voi come questa felicità è stata raggiunta.
Quella mattina, Shinji Ikari si svegliò presto. Saranno state le sei. Non era sua abitudine svegliarsi così presto, ma quella mattina un senso di inquietudine che si portava dalla sera precedente gli aveva impedito di abbandonarsi completamente al mondo dei sogni. Quella era la giornata della passeggiata in paese. Che noia! Dannazione, quella passeggiata era la cosa più noiosa che si potesse fare. Non accadeva mai niente di diverso. Lui usciva, entrava nella prigione di tela che il suo meschino padre si ostinava a chiamare portantina e rimaneva lì, per tutto il tempo del giro, tra quattro teli di lana spessi come muri che sembravano tappeti persiani. Tutto appiccicaticcio di sudore ed annoiato come non mai. Ma quella mattina era diverso. Sembrava che sarebbe successo qualcosa. Shinji se lo sentiva nel cuore.
- Signorino Ikari! Forza sveglia!
Misato Katsuragi. La sua cameriera personale. Una donna simpatica. Effettivamente gli unici con cui Shinji potesse parlare davvero erano tre membri della servitù ed i suoi due migliori amici. Oltre a Misato c’erano Ritsuko Akagi, la scienziata di corte, Kozo Fuyutsuki, il consigliere di suo “padre”, che malgrado stesse sempre con lui era un uomo fantastico, quasi mai d’accordo con lui, ma silenzioso e abbastanza introverso. I suoi due migliori amici erano Kensuke Aida e Toji Suzuhara, figli di due ricchi proprietari terrieri. Questo l’unico motivo per cui Gendo Ikari, suo “padre”, quell’essere odioso, gli permetteva di frequentarli. Ma lui voleva loro bene dal profondo del cuore.
- Signorino Ikari! Allora, si è svegliato?
- Si, si Katsuragi! Puoi entrare...
La porta si aprì ed apparve una bellissima donna dai lunghi capelli scuri e gli occhi castani, rinchiusa in un succinto vestito nero da cameriera.
-Bene! Le ho portato la colazione!
- Grazie...
Disse Shinji, che nel frattempo si era messo seduto.
- Perché quella faccia scura? Oggi è il giorno della passeggiata!
- Si, mi portano a fare la passeggiata come i cagnolini... è uno strazio quella assurda passeggiata!
Misato assunse un’espressione quasi offesa, e portò le mani ai fianchi.
- Io non la capisco. Dovrebbe essere contento di uscire un po’, visto che gli altri giorni rimane sempre confinato in questo castello soffocante...
- Scusa...
- Non si scusi sempre, non ha niente di cui scusarsi... certo è che il suo signor padre potrebbe anche lasciarle più libertà...
- Non cominciare a riscaldarti Katsuragi... piuttosto, portami la colazione, che se non mi faccio trovare pronto fra mezz’ora chi lo sente quello...
- Mh! Ha ragione...
GROOOOOOOWL!
Dannazione! Asuka aveva provato ad addormentarsi fino a quel momento, ma la fame era troppo forte per riuscire a dormire. Provò a rigirarsi ancora un po’ e raggiunse la conclusione che doveva alzarsi da quel letto se voleva almeno dimenticare la fame. Dannazione, non mangiava da quasi tre giorni... andare a chiedere aiuto ad Hikari? Di nuovo? Oh, no... e se il suo capo la avesse scoperta mentre le dava cibo gratis? L’avrebbe licenziata sicuramente. No, Asuka non poteva farle questo. Hikari era la sua migliore amica! Dopo Rei ovviamente. Solo che almeno Asuka aveva una casa di proprietà in cui abitare, mentre Rei era già stata sfrattata tre volte, perché non sempre riusciva a pagare l’affitto. Asuka si alzò, ed in un primo momento non capì su cosa aveva messo i piedi. Sicuramente qualcosa di vivo, perché si mosse, con l’effetto di fare volare Asuka dall’altro lato della stanza, per la grande scivolata. Due ragazze urlarono in assoluta sincronia.
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!!!
Poi Asuka si accorse di chi si era messo a dormire ai piedi del suo letto.
- Rei! Ma che diavolo ci fai qui? E poi ti pare il modo? Attentare alla mia vita già di primo mattino...
- Ciao Asuka! Grazie per la bella accoglienza, comunque...
- Ah... scusa... sono un po’ nervosa...
- Dì, da quant’è che non mangi?
- Dio... con oggi sono tre giorni...
- Siamo nelle stesse condizioni, Ax...
- Non mi chiamare così! Ti ricordi ancora quel soprannome?
- Certo! Ti chiamavo sempre così quando eravamo piccole... Ax...
- Già, perché non sapevi dire la s...
La ragazze si lasciarono andare ad una risata liberatoria, però si fermarono presto. Non erano nelle condizioni di potere ridere di gusto.
- Allora, Rei... ci andiamo a procurare la colazione?
- Frutta, ti prego!
- Per me va bene qualunque cosa... muoio di fame...
In pochi minuti le ragazze si trovavano nella piazza del mercato. Asuka passò davanti al fruttivendolo fingendo disinteresse per i vari articoli, ma nella sua testa sbavava. Si portò proprio dietro di lui, in modo che non potesse vederla. Nel frattempo Rei si avvicinò alle mele e cominciò ad urlare.
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! Oh mio Dio!
- Che c’è signorina?
Il fruttivendolo sembrava preoccupato.
- Oh, santo cielo! Ho visto un verme uscire da qui!
- Che cosa?
L’uomo era a dir poco sconvolto.
- Non è possibile, tra le mie mele!
E si mise a cercare tra la frutta il famoso verme che in realtà era tutta un’invenzione di Rei, che nel frattempo faceva gesti ad Asuka invogliandola a prendere un po’ di frutta. Due arance ed un sacchetto di fragole.
- Oh, ma qui non c’è niente!
Disse l’uomo, ma quando alzò il capo Rei era già sparita.
- Bene! Allora buona passeggiata, signorino Ikari!
- A più tardi Katsuragi.
Shinji era pronto a tutto. Infilò la testa nella cabina di tessuto e si mise comodo. Faceva un caldo impressionante. Ma non gli importava. Sperava solo che quella passeggiata finisse presto, di modo da poter tornare a palazzo, dove almeno c’era fresco.
- Sente scossoni, signorino Ikari?
- No, non ti preoccupare, è tutto a posto. Vai un po’ più veloce, per favore.
- Si, signorino. Avete sentito scansafatiche? Più veloce! A passo spedito!
Così sarebbe finita prima, almeno. Per un eccesso di curiosità che assolutamente non era da lui, Shinji socchiuse le tende e guardò fuori. La piazza. C’era il mercato, quel giorno. Il ragazzo guardò quelle persone. Si, forse erano povere, ma sembravano così felici di stare al mondo... lui invece questa felicità non riusciva a provarla. Si era sempre sentito in trappola e fuori posto al palazzo. Richiuse le tende, in modo da non pensarci.
- Ehi! Rei, hai visto chi c’è?
- Eccome, la portantina reale che passa per la piazza... non è difficile da notare...
- Chissà quanti soldi può contenere...
Le due ragazze si guardarono un attimo negli occhi, capendo esattamente cosa pensavano entrambe. Rei avvertì Asuka.
- E’ molto pericoloso, Asuka...
- Lo so... ma noi siamo disperate... anche solo un quarto di quei soldi ci farebbero comodo...
- Hai ragione...
Un minuto di silenzio. Poi di nuovo Asuka.
- Allora, questo è il piano: tu vai lì ed allontani tutti gli uomini da quella portantina, io entro dentro e prendo i soldi.
- Scusa, mi spieghi come dovrei fare?
- Non lo so, cara mia, problemi tuoi! Balla nuda, se non trovi altro...
- Ma che bell’amica...
- Hehehe...
- Ciao ragazzi...
Rei stava esattamente davanti ai quattro portatori della miniera di denaro, e si era messa nella posizione più sexy che poteva immaginare per strada su due piedi.
- Allora, vi state annoiando?
- Noi... noi stiamo portando il principe con noi.
Rispose coraggiosamente uno di loro. Al che Rei si avvicinò proprio a lui, e prendendolo per il colletto esclamò.
- Suvvia, non si arrabbierà mica se lo lasciate qui solo soletto per dieci minuti... potremmo fare qualcosina a cinque...
L’imbarazzo di Rei era già alle stelle, ma la ragazza sapeva di doversi controllare, per il bene suo e di Asuka. Avrebbero potuto mangiare decentemente senza rubare per almeno un paio di mesi...
- Bè, ma se non vi va...
Si girò e stava per andarsene, quando al suo orecchio giunse un’altra voce.
- A-Aspetta!
Rei si voltò lentamente. Inquadrò il soggetto. Doveva essere il capo-portantina, perché era quello vestito in maniera più pomposa. Da voltastomaco. Quello parlò ancora.
- Jack, avverti il principe che ci fermiamo per una decina di minuti.
Sul viso di Rei apparve un sorrisetto soddisfatto.
- Bene... allora avverti il principino ed andiamo... quel vicolo andrà bene...
- Signorino Ikari, mi scusi, ma per cause di forza maggiore siamo costretti a fermarci per una decina di minuti. Pensa di potere aspettare?
Shinji era assolutamente poco convinto delle parole dell’uomo, ma in fondo perché avrebbe dovuto proibirgli di fermarsi? A lui non faceva alcuna differenza, e dalle parole dell’uomo sembrava dovesse essere qualcosa di importante. Suo padre forse lo avrebbe frustato e gli avrebbe detto di ripartire a gambe levate. Ma lui voleva essere diverso da suo padre.
- Va bene. Fate quello che dovete fare e poi ripartiremo.
- Oh, grazie signorino Ikari!
Dopodiché l’uomo scomparve lasciando di nuovo Shinji solo con i suoi pensieri. Il presentimento che Shinji aveva dalla mattina era sempre più forte. Era convinto che sarebbe successo qualcosa. Bè, meglio se fosse stato solo, invece che circondato da guardie del corpo. Se qualcosa doveva succedere voleva godersela appieno.
- Sono un vero genio!
Asuka guardava dall’alto di un palazzo la portantina, ormai posata per terra, completamente abbandonata da tutti.
- Adesso io salterò, e se i miei calcoli sono giusti... cadrò proprio nel centro della portantina! Hahaha! Non sarebbe venuto in mente a nessuno!
Asuka saltò dal tetto, perfettamente inconsapevole che avrebbe potuto essere un suicidio, la sua brillante idea. A metà percorso, quando non si poteva tornare più indietro si accorse che forse, il salto era esagerato. Un minuto prima di cadere proprio al centro delle tende (almeno i calcoli erano giusti...^_____^), ciò che prima era un forse, divenne una certezza. Ed Asuka cominciò ad urlare dalla paura.
- DANNAZIONEEEEEEEEEEEEEEEEE!
Dopo più niente. Soltanto un tonfo. Fortunatamente i vari tendaggi ammortizzarono la caduta.
- Ahia... che male...
Disse Asuka massaggiandosi la schiena.
- Sono stata un’idiota... ma non potevo entrare lateralmente come tutte le persone normali?
Asuka credeva di essere sola. Ma quando abbassò lo sguardo si accorse con molta sorpresa ed anche molto imbarazzo di essere esattamente a cavalcioni di un uomo. La sua prima reazione fu quella di alzarsi da lì ed andarsi a sedere in un angolo della minuscola stanzetta, in una posizione molto... come dire... scomoda. Il ragazzo si mise seduto anche lui e poi, involontariamente, lasciò cadere lo sguardo tra le gambe divaricate in maniera scomposta della ragazza, lasciando lo sguardo in quella posizione. La reazione di Asuka quando se ne accorse fu immediata: chiudere le gambe e lanciare un potente ceffone a Shinji, che, completamente disorientato, alzò subito lo sguardo.
- Dannazione a Rei, devo ringraziarla per questo scherzetto...
Bisbigliò alzandosi. Shinji la sentì per caso. Si alzò anche lui.
- Sei venuta qui per rubare?
- Ehi, bello! Hai idea di cosa sia il mondo là fuori? O forse sei troppo circondato dalle tende per vederlo.
Shinji si rattristò un poco per le sue parole.
- Certo che sono venuta per rubare, cosa credevi? Che fossi venuta a farti una visita di cortesia?
Asuka mosse qualche passo, sebbene una caviglia le facesse male, ed aprì un po’ le tende separandole di pochi centimetri. Lei guardò fuori ed anche Shinji lo fece.
- I tre quarti di quelle persone non hanno nemmeno il cibo da dare ai loro figli.
Asuka si lasciò sfuggire un tremolio nella voce.
- Io faccio parte dei tre quarti che non riescono a mangiare. Solo che io pur di mangiare rubo. All’inizio dici a te stesso “No, non ruberò mai, è umiliante e non è corretto”, ma dopo tre giorni di digiuno assoluto tutte le convinzioni crollano, e per mangiare anche un poco di pane secco si è disposti a fare di tutto. Anche andare contro i propri principi.
Poi fu Shinji a parlare.
- Chi è Rei?
Asuka rispose immediatamente.
- Il motivo per cui i tuoi soldati se ne sono andati così velocemente.
Shinji arrossì.
- Non è che lei ha offerto loro di...
- Certo, sennò come avrebbe fatto ad attirarli?
- Quindi adesso staranno facendo sesso con lei...
- Ma stai scherzando? Rei è la donna più furba della galassia, dopo di me ovviamente. Probabilmente li avrà incatenati da qualche parte e se la starà ridendo alla grande.
Asuka sentì un tocco sulla spalla e si voltò. C’era Shinji con una gigantesca busta in mano, contenente soldi. Qualche milione,calcolò lei. Per un attimo fu tentata di prenderli, ma poi agì in maniera che Shinji non si sarebbe mai aspettata. Diede uno schiaffo alla mano del ragazzo, facendo volare la busta molto lontano. Per quanto potesse, viste le ridotte dimensioni della portantina.
- Io non accetterò mai soldi per carità da qualcun altro.
Shinji vide la pura rabbia e la decisione nei suoi occhi. Si intimorì. Asuka si voltò e fece per andarsene, quando la caviglia la abbandonò del tutto. Sarebbe caduta se Shinji non fosse stato veloce e non l’avesse presa al volo. Stettero così. Immobili. Come se attorno a loro il mondo avesse cessato di esistere. Lei persa nel suo abbraccio, lui perso nei suoi occhi. Poi Asuka distolse lo sguardo.
- Lasciami andare...
Disse, con una tristezza ed una malinconia che a Shinji ricordarono molto sua madre. Lui eseguì subito e lei uscì dalla portantina. Shinji era ormai convinto che lei fosse uscita dalla sua vita. Si mise seduto e ripensò a quegli occhi. Azzurri. Bellissimi. Quella donna non era una ladra. Aveva dimostrato di avere orgoglio. Shinji non pensava che tra il popolo il malcontento fosse tale. Si addormentò, con la testa piena di pensieri. Nemmeno si accorse quando, tre ore più tardi, i suoi uomini tornarono a prenderlo e lo riportarono al castello.
- Ah! Asuka, sei tu! Rei è già arrivata, ci stavamo preoccupando...
- Ciao Hikari... come va?
- Dovrei chiederlo io a te. Hai fame?
- Non posso approfittare...
- Oh, non ti preoccupare, il proprietario oggi non c’è. È in villeggiatura con la sua famiglia. Ormai siamo in estate. Forza, vai sul retro, c’è già Rei che ti aspetta. Fra poco vi porterò da mangiare...
Asuka fece per andare sul retro.
- Ah, un’altra cosa...
Asuka si girò di scatto.
- Si?
- Sorridi! La vita è bella!
- Mi scuserai, Hikari, se non condivido la tua prospettiva...
Hikari fece un’espressione triste ed osservò Asuka andare nella stanza dietro il bancone, senza più dire niente. Doveva esserle successo qualcosa di spiacevole per essere in quelle condizioni, adesso. Per quanto Hikari si ricordasse Asuka era stata sempre una ragazza piena di vita, nonostante le circostanze le fossero sempre state avverse. Alla ragazza tornò in mente il debole sorriso triste di Asuka mentre le diceva di non condividere le sue opinioni. Un sorriso da brividi, pensò. Quella non sembrava più nemmeno lei.
- AH! Mi stavo preoccupando! Ma dove diavolo eri finita? Hai preso i soldi?
- Rei, la finisci di tempestarmi di domande? Ti risponderò solo dopo averti ucciso ed appeso davanti al ristorante per punizione.
- Ehi, Asuka, ce l’hai con me?
- Non si vede? Mi hai fatto proprio un bello scherzetto, cara mia... che bella idea, lasciarmi il principe nella portantina... non ho potuto prendere niente, ci siamo messi a litigare. Cioè, più che altro io litigavo da sola... questo ragazzo è completamente senza personalità.
- Tu lo conosci già? Anche solo avendoci parlato per pochi minuti? Non è da te, Ax...
- Ti ho già detto di non chiamarmi più in quel modo, oppure dovrò ricominciare a chiamarti Rex...
- NOOOOOOOOO!
- Ragazze, non litigate...
- Oh! Hikari! Finalmente ci hai portato qualcosa da mangiare!
- Si Rei... ecco qua...
- Do-mo arigato Hikarichan! (significa grazie in jappo... per chi non lo sapesse...^_^)
- Di niente, Rei...
Hikari sorrise e poi rivolse il suo sguardo nuovamente ad Asuka. Mangiava sommessamente in silenzio, e non parlava quasi. Assolutamente non era da lei. Sottovoce si rivolse a Rei.
- Rei, cos’ha Asuka?
Rei parlò ad alta voce, come se volesse sfottere Asuka.
- Mah, non saprei... forse si è presa una cotta per il bel principino, no?
Asuka distolse immediatamente l’attenzione dai suoi pensieri e si rivolse a Rei.
- Ma che stai dicendo, sei forse cretina?
A questa esagerata reazione di Asuka seguì un sorrisetto divertito sul volto di Hikari.
- E che hai tu da sorridere? Sei forse d’accordo con lei?
Hikari scoppiò letteralmente a ridere, osservando il comportamento di Asuka. Non solo aveva preso una scopa dall’armadio-ripostiglio che aveva alle spalle, ma adesso stava inseguendo Rei attorno al tavolo, con lei che le chiedeva di smetterla per favore, prima di ucciderla. Questa era una scena del calibro di Asuka. Il muso lungo non le si addiceva proprio.
- Forza, fatemi scendere.
Shinji era appena arrivato davanti al palazzo. Ma quanto aveva dormito? Almeno cinque ore. Ma d’altronde era comprensibile, non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Dopo essere sceso dalla portantina, ed essere stato lasciato in pace dai suoi uomini che lo avevano assillato con mille scuse per l’accaduto, entrò nel grande palazzo che visto da fuori, illuminato, sembrava un grande palazzo d’oro. Era soltanto fredda pietra, e fredde erano le persone che vi abitavano. Nessuno che si interessasse delle condizioni del popolo, nessuno. Suo padre non gli aveva mai detto come stessero. Shinji non pensava di poter provare una tale angoscia. E non era solo per il popolo. Anche perché doveva essere costretto a vedere donne come “lei” rubare. Lei... quella ragazza... non sapeva nemmeno il suo nome. Ma non sopportava l’idea che pur di mangiare dovesse rubare. Doveva essere proprio in pessime condizioni. All’ingresso trovò Misato ad attenderlo. La donna gli corse incontro e lo abbracciò con fare materno.
- Signorino Ikari! Come sta? Perché ci avete messo così tanto a ritornare?
- Sto bene, Katsuragi, non ti preoccupare. Però sono molto stanco, e...
- No! Non si libererà di me così facilmente. Mi racconti cosa è successo. Ha una faccia talmente triste...
- Io...
Shinji sentì di poter parlare con lei.
- Io credo... io ho visto le condizioni in cui è costretto il popolo.
L’espressione di Misato cambiò decisamente.
- Mi dispiace che abbia dovuto venirlo a sapere così.
- Quanto credevate di dirmi che il mio popolo muore di fame?
L’espressione di Shinji, era cambiata anch’essa. Semplicemente furiosa.
- E’... è che suo padre credeva di avere tutto sotto controllo, e...
- Non ci sono scusanti. Voglio andare a letto.
- Non è solo questo che la turba, non è così?
Ma come diavolo aveva fatto a capirlo? Shinji decise di essere sincero fino all’ultimo. Voleva, doveva sputare tutta la sua rabbia fuori. Anche se non avrebbe urlato. Non doveva. Poteva benissimo sfogarsi senza fare casino.
- Oggi una ragazza mi è letteralmente piovuta in testa dal cielo. Mi ha fatto aprire gli occhi. Mi ha mostrato come è costretta a vivere, assieme alla sua amica. A rubare. Per cui io sono incazzato con mio padre per avere costretto il suo popolo a rubare per la fame, ma soprattutto ce l’ho con lui perché ha costretto lei a macchiare il suo onore ed i suoi principi. Perché l’ha costretta a vivere di stenti, probabilmente fin da quando era piccola. Io non so cosa mi sia successo, ma quando l’ho guardata negli occhi per pochi secondi, io non ho avuto bisogno d’altro. Mi sono sentito così appagato. Ed è solo per colpa sua che lei soffre. A cosa serve sperperare il denaro dello stato se poi la gente muore di fame? E dannazione, non so nemmeno come si chiama...
Così dicendo si voltò e poi si avviò nella sua stanza, lasciando Misato con la morte nel cuore, per la tristezza di vederlo in quello stato.
Erano già le sette. Diavolo. Era passato solo un giorno da quando era finita nella portantina del principe Shinji. Ma perché si sentiva in quella maniera? Le mancavano tanto le sue braccia. Bè, forse era un pensiero stupido, ma lei si sentiva in questa maniera. Effettivamente le mancava anche il resto di lui. Quello sguardo tenero, da cuccioletto ignaro di ciò che succede al mondo. Si però quando l’aveva abbracciata per non farla cadere il suo sguardo era cambiato. Le era sembrato più maturo con quegli occhi. Asuka pensò che forse si era innamorata di quello sguardo. Si stranizzò un po’ al pensiero. Lei innamorata? Ma no... impossibile. Poi le apparve di nuovo la faccia di Shinji ed involontariamente sorrise nel buio a quel pensiero. Il caldo tepore che aveva raggiunto tra le coperte si distrusse in pochi secondi quando Rei entrò nella stanza e spalancò le finestre.
- E’ un nuovo giorno Asuka! Sorgi in piedi!
- Rei...
Asuka si voltò dall’altro lato.
- Chi ti aspettavi che fossi, il tuo principino, forse?
- Rei, non fare umorismo...
- Avanti, alzati! Dobbiamo o no andare a mangiare?
- Mh...
- Non hai fame?
- Si, si, mi sto alzando...
Asuka si alzò malvolentieri.
- Bene! Finalmente sei in piedi! Cosa mangiamo stamattina?
- Senti Rei, oggi non mi va di rubare. Andiamo da Hikari?
- Ma non abbiamo nemmeno un soldo per pagare!
- Lo so Rei! Le chiederemo un favore. Ed ora non parliamone più.
- Asuka... perché fai così? Non ti riconosco quasi più...
- Scusa Rei... sono... solo un po’ nervosa. E adesso usciamo, ok? Non mi va più di stare chiusa qua dentro.
- Va bene, Asuka.
Le due ragazze uscirono così di casa. Ma una domanda girava nella mente di Rei come in una telecamera a circuito chiuso: cosa diavolo aveva Asuka per comportarsi così?
Shinji si era già svegliato e si era preparato. Non gli andava di stare a letto.
- Signorino Ikari!!! Forza, sveglia!
- Sono già sveglio, Katsuragi...
- Bene!
La donna entrò nella stanza.
- Allora, le ho portato la colazione!
Shinji osservò che era veramente felice. Un grande sorriso che andava da un orecchio all’altro. Si stranizzò. Insomma, era sempre stata una donna allegra, ma oggi era diversa. Come se si sentisse... soddisfatta. Shinji sorrise nel vederla così.
- Katsuragi, come mai quel sorrisone?
- Perché?
La donna fece un sorriso malizioso.
- Perché le ho preparato una sorpresa!
Shinji si preoccupò, sia per l’espressione della donna che per la “sorpresa”.
- S-Sorpresa, Katsuragi?
- Si signorino Ikari! Forza adesso, finisca di mangiare e si vesta.
- Vestirmi? Insomma, si può sapere che sorpresa mi hai preparato?
- Bè... oh, va bene, glielo posso dire. Oggi un’altra passeggiata!
- CHE COOOOOOOOOOOOSA???
Shinji si alzò in piedi dalla rabbia e la sorpresa.
- Ma sei impazzita Katsuragi? Io odio andare a fare le passeggiate in portantina!
- Oh, ma questa non sarà una semplice passeggiata.
Rispose la donna per nulla intimorita dallo scatto di rabbia del ragazzo.
- Lei scenderà esattamente nel punto in cui la ragazza di ieri le è caduta addosso, la rintraccerà e le dirà che è innamorato di lei...
- Ma che stai dicendo, Katsuragi? Io non sono...
- Oh, non venga a raccontare balle a me, signorino Ikari. Io le cambiavo i pannolini, lo sa? La capisco con uno sguardo. E so che è innamorato di quella ragazza.
- E che cosa, di grazia, te lo ha fatto capire?
- Il suo scatto di rabbia ieri contro suo padre e quando ha detto che guardandola negli occhi non aveva bisogno d’altro.
- L’amore è un sentimento complicato, Katsuragi, non puoi capirlo in due frasi...
- Oh, ma la smetta! Capire se si è innamorati è molto più semplice di quanto crede. E mi ascolti, lei adesso è più che innamorato.
Shinji non osò controbattere. Accidenti, quella donna era così dannatamente sicura di se... Perciò finì presto la colazione e si vestì. Nel frattempo, riflettendo, si sentì immensamente felice. Probabilmente adesso avrebbe rincontrato quella ragazza dal viso d’angelo. Avrebbe potuto guardarla ancora in quegli occhi così blu ed avrebbe saputo il suo nome... si sentì improvvisamente emozionato a quel pensiero. Forse avrebbe potuto costruire con lei qualcosa di serio e stabile. Magari sarebbe andato tutto così bene da sembrare una favola. Mentre Shinji fantasticava, la portantina era già partita verso la piazza. In poco tempo era arrivata. E Shinji aveva di nuovo aperto le tende verso quel mondo per lui sconosciuto.
- Asuka! Asuka guarda là!
- Oh mio Dio...
La portantina del principe era di nuovo in piazza. Fatto particolarmente strano, in quanto il principe faceva la sua passeggiata in portantina solo una volta a settimana. Rei pensò che forse era venuto per fare arrestare Asuka per il tentato furto del giorno prima. Si spaventò. Ma poi notò che dal trabiccolo era sceso un ragazzo, e poi la portantina era andata via. Si voltò verso Asuka. La trovò impietrita a fissare da quella parte.
- Asuka, forse è meglio andare via...
- Si Rei... se ci chiama facciamo finta di non conoscerlo, ok?
- Si.
Improvvisamente, una voce dietro di loro le fece sussultare.
- RAGAZZA! RAGAZZA! HEI TU, FERMATI!
A sentirsi chiamare in questa maniera Asuka non resistette e si voltò. Piantò un indice nel petto di Shinji, che nel frattempo l’aveva raggiunta e gli urlò contro.
- Senti tu! Ragazza ci chiamerai tua sorella! Io ho un nome, ok? Mi chiamo Asuka!
- Bene, così adesso so come ti chiami.
Asuka sentì aumentare vertiginosamente il calore delle sue guance. Dannazione, era arrossita! Shinji aveva sfoderato un tranquillo sorriso disarmante, e adesso c’era un silenzio di tomba fra i tre. Silenzio che fu rotto da Rei.
- Ehm... Asuka... io ti aspetto da Hikari, quando hai finito...
- No, aspetta Rei! Dove vai?
Ma Asuka non ricevette risposta alcuna, in quanto Rei era già sparita dietro un vicolo. La ragazza si voltò di nuovo verso Shinji.
- E allora? Che vuoi?
- Potresti essere meno scortese, Asuka?
- No.
La ragazza si girò e fece per andarsene. Entrò in un vicolo anche lei, ma Shinji la seguì. Adesso si che era perduta. In un vicolo da sola con quello. Però stranamente non si sentiva preoccupata per la sua incolumità. Più che altro era inquieta... ansiosa, si. Quello che successe dopo accade in una manciata di secondi. Shinji piantò le mani al muro in modo da imprigionare Asuka fra le sue braccia e si avvicinò a lei. Sfoggiò un sorriso di sfida e poi le parlò.
- Adesso io ti bacerò. Se non vuoi, ti basterà fermarmi in qualche maniera. Anche con uno schiaffo, non mi offenderò.
Asuka si sentiva completamente smarrita. Il suo orgoglio era combattuto da una strana sensazione che invece desiderava ardentemente il bacio di Shinji. Mai una tale battaglia di sentimenti era avvenuta dentro Asuka. Che fare? Chi fare vincere? Ma cos’era quella sensazione? Amore? A chi dare ascolto? All’orgoglio o all’amore? Asuka, per una volta, decise per la seconda. E si abbandonò completamente al bacio di Shinji. Sentendosi la ragazza più felice del mondo. Il bacio durò molto. Fu un bacio pieno di passione. Era così tanta la carica sensuale che quel bacio aveva emanato che quando Shinji lo interruppe Asuka sentì che le girava la testa. Stava per avere un piccolo capogiro quando Shinji la trattenne per le braccia, impedendole di cadere. Asuka alzò per un attimo lo sguardo. Imbarazzo. Di nuovo. Ma perché ogni dannatissima volta che guardava quel ragazzo negli occhi si sentiva così... così... confusa. Ma anche felice (no, non è Carmen Consoli... -_-“). Insomma, un miscuglio di sensazioni belle. Asuka sentì che avrebbe potuto rimanere in quel modo per sempre. Perciò, pur di non perdere il contatto con Shinji gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte. Con amore. Lui rispose all’abbraccio affondando il viso tra i suoi bellissimi capelli rossi. I capelli erano tenuti in maniera davvero impeccabile. Ed avevano un così buon odore... Shinji disse la frase che doveva dire con una nota di rammarico nella voce, che però tradiva una tristezza pressoché infinita.
- Ho cercato per così tanto tempo una donna come te... e ti devo già lasciare...
Che cosa? Asuka credeva... voleva avere sentito male. Si staccò immediatamente dall’abbraccio e lo guardò fisso negli occhi.
- Scusa? Puoi ripetere?
- Bè... mi dispiace doverlo ammettere, ma tra noi è già finita.
- Cosa?
Asuka adesso si sentiva più arrabbiata ed offesa che confusa.
- Il fatto è che mio padre non ci permetterà mai di frequentarci...
Asuka diede un forte spintone a Shinji, tanto che quasi il ragazzo andò a sbattere contro il muro di fronte.
- Come osi tu! Brutto stupido che non sei altro! Vieni qui, mi baci, mi fai impazzire e dopo mi dici che è tutto finito? Scusa, io ora che dovrei fare?
Shinji si sentì un po’ confuso anche lui. Cosa doveva fare?
- Penso... accettarlo e farcene una ragione... mio padre...
- Perché non la smetti di parlare di tuo padre?
- Cosa?
- Bè...
Lo sguardo di Asuka si fece triste.
- Tempo fa... ormai molti anni fa... quando avevo tredici anni... un ragazzo più grande si innamorò di me... si chiamava... Kaworu, se non ricordo male (ok, lo ammetto, è che non sapevo chi altro metterci. Vi dà fastidio che Kacchan faccia la parte dell’ex di Asuka?_?)... si, Kaworu Nagisa. Io facevo la snob, perché a quel tempo mi piaceva un altro... un certo Kaji... e non mi sono accorta che Kaworu mi amava. Perciò quando lui mi chiese di metterci insieme, io lo rifiutai. Tempo dopo, un giorno stavo per essere investita da un carro di cavalli al galoppo. Lui...
Negli occhi di Asuka cominciarono a formarsi le lacrime che cominciarono a cadere copiose rigando le sue guance.
- Lui... si è gettato per salvarmi e... io mi sono salvata senza neanche un graffio. Ma lui è rimasto sotto il carro. Era ancora vivo quando sono corsa da lui. Mi... mi è morto fra le braccia, capisci? Col sorriso sulle labbra perché aveva visto che io stavo bene. Mi ha sfiorato la guancia e mi ha detto che mi amava prima di morire.
Asuka pianse ancora per qualche secondo. Poi si riasciugò le lacrime e guardò di nuovo Shinji.
- Io l’ho amato dal giorno in cui è morto. Ma non è questo il punto. Tu... tu sei stato l’unico capace di farmi dimenticare Kaworu, quando mi hai guardata negli occhi. Perché anche se è difficile ammetterlo io mi sono assolutamente innamorata di te. Ma, ti dicevo, non è questo il punto. Il punto è che se mi ami davvero devi lottare. O se no, non se ne fa niente. Io non posso accettare di essere innamorata di uno smidollato dopo che mi sono innamorata di uno che è morto per me. Perciò vedi tu.
E, una volta detto questo, si girò e se ne andò. Lasciando lì Shinji. Solo e triste. E quanto mai incazzato.
*
- Sono io!
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! Asukaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Asuka venne accolta dalle urla emozionate di Rei ed Hikari, che l’avevano letteralmente circondata ed adesso la stringevano in una morsa di ferro, che non le permetteva né di uscire né di sottrarsi alle loro domande. Cominciò Rei.
- Allora, come è andata?
- Come è andata cosa...
Disse Asuka per niente convinta, cercando di mascherare la tristezza che si portava addosso.
- Avanti, so tutto anche io!
Disse Hikari.
- Del principe e il resto. Rei mi ha raccontato tutto!
Asuka fulminò con uno sguardo Rei. Se l’intensità di uno sguardo si potesse misurare con dei coltelli, Rei sarebbe stata già trafitta almeno un centinaio di volte.
- Ho... ho fatto male Asuka?
Chiese Rei rendendosi conto della situazione. Asuka si liberò scortesemente dal cerchio in cui era costretta e si andò a sedere ad un tavolo.
- Asuka... è successo qualcosa di brutto?
Asuka aveva di nuovo gli occhi che le bruciavano. Quando cominciavano a bruciarle gli occhi voleva dire che non poteva più trattenere le lacrime. Ma non voleva piangere davanti a Rei ed Hikari. Non doveva essere una debole. Hikari si andò a sedere accanto a lei, e Rei nel posto di fronte.
- Asuka, è stato poco gentile, con te?
Asuka non riuscì più a trattenersi. Ad una ad una lacrime di dolore le solcarono le guance. Doveva parlare. Se si fosse tenuta tutto dentro probabilmente sarebbe morta.
- Mi ha baciato...
Normalmente Rei sarebbe stata così felice per una frase del genere che sarebbe saltata in piedi abbracciandola e facendole i complimenti. Ma quella volta era diverso. Anche Hikari lo sapeva. Perciò le due ragazze lasciarono che Asuka continuasse senza interromperla.
- E poi mi ha detto che doveva lasciarmi perché suo padre non gli avrebbe mai permesso di frequentarmi... sembrava rassegnato ormai, capite?
- Si...
- Ed io... gli ho parlato... di Kaworu... di quello che era successo quando stavo per essere investita e poi gli ho detto...
Asuka si interruppe un attimo: i singhiozzi non le permettevano di parlare bene.
- Io... gli ho detto che avrebbe dovuto lottare per me, altrimenti sarebbe finito tutto ancor prima di incominciare, perché non potevo accettare di essere innamorata di un codardo dopo che mi ero innamorata di uno che per me aveva dato la vita.
Asuka nascose il volto fra le mani e continuò a piangere, cercando di fare il meno rumore possibile.
- Hai fatto la cosa giusta, Asuka...
Cercò di rincuorarla Hikari.
- Perché stai piangendo, Asuka?
Chiese Rei.
- Per Kaworu?
Asuka smise di piangere. Si voltò verso le sue due amiche e sorrise. Un sorriso pieno di tristezza e rassegnazione. Ancora una lacrima le sgorgò dall’occhio destro. Ad Hikari ed a Rei si strinse il cuore in una morsa d’acciaio a vedere quell’espressione. Faceva piangere...
- No, non piango per Kaworu...
Abbassò lo sguardo, sempre sorridendo.
- Piango perché mi sa che l’ho perso davvero. Shinji, intendo... mi ero proprio innamorata. Ma adesso... è finita...
Ed Asuka ricominciò a piangere, mentre Hikari non potè fare altro che smettere di trattenere le lacrime ed unirsi a lei, e Rei la guardava con uno sguardo pieno di tristezza e compassione. Come poteva fare ad aiutare un’amica in queste condizioni?
- CAZZO! CAZZO! CAZZO! CAZZO!!!
- Signorino Ikari, si calmi per favore...
Shinji era tornato al castello in una condizione a dir poco pietosa. Sudato e terribilmente nervoso. Sembrava che tutte le disgrazie di questo mondo si fossero abbattute su di lui. Misato non riusciva davvero a capire cosa fosse successo. Riusciva soltanto a pensare ad un rifiuto da parte della famosa ragazza, ma Shinji non era certo tipo da fare così per un rifiuto... Appena rientrato, nel silenzio più assoluto era andato nella sua stanza, e dopo essere entrato, senza neanche avere chiuso la porta, si era messo a buttare tutto all’aria, soprammobili, sedie, tutto... E poi aveva cominciato ad urlare imprecazioni di tutti i tipi. Certe frasi che Misato non sapeva nemmeno che esistessero.
- Si-Signorino Ikari, la prego, si sieda e si rilassi...
- NO che non mi posso rilassare, Katsuragi!
Shinji si voltò verso la donna, con uno sguardo talmente arrabbiato che lei si accorse di avere fatto un passo indietro per la paura. Poi il ragazzo continuò a parlare.
- Non posso rilassarmi, perché tutto è stato rovinato. Ogni cosa!
- La prego, mi spieghi cosa è successo...
- Le ho detto che tra noi era finita.
- Cosa?
Silenzio. Misato guardò Shinji con uno sguardo indecifrabile. Poi, anche lei cominciò ad urlare.
- MA è IMPAZZITO, SIGNORINO IKARI!!! CHE COSA LE SALTA IN MENTE DI DIRE AD UNA DONNA CHE HA APPENA CONOSCIUTO, EH?
- Io le ho detto solo la verità.
Continuò Shinji, che nel frattempo aveva riacquistato il controllo di se stesso.
- Le ho detto che mio padre non avrebbe mai acconsentito alla nostra relazione. Lei si è infuriata. Ha parlato di lottare contro mio padre. Tsè, come se fosse una cosa semplice mettersi contro di lui.
- Niente è facile, signorino Ikari. Ma bisogna pur prendere delle posizioni. Se il mondo decide per te, ti devi rivoltare.
Shinji non fece subito caso alle parole della cameriera. Quando capì si voltò verso di lei.
- Che significa, Katsuragi? Se credi veramente in questo, perché tu non ti rivolti dalla tua condizione di cameriera? Forse ti piace prendere ordini dagli altri?
- No, signorino Ikari.
Misato aveva un bellissimo sorriso in viso.
- Non lo faccio per farmi dare ordini dalla gente. È... solo un favore ad un’amica.
Dopodiché, la donna si voltò ed uscì. E Shinji rimase ancora una volta solo a riflettere. Gli stava accadendo un po’ troppo spesso, ultimamente. Ma pensare da soli non era poi tanto male.
Ecco. Stava succedendo di nuovo. Rei si avvicinò all’amica che stava davanti alla finestra e cercò di scuoterla dallo stato catatonico in cui si trovava.
- Asuka...
- Mh?
La ragazza si voltò svogliatamente. Con gli occhi chiaramente rossi dal pianto ed il viso pallido come un lenzuolo. Il cuore di Rei venne colto da un’improvvisa ondata di tristezza, davanti a quel volto che un tempo era stato così gioioso e pieno di vita.
- Io... Asuka...
- Si, che c’è Rei?
- Ecco... è da due giorni che tu... ripeti quei gesti. È come un rituale...
- Di che parli Rei?
Disse Asuka cercando di fare la finta tonta. Cosa che, per altro, non le riusciva nemmeno bene.
- Bè, si...
Continuò Rei un po’ titubante.
- Ti avvicini a quella finestra, piangi per una mezz’oretta e poi ti asciughi le lacrime e torni normale...
- E allora? Cosa ti dà fastidio? Con voi mi comporto normalmente, no?
Rei rimase stupita ed offesa dalle parole della ragazza.
- Ma, Asuka! Tu.. non sei più tu! Potrai ingannare Hikari, ma non puoi ingannare me! Non ci riesci! Io ti conosco! E so che stai soffrendo... per Shinji...
- Io non soffro per nessuno, hai capito?
Asuka si voltò improvvisamente imbestialita. Ma la sua rabbia durò poco. Scoppiò subito in lacrime.
- Io... mi manca tanto, Rei...
Rei accolse Asuka fra le sue braccia, e cercò di cullarla, come una bambina piccola, nel vano tentativo di consolarla.
- Lo so Asuka, lo so...
- Io.. non so più che fare!
Asuka continuò nel suo sfogo, sempre abbracciando Rei.
- Forse... sarò una stupida, forse una pazza, ma... non capisco perché... sarò stata insieme a lui solo pochi minuti in tutto... eppure... io non riesco a dimenticarmi quel bacio... quell’abbraccio... quegli occhi... incredibile...
Asuka si separò dall’abbraccio e sorridendo debolmente asciugò le ultime lacrime.
- Mi sono innamorata dopo un bacio... non è buffo?
Rei venne presa da un momento di tenerezza, guardando Asuka in quelle condizioni. La sua migliore amica era sempre stata una ragazza forte, e vederla soffrire così facilmente per amore era... un po’ triste ed un po’ commovente. Rei non riusciva a spiegarlo nemmeno a se stessa. Aveva anche lei una grande confusione in testa fino a quando tutto non sembrò schiarirsi, e la ragazza ebbe chiara nella sua mente la soluzione adatta a tutti i loro problemi.
- Ed allora andiamocelo a prendere!
Una frase assurda, detta in un momento assurdo, può fare tanto. In questo caso ebbe l’effetto di fare svegliare completamente Asuka dal suo stato. La ragazza non capiva. E chi avrebbe capito?
- Cosa?
- Ma certo! Andiamocelo a prendere! Se quel ragazzo ti fa soffrire tanto non gli permetterò di farlo ancora. Perciò noi ce lo andiamo a riprendere!
- Ma sei impazzita Rei? Entrare al palazzo reale, trovarlo, RAPIRLO! Ma stai scherzando?
- Insomma, non lo vuoi più rivedere?
- Certo che lo voglio rivedere!
- Ed allora forza! Andiamo! Non voglio più sentire accampare scuse! Andiamo. Adesso!
Asuka osservò Rei dirigersi verso la porta e cominciare ad uscire. Si sentiva così confusa. E spaventata. Ma allo stesso tempo immensamente felice...
- Rei, aspetta! Una sola cosa, prima di andare...
- Si?
Disse lei rientrando il viso, mentre il resto del corpo era già fuori.
- Grazie...
La faccia di Asuka. La felicità di un’amica. Rei capì in quel momento che non c’è niente di meglio che vedere il volto sorridente di un’amica. E lei voleva vedere il volto sorridente di Asuka a tutti i costi.
- Ma di che parli! Muoviti, o lo rivedrai dopodomani!
Asuka annuì sorridendo, e si precipitò dietro all’amica al settimo cielo. Fra poco lo avrebbe rivisto, fra poco lo avrebbe riabbracciato!
- Signorino Ikari!!! Signorino Ikari!!!
La voce ormai fin troppo nota della cameriera destò Shinji dallo stato di torpore. Non che stesse dormendo, no... come avrebbe fatto? Erano due giorni che non riusciva più a dormire serenamente. Inoltre pensava tutto il tempo ad Asuka. A quanto fosse bella, a quanto fosse determinata, a quanto fosse furba, a quanto fosse forte. Tutte cose che lui non era. Ma lei aveva certamente avuto una vita molto più difficile della sua. E lui che si era sempre lamentato della sua condizione! Si sentiva un verme. Lui che poteva avere tutto, proprio tutto, si lamentava, mentre lei tirava avanti ogni giorno, senza lamentarsi, in una vita difficile e dura.
- SIGNORINO IKARIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!
- Si, si, sono sveglio...
Shinji fermò le urla della donna un attimo prima che rompesse i vetri della stanza, con i miliardi di decibel che riusciva a produrre con quella voce.
(Pubblicità REgresso: se tu urlassi per 8 anni, 7 mesi e 6 giorni produrresti abbastanza energia sonora da scaldare una tazza di caffè... non mi sembra che ne valga la pena...) (Scusate ‘sta parentesi folle, ma è carina, no?)
- Oh, bene!
Misato aprì la porta e si avvicinò al tavolo, dove posò la colazione.
- Ben svegliato, signorino Ikari!
Shinji si alzò di malavoglia dal letto e raggiunse la sua colazione. Non che avesse fame, ovviamente. La osservò un attimo e poi si voltò dall’altro lato, senza guardare più il piatto, sedendosi però sullo sgabello lì vicino.
- Non mangia?
La domanda della donna sembrava legittima. Shinji si imitò a guardarla con gli occhi di chi non vuole saperne più nulla del mondo intero. Misato rabbrividì. Non si sarebbe detto che quel ragazzo avesse solo sedici anni. Aveva uno sguardo troppo adulto, troppo pesante. Troppo maturo. Anche lei si sedette.
- Sa, le somiglia molto...
- A chi, scusa?
Shinji sembrò cadere dalle nuvole.
- A sua madre, no? Ha gli stessi occhi responsabili e che lasciano trasparire un profondo risentimento verso la condizione in cui è costretto. Una prigione ricca, ma pur sempre una prigione. Si capisce lontano un miglio che questo non è il suo posto.
- Scusami Katsuragi... non ti seguo...
- Oh, bè... è meglio che racconti tutto dall’inizio. Sua madre non navigava propriamente nei soldi. Però aveva un cognome importante. Yui Ikari. Un tempo la famiglia Ikari era stata molto potente. Bastava nominare il nome Ikari che tutti facevano un passo indietro e si inchinavano in segno di rispetto. Comunque sia erano praticamente al verde. Io ero la migliore amica di sua madre. Un giorno venne data una grande festa, dai coniugi Rokubungi, per festeggiare il ventesimo compleanno del loro unico figlio, Gendo. I Rokubungi erano una famiglia molto, molto ricca. Però il loro nome non diceva niente alle persone. Erano arrivati da poco in città, ed erano pressoché sconosciuti. Mancava loro il potere necessario a governare. Perciò il signor Ikari, suo nonno, di cui non avrà memoria, sicuramente, decise di fare la cosa più meschina del mondo. Un matrimonio combinato. Ovviamente sua madre non era d’accordo. Era sempre stata una ribelle. Ma poi si vide costretta a sottostare alle leggi del padre. Si può dire che la presero per sfinimento. Odiò suo marito fin dal primo giorno. Con tutti quei soldi e quel titolo nobiliare, a Gendo non venne difficile prendere il potere e comportarsi da dittatore. Yui era sempre più depressa e scialba, ed un giorno si ammalò. Ma Gendo, che aveva preso il cognome della moglie, appunto per il titolo nobiliare, aveva bisogno di un erede, e malgrado le pessime condizioni di salute della moglie non esitò a metterla incinta. Lei non si lamentò. Portò avanti la gravidanza, con forza e coraggio, e sentì di volerti bene fin dall’inizio. In punto di morte mi fece promettere che ti sarei rimasta accanto.
Shinji era rimasto ad ascoltare in silenzio tutta quella storia, che gli sembrava anche assurda, vista da un certo punto di vista. Si commosse pensando a sua madre, e poi parlò di nuovo.
- Si, Katsuragi, ma cosa c’entra questo con me?
- Bè, vede... prima le ho detto che lei somiglia a sua madre, ma non è proprio uguale a lei. E non è solo il sesso che cambia...
Shinji si lasciò sfuggire un risatina, a quella battuta.
- Yui era molto determinata. Qualità che a lei manca del tutto. Vede, Yui ha sempre lottato per quello in cui credeva, sempre. Lo sa quanto ci sia voluto per convincere sua madre a sposare il signor Ikari? Sei anni. Non sto scherzando. Ben sei anni di lotta continua tra le insistenze dei suoi familiari. Yui ha sopportato ogni tipo di pressione per sei, lunghissimi anni. Solo dopo ha ceduto. Lei, invece, non ha lottato per quella ragazza nemmeno per un giorno. Ora...
- No, Katsuragi, non parliamone più...
- Mi faccia finire, per favore. Ora io mi chiedo. Ma lei credeva veramente di amare quella ragazza?
Shinji non ebbe nemmeno un attimo di esitazione.
- Si. La amavo. E la amo tutt’ora...
- Ed allora, il racconto che le ho fatto adesso non le ha insegnato nulla?
- Si... mi ha insegnato molto... grazie.
- Ma si figuri! Che farà adesso?
Shinji pensò un attimo.
- Una passeggiata per il castello, suppongo... poi si vedrà.
Ed usci dalla stanza, lasciando Misato sola. La donna si alzò in piedi, ma prima di uscire dalla stanza sussurrò a se stessa.
- Hai, visto Yui? Gli sono stata vicina...
Una lacrima solcò veloce la guancia destra di Misato, per poi scomparire così com’era apparsa.
- Rei, comincio a pensare che sia stata una pessima idea, entrare a palazzo...
- Zitta e corri.
Le due ragazze correvano tra i corridoi del castello senza tregua da una decina di minuti. Non sapevano come orientarsi. Ovviamente non erano mai state in un posto simile, e stare là dentro le metteva anche un pochino in imbarazzo.
- Ma dove lo cerchiamo? Come lo troviamo?
Insistette Asuka.
- Io credo che l’abbiamo già trovato.
Rei si fermò di colpo. Asuka non ebbe nemmeno il tempo di capire che andò a sbattere contro qualcosa, mandandolo a terra e finendoci addosso. Una situazione già vista, pensò alzando la schiena per mettersi almeno dritta. La sua ipotesi venne confermata quando aprì gli occhi. Sotto di lei c’era di nuovo Shinji! Asuka ebbe appena il tempo di sorridere. Anche lui sorrise.
- Mi sei caduta addosso di nuovo... sta diventando un vizio...
Immediatamente dopo, però, la sua espressione divenne felice e commossa. Si mise in ginocchio scaraventando Asuka per terra, salvo poi abbracciarla appassionatamente.
- Scusami! Voglio stare con te, non mi importa se dovrò lottare per sei anni!
- Ma che stai dicendo Shinji? Avanti, calmati... e non mi stringere così forte... sei anni, poi...
Asuka parlava dolcemente. Rei si sentì immensamente felice. I due piccioncini si alzarono da terra e si fissarono ancora un poco negli occhi, prima di ricordarsi che Rei era lì.
- Tu devi essere la famosa Rei, la macchina della provocazione... piacere!
- Piacere mio, ma... macchina della provocazione?
- Rei, Shinji probabilmente si riferisce a quando hai attirato i suoi soldati nel vicolo...
- Ah... ma che provocazione! È stata una robetta da nulla... quei poveri ragazzi erano così affamati di sesso che sarebbero andati con chiunque purchè respirasse. Sarebbero andati anche con Asuka, il che è tutto dire...
- Che cosa intendi dire, essere bestiale che non sei altro?
Asuka fece una faccia buffa e si voltò verso Rei. Shinji cominciò a ridere di gusto come non faceva da molto tempo.
- Una curiosità, Rei... cosa hai fatto con loro quando te li sei portati via?
- Io? Non penserai mica che ci abbia fatto sesso, no? Li ho incatenati dietro il vicolo e sono andata da Hikari a ridermela della loro stupidità...
- Proprio come aveva detto Asuka, incredibile...
- Ohè, ragazzo! Ci conosciamo da quando siamo nate, è logico che prevedo le sue mosse!
- Ma come avete fatto ad entrare?
- Qua non lasciate mai le finestre chiuse, questo è certo...
I tre continuarono a ridere almeno per altri dieci minuti. Se non che...
- Shinji. Che sta succedendo?
Silenzio. Paura. Imbarazzo. Angoscia. Tristezza. Decisione. Sentimenti contrastanti. Li provava Shinji in quel momento. Era la voce di suo padre. Era la sua presenza che lo metteva in quello stato. Il ragazzo si voltò. Lentamente. Un gigantesco uomo alto e con le spalle larghe si stagliava davanti ai tre ragazzi. Gli occhiali da sole gialli lasciavano trasparire il castano profondo degli occhi, uguali a quelli di suo figlio. Ma nello stesso tempo molto diversi. Erano occhi cattivi.
- P-Papa... io... ecco...
- Chi sono queste ragazze, Shinji?
- S-Sono... due mie amiche, papà...
- Tu non hai il permesso di avere amici che io non ti ordino di avere. Mandale via.
- M-Ma... papà...
- Niente ma Shinji.
Asuka non seppe fare altro che sussurrare a Shinji.
- Ma davanti a tuo padre balbetti sempre così?
Che Gendo continuò.
- Tra l’altro fra poco arriverà la principessa di Spagna, e se come io penso una delle due tra quelle ragazze è la tua fidanzata, bè, puoi liquidarla subito. Tu ti sposerai con quella principessa, così io avrò sempre più potere, e sempre più soldi.
- Vuoi... attuare un nuovo matrimonio combinato? Come fece il nonno con la mamma?
Gendo sgranò gli occhi un attimo. Come faceva lui a sapere? Quella sgualdrina di Katsuragi, sicuramente. Avrebbe pensato a lei più tardi.
- Non hai il permesso di parlare di questo fatto. Fa come ti ho detto e basta, Shinji. Non osare disubbidire.
Poi l’uomo si voltò convinto di avere vinto su tutti i fronti, come al solito. Ma non immaginava nemmeno che nel gruppetto dei tre dai quali si stava allontanando si trovasse una ragazza diversa dalle altre. Una ragazza con un orgoglio, che non si sarebbe lasciata vincere così facilmente. La suddetta ragazza assunse l’aria più strafottente del mondo e fu pronta a replicare in meno di due secondi.
- MA SEI STUPIDO??? (Doveva pure dirlo a qualcuno... Asuka non è lei se non dice a qualcuno che è stupido^_^)
L’uomo si voltò di scatto. Nessuno aveva mai osato rivolgersi a lui in quella maniera.
- Che cosa hai detto, stupida ragazzina?
- Ti ho chiesto se sei stupido!
- Io non sono stupido!
- Si che lo sei! Solo uno stupido può pensare di dare ordini a destra e a manca e venire perfino ascoltato!
- Io sono il re! Ho più potere di tutto il popolo messo assieme!
Asuka lo guardò con occhi di ghiaccio e lo schiaffeggiò.
- Parla con più rispetto del popolo. Perché uno solo di loro è cento volte migliore di te.
Dopodiché si voltò. Shinji e Rei stavano lì, con un’espressione a metà fra stupito, divertito e soddisfatto.
- Allora, andiamo ragazzi?
I due si limitarono ad annuire col capo. Gendo, dal canto suo, era così stupito e sconvolto che non ebbe nemmeno la forza per chiamare le guardie, e cadde seduto per terra.
- Shinji, scusa...
- Si, che c’è Rei?
- Dove tenete i tesori?
- Ah, già! Per poco me lo dimenticavo! Shinji, dobbiamo passare a prendere dei soldi, perché noi siamo al verde.
- Bè...
Shinji era effettivamente un po’ confuso.
- Quanti soldi, esattamente?
Asuka si guardò un po’ intorno. Poi il suo sguardo si fermò su qualcosa.
- Ecco, una di quelle piena potrebbe bastare.
Shinji seguì il suo sguardo, ed arrivò all’immensa portantina che usavano per portare suo padre in parata. Si sentì preso da svenimento, ma si riprese subito.
- Oh... va bene.
Il ragazzo fece un respiro profondo e poi assunse uno sguardo deciso.
- Asuka, Rei, prendiamo quella cosa e poi andiamo nella mia stanza.
Rei fu presa dalla voglia matta di fare una battutina.
- Che c’è principino? Vuoi fare un giochetto a tre?
La frase non venne accolta certo dalle risate. Ma Asuka si limitò a linciarla per tutto il tragitto. I tre arrivarono nella stanza di Shinji. Entrarono. Si stupirono di non essere soli.
- Addio, signorino Ikari...
Una bellissima donna, sulla trentina, stava davanti a loro, vestita da cameriera.
- Katsuragi...
Evidentemente Shinji la conosceva. Si avvicinò a lei, guardandola con occhi tristi.
- Katsuragi, vieni con noi!
- No, non posso signorino Ikari... io...
- Ma tu avevi detto che mi saresti stata sempre vicina! Non hai più nessun motivo per rimanere qui!
La donna si limitò a prendere il viso di lui fra le mani.
- Io devo rimanere qui... ma lei deve andare per la sua strada... non si preoccupi...
Asuka notò che aveva quasi le lacrime agli occhi. I due si abbracciarono, solo una volta, e per poco tempo.
- Arrivederci, Misato...
- Arrivederci, Shinji...
Dopodiché si staccarono, e Shinji, Rei ed Asuka provvidero per riempire la portantina di soldi e beni preziosi. La donna li aiutò col sorriso sulle labbra. Fece un paio di raccomandazioni a tutti, come una madre e poi li salutò. Non fu facile uscire dal palazzo con quell’affare ingombrante sulle spalle. Soprattutto quando le guardie si accorsero che quei tre ragazzi stavano fuggendo con almeno metà de tesoro del palazzo nascosto nella portantina del re. Bè, in ogni caso fu molto divertente. Quando finalmente riuscirono ad arrivare fuori la portata degli uomini armati, Asuka si preoccupò di dare a Rei dei soldi, in modo che potesse andare a dormire da qualche altra parte, che non fosse il pavimento di casa sua. I soldi furono accolti da una sarcastica frase di Rei.
- Non vedi l’ora di liberarti di me per rimanere sola con lui, vero?
Seguì imbarazzo generale da parte dei due interessati dal commento. Ma poi le risate fioccarono copiose come fiocchi di neve in inverno. Risate liberatorie.
Questa storia finisce così come è incominciata. Due ragazzi nel loro letto. Ma stavolta insieme. E per sempre.