Genere: Introspettivo, Romantico.
Pairing: Charlie/Don.
Rating: PG-13
AVVISI: Incest, Boy's Love.
- Di cinque anni in cinque anni, storia dell'evoluzione del rapporto dei fratelli Eppes.
Commento dell'autrice: Prima fic su Numb3rs \o/ Naturalmente Eppescest. Se esistono due fratelli in una serie, è quasi scontato che io li shipperò, e gli Eppes sono così palesemente canon/pucciosi/shippabili che io non potevo in alcun modo resistere al richiamo dell’incest. A parte questo, originariamente doveva essere un p0rn, tant’è che i prompt sono presi da una tabella di Kinks&Pervs. Poi, per una cosa o per l’altra, è uscita una roba castissima XD E ciò ha portato Fae a compiere il grande passo ed aprire Casti&Puri appositamente per me. Son cose.
(No, il movimento di cinque anni in cinque anni della fic non ve lo siete sognato, è proprio così.)
(Il titolo è rubato a Taste It degli INXS.)
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NEVER TASTE IT
Taste Of Lust @ Casti&Puri
Raccolta di Drabble @ Fanworld.it Pigiama Party


.Sweet Sugar.
Charlie ha cinque anni e Don non lo capisce già più. Ne ha dieci, lui, Charlie a volte lo guarda e gli dice qualcosa e si aspetta che suo fratello maggiore sia in grado di seguirlo, ma Don a volte non ci riesce e basta, e per la verità non si può nemmeno dire che ci provi davvero, dopotutto. A volte succede – Charlie si volta, lo guarda, gli parla. Don lo fissa di rimando, ma non sta davvero a sentirlo, si perde nella sua voce, o dentro il proprio cervello – che è una cosa che Charlie può capire, anche lui spesso si perde dentro il proprio, ma non crede che dentro il cervello di Don ci siano esattamente le stesse cose che ci sono dentro il suo. Non è che non creda suo fratello una persona intelligente, non è assolutamente così, è solo che non si trovano, quelle cose non ci sono. È come quando prende le formine e le mette ai loro posti sul pannello, sempre più veloce, prendendo a calci in faccia il tempo. Ogni tanto i professori a scuola gli mettono nel mucchio forme che sul pannello non hanno un incastro, lo fanno apposta per vedere se ci casca – Charlie non ci casca.
Si volta verso Don e gli parla di nuovo, “la formina con la stella, sai, non c’era”, e Don lo fissa, mettendo da parte il videogioco e mandando giù un biscotto che ha fatto la mamma meno di due ore fa, un biscotto ricoperto di zucchero a velo, gli resta la traccia sulla punta delle dita e la formina con la stella non c’è nemmeno nella testa di Don. “Non c’era”, ripete, e Don gli posa l’indice sulle labbra. “Shh”, sussurra, e poi toglie il dito e torna al suo videogioco. Charlie lecca via lo zucchero dal labbro superiore, e pensa che sia quello il sapore di suo fratello. Ne resterà convinto per anni.

.French Fries.
Oggi è stata una buona giornata – è stupido pensare in questi termini solo perché per una volta non hai litigato con tuo fratello per un qualche motivo assurdo e per un qualche motivo ancora più assurdo lui ha deciso di portarti al cinema a vedere un film fantascientifico, senza lamentarsi ogni volta che aprivi bocca disturbando l’universo creato per esporre le tue perplessità riguardo la concretezza delle ipotesi espresse dallo sceneggiatore nell’ambito della probabilità di uno sbarco alieno sulla terra o della distruzione di determinati centri di potere piuttosto che di altri.
Tutto ciò che Charlie sa è che Don è di buon umore. Ha dieci anni, Charlie, e capisce un mucchio di roba che un sacco di gente fatica a comprendere, ma i meccanismi per i quali si muove il cervello di suo fratello restano ancora misteri insoluti e insolubili, perciò accetta le risate di Don per quelle che sono – risate e basta, sono anche piacevoli da ascoltare – e per la verità non sembra che, ridendo, Don voglia prenderlo in giro, perciò meglio così.
- E comunque la traiettoria di quel raggio laser è completamente sballata, lo vedrebbe anche un cieco. – si lamenta ancora, pignolo, puntando il dito contro lo schermo. Una signora si lagna infastidita dietro di loro, Don ride, recupera una patatina fritta dalla vaschetta che tiene fra le mani e gliela ficca in bocca senza la minima delicatezza.
- Sta’ un po’ zitto adesso, Charlie. – dice in un’altra mezza risata, e nell’infilargli la patatina in bocca si lascia sfuggire un po’ la mano, e Charlie assaggia il gusto unto e salato appiccicato sui suoi polpastrelli, e pensa che suo fratello ha smesso di sapere di zucchero, e che quel nuovo sapore gli piace lo stesso.

.Bitter Fruit.
- Non ho tempo per te, adesso. – ringhia Don, e manda giù una prugna, per poi concedersi una smorfia schifata. Non era abbastanza matura, niente lo è mai per Don, d’altronde, e Charlie lo sa che tutta la rabbia di suo fratello è lì solo perché è invidioso delle sue capacità, il bastardo, perché non pensava che fosse maturo abbastanza da diplomarsi assieme a lui a tredici anni, così come non pensa che sia maturo abbastanza per laurearsi, adesso che ne ha quindici. Bastardo, due volte bastardo.
- Non stai facendo niente. – gli fa notare in uno sbuffo esasperato, - Volevo solo parlare un po’!
Don è irritabile da giorni, Charlie non ha idea di cosa gli stia succedendo ma sa che si sono ritrovati a sbattersi svariate porte in faccia, nel corso dell’ultima settimana, e per motivi talmente idioti che spesso lui non solo non arrivava a comprenderli, ma nemmeno ad individuarli.
- Sono molto impegnato a non fare niente. – sbotta Don alzandosi in piedi e dirigendosi verso l’uscita della cucina. Charlie gli è dietro il secondo dopo – odia, odia, odia essere lasciato indietro da Don, Don non ha il diritto di lasciarlo indietro, Don non ha il diritto di lasciarlo e basta, ma fa appena in tempo ad arpionare la manica della sua maglia che si ritrova pressato contro la parete, suo fratello schiacciato contro di lui e il mondo che esplode mentre il sapore amaro della prugna attraversa lo spazio fra le loro bocche e lui riesce quasi a sentirlo sulla lingua, e si chiede come sia possibile, e poi smette di chiedersi qualsiasi cosa. – Lasciami. In. Pace. – ordina Don, cupo. E poi lo lascia andare. Il nuovo sapore di suo fratello è insopportabile. Charlie lo odia.

.Hot Coffee.
- È caldo. – gli fa notare Larry, ma Charlie è troppo concentrato sull’equazione che si rincorre su tutte le lavagne della stanza da ore, e non lo sente. Segue con gli occhi la lunga scia di numeri bianchi su sfondo verde, uno di seguito all’altro, formano uno schema che sembra avere un senso, il modo in cui disegna i numeri sempre uguali, ordinati, sorride pensando che potrebbe riuscire ad individuare un algoritmo che possa prevedere in quale posizione precisa scriverà il prossimo numero, poi lascia perdere, scrive semplicemente un uguale e va a capo, preparandosi ad affrontare una nuova parentesi, ed è così perso in ciò che sta facendo che manda giù il caffè e naturalmente si ustiona.
- Ahi… - si lamenta, allontanando il bicchierino di plastica dalle labbra e posandolo sulla scrivania, mentre cerca di accarezzarsi il palato con la lingua senza farsi esageratamente male.
- Ti avevo detto che era caldo. – annuisce Larry, sedendosi su una sedia e scrutandolo attentamente, - Non mi ascoltavi?
- No. – ammette Charlie con un mezzo sorriso, - È che-
- L’equazione ti ha preso, lo so. – annuisce ancora Larry, sorridendo a propria volta. – Sei distratto. Notizie da tuo fratello?
Charlie si mordicchia l’interno di una guancia e scrolla le spalle. Non sente suo fratello da mesi, e non ha idea di quale possa essere il suo sapore adesso. Ma con la lingua che ancora duole per il caffè troppo caldo, è quasi sicuro che, se anche suo fratello fosse lì, il suo sapore non riuscirebbe ad individuarlo comunque, perciò lascia perdere. E torna alle sue parentesi.

.Tasteless Food.
- Non credo tornerà. – dice papà, e mamma sorride stancamente, stringendosi nelle spalle e cominciando a rassettare la tavola.
- Cosa? – chiede Charlie, sollevando gli occhi su di lui. Suo padre sospira, passandosi una mano fra i capelli.
- È impegnato. – cerca di giustificarlo, - Il lavoro e tutto, è molto preso, sta facendo qualcosa in cui crede molto, non dovresti-
- Essere arrabbiato con lui? – chiede Charlie con una risata sarcastica, alzandosi in piedi e lasciando sul piatto metà della propria bistecca. Poco male, non sapeva di niente. – Non sono arrabbiato con lui. – insiste, cercando di mostrarsi forte, disinteressato, cosa potrà mai fregargliene, d’altronde? – Non lo vedo semplicemente da una vita, e- e non lo vedete voi, ecco, quel che è peggio è che non lo vedete voi, non lo vede mamma, e lui se ne frega!
- È la sua vita, Charles. – dice suo padre, - Sta facendo qualcosa in cui crede. – ripete, come servisse a cambiare qualcosa. Charlie ride ancora, sempre più amaramente, e solleva entrambe le braccia, rassegnato.
- Come volete. – risponde in un sospiro, - Come volete.
Il sapore di suo fratello l’ha dimenticato del tutto. A volte vorrebbe averlo davanti per il solo piacere di poterlo prendere a pugni. E poi, cazzo, baciarlo. E vedere se sa di sangue.

.Dark Chocolate.
Don entra nello studio, caotico come al solito, ed a Charlie viene un po’ da ridere, perché non è davvero possibile che suo fratello lo trovi sempre in queste condizioni, ogni volta che entra in quella stanza. Fermo davanti ad una lavagna in cerca di una soluzione. Charlie ogni tanto si chiede perché la matematica lo appassioni tanto. Un tempo credeva fosse perché pensava che risolvere ogni singolo problema esistente al mondo lo avrebbe aiutato a trovare una soluzione anche per i suoi. Oggi sa che esistono problemi che una soluzione non ce l’hanno e basta – e in questo senso la matematica lo conforta: i numeri sono più sicuri, i numeri un risultato lo danno sempre; a volte magari è sbagliato, ma c’è, puoi mettere punto, la parola fine. Non si è così fortunati sempre, nella vita reale, fuori dalle lavagne.
- Non riesci proprio? – chiede suo fratello, poggiando un piattino con un po’ di torta al cioccolato sulla scrivania, - Ti ho portato il dolce.
- Grazie. – sorride Charlie, ravviandosi i capelli dietro le orecchie, - Sto morendo di fame. – annuisce, mandando giù un generoso morso di torta, - E comunque sento di essere vicino alla soluzione. C’è qualcosa che mi sfugge, ma ci sono quasi. Posso farcela entro domattina.
- Sì, ma cerca anche di dormire, di tanto in tanto. – risponde lui con quel suo tono a metà fra lo stupito, il divertito e il rassegnato, così tipico di lui mentre gli si rivolge. Charlie sorride ancora, annuendo, e Don esita a lasciare la stanza. – Non ti starai stancando troppo? – chiede quindi, dubbioso, - Mi stai aiutando col caso e continui a seguire questo problema, e-
- È tutto a posto. – ride un po’ Charlie, - Sul serio, grazie, ma non preoccuparti.
Don si inumidisce le labbra e poi si sporge verso di lui, stringendolo in un abbraccio improvviso e impacciato, che gli mozza il fiato in gola. Non sembra intenzionato a lasciarlo andare, e quando gli sussurra “grazie” all’orecchio prima Charlie si dice che non ne capisce il perché, e poi realizza che non gl’importa.
Quando Don si allontana, le sue labbra lo sfiorano dolcemente prima su una guancia, poi all’angolo della bocca. E poi sente il sapore del cioccolato sulla sua lingua per un attimo brevissimo e infinito che si interrompe bruscamente quando Don si allontana, turbato. Charlie lo guarda di rimando, gli occhi spalancati, il respiro pesante.
- È tutto ok. – dice immediatamente, ansioso, - È tutto ok. – ripete. Don annuisce vago.
- Mangia la tua torta. – dice confusamente, voltandogli le spalle, - E dormi un po’. – conclude, prima di abbandonare la stanza.
Charlie resta immobile nel centro della stanza, guarda la torta sul tavolo, assaggia il sapore di suo fratello misto al cioccolato sulla lingua. Mette da parte la torta e decide di tenere quello.
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