Genere: Introspettivo, Dark, Triste.
Pairing: MattxBrian, in maniera sfacciata e porcella ù_ù
Rating: NC-17
AVVISI: Angst, Language.
- Matthew Bellamy ha un problema. Odia Brian Molko. E sarebbe più facile avere a che fare con tutto quest'odio, se Brian non fosse così sfacciatamente, terribilmente e disgustosamente bello.
Commento dell'autrice: (Ovvero, liz sproloquia. Io vorrei davvero scusarmi perché ultimamente per ogni cazzata che partorisco sento il bisogno di scrivere fiuuuuuuuumi di parole XD Probabilmente perché le storie adesso nascono in maniera molto più complessa e composita di quanto non avvenisse qualche anno fa. Questo probabilmente è un bene :O Forse no XD Ma voi sopportatemi e amatemi come sempre, ok? :*)
Ok, ho talmente tante cose da dire che è meglio organizzarci e andare con ordine X’’’’D
Prima di tutto, doverosi credits. Per le linee base che segue la storia, identificabili nelle due piccole frasette numerate sotto al titolo, si ringraziano la 100Songs community e la True Colors community (anche se il set da cui il tema è preso è una mia creazione X3 Quindi dovrei ringraziare me stessa XD) e, nello specifico, il film “Velvet Goldmine”, dato che il tema #12 è un verso preso dalla canzone che dà il titolo alla storia (“My Unclean”) e che è la canzone più sfigata del film, dal momento che non arriva neanche ad essere cantata per intero X’D (Per chi ha visto il film ma non ricorda, è la canzone che Curt sbaglia in sala di registrazione prima di rompere con Brian ç_ç).
La citazione di apertura (che poi Brian riprende nell’ultimo dialogo) è la traduzione italiana (by me) della traduzione inglese (by Entropy XD) di una short story di Park Hee Jung, autrice di manwha, intitolata “Blood” e contenuta in una sua collezione di oneshot.
Per quanto riguarda invece il tema dell’“accettazione” della “cosa che insegue” XD devo ringraziare il la che mi ha dato “Beast Of The Tower”, manga di Hiroki Kusumoto, tradotto in inglese da Doki Doki. È fondamentalmente la storia di un lupo mannaro °_°”””” che alla fine impara a controllare le sue trasformazioni accettando e accogliendo la bestia dentro di lui. È anche il motivo per cui la “cosa che insegue” è descritta come un felino o comunque un animale selvaggio XD Avevo quell’idea in mente.
Tolto questo, possiamo parlare della storia in sé °_° Che è andata formandosi nella mia testa pezzettino per pezzettino (prima il prologo, poi la fine XD, poi il mezzo, e così via è_é) mentre leggevo i manga e ascoltavo le canzoni che mi hanno ispirata. S’è costruita da sé °_°
Proprio perché non ha una trama solida (o meglio, non ha trama at all <3) mi sono sbizzarrita con gli stili XD Mi piaceva l’idea di alternare parti di soli dialoghi a parti unicamente introspettive. Ci avevo già provato qualche tempo fa con “Just Trying To Fix You”, ma alla fine in quella storia le parti di dialogo erano state contaminate da parti descrittive e introspettive e viceversa X’D E quindi era diventata una storia molto più “normale” di quanto il progetto iniziale non volesse. Qui invece mi sono tenuta rigida è_é A parte nel prologo, che è un po’ un miscuglio. E nel quale ho usato tanto corsivo <3
In realtà in questa fic c’è una grande sovrabbondanza di cose che generalmente odio. Tipo le lunghe parti di introspezione (la salva il fatto che è una storia corta XD), la quantità immane di corsivi e puntini di sospensione, l’assenza di trama solida e altre cose simili. Ciononostante, questa piccina mi piace °_° Non so perché, forse perché ci ho lavorato con passione, forse perché le atmosfere emo darkeggianti ultimamente rendono la mia vita puccina <3 XD O chissà per che altro motivo.
Tipo il fatto che con questa storia ho potuto lavorare con un Brian che non avevo mai usato *_* Generalmente, o lo rendo un puccino, o lo rendo un antipatico XD Ma qui è veramente emo *_*!!! Emo nell’accezione più pura! Dai, dice anche che non sa cos’è l’amore X3333 Non lo amate tutti un po’ di più? (Sì, ok, la pianto)
E Matt *_____* Matt è un omino così tristanzuolo e adolescenziale X’D Ma ormai mi sono rassegnata, e farebbe bene a rassegnarsi anche lui: la sua è una lunga via perpendicolare verso l’annullamento come uomo XD Fic dopo fic si fa sempre più idiota e sfigato, povero tato ç____ç E vedrete, quando comincerò a scrivere la longstory che ho in mente per altri quattro temi del beta set delle Melodies Of Life. OH, se vedrete.
Infine (infine?), dal momento che mio fratello – ormai prelettore affezionato, per quanto possa ritenere me una pazza e ciò che scrivo offensivo per il suo senso dell’integrità umana XD – mi ha fatto notare con estremo disappunto che ho fatto cadere la favolosa avventura di “Matt impara a dire scopami” col prologo, vi rassicuro: fin dall’inizio, non avevo alcuna intenzione di portarla a termine XD A parte il fatto che il prologo doveva essere brevissimo e incisivo giusto per dare l’idea della situazione, Matt è già abbastanza uke in questa storia senza che Brian si metta lì a rompere da bravo rude!seme obbligandolo a dire “fammi tuo”.
Bacibaci :*
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
The shortest prologue ever.

- Matt… ti piace…?
Odio quest’uomo.
- Lo so che ti piace…
Lo odio così tanto che non so se preferirei che sparisse o…
- Se lo sai, non chiedere.
…o che a sparire fossi io.
- Saperlo è un conto… sentirlo dire da te è un altro.
Perché mi lascio sempre ingannare.
- Io non lo dirò. Mai.
Perché mi lascio sempre sopraffare.
- Oh, Bells… sei così carino, quando fai così il sostenuto…
Perché non lo tollero, ma Dio, è così bello…
- Fanculo, Brian.
…che anche se vorrei ucciderlo ogni volta che apre bocca, mi basta che mi sfiori per arrivare quasi a pensare di amarlo.
- Mh… siamo in vena di tenerezze, a quanto pare. E se faccio così… mh… come la mettiamo?
…odio quest’uomo.
- Ah… Brian…
- Sai che non andrò avanti se non sarai tu a dirmi cosa devo fare.
- Brian…
Lo odio.
- …sì?
- …sc-… sc-…
Lo odio, lo odio, LO ODIO.
- Mmmmh… sembra che non sarai in grado di dirlo neanche oggi… e scusa, ma io non posso più aspettare…
…merda… quanto lo odio…
- Imparerai a dire “scopami” un’altra volta.

MY UNCLEAN
Song#004. Unwanted
Melody#12. Tell me what you need, I wanna be your unclean.


“Sei troppo emotivo.
Limitati a vivere come viene.
Quando hai fame, mangia.
Quando sei arrabbiato, bevi birra.
E quando ti senti solo, scopa.
È così semplice.”
“Blood” – Park Hee Jung


Fin dall’inizio, non mi sono mai illuso.
E devo dire la verità, mi sembra assurdo usare la parola “illuso” in una situazione come questa, perché non è che abbia mai sperato – oddio, anche solo pensato – che fra noi due un giorno potesse esserci qualcosa che andasse oltre il sesso.
Ma ecco, davvero, ci tengo a precisarlo.
E quindi lo ripeterò.
Fin dall’inizio, non ho mai creduto, neanche per un istante, neanche nel più nascosto degli angolini bui e dimenticati della mia mente, che fra me e Brian Molko potesse svilupparsi una relazione seria, sana e basata sull’amore reciproco.
Mai, mai, mai, nella maniera più assoluta, mai.
Non l’ho neanche mai voluto, a dirla tutta.
E quindi, a rigor di logica, tutto questo rotolarmi nell’odio e nel disappunto non avrebbe senso, giusto? Dovrei semplicemente arrendermi al fatto che, volente o nolente – ma più volente che altro, devo ammetterlo, per onestà intellettuale – io e quest’uomo non facciamo altro che sesso, ogni volta che ci vediamo e in ogni momento in cui ne abbiamo l’occasione.
È tutto molto semplice. Fin troppo.
La maggior parte delle volte è lui a bussare alla mia porta, ma non mi nasconderò dietro a un dito, non starò qui a dire “è lui che mi cerca e io non so resistere”, sono andato a casa sua di mia spontanea iniziativa per qualcosa che mi sembra un milione di volte. Pieno di desiderio, e ansia, e nervosismo, tanto che ogni volta mi sembrava di stare facendo qualcosa che avrebbe cambiato la mia vita per sempre.
Mentre in realtà non facevo che ripetere il solito teatrino.
Sera dopo sera.
Tutta notte.
Fino al dannato mattino.
È quasi una maledizione, ma davvero, ho bisogno di dire che non è come se fossi una vittima incolpevole di un problema più grande di me. Io mi getto fra le sue braccia con tanto trasporto che il più delle volte sembra sia io la sua maledizione, e non il contrario, come invece è.
Io non posso, non voglio cambiare le cose.
Brian Molko è fondamentalmente un ragazzino ultratrentenne borioso ed arrogante, presuntuoso, antipatico, egocentrico, pieno di sé e talmente emo che farebbe girare le palle a Gesù Cristo in persona.
Ma è fottutamente bello.
Toglie il fiato.
È talmente bello che non riuscirei neanche a descriverlo, e potrei dire “sono i suoi occhi di quel colore allucinante che non sai mai se verrà fuori azzurro, grigio o verde”, oppure “è la sua pelle bianchissima e liscia come quella di una ragazza”, o ancora “sono le sue labbra, rosa, morbidissime e sensuali, costantemente umide e lucide, costantemente dischiuse e invitanti”, e non avrei svelato neanche un quarto del mistero del suo fascino assurdo.
E, per peggiorare la situazione, Brian ha delle mani.
Davvero, se non avesse le mani, metà del problema sarebbe risolto.
Ma lui ha delle mani.
E cazzo, è fottutamente bravo ad usarle.
Non c’è posto che non tocchino, e non c’è posto che non sappiano perfettamente come toccare, e torturare, e stringere, e accarezzare.
Quell’uomo, accidenti a lui, è una dannatissima macchina organica il cui unico scopo è fare del sesso. Non… davvero, a volte ho l’impressione non sappia fare altro.
Anche perché suonare non è il suo forte, e ha disimparato a cantare molto tempo fa – se mai aveva imparato prima – e di sicuro non ci vuole il talento o la competenza di un genio per buttare giù quelle quattro parole che spaccia per testi e appiccica alle melodie delle sue canzoni.
Ora che ci penso, la sua situazione è un po’ come quella delle persone dotate di infinito talento artistico, che però finiscono a fare i camerieri o i commessi perché non sono riusciti a incanalarlo e sfruttarlo per bene.
Il suo talento l’avrebbe chiaramente portato a fare la puttana, ma non ha saputo incanalarlo ed è finito a fare il cantante.
Anche se, devo dire, la sua furbizia non ha limiti: ha scelto di fare parte di un gruppo che gli permette di esercitare entrambe le sue inclinazioni con notevole e sfacciata naturalezza, quindi il problema non si pone.
Almeno per lui.
Il resto del mondo – e per resto del mondo intendo me, ovviamente – ne ricava solo una serie infinita di problemi, ma questo non sembra sfiorarlo in alcun modo. Brian vive su un piano immaginario tutto suo, una dimensione parallela di cui è l’unico signore e padrone, che ogni tanto riceve visite dal mondo reale ma non ha mai alcuna difficoltà a rigettarle all’esterno, quando ne ha voglia o bisogno.
Io, Matthew Bellamy, sono solo un esserino in visita.
Non saprei affermare con certezza di essere l’unico, ma d’altronde non saprei affermare con certezza neanche il contrario, e quindi preferisco pensare di esserlo, dato che, in fondo, fino a prova contraria posso anche aggrapparmi a un’idiozia, se mi permette di essere meno incazzato con lui e con me stesso.
E no, non saprei dire neanche perché l’idea di essere l’unico dovrebbe consolarmi.
Ma mi consola.
E questo è semplicemente spaventoso.
*

- Buonasera…
- Brian.
- Oh, che bello, mi riconosci! Com’è che ancora non hai imparato a darmi la zampa, agitare la coda e fare le fusa?
- …quale animale da’ la zampa, agita la coda e fa’ le fusa insieme? È un gatto o un cane?
- E’ un Matt. Anche perché tu non mi risulti essere né un gatto né un cane. O c’è qualcosa che mi hai tenuto nascosto?
- …sei demente…
- No, davvero, sono un feticista dei catboy e delle catgirl. La coda è un accessorio sessuale incredibilmente divertente!
- Perché ne parli come se lo sapessi?
- So molte più cose di quanto tu non possa immaginare, Matthew Bellamy. E adesso mi fai entrare? Ho altri programmi per questo pomeriggio.
*

Ci sono dei momenti in cui penso distintamente “se anche fosse un assassino o un mangiatore di bambini, non me ne fregherebbe un accidenti, continuerei a inginocchiarmi davanti a lui come un suddito obbediente e a prenderglielo in bocca neanche fosse fatto di zucchero”.
Il che, immagino, fa’ di me una puttana vogliosa almeno quanto lui.
Diosanto.
Il fatto è che mi piace il suo sapore… non è riconducibile a nessun’altro sapore conosciuto prima, è una cosa totalmente nuova, totalmente sua. Non è neanche aggettivabile. Amaro, dolce, salato, aspro…
So che la lingua è divisa in settori. Ogni settore è tappezzato da papille gustative di tipo diverso, che servono a riconoscere sapori diversi.
A me sembra che nessuna parte della mia lingua riesca a riconoscere distintamente l’aggettivo giusto da affibbiare al sapore della pelle di Brian. È troppo particolare.
L’unico aggettivo che sento di poter dare a quel sapore è “ossessivo”. Perché da’ dipendenza e assuefazione, e anche perché la parola “ossessivo” mi da’ l’idea di qualcosa di incalzante, che ti insegue velocissima, ti rincorre ostinata, e tu provi a scappare, almeno per un po’, ma ogni volta che guardi indietro la vedi lì, mai troppo lontana da farti tirare il fiato, e mai troppo vicina da metterti davvero in pericolo di vita, e d’improvviso capisci. Capisci che se continui a scappare non fai altro che prolungare lo strazio, perché tanto quella cosa continuerà a seguirti in eterno, indipendentemente da quanto veloce tu corra o da quanto abile possa essere a seminarla per un attimo.
E allora ti fermi.
Ti volti.
La fronteggi.
E quella cosa non mostra alcuna pietà. Ti avvicina, ti sovrasta, ti assalta e ti divora.
E tu resti lì, con un sorriso ebete sul volto, a farti rosicchiare la pelle e la carne, e non sai se dovresti essere felice perché almeno hai posto fine a quella fuga assurda, oppure disperarti per aver ceduto.
Poi magari svieni, o ti addormenti, o comunque perdi conoscenza.
E quando riapri gli occhi la cosa è lì, accanto a te. Sonnecchia, ma ti tiene un occhio addosso, osservandoti placida. Aspetta solo che tu ti muova. Che tu la creda profondamente addormentata, che tu ti alzi e ricominci a scappare.
Vuole solo riprendere a inseguirti. E sai che non ti toccherà di nuovo, fino a quando non avrà ottenuto ciò che vuole.
E anche se per un secondo resti immobile, turbato e stupito, il terrore ci mette poco a impadronirsi nuovamente di te.
Perché te ne rendi conto sempre troppo e mai abbastanza tardi: tu vuoi essere toccato. Vuoi essere toccato ancora, vuoi essere toccato per sempre, vuoi essere toccato fino a sfinirti, di nuovo, e di nuovo, e di nuovo.
E quindi raccogli i brandelli del tuo corpo, del tuo cuore e della tua mente, sparsi qua e là dopo l’ultimo banchetto, li rimetti insieme ansimando per la fatica e piangendo per il dolore e poi ti alzi in piedi.
Un ultimo sguardo alla cosa, che ti sorride sorniona come un felino affamato.
E poi via, di corsa.
*

- Cristo, questa faccia che fai mi fa sempre venire voglia di scappare dal letto.
- …di che stai parlando?
- Hai la faccia di uno che sta per avere una crisi di panico!
- Com’è la faccia di uno che sta per avere una crisi di panico?
- Esattamente come la tua.
- …
- …
- …
- Non avevi da fare, questo pomeriggio?
- Uff… mi stai buttando fuori di casa, Bellamy? Sei pessimo!
- N-… Non è così… idiota…
- Mmmh, quanto sei carino quando arrossisci…
- Non sono arrossito!
- E comunque no, non ho da fare. Solo che ho pensato che se te l’avessi detto ti saresti sbrigato a saltarmi addosso, glissando la parentesi di dialogo iniziale. E in effetti avevo ragione.
- E poi il pessimo sono io. Complimenti, davvero.
- Avanti, ti piace che ti menta. Ti piace da impazzire.
- Non mi piace affatto.
- Oh, sì che ti piace. Probabilmente perché si mente alle fidanzate e alle mogli.
- …se mentissi a me per gli stessi motivi per i quali si mente alle fidanzate e alle mogli, te lo assicuro, non mi piacerebbe.
- Ma sì, lo so. Infatti ti piace proprio perché sai che non lo faccio per coprire un tradimento. Solo che adori essere preso in giro.
- …
- Sei così semplice…
- Oh, be’. Se ti fa piacere pensarlo.
- Adesso non fare il sostenuto, Bellamy, ti conosco!
- …è vero. È vero, mi conosci.
- …ehi…
- Io invece non conosco te…
- Ehi, calmati…
- Non so nulla di te, non capisco un accidenti di quello che pensi, non riesco a prevedere neanche la più stupida delle tue mosse e non ho idea di cosa hai nella testa quando mi guardi, o mi scopi, o stai con me.
- Matt-
- E’ perché tu non vuoi che io sappia qualcosa di te.
- Adesso ca-
- A te non frega un cazzo che io sappia qualcosa di te.
- A-
- A te basta scopare, sei felice così, non ti serve nient’altro. È la tua massima aspirazione. Forse è vero che dovresti farlo per mestiere, ti sentiresti sicuramente più realizzato. Sarebbe meglio, no? Almeno non illuderesti solo una persona per volta, sarebbero centinaia, migliaia, tutti nella stessa situazione. Mal comune, mezzo gaudio, no? Sarebbe meglio. Sarebbe assolutamente meglio.
- …
- …
- Hai finito?
- Mh.
- …sorvolerò sul fatto che praticamente mi hai dato della puttana, solo perché sei tu, perché se fossi qualcun altro stai pure certo che ti avrei già preso a calci nelle palle da qui al piano terra senza prendere l’ascensore.
- …sono fortunato ad essere io, allora.
- Esatto. E a parte questo, che cosa diavolo vorrebbe dirmi tutta questa profusione di amarezza? Cos’hai? Ti senti trascurato? Ti senti solo? Vuoi che ti sposi? Dimmelo chiaro e tondo. Perché io non rispondo alle stupidaggini.
- Mh… dovevo immaginare che avresti risposto qualcosa di simile.
- Non era una risposta, cretino. Era una richiesta. Se sei in grado di esprimerti come un essere umano razionale, ti risponderò. Altrimenti, tanti saluti e buona notte.
- …
- …
- Quello che vorrei sapere è… ma tu davvero riesci… cioè, hai scopato con me… vieni a letto con me da tutto questo tempo… quanto sarà…? Un anno? Di più?
- Un anno e sei mesi.
- Tieni anche il conto?
- Certo che sì. Come una devota liceale.
- E’ questo, quello che non capisco! Il tuo comportamento non ha senso! Tu davvero, dopo avermi frequentato per tutto questo tempo, e avermi detto e fatto di tutto, e avermi mostrato ogni lato del tuo carattere, e aver visto tutti i miei, ogni cosa, pregi, difetti, vizi, assurdità… tu davvero non provi niente per me?
- …
- Perché io provo qualcosa per te, Brian.
- …
- Io ti-
- Sei troppo emotivo.
- …
- La vita è molto più semplice di come la vedi. Le cose, le persone, sono molto più semplici di quello che sembrano. Guardi un problema e ti sembra complicatissimo e insormontabile, e la soluzione è sotto il tuo naso per tutto il tempo. Io ti sembro complicato, Bellamy? Io sono la persona più semplice dell’universo. Mangio quando ho fame, bevo quando ho sete e scopo quando ho voglia. Poi scrivo, canto e suono perché mi piace. La mia mente non segue ragionamenti complicati, non c’è niente dietro alle mie azioni. Solo un desiderio.
- …
- Provare qualcosa? Se mi fossi indifferente neanche ti guarderei. Ma vedo tutto in maniera molto più piatta di te. Il tuo mondo è tutto curve e spigoli, il mio è un’unica, rilassante linea retta.
- …
- Non pensare che se non dico che ti amo automaticamente per me non sei niente.
- …Brian…
- Se non dico che ti amo è perché è la parola “amore”, che per me non è niente.
*

Alla fine, per quanto mi faccia rabbia e per quanto possa odiarlo, devo ammettere che probabilmente Brian ha ragione. E’ proprio vero che non tutte le azioni hanno un motivo complicato alle spalle, tanto per cominciare. E poi non è detto che ad ogni azione corrispondano delle parole che la rendano razionale o plausibile. Molte cose hanno spiegazioni incredibilmente banali, tipo il fatto di mangiare quando si ha fame, ad esempio, o di bere quando si ha sete. E ci sono tantissime altre cose che semplicemente non hanno alcuna spiegazione.
Dev’essere vero che la vita è una linea retta, ma dev’esserlo anche il fatto che è piena di zone d’ombra, credo. E so che può sembrare un controsenso, perché una bella linea, dritta, bianca, che non si interrompe mai, non dovrebbe avere dei punti vuoti o frammentati. Ma non c’è altro modo di spiegarlo.
Segui tranquillamente il tuo percorso, poi incontri un sassolino e inciampi.
T’innamori e resti ferito.
Perdi qualcuno e non sai come riprenderti.
Fallisci in qualcosa di importante e ti sembra che tutto il tuo mondo ti stia crollando addosso.
Sono cose che succedono.
Senza un perché.
Nessuno ti ha obbligato a innamorarti, e nessuno ti ha rubato chi amavi, e nessuno ti ha imposto di imbarcarti in un’impresa più grande di te, destinandoti alla sconfitta certa.
È successo.
Ed è successo solo perché avevi fame, o sete, o voglia.
Non perché sentivi il bisogno di amare o essere amato, non perché desideravi sentirti protetto, non perché intendevi sfidare te stesso.
Fame, sete o voglia.
Motivazioni così stupide, che quasi ti senti stupido anche tu.
E forse un po’ lo sei.
Ma ti guardi allo specchio e non riesci a odiarti completamente. Così come non riesci ad odiare completamente chi ti fa soffrire, o chi ti ricopre di tanta dolcezza da farti star male.
Scrolli le spalle e dici “in fondo, è così”.
E allora ti distendi. Allarghi le braccia e le gambe, e guardi in alto, il soffitto, il cielo, o qualunque altra cosa ci sia. E la cosa che ti insegue sempre, che non smette un secondo di pedinarti, ti raggiunge e ti guarda curiosa, chiedendosi il motivo di quello stop improvviso, e di quel sorriso idiota, e di quella luce rassegnata negli occhi.
E poi ti si accoccola accanto. Come un gattino, posa il capo sulle zampette e diventa una piccola palla di pelo. Tu allunghi un braccio. La accarezzi. La accetti. E ti sembra perfino di sentirla ronfare mentre le gratti un orecchio.
back to poly

Vuoi commentare? »

your_ip_is_blacklisted_by sbl.spamhaus.org