Fandom: Originali
Genere: Fantasy/Romantico
Rating: PG
AVVISI: Girl's love, Incompleta.
- Una fiaba ispirata da Ariosto, per quanto tutto ciò possa sembrare assurdo.
Commento dell'autrice: Quella che inizialmente doveva essere una brevissima storia scritta quasi per scherzo, sta diventando molto più lunga ed importante di quanto non avrei mai pensato O.O Da qui il bisogno di dividerla in parti… Non so ancora quante saranno, immagino massimo quattro, ma tutto sommato non dovrebbe essere molto lunga è.é Piuttosto, è la mia prima originale a capitoli *_* Questo mi rende entusiasta *_*
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Nobili principesse e coraggiosi cavalieri

Prima parte


- Principessa, vi prego, non uscite!
- Balia… eppure v’avevo avvertita ieri, ch’avevo voglia di veder le stelle!
- Vostro padre il re, principessa… se mai dovesse scoprirvi…!
Sorrise rassicurante, con quelle labbra di rosa sul viso di porcellana, incorniciato dai capelli d’oro.
- Non mi scoprirà, balia… state tranquilla!
Schioccò un bacio sulla morbida guancia dell’anziana donna che era stata quanto di più simile ad una madre avesse mai avuto.
- Ma principessa… perché?
- Ser Anselmo ha detto cose talmente emozionanti, iersera!
Giunse le mani, intrecciando le dita appena sotto il mento, mentre la luce di un sogno s’insinuava birichina nei suoi occhi verdi.
- Costellazioni, segni zodiacali… studiare le stelle…!
La balia scosse il capo, chiudendo gli occhi e corrugando le sopracciglia.
- Queste non son cose che s’addicano ad una principessa! Vostra maestà… domani sarà qui ser Guido da Mantova… debbo ricordarvi l’importanza di codesto incontro…?
La principessa sbuffò, con atteggiamento davvero poco regale.
- Balia, io nemmeno conosco quell’uomo, e…
- Ancora questo discorso, principessa Clorinda? Ser Guido è un valoroso ed affascinante cavaliere, in tutto il Paese vostro padre il re non avrebbe potuto trovarvi un partito migliore!
Ancora, la principessa sorrise, muovendosi lentamente verso l’ampia finestra chiusa, le vesti fruscianti ed ogni passo.
- Si, balia… lo so… probabilmente avrei solo d’esser riconoscente…
- Esatto!
Scrollò le spalle.
- Può darsi. Ma stasera… devo proprio… uscire…
La balia la guardò e s’arrese.
- Abbiamo discorso inutilmente, dunque…
Il sorriso della principessa tornò allegro, mentre tornava dalla vecchia per abbracciarla calorosamente.
- Aspettatemi sveglia, balia… quando la Luna si rifletterà sullo specchio della mia camera sarò già di ritorno.
- …va bene, principessa… fate attenzione…
- Ma si, ma si…
Aprì la finestra, sollevando la lunga gonna bianca e mettendosi a cavalcioni sul davanzale.
- PRI-PRINCIPESSA! Que-Queste posizioni… COPRITE LE GAMBE!
- Balia! Fate silenzio, per carità!
In un balzo fu sul prato verde, leggermente umido.
- Allora balia… a poi!
- Va bene, principessa…
Disse la balia guardandosi intorno circospetta.
- Dio sia con voi!
Lei non rispose, avviandosi velocemente lontano dal castello.
***

Era almeno una settimana che aspettava impaziente quell’uscita. Ser Anselmo aveva recentemente cominciato a frequentare assiduamente la corte di suo padre il re, parlando di astrologia, materia che l’incuriosiva ed affascinava al contempo. Ogni sera si riscopriva più interessata, e già da tempo aveva programmato quell’uscita serale. Voleva essere solo una passeggiata, poter osservare il luccicare delle stelle e potersi perdere nel blu profondo del cielo notturno.
Si sedette per terra sotto un albero dalle ampie fronde, guardando intensamente la volta celeste, mentre un sorriso innocente le si dipingeva sul volto.
- Ma guarda un po’ chi abbiamo qui…
La grossa voce maschile la colse alla sprovvista, paralizzandola per qualche secondo.
- Oh-ho, che fortuna abbiamo stasera, eh?
Alla prima voce se ne aggiunse presto un’altra, fastidiosa ed acuta. Finalmente trovò il coraggio si guardare i due che s’erano, frattanto, avvicinati.
- Chi… chi siete voi, messeri…?
- Oh, voi non ci conoscete, principessa Clorinda… ma noi vi conosciamo…
- …e chi non vi conosce?
I due scoppiarono a ridere. Erano in evidente stato di ebbrezza.
Improvvisamente, la principessa ebbe paura. E si pentì d’essere uscita così tardi. L’oscurità ed il silenzio della notte rendevano ovattati e distanti tutti i suoni, una sua invocazione d’aiuto, per quanto disperata, sarebbe stata come urlare al nulla.
- Scu… scusate, messeri… cosa volete da me…?
Vide strani sorrisi dipingersi sui loro volti mentre si avvicinavano pericolosamente a lei. Le si gelò il sangue nelle vene. Sentì chiaramente che le sarebbe andata male, malissimo, ebbe una paura terribile, infinita.
- Messeri, temo la principessa sia infastidita dal vostro irritante incedere!
Tutti e tre voltarono lo sguardo verso la nuova figura apparsa magicamente dalla vicina selva.
Un uomo, apparentemente, dalla celata identità, coperto da un’argentea armatura da capo a piedi, si stagliava rassicurante contro l’oscurità notturna.
Istintivamente sorrise, muovendo qualche incerto passo verso di lui, ma uno dei due uomini la afferrò per un polso, trattenendola; lei urlò.
- Lasciatela stare!
Disse il cavaliere lanciandosi verso di lui dopo aver sfoderato la spada. L’ubriaco lasciò andare la principessa di scatto, senza neanche pensarci. Poi, i due uomini di lanciarono numerose occhiate, e corsero via.
- NON FINIRA’ QUA! SARA’ MEGLIO CHE TI GUARDI LE SPALLE, PRINCIPESSA!
Urlò uno dei due mentre l’altro lo tirava intimandogli di tacere.
Appena i due ceffi furono spariti alla vista, il cavaliere ripose l’arma.
- State bene, principessa?
Lei tirò un sospiro di sollievo, accostandosi a lui.
- Si, grazie mille cavaliere…
Disse sorridendogli.
- Non è prudente che stiate fuori a sì tarda ora…
Ancora sorrise, come per scusarsi.
- Già… credo d’averlo capito… che paura… ma voi… siete stato davvero coraggioso!
Lui inclinò leggermente il capo.
- Per servirvi, maestà.
La principessa arrossì. C’era qualcosa, in quel cavaliere sconosciuto, che l’attraeva irresistibilmente, come l’astrologia. Gli si fece più vicina, stringendosi nelle spalle.
- Cavaliere… qual è il vostro nome?
Lui ebbe un sussulto d’esitazione.
- Le-Leandro, principessa.
- Cavalier Leandro… vi devo la mia vita. Fatevi condurre a palazzo, ove mio padre il re certamente vi tributerà gli onori che meritate.
- Ma no, principessa… è stato mio preciso dovere ed onore soccorrervi.
Ancora, ella sorrise.
- Va bene… ma almeno… scoprite il viso, sì ch’io possa veder le regali fattezze del mio salvatore…
Lo sentì agitarsi sensibilmente, e muoversi come volesse sottrarsi alla sua vicinanza.
- N-Non credo sia il caso, principessa…
- Oh, vi prego!
Disse lei attaccandosi al braccio coperto dal freddo metallo.
- Non tornerò a palazzo senza prima aver visto il vostro volto!
Rimasero qualche secondo immobili, fermi nelle loro intenzioni. E già negl’occhi della principessa brillava una luce diversa.
Fu lui ad arrendersi.
- E va bene…
L’elmo venne sfilato, lasciando posto ad un giovinetto viso dai lineamenti morbidi e delicati. Le rosee guance erano lisce e non presentavano ancora nessuna traccia di peluria; le labbra erano rosse e carnose, dischiuse in un timido, adolescente sorriso; le sopracciglia sottili ed eleganti facevano da tetto alle lunghe ciglia, che a loro volta incorniciavano due profondi occhi azzurri resi quasi blu dai riflessi della pallida luce lunare; alcuni ciuffi dei corti capelli corvini ricadevano sulla fronte del ragazzo, in contrasto con la pelle bianca.
Lei rimase estasiata a guardarlo. Un ragazzo talmente bello, di sì tanto coraggio, certamente d’alto lignaggio, l’aveva salvata, e d’un tratto non le importava più della visita di ser Guido, i suoi occhi e la sua mente erano già prede di Leandro, il cavaliere.
Ma fu solo un minuto, perché subito il cavaliere ricoprì il viso.
- Adesso è meglio ch’io vada, principessa. Mi spiace non potervi scortare fino alla reggia…
Lei sorrise rassicurante.
- Non siate spiacente, avete già fatto abbastanza per stasera…
Lui s’inchinò, dopodiché voltò le spalle, dirigendosi verso la foresta da dov’era venuto.
- Ca-Cavaliere!
Urlò la principessa agitando una mano. Lui si voltò ancora una volta a guardarla.
- Vi… vi potrei trovare qui, domani nel pomeriggio?
Lo vide annuire lentamente, e poi continuare ad incedere verso la selva.
Misteriosamente, così com’era apparso, egli scomparve, lasciandosi dietro solo una traccia di ricordi e sensazioni.
***

- Siete tornata! Ah, Deo gratias…
- Balia, non sprecate invocazioni a Nostro Signore per il mio rientro… piuttosto, aiutatemi qui!
Le porse un lembo della gonna perché lo tenesse su e non le impacciasse i movimenti, mentre si arrampicava nuovamente sul davanzale della finestra.
Quando fu tornata in camera, al sicuro, sorrise gettandosi sul letto ancora vestita.
- Ah, balia… sapeste!
Anche la balia, ormai rassicurata, sorrise, sedendosi sull’enorme letto a baldacchino a fianco della principessa.
- Erano belle, le stelle, principessina?
Lei ridacchiò.
- Oh, si…
- Principessa! Questo tono malizioso è assolutamente fuor di luogo!
Clorinda si issò sulle braccia, tornando seduta.
- Ma… non ho visto solo le stelle!
- Ah, no? E cos’altro…?
Nuovamente, la principessa sorrise.
- Un cavaliere!
La balia portò una mano alla bocca, come volesse trattener un urlo.
- Un… uomo???
- Un ragazzo. M’ha salvata da due briganti!
- Principessa!
Disse la balia afferrandola per le spalle.
- Voi l’avete… conosciuto…?
Clorinda arrossì violentemente, stupita.
- Ma… ma che dite, balia? Che idea avete di me?! Abbiamo solo… parlato un po’.
La balia sospirò sollevata.
- Meno male… sarebbe stato davvero un disonore se per caso ser Guido al dì seguente al matrimonio… oh, non voglio pensarci!
- …?
- Ser Guido, principessa… che dimani sarà qui in visita…
- Ah, già…
Rispose lei con fare annoiato guardando altrove.
- Suvvia adesso, a dormire! Domani dovete essere splendida!
La principessa sorrise. Per motivi diversi rispetto a quelli della balia.
L’indomani l’avrebbe rivisto…
***

La mattinata passò oziosa, in fervente attesa del pomeriggio. Ma Clorinda fece di tutto per non dar modo alla balia d’accorgersene, e soppresse ogni sorrisetto che le affiorava sul viso quando ripensava al cavaliere.
Nemmeno suo padre il re, che pur la conosceva bene, s’avvide di nulla, e dopo pranzo la lasciò libera di ritirarsi nelle sue stanze.
- Balia… ho voglia d’andare a fare una passeggiata…
Disse con aria annoiata quando le sembrò che fossero passate due ore da che s’era alzata dalla tavola.
- Una passeggiata…?
Chiese quella poco convinta.
- Si… una questione di qualche minuto, non crediate… mi sento un po’ accaldata ed ho voglia di prendere un po’ d’aria…
La balia annuì, rassegnata.
- Bè, v’accompagnerò, lasciatemi prender l’ombrellino…
Lei s’affrettò ad agitare una mano ed afferrare il piccolo parasole bianco.
- Non vi disturbate, balia… al mio ritorno avrò bisogno d’aiuto per cambiar l’abito e poi non voglio che v’affatichiate… non preoccupatevi, presto sarò di ritorno!
Disse con un sorriso tranquillo, ed uscì dalla stanza.
L’anziana donna non si preoccupò più di tanto: imputò la strana voglia d’aria della ragazza come un segno di grande emozione per l’imminente incontro con ser Guido da Mantova, che sarebbe avvenuto fra meno di un paio d’ore, ed anzi se ne rallegrò.
***

La principessa passeggiò a lungo, beandosi dell’aria tiepida e non fastidiosa e del caldo sole che le risplendeva sul capo, talmente allegro che la indusse a chiudere l’ombrellino per goderne appieno i raggi. Aveva deciso di far aspettare un po’ il misterioso cavaliere, ma la sua stessa voglia di vederlo le impose di affrettare il passo, una volta giunta presso il luogo ove l’aveva incontrato la sera prima. Ma le sue speranze di trovarlo già lì in sua trepidante attesa furono ben presto disilluse: il luogo era deserto, e la principessa non poté fare a meno di sentirsi offesa per quell’incredibile mancanza di rispetto. Mai in vita sua aveva avuto occasione di vedere un cavaliere che lasciasse una dama ad aspettare!
Mentre intrecciava alcuni fiori in una ghirlanda per lasciar passare il tempo, sentì dei rumori alle sue spalle, e qualche secondo dopo, trafelato, il cavaliere spuntò dalla boscaglia, armato di tutto punto e completamente rivestito della scintillante corazza. La principessa dimenticò immediatamente tutti i propositi di ramanzine e freddezza, e si dimostrò piuttosto stupita dell’abbigliamento del ragazzo.
- Buon meriggio, cavaliere… forse ieri non sono stata abbastanza chiara, ma non era necessario che vi presentaste armato anche per l’incontro di oggi…
Sorrise divertita.
Lui s’affrettò ad inchinarsi in segno di saluto, con fare un po’ imbarazzato. La principessa era sicura che lo fosse, nonostante il possibile rossore delle guance fosse nascosto dall’elmo.
- Bè, principessa… non si possono mai sapere, i casi della vita… devo esser pronto a difendervi, in caso di pericolo…
Lei sorrise, complimentandosi interiormente della prontezza di spirito del ragazzo, e si sedette con grazia sulla riva del poco distante laghetto, facendo poi cenno al cavaliere di fare lo stesso.
- Non v’ho mai visto prima da queste parti… e poi, dovete essere cavaliere davvero da poco, o stareste già prestando servizio nella guardia reale…
- Si, effettivamente son cavaliere da… molto poco, principessa…
Lei annuì.
- Cavaliere, perché non alzate la visiera? Non è educato che si parli attraverso una lamina di metallo…
Borbottò poi incrociando le braccia sul petto. Lui esitò qualche secondo, ma alla fine cedette e sollevò la copertura, mostrando i bellissimi occhi azzurri e parte delle gote arrossate dal calore.
Guardandolo così, alla principessa sembrò ancora più bello della notte precedente. Quei lineamenti così eleganti e delicati non potevano d’essere che di creatura celeste, e s’era l’amore a farlo tanto bello ai suoi occhi, bè, allora Cupido doveva aver davvero molto buon gusto.
Clorinda sorrise nuovamente, allegra.
- Siete davvero un bel cavaliere, Leandro, dal nobile viso. Sicuramente dovete appartenere ad un’importante e prestigiosa famiglia…
Lui agitò una mano, arrossendo.
- Oh, no, principessa, son figlio di contadini di un villaggio in questi pressi!
- Contadini?
Chiese lei stupita.
- E come possedete questa ricca armatura?
- Un mio avo, principessa, prestò servizio come cavaliere presso un re inglese, molto tempo fa… questo è l’unico bene che è rimasto alla nostra famiglia, oltre alle terre che coltiviamo.
Lei annuì.
- Capisco… ma sapete? Io credo che con la vostra abilità ed il vostro coraggio guadagnereste sicuramente moltissimo se voleste venire a palazzo con me e far parte della guardia!
- Oh… non credo sia il caso, principessa… non posso abbandonare i miei poveri genitori per decidere di diventare un cavaliere a pieno titolo… devo pensare ad aiutarli nei campi, e…
- Ma io penso li aiutereste moltissimo dividendo con loro la vostra paga, che sarebbe sicuramente ricchissima! Potrebbero perfino abbandonare la dura vita agreste e trasferirsi con voi alla reggia, dove verrebbero trattati come meritano, da signori, genitori di un cavaliere!
La principessa cercò di convincere il bel cavaliere in tutti i modi possibili, ma da esso non ricevette alcuna soddisfazione. Il suo unico pensiero era aiutare i genitori nei campi, e mai e poi mai avrebbe potuto pensare di far cambiare loro vita, per quanto anziani. Inoltre, v’erano molte persone impiegate come aiuto per la semina, la raccolta e la manutenzione, e la principessa non poteva pensare a dar asilo a palazzo a tutti loro.
Ma tanta era la voglia di vedere più assiduamente il misterioso e bellissimo ragazzo e, dopo molte ore di amabile conversazione, Clorinda lo convinse a farsi dare un ulteriore appuntamento per il giorno successivo alla stessa ora. Dopodiché, soddisfatta, s’alzò per dirigersi alla sua dimora.
***

Quando tornò al castello il clima non le sembrò dei migliori. Subito fu avvertita che il re suo padre desiderava vederla, e trattenendo il fiato, la giovane principessa si recò nelle sue stanze, timorosa.
- Padre… m’avete fatto chiamare…?
Lui annuì, restando seduto allo scrittoio di legno che, grande, dava la perfetta idea dell’importanza dell’uomo.
- Si, v’ho fatto chiamare, figlia mia. Dove siete stata sinora?
Clorinda ebbe un sussulto.
- Ma… a passeggiare nel prato…
Rispose dopo aver fatto un inchino.
Il re si alzò in piedi repentinamente, sovrastandola in tutta la sua altezza e robustezza. Il piglio era grave, così come il tono di voce.
- E voi siete stata fuori fino ad ora a passeggiare?
Tanta era la paura che la giovane si gettò ginocchioni in terra, tremando.
- S-Si, mio signore!
- E per una passeggiata voi… avete osato mandare all’aria l’incontro con ser Guido! Come avete potuto fare questo?!
La principessa spalancò gli occhi, ricordando solo in quel momento. È vero… per quel giorno era stato programmato il suo primo incontro col futuro sposo! Si affrettò a scusarsi.
- Sono terribilmente spiacente…
Disse abbassando lo sguardo e stringendosi nelle spalle, facendosi minuscola.
- M’è completamente passato di mente!
- Non è una giustificazione!
Gridò il re facendo un passo verso di lei.
- E ser Guido era talmente offeso… che è andato via due ore fa! Mi dite ora, come dovremmo fare?
Ma qualcosa ebbe il sopravvento sull’imbarazzo e la paura della principessa. Ella sollevò lo sguardo e parlò fieramente.
- Evidentemente se è già andato via non gl’interessavo poi tanto… d’altronde, se mi è passato di mente così facilmente, evidentemente non interessava tanto neanche a me…
- Screanzata ed ingrata! È così che v’ho educato? Come osate?!
E la principessa perse ogni coraggio, e tornò a prostrarsi dinanzi al padre.
- A-Avete ragione, non so cosa mi sia preso… mi scuso, padre…
- Basta! Ritiratevi, ora.
E si sedette nuovamente, dando le spalle alla figlia che, dopo un breve inchino, tornò nella sua stanza.
***

Alla principessa non sembrava vero.
Si, s’era comportata in maniera pessima col re suo padre, ma aveva evitato l’obbligo di dover sposare quell’uomo! E poi lei aveva tutt’altro in mente…
Non riusciva a smettere di pensare al bellissimo cavalier Leandro… per quanto fosse vero ch’egli avesse umili origini era pur sempre un cavaliere! Suo padre il re non avrebbe potuto impedirle di sposarlo… ma… lei sarebbe perfino fuggita da palazzo per poter stare sempre con lui…
Eppure… doveva per forza aspettare una sua mossa. Non è bene che una principessa faccia una proposta di matrimonio, non aveva mai sentito di una cosa del genere e non sarebbe certo stata lei la prima!
Fece sogni felici, quella notte.
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