Genere: Romantico/introspettivo
Pairing: Asuka/Shinji, Shinji/Rei
Personaggi: Asuka, Shinji, Rei.
Rating: PG
AVVISI: OOC, What If?.
- Rei si apre ad una misteriosa voce: chi sarà mai?
Commento dell'autrice: La mia nona fanfiction. Ecco, già qui andava un po' meglio, ma non vi crediate perchè neanche questa fic mi ha soddisfatto pienamente. Tanto per cominciare Asuka è OOC. Anche Rei lo è, ma MOLTO di meno rispetto alle altre mie fic su Eva. A parte questo, però, direi che la storia è carina e va bene ^_^ In particolare mi sono complimentata spesso con me stessa per la trovata della connessione neurale tra l'eva ed il suo pilota, che permette ad un estraneo seduto nell'entry plug di collegarsi mentalmente con il pilota che può essere dovunque si voglia *.*... sono ingegnosa, eh?
Nota: Questa fic ha partecipato alla terza edizione del concorso sull'EFP.
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My soul


Rei si alzò dal letto. Quella notte non era riuscita a dormire, quindi restare coricata alle sei del mattino le sembrava una cosa alquanto insensata, oltre che stupida.
- Sei solo un stupido! Baka-Shinji!
Perché le erano venute in mente le parole della second, adesso? Bah, quella nottata era stata fin troppo assurda. Prima l’incontro con Ikari, poi il non riuscire a dormire la notte ripensando alle sue parole, e non capendone il significato, oltretutto, e poi una frase di Soryu che le era venuta in mente. Guardò fuori dalla finestra. Per strada si vedevano già alcune persone, ma la visibilità era scarsa. Già. C’era la nebbia. Raro, vedere la nebbia a Neo Tokyo 3. Almeno, lei non l’aveva mai vista. Ogni santa mattinata era la stessa storia: un fulgido sole splendeva sulla città. Infondeva allegria a tutti, allegria che lei non riusciva a provare. Sapete, quei limiti proprio psichici che una non riesce a superare nemmeno con buona volontà? Ecco, lei aveva provato più volte ad essere felice, ma le era riuscito una volta sola, purtroppo, e non era stata in grado di ripetere la situazione. Peccato, perché era stata una sensazione molto piacevole quando Shinji le aveva chiesto di sorridergli per ringraziarlo di averle salvato la vita. Per questo motivo, per non riuscire a provare allegria, Rei odiava le giornate di sole. Se poi quello che provava era davvero odio. Non sapeva riconoscerlo. Certo si riconosceva di più nelle rare giornate in cui pioveva. Si, perché quando c’era sole tutti erano felici, e lei stonava. Con la sua espressione sempre uguale attirava su di sé l’attenzione di tutti che invece erano al settimo cielo. Quando invece c’era cattivo tempo erano tutti un po’ depressi, e nessuno faceva caso a lei. Rei non voleva che qualcuno si interessasse a lei. Non ne aveva bisogno, e poi sarebbe stata una situazione davvero imbarazzante: non avrebbe saputo come comportarsi, e sarebbe stata brusca. Un’altra cosa che non le piaceva di lei era proprio questo: non era abituata a vivere, ed a relazionarsi con gli altri. E soprattutto non le importava! Non voleva imparare a relazionarsi con gli altri per non affezionarsi troppo. Perché lei era stata creata per morire ed essere sostituita. Lei era l’agnello da sacrificare. Impossibile cambiare il proprio destino. Almeno, per Rei era così. Ecco, ad esempio, stava cominciando ad affezionarsi ad Ikari. E questo la faceva più soffrire che gioire. Non voleva affezionarsi e non voleva che gli altri si affezionassero. Erigere un alto muro attorno alla sua persona le era sembrata la cosa più logica e sensata da fare. Seduta immobile sul letto ripensò al discorso avuto proprio con Shinji la sera prima. Il comandante l’aveva tenuta per più tempo del solito, e adesso stava tornando a casa. Da sola. Improvvisamente, Shinji usciva da uno degli incroci della strada davanti a lei. Si era fermata, vedendo che veniva verso di lei, sempre senza tradire nessuna espressione, ma dentro qualcosa la sentiva. Il problema è che le emozioni non ne volevano sapere di raggiungere i muscoli del suo viso. Aveva stretto i pugni, non vista.
- Oh, Ayanami, cercavo proprio te!
- Perché?
Aveva detto fredda e distaccata come al solito, ed anche evitando di incrociare il suo sguardo.
- Perché ti volevo parlare. Ho provato a chiamarti a casa, ma non c’eri, ed allora ho pensato di venirti a cercare.
- Mh.
Aveva fatto qualche passo, superandolo, per riprendere a camminare. Lui l’aveva raggiunta immediatamente ed aveva continuato a parlare. Le era sembrato meno insicuro del solito.
- Volevo dirti... tu non abiti con nessuno, nemmeno con mio padre, no?
- E’ esatto.
- Allora... perché non vieni a vivere con noi?
- Con Soryu ed il maggiore Katsuragi?
- Ed anche con me, si.
- No.
Shinji era rimasto un attimino stupito, ma poi si era ripreso ed aveva ricominciato a seguirla, dandole non poco fastidio.
- Ok.
Aveva detto con uno strano sorriso in volto.
- Proviamo a riformulare la domanda. Perché non vieni a vivere con me? SOLO con me?
Lei non aveva potuto fare altro che fermarsi. E per un attimo il suo viso mostrò stupore.
- Non credo di aver capito...
- Ma si, dai! Prendiamo un appartamento insieme ed andiamo a viverci! Senza Asuka né la signorina Misato! Noi due soli, in tranquillità!
Rei ci aveva riflettuto su un attimo. Cosa aveva voluto dirle Shinji con quella frase? Forse che lui, provando qualcosa per lei, voleva sempre starle accanto? Poi si era ricordata di un discorso che aveva sentito fare alla capoclasse Horaki, sul fatto che, adesso non ricordava bene, i ragazzi avessero come unico scopo nella loro vita il cercare di attrarre e possedere “sessualmente” le ragazze. Era arrossita lievemente a questo pensiero, e malgrado avesse continuato a ripetersi che no, Ikari non sarebbe mai stato capace di fare una cosa del genere, aveva dovuto ammettere, almeno con se stessa, che le sarebbe “piaciuto” molto. Non ne era venuta a capo. Quella faccenda scottava, e lei non voleva certo rimanere bruciata. Per questo motivo aveva continuato a camminare per la sua strada, fingendo di avere ignorato le parole di Shinji.
- Io non ho bisogno di compagnia, preferisco vivere sola.
Shinji era rimasto fermo a pensare qualche secondo. Poi le aveva urlato.
- Nessuno può vivere da solo, Ayanami! Tutti cerchiamo l’anima gemella con cui vivere per sempre! Ayanami!
Lei era scappata via. Non perché le desse fastidio quello che stava dicendo Shinji, ma perché si accorgeva che era tutto vero! In ogni caso non aveva fatto altro che pensare a quella frase, per tutta la notte. Nessuno può vivere da solo. Lei poteva? Doveva. Non voleva, ma doveva. Doveva per evitare di soffrire. Ricordava di avere sentito una volta la dottoressa Akagi dire a Misato
- Io non la odio. Mi fa tanta pena, perché non può provare sentimenti... ed è tutta colpa di Gendo.
Lei era appena tornata cosciente dopo essere rimasta svenuta al termine di un combattimento, ma non aveva ancora riaperto gli occhi. Probabilmente pensavano che lei non le sentisse, altrimenti non avrebbero mai detto quelle cose. Si era rimessa a dormire in fretta. Meglio questo che continuare a sentire le stupidaggini di quelle due donne. Ma poi il loro discorso aveva catturato d nuovo la sua attenzione. Si erano messe a parlare di Shinji.
- Quel ragazzo mi preoccupa... non si stacca dal letto di Rei praticamente mai, ed oggi è andato a casa solo perché gliel’ho chiesto praticamente in ginocchio...
Quelle parole l’avevano stupita molto, ed incuriosita anche. Non riusciva a capire per quale motivo Shinji facesse questo, e poi in genere non era brava a capire i sentimenti ed i perché delle persone. Non capiva nemmeno i suoi... sapeva solo che ogni qualvolta si parlava di Shinji la sua attenzione veniva catturata immancabilmente, e comunque Shinji stesso le interessava parecchio. Anche se, ovviamente, non ne capiva il perché. Guardò l’orologio sul tavolino accanto a letto. Le sette e mezza. Meglio cominciare ad avviarsi per la scuola.
¨

Basta accidenti! Quella sarebbe stata l’ultima volta che quell’assurda ragazzina frigida avrebbe fatto soffrire Shinji! Asuka camminava per strada velocemente, ad un ritmo incalzante e con un’espressione imbestialita. Aveva indosso la divisa scolastica, ma non stava andando a scuola. Bensì alla base NERV. Proprio a proposito di Ayanami aveva avuto un’idea brillante. Pensava fosse attuabile, e soprattutto lo SPERAVA. Questo perché sapeva che lei non la avrebbe mai ascoltata direttamente, ma doveva fare in modo che quella stupida si accorgesse dei sentimenti di Shinji, altrimenti lui avrebbe continuato a soffrire sempre di più! Li aveva visti, il giorno prima per strada, mentre lui provava per l’ennesima volta a fare si che lei si interessasse a lui... Si era abituata ormai da tempo al fatto che Shinji non le desse più retta. “Chi semina vento raccoglie tempesta”, e lei stava raccogliendo i frutti del suo seminato di insulti verso Shinji. Probabilmente lui non la odiava, ancora, ma certamente non la sopportava più. Per questa ragione non le parlava, non la guardava, la fulminava con sguardi terribili ad ogni stupido che usciva dalla sua bocca e soprattutto non le dava più retta. Mai. Se le capitava, mentre erano soli, di parlare di qualcosa, magari a tavola, lui faceva finta di non sentirla. E forse non la sentiva davvero. Bè, l’idea che aveva avuto era a dir poco folle... si sarebbe potuta chiamare in una parola... telepatia. E la sua teoria si basava interamente sulla connessione neurale che esiste tra l’eva ed il suo pilota. Ipotizzando che questa connessione sia continua, se qualcuno di estraneo entrasse nell’entry plug dell’eva e cercasse di stabilire un contatto, non con l’eva stesso, ma con il suo pilota, si sarebbe potuto inserire nella “testa” del pilota, nei suoi pensieri e sogni e probabilmente anche parlare telepaticamente con lui. Tutto questo senza farsi riconoscere. Se ciò che aveva pensato fosse stato vero, avrebbe risolto la situazione in giornata, ed entro sera quei due si sarebbero messi insieme. L’espressione del suo viso mutò un attimo. Effettivamente, per lei che era innamorata di Shinji non era il più roseo dei pensieri... ma poco male: tutto pur di renderlo FELICE davvero. Senza rendersene conto si ritrovò davanti all’entrata dell’edificio. Era ancora in tempo, poteva decidere di tornare a casa e non fare niente di tutto quello che aveva pensato. Perché, lo sapeva, Shinji sarebbe stato felice, ma per Asuka vederlo proprio assieme a *lei*, assieme ad Ayanami, sarebbe stata la tortura peggiore. Dovere ammettere di essere stata battuta da lei, perdere Shinji per lei... anche se la colpa era sua. Decise. Entrò.
- Asuka? Che diavolo ci fai qui? Non hai scuola oggi?
- Devo parlarti di una cosa, Misato.
Asuka le illustrò nei dettagli la sua teoria. Misato capiva quello che Asuka intendeva fare, ma ciò che le era ancora oscuro era il perché.
- Asuka, potrebbe essere pericoloso per te... pensa se l’eva in cui vuoi entrare ti rifiutasse, o peggio ancora ti assorbisse!
- Lo so. Ho già pensato a queste eventualità, ed ho concluso che non mi importa. Correrò il rischio.
- Ma perché? Per quale motivo rischiare la vita?
Misato si bloccò vedendo Asuka con lo sguardo basso, un’espressione triste che però non piangeva.
- Hai visto, no? Come si comporta Shinji con me ultimamente, intendo...
L’aveva visto eccome, in che maniera Shinji la ignorava spudoratamente. Sapeva che Asuka soffriva per questo, ma il suo ultimo desiderio era immischiarsi nelle loro faccende.
- Vuoi farlo per lui?
Asuka annuì in silenzio. Misato ci pensò un po’.
- Ok. Andiamo in sala controllo.
Dopo mezz’ora Misato aveva spiegato bene a Ritsuko e gli altri cosa voleva fare Asuka, ed aveva fatto approntare lo 00. Lungo la strada, la ragazza le aveva spiegato con chi voleva interagire e perché. Le era sembrato un piano ambizioso, ma fattibile. Se c’era anche solo una minima possibilità di riuscita, Misato ci voleva credere.
- Sono pronta.
Asuka uscì dallo spogliatoio con la sua plug suit. Ritsuko le ricordò la pericolosità di ciò che stava facendo, e poi le fece i complimenti per la pensata.
- Che tu fossi molto intelligente era risaputo... una laurea in fisica a quattordici anni... anche se quello a cui pensi più che un professore di fisica sembra avertelo ispirato Dylan Dog (Ma in Giappone conosceranno Dylan Dog? NdLisa)...
Asuka aveva sorriso debolmente, e poi aveva dato inizio alla sua avventura nei pensieri di Rei.
- Ok, cominciate a stimolarla leggermente...
Dopo qualche secondo non era ancora successo niente. Asuka cominciava a nutrire dei dubbi.
- Misato aumenta un po’ le stimolazioni!
Aveva chiesto alla donna tramite radio. Improvvisamente cominciò a girarle la testa. Quasi involontariamente chiuse gli occhi. Era tutto molto scuro, ma cominciava a vedere delle ombre... delle sagome... parole che formavano frasi, il viso di Rei in parecchi modi... anche espressioni che non le aveva mai visto fare... forse era Rei stessa che si immaginava a fare espressioni diverse. La cosa la fece sorridere, mentre dalla fronte le scendeva lenta una goccia di sudore. Però Asuka sentiva che non era abbastanza. Non riusciva ancora a SENTIRE i suoi pensieri.
- Misato!
Urlò in preda ad un dolore che le attanagliava la testa, misto ad emozione per avere scoperto di avere ragione e voglia di finire presto quel lavoro.
- Asuka, tutto bene?
- Si, certo!
Mentì sentendosi quasi mancare.
- Però... aumenta ancora un poco...
- Asuka, sei sicura?
La ragazza strinse i denti.
- Fallo maledizione!
Misato rimase un po’ stupita, ed anche arrabbiata perché quella sciocca stava facendo tutto questo senza ricavarne assolutamente niente.
- Accidenti! Aumentate le stimolazioni neurali al massimo!
Asuka sentì un dolore fortissimo alla base del collo, poi perse i sensi. Misato la chiamò per nome un paio di volte, prima di accertarsi che respirava, e non era nemmeno svenuta. Ma non la ascoltava più: era nella testa di Rei. Chissà se adesso avrebbero sentito i loro pensieri, attraverso l’evangelion...
¨
- Cosa?
Disse Rei ad alta voce finendo di vestirsi.
“Ciao, ho detto! Non mi sembra di avere parlato una lingua a te sconosciuta!”
“No, hai ragione... ma... questa... tu sei una voce nella mia testa?”
“Esatto! Sorpresa?”
Rei riprese il suo self control.
“Come ti chiami?”
“Pensi che le coscienze abbiano un nome?”
“Coscienza? Io ho una coscienza?”
“Bè? Sei un animale che non ragiona? No, perché solo loro non hanno coscienza.”
Rei era più confusa che persuasa, ma lasciò correre.
“Allora, sparisci, devo andare a scuola.”
“Perché invece non parliamo un po’?”
“E di cosa?”
“Non lo so... di te, per esempio!”
“Se sei la mia coscienza dovresti sapere già tutto quello che c’è da sapere sul mio conto.”
“Ohè, sono la tua coscienza, non un’indovina!”
“Accidenti... vedi se mi doveva pure capitare una coscienza rompiballe...”
“Guarda che io sento tutti i tuoi pensieri! Non mi offendere! E comunque che cos’era quella parolaccia? Non mi sembra di ricordare te che ne dici una...”
“C’è sempre una prima volta. E comunque l’ho detta solo perché ho passato una brutta nottata...”
“Notti insonni, eh?”
“Esatto.”
“E per quale motivo?”
“Ieri ho parlato con Shinji, mi ha detto qualcosa che mi ha fatto riflettere molto... ehi, ma perché te ne sto parlando?”
“No! Non ti fermare, avevamo appena cominciato a parlare!”
“Bè, io per ora non posso parlare, devo andare a scuola. Vattene via, lasciami SOLA!”
“Nessuno può restare solo per sempre, piccola Rei...”
“Oh, ci ritornate tutti con questa frase! Ma chi sei tu, Shinji due la vendetta?”
“No, te l’ho detto che sono la tua coscienza... e comunque mi spieghi perché ti comporti così solo con me mentre con gli altri sei sempre fredda e distaccata?
“Perché... perché non lo so. Io non mi sono mai comportata così perché ho sempre fatto in modo che la vita non mi interessasse. Facevo passare gli insulti sulla mia testa e non mi importava niente di quello che diceva la gente!”
“Questo è l’atteggiamento sbagliato, Rei...”
“Non m’importa! Mi basta non affezionarmi a nessuno e fare in modo che nessuno si affezioni a me.”
“E se, per caso, qualcuno si fosse “affezionato” a te anche se tu con lui ti sei dimostrata sempre menefreghista?”
“Nessuno può averlo fatto.”
“E perché?”
“Perché nessuno si innamora di qualcuno che non dimostra amore per lui!”
“E qui ti sbagli! Vedi, l’amore non è un sentimento che si può comandare. Ci si può innamorare delle persone più assurde quasi senza accorgersene... è il caso di Shinji, che si è innamorato di te nonostante tu non faccia altro che allontanarlo.”
“E’ uno stupido. Vuole solo soffrire!”
“Sarà anche stupido, ma non vuole per niente soffrire. Anzi, lui pensa sempre al meglio, come il peggiore degli ottimisti. Non pensa a quanto soffre ADESSO perché tu lo respingi, ma è viva in lui la fantasia di una possibile futura felicità insieme a te! E questo lo spinge a ritentare sempre più spesso, perché quella ipotetica felicità e la cosa più bella che si possa desiderare...”
“Io non ho mai provato un sentimento del genere... non ne sono capace...”
“Non è vero che non ne sei capace... chiunque sa provare sentimenti! Sei tu che non vuoi provare amore!”
“Ti sbagli! Io vorrei essere amata! Vorrei amare, e potere dire che io amo una persona e ne sono felice! Ma non ci riesco!”
“Allora perché tutto ciò che riguarda Shinji desta la tua attenzione? Perché il pensiero di stare con lui ti fa arrossire? Perché hai detto grazie solo a lui, nella tua vita? Perché rischi costantemente per lui? Non è forse amore, questo?”
“Io... io non lo so...”
“Povera Rei... ami e non lo sai...”
“Ma cosa dovrei fare per saperlo?”
“Esci da questa casa, di corsa, e vai a guardare Shinji negli occhi! Scrutali con attenzione, e quando arriverai nelle loro profondità e sentirai battere il tuo cuore ad un ritmo diverso, allora saprai che è amore.”
Rei pensò un po’. Bè, in fondo che aveva da perdere? La conversazione con quella voce misteriosa l’aveva scossa, perché era come se quella stessa voce provasse i suoi stessi sentimenti. Si era sentita capita per la prima volta. Cercò ancora la sua voce nella testa, per ringraziarla, ma lei non rispose più. Rei non l’avrebbe mai più sentita. Uscì di casa. Voleva andare a guardarlo negli occhi, e dimostrargli tutto l’amore che provava per lui.
¨

Asuka tornò in se con un gran mal di testa. Ah però... la cosa si era risolta molto più celermente di quanto non avesse mai immaginato... probabilmente Rei aveva solo bisogno di sapere che non era la sola a provare sentimenti di quella portata. Voleva solo essere aiutata a capire di cosa si trattasse. E poi non era una cattiva ragazza, in fin dei conti... Aprì gli occhi e scese dall’eva, tornando in sala comandi ancora in plug suit. Trovò Misato in lacrime e tutti gli altri sorridenti. Asuka aveva un’espressione interrogativa sul volto, che si trasformò in stupore quando Misato la abbracciò dolcemente.
- M-Misato...?
- Asuka... non immaginavo che tu potessi essere così dolce... sei stata... un angelo...
I singhiozzi impedivano alla donna di parlare scandendo bene le lettere, ma Asuka capiva lo stesso cosa le stava dicendo.
- Ma... voi avete sentito tutto?
- Tutto il tuo discorso con Rei. Tramite l’eva...
Asuka arrossì. Chissà se avevano capito che lei era innamorata di Shinji...
- Bene, qui smontiamo tutto ed occupiamoci di altro...
Disse Ritsuko.
- Io non ho niente da fare, Asuka, vuoi che ti accompagni a scuola o preferisci andare a riposare?
Le chiese Misato.
Asuka si staccò dall’abbracciò, con un sorrisone in faccia. La consapevolezza di avere fatto del bene per qualcuno la rendeva stranamente felice, e non era pentita.
- Non voglio sprecare una giornata oziando! Portami a scuola!
Era consapevole che avrebbe sofferto un po’, vedendoli mano nella mano, ma il sorriso di Shinji sarebbe bastato come ricompensa.
- Ehi, come mai così felice anche dopo averlo perso per sempre?
Asuka si girò verso Misato sorridendo, e poi si voltò dall’altro lato scacciando velocemente via una lacrima che era apparsa senza controllo. Si avviò verso l’uscita, con in testa una strofa di una canzone che da piccola sentiva spesso.

La tua gioia sarà la mia
Il tuo sorriso sarà il mio
Il tuo amore sarà di un’altra
Ma il mio sarà sempre con te...
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