Genere: Romantico, Commedia, Erotico.
Pairing: Chakuza/Fler/Bushido.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Lemon, Slash, Threesome.
- "Ed è allora che guardo Fler – imbarazzato oltre il legale – e poi guardo Bushido e mi dico che ho voglia di farmi stringere un po’."
Note: No, non era per niente previsto un seguito a Potremmo Provare In Tre XD Non era previsto e non l’avevo plottato, ma egli è nato \o/ E io non sono esattamente nota per il lasciare morire i plotcriceti. Al limite, ci metto due secoli a partorirli, tergiversando e procrastinando eccetera eccetera, ma alla fine nascono. Per questo, in particolare, dovete ringraziare la Meg, che possiede l’account di FaceBook del Chaku (io mi sono ancora rifiutata. Anche perché il Chaku non gioca a Restaurant City, quindi averlo fra gli amici non mi sarebbe del benché minimo aiuto u.u), grazie al quale abbiamo scoperto che il povero tatino è stato male, in questi giorni. Costretto a letto e tutto, povero puccio. Da qui (e dal beauty case delle medicine dei miei nonni, ad essere totalmente sinceri XD) è nata questa cazzata che Tab s’è sorbita passo passo su MSN come al solito, e che poi Def ha avuto il buon cuore di betare successivamente. Grazie ad entrambi e spero vi abbia divertiti (uccidendovi con quantità illegali di fluff) quanto ha divertito me.
Se state chiedendovi se dovreste aspettarvi anche il Bu, giusto per completare il trittico delle delizie (d’altronde, dopo Grazia e Graziella, manca ancora Grazie al Cazzo), temo – per voi, per me, per loro – che la risposta sia sì. Eeeeh.
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Magari Ci Entriamo In Tre
"Every night, every day, just to be there in your arms." (Can't Get You Out Of My Head - Kylie Minogue)


A quanto ho capito, Fler da piccolo stava spesso male. Fa un po' specie, osservandolo com'è ora, immaginarlo piccolino, magari a tredici, quattordici anni, coi boccoli biondi schiacciati sulla fronte e sulle guance, umidi di sudore, che sta tutto infagottato in un quintale di coperte, con le guance rosse e un termometro fra le labbra e quegli occhioni enormi, azzurrissimi, resi umidi dalla febbre, che si guardano intorno con aria annoiata mentre sfoglia tipo un fumetto o chissà che altro per passare il tempo, il pigiama che gli si appiccica addosso e il petto che si muove lentamente e il respiro pesante e... ed è meglio che mi fermo altrimenti finisce male, Dio mio.
Comunque, stava spesso male. Bushido dice che era perché usciva poco di casa, infatti - dice sempre lui - quando ha preso a frequentarlo e stare fuori ogni notte, la situazione è migliorata e lui ha smesso di raffreddarsi sempre, scambiando i raffreddori coi lividi da pestaggio. Non so che guadagno possa essere, ma Bushido va molto orgoglioso di aver reso forte il sistema immunitario di Fler, anche se in cambio ha dovuto portarlo in giro con sé mentre spacciava e robe simili.
In ogni caso, il succo del discorso è che, stando sempre male, ha avuto modo di imparare un sacco di roba sui raffreddori, sulle febbri e sulle medicine con le quali contrastare queste piaghe sociali. Allo stesso modo, però, ha sviluppato un odio profondo per tutto ciò che sia malaticcio, deboluccio e moccioloso. E se la sua conoscenza del tutto è il motivo per cui sto steso in questo letto con un beauty case pieno di medicine fra le mani, il suo odio atavico per la febbre è il motivo per cui, in questo letto, ci sto tutto da solo. E mi annoio a morte.
Tutto è cominciato la notte in cui io e Bushido abbiamo deciso che ci eravamo rotti le palle di stare senza Fler e che, per questo motivo, saremmo andati dalla Svizzera direttamente fino a Lahr per passare un po' di tempo con lui. Sapevamo bene - conoscendo Fler per il pezzo di legno che è - che la piazzata ci avrebbe come minimo fatto guadagnare uno sfanculamento immediato senza possibilità d'appello, ma sapevamo altrettanto bene - conoscendo Fler per la zoccola che è - che sarebbe bastato poco per farsi perdonare, perciò abbiamo deciso di andare comunque. E infatti, come volevasi dimostrare, per prima cosa Fler ci ha mandati a fanculo, ma appena abbiamo fatto tanto di mettergli le mani addosso l'abbiamo visto sciogliersi fra le nostre dita come burro, ed è sempre uno spettacolo quando lo fa, perché anche quando si prende bene e lo vedi che fa cose veramente allucinanti in posizioni altrettanto allucinanti, riesce comunque a mantenere quella sorta di... non saprei spiegarlo, è una specie di imbarazzo di base che si mischia alla sua scontrosità naturale, che sembra sempre di vedergli scritto in faccia “ma che cazzo sto facendo? E perché? Ma anche chissenefrega, Dio, è bellissimo”.
Insomma, sia io che Bushido abbiamo avuto modo di essere orgogliosi del nostro genio, ma fare tutto di corsa quando sei appena uscito da una doccia veloce e sei ancora dannatamente accaldato da due ore di concerto, non è esattamente qualcosa di cui andare altrettanto orgogliosi. In un primo momento non me ne sono mica accorto, nel senso, non è che mi sia sentito subito male. Però, quando l'indomani mattina mi sono svegliato strettissimo a Fler, con le labbra contro la sua spalla e, per prima cosa, ho starnutito, ho cominciato a pentirmi di tutta una serie di cose, compreso il non essermi asciugato per bene prima di rivestirmi per mettermi in macchina e partire alla volta della mia seconda madre patria abbandonando il mondo della mucche e del cioccolato al fianco di Bushido, nella sua Mercedes.
Comunque anche lì, sul momento, avevo solo starnutito. Non mi sembrava ci fosse niente di così enormemente grave. Stavo lì in una camera d'albergo non mia, erano le sei del mattino circa, Bushido dormiva ancora come un ghiro con una gamba incastrata fra le mie ed ho starnutito. Tutto qui.
Fler, però, ha aperto gli occhi - subito sveglissimi, ed aveva dormito solo, tipo, tre ore. Neanche piene. E dopo del sesso stancantissimo. Sa solo lui come fa - e mi ha guardato come se fossi un mostro disgustoso appena apparso di fronte ai suoi occhi.
- ...hai per caso preso freddo? - mi ha chiesto, gelido, scostandosi appena. Io mi sono affrettato a negare.
- Mi prudeva il naso. - ho risposto, cercando di suonare convincente, - Ti sono stato schiacciato addosso tutta la notte. Forse per quello.
Lui si è piegato ad annusarsi un po' la spalla ed ha borbottato un “sa di te” a metà fra il tenero e il risentito, motivo per cui io mi sono sentito in diritto di sporgermi e baciarlo, poco prima che lui decidesse che non era il caso e saltasse in piedi, diretto al bagno.
- Che fai? - gli ho chiesto, disincastrandomi dalla stretta di Bushido - che ha approfittato del mio spostamento per colonizzare tutto il letto - ed andandogli dietro. Lui ha scrollato le spalle, tirando su i pantaloni della tuta che stavano scivolandogli sotto il sedere.
- Doccia. - ha risposto, - Fai il caffè?
- Aspetta... - mi sono affrettato a fermarlo, stringendolo da dietro e tirandomelo appresso mentre raggiungevo il cucinino in un angolo, - Mi dai una mano? - ho chiesto, sorridendogli sulla schiena.
- Sai perfettamente come si prepara il caffè anche senza che ti aiuti io, Chaky... - mi ha fatto notare lui, cercando di divincolarsi. Per tutta risposta, io l'ho schiacciato contro il cucinino.
- Non ho detto che la mano mi serviva per il caffè. - ho ghignato, strusciandomi un po' su di lui.
L'ho sentito irrigidirsi immediatamente nella mia stretta ed ho sorriso, baciandogli una spalla.
- Ma voglio farmi una doccia... - si è lagnato, piantando le mani sul tavolo e smettendo di cercare di liberarsi.
- Non sei ancora così sporco. - ho riso io.
- Sei un maiale. - mi ha risposto lui, senza ritrarsi quando mi ha sentito avanzare un po' verso di lui. - Chaky... no.
- Eddai... - ho insistito io, infilandogli una mano nei pantaloni ed accarezzandolo piano, - Solo io e tu? - ho chiesto. Sia mai. Uno ci prova sempre.
- No! - ha ovviamente risposto lui, oltraggiato. Però poi l'ho sentito sospirare ed ho capito che magari non saremmo stati soli ma ne sarebbe venuto fuori comunque qualcosa di buono. - ...svegli Anis? - ha chiesto a bassa voce, piegandosi lievemente sul mobile.
Per svegliarlo, gli ho tirato una scarpa. Ma quando si è resto conto della situazione non s'è neanche sognato di lamentarsi, lui.
Insomma, le cose, almeno per quella mattina - ed almeno fino a quando Godsilla e Reason non sono entrati in camera di Fler per svegliarlo, convinti di trovarlo da solo nel letto e trovandolo invece in compagnia di altre due persone schiacciato fra un tavolo ed il cucinino - sono andate bene. Fler è tornato a Berlino in macchina con noi ed io e Bushido abbiamo perciò avuto l'occasione di osservarlo raggomitolarsi tutto e addormentarsi sul sedile posteriore. Scene patetiche con due uomini adulti che guardano un uomo altrettanto adulto dormire placido come un bambino a pochi centimetri da loro e si lasciano andare a sospironi innamorati e occhiate languide. E via così.
Ovviamente, appena arrivati a Berlino Fler era riposatissimo, ha preteso di riappropriarsi di casa ripulendola tutta da cima a fondo - d'altronde era via da più di un mese, era normale avesse voglia di toccare tutto - e poi, naturalmente, ha preteso di riappropriarsi anche del letto. A nostro modo. Una giornata decisamente piacevole, d'accordo, ma anche stancante. Ed io covavo l'influenza.
Insomma, il giorno dopo, ovviamente, quando ho aperto gli occhi - mi sveglio sempre per primo, un po' perché ho fame presto, un po' perché Fler si agita sempre prima di svegliarsi, e siccome è mattiniero ed io ho il sonno leggero, insomma, ci svegliamo a vicenda. Bushido invece è un ghiro e potrebbe dormire per secoli - comunque, appena ho aperto gli occhi mi sono accorto subito che c'era qualcosa che non andava. Purtroppo, se n'è accorto anche Fler.
- Tu hai la febbre. - mi ha detto. Più che una constatazione, sembrava tipo una condanna a morte. Tu non puoi dire “hai la febbre” come diresti “sei condannato alla sedia elettrica, Peter Pangerl”. È una cosa ingiusta.
- No... - mi sono lamentato io. La mia voce era più che altro un rantolo roco, ma io ho sempre la voce un po' così, ringhiante, ed ho sperato che Fler non cogliesse la differenza. Figurarsi.
- Hai la febbre. - ha ripetuto lui, - Hai gli occhi lucidi. La voce rauca. - e si è chinato a sfiorarmi la fronte con la propria. - E sei caldo. Hai la febbre.
- Non è vero. - ho borbottato, e l'ho afferrato per la nuca nel tentativo di spingermelo contro e zittirlo in via definitiva, ma lui ha opposto resistenza e s'è messo seduto.
- Tu hai la febbre e non me la passerai. - ha decretato con decisione. - Perciò io vado a stare sul divano.
E così dicendo, anche se non aveva fatto altro che dormire fino a quel momento, ha preso il cuscino ed il lenzuolo - rubandolo a me e Bushido, il quale s'è finalmente deciso a svegliarsi imprecando per il freddo e la nudità improvvisa - e s'è trasferito in salotto.
L'ho visto uscire dalla stanza e mi sono voltato verso Bushido, che nel frattempo aveva cambiato posizione e s'era tutto raggomitolato cercando di dormire ancora.
- Ohi, Bu? - l'ho chiamato, - Fler se n'è andato.
- Tornerà quando avrà fame. - ha biascicato lui, riprendendo a ronfare. Io gli ho tirato uno scappellotto sulla fronte.
- Non è un cane! - gli ho strillato, mentre lui spalancava gli occhi e si metteva seduto borbottando un “ahi” risentito e massaggiandosi il punto dolente, - Dice che ho la febbre.
Bushido mi ha schiaffato una mano sulla fronte – facendomi peraltro un male fottuto – tenendo l’altra sulla propria, e fissando il vuoto per dei lunghi secondi.
- Be’, ha ragione. – ha concluso, saltando in piedi, - Sei caldo. Avrai preso fresco, povero.
L’ho osservato, nudo per com’era, dirigersi verso l’armadio ed estrarne una coperta di lana che doveva essere costata quanto una pecora viva, per poi tornare verso il letto ed avvoltolarmi tutto come una specie di involtino primavera.
- Bushido, che cazzo stai facendo? – ho chiesto con aria curiosa.
- Mi prendo cura di te. – ha risposto lui, annuendo compitamente.
- Non voglio restare a letto! – ho sbraitato, ed avrei continuato a lagnarmi se lui non si fosse chinato a zittirmi baciandomi pure con una certa prepotenza e rischiando oltretutto di soffocarmi.
- Stai buono. – mi ha detto poi, rimettendosi dritto ed infilandosi un paio di pantaloni a caso – di Fler. – Io vado di là.
Io sono rimasto lì avvolto nelle mie coperte per due minuti circa. Mi sono detto, vedi tu che carino. Mi ricopre di lana, magari è anche andato a prendermi un bicchiere d’acqua, che ho voglia di bere, e forse è andato pure a recuperare Fler, che ho voglia di lui. Insomma, mi sono un po’ lasciato andare su pensieri simili circa Bushido, dicendomi anche che non era male come compagno, in fondo, e comunque bacia da Dio, quando improvvisamente sento Fler gemere. Io, i gemiti di Patrick, li sento a chilometri di distanza. Non è possibile che un suono così lagnoso e intollerabile e fottutamente sexy possa sfuggirmi. E quello era un gemito. Senza dubbio.
Mi sono alzato di corsa e, così avvolto nella coperta per com’ero, sono uscito fuori dalla stanza per ritrovarmi davanti allo spettacolo di Bushido che schiena Fler contro la parete del corridoio e si fa avanti per baciarlo mentre lui mugola “no, Chaky non sta bene, non voglio”.
- Traditore fedifrago! – ho urlato.
- Tu volevi scopartelo in camera, ieri. – mi ha fatto notare lui, - Ti ho sentito.
- Be’, non l’ho fatto!
- Perché lui ti ha fermato. Nemmeno io l’ho fatto.
- Perché lui ti ha fermato ed io sono arrivato e ti ho visto!
Ci ha interrotti la risata di Fler. Che è una delle cose più carine del mondo e non si capisce come possa venire da un torello alto due metri.
- Siete gelosi. – ci ha rivelato, come una specie di saggio buddista, - Che coglioni. – e poi è sparito in bagno. E io e Bushido siamo rimasti lì a guardarci, effettivamente come due coglioni. Poi io ho scrollato le spalle e me ne sono tornato a letto.
La giornata è continuata in maniera tutto sommato tranquilla fino a quando, giunta sera, nonostante fossimo tutti e tre deliziosamente incastrati sul letto a guardare la televisione, Fler si è alzato e ha recuperato il pigiama, annunciando candidamente che “allora lui andava sul divano”. Okay, forse avrei dovuto sospettare qualcosa perché non eravamo proprio così incastrati: Fler stava sul lato sinistro del letto, Bushido stava accanto a lui e lo stringeva ed io stavo svaccato su Bushido e sfioravo Fler giusto con un braccio. Loro erano incastrati, io stavo lì posato. E starnutivo.
Perciò, quando ho ricollegato le cose, ho alzato lo sguardo ed ho chiesto a Fler se stesse andando di là perché non voleva dormire con me.
- Sì. – ha risposto candidamente lui. Giuro, ci sono rimasto di merda.
- Pat, non fare il cazzone. – ha risposto duramente Bushido, - Torna a letto.
Fler, che non è esattamente uno cui piaccia farsi mettere i piedi in testa, gli ha ricambiato l’occhiata truce ed ha piantato una mano sul fianco.
- Vado dove cazzo voglio. – ha ribadito, - Ovvero, sul divano. – dopodiché, è uscito.
Bushido ha ringhiato qualcosa ma è rimasto steso a letto. Nel silenzio della camera, io ho tirato su col naso ed ho continuato a fissare la porta attraverso la quale Fler era uscito per quelle che mi sono sembrate svariate eternità. Poi, senza che nemmeno me ne accorgessi, Bushido è scivolato sotto le coperte al mio fianco, ha spento la luce sul comodino e mi ha lasciato scivolare un braccio attorno alle spalle, stringendomi a sé.
Non è stato fastidioso dormire insieme – abbiamo dormito insieme per tutto il periodo in cui Fler è stato via, in tour – ma un conto è farlo sapendo che Fler è lontano chilometri e non c’è nessuna possibilità di averlo nel letto in tempi brevi, un altro è farlo sapendo che invece Fler è lì a qualche metro e che se non sta con noi è solo perché è uno stronzetto che si diverte a tenerci sulla corda e ogni tanto si perde in follie tipo questa. L’indomani mattina, quando ci siamo svegliati, io e Bushido eravamo ancora nella stessa identica posizione rispetto a quando ci eravamo addormentati.
- Bu… - l’ho chiamato piano, la voce ridotta a un rantolo, - Mi sa che sto peggiorando.
Lui, inaspettatamente, non mi ha costretto a chiamarlo altre duemila volte e s’è svegliato subito, schiarendosi la gola con un paio di colpi di tosse ed accarezzandomi la fronte con una mano.
- Sì, Chaky. – ha risposto un po’ cupo, - Sei più caldo.
Siamo rimasti lì a deprimerci – io a guardare il vuoto, Bushido ad accarezzarmi una spalla con fare consolatorio – fino a quando la porta non si è spalancata. Fler, fresco di doccia ed anche riposato come un bambino dopo dodici ore di sonno, non ci ha nemmeno salutati, tutto preso com’era ad avanzare con la testa ficcata per metà in questo enorme beauty case tristissimo e nero all’interno del quale sembrava fosse contenuta la soluzione di tutti i mali del mondo, tanta era l’attenzione con la quale lui lo controllava e ricontrollava.
Io e Bushido ci siamo guardati ed abbiamo scrollato contemporaneamente le spalle mentre Fler si lasciava ricadere sul letto in mezzo a noi – sgomitando da un lato e dall’altro per riprendersi il posto che era suo di diritto e del quale il nostro avvicinamento notturno lo aveva, a suo parere, ingiustamente privato – e poi si voltava verso di me con l’aria di un ragazzino che ha appena fatto qualcosa di molto gentile e per il quale si aspetta perciò riconoscenza vita natural durante.
- Poi non dire che non ci tengo, a te. – ha dichiarato, mostrandomi il beauty case. Io ho sbirciato all’interno e nel mentre l’ho ascoltato spiegare. – Qua dentro ci sono tutte le medicine che possono servirti. C’è lo spray nasale, ci sono le vitamine, c’è la tachipirina se la febbre si alza ancora, ci sono le pillole per il mal di testa, c’è lo sciroppo e c’è anche la pomata da passare sul petto se la tosse peggiora. – ha elencato con aria competente, indicando ogni medicina con un dito. – Visto? È dalle sette che sono in giro fra casa e farmacia per preparare tutto.
L’ho guardato con un’aria a metà fra il grato ed il totalmente rincoglionito, e Bushido ha riso tenero dietro di lui. Questo è Fler, in sostanza. Al di là del sesso, questo è il motivo per cui né io né Bushido ci sogneremmo mai di fare qualcosa per distruggere l’equilibrio perfetto che regna in questa casa.
Quando ho fatto per sporgermi verso di lui e baciarlo, comunque, lui s’è ritratto, piantandomi una mano sulla faccia.
- Quando guarisci. – ha detto deciso. Io ho lanciato un’occhiata a Bushido, come a dirgli “be’, ok, bacialo tu per me”, ma quando lui ha fatto tanto di avvicinarglisi e spingerlo a voltarsi per esaudire la mia muta richiesta, Fler ha piantato una mano sulla faccia anche a lui ed ha risposto – Quando guarisce Chaky. – e questo ha chiuso la questione.
Meno di un minuto dopo s’è rimesso in piedi ed è uscito dalla stanza. Io sono tornato ad abbattermi contro Bushido perché i brividi di freddo mi stavano uccidendo e lui, quantomeno, è una stufetta naturale non da poco, e poi ho sospirato.
- Forse è meglio se mi trasferisco in camera degli ospiti. – ho annunciato tetro, borbottando un po’.
- Stai benissimo qui dove stai. – ha risposto lui, decisissimo, ed io ho riso.
- Grazie, ma quel coglione continuerà a dormire sul divano, se io non mi schiodo. Quindi ora prendo il cocktail di medicinali che con tanto amore lo stronzo ha preparato per me, e vado in camera degli ospiti. – Bushido ha fatto per protestare, ma io mi sono sollevato e l’ho zittito con un’occhiata prima che lui potesse anche solo cominciare. – Mi dai una mano? – ho chiesto, avvolgendomi nella coperta di lana che supponevo sarebbe stato il mio bozzolo per molti giorni a venire. Bushido ha annuito, e lì è cominciato il mio breve trasloco.
Questa è, in sostanza, la storia di come sono finito in questa stanza noiosissima, con questo letto minuscolo, senza neanche il televisore. Da quando sono qui la febbre si è alzata – ed ho preso la tachipirina – ho avuto mal di testa – ed ho preso le pillole – la tosse è peggiorata – ed ho preso lo sciroppo e spalmato la crema – e mi sono sentito un sacco debole – ed ho mandato giù quintali di disgustosi bicchieri d’acqua all’interno dei quali avevo fatto sciogliere quelle enormi pillole frizzanti all’arancia che Fler chiama “vitamine”. E adesso sto effettivamente meglio. La tosse sta scomparendo, la febbre è quasi del tutto estinta e non sono più costretto a vivere attaccato alla boccetta dello spray nasale per non morire soffocato dal mio stesso muco. Sto riappropriandomi di una vita sana e priva di malesseri e sono perciò molto orgoglioso di me stesso.
Bushido, nonostante abbia ripreso a lavorare, visto che fra poco esce l’audiolibro della biografia, ha passato un po’ di tempo con me ogni giorno. È entrato qui dentro, mi ha dato un bacio, s’è seduto sulla seggiolina e poi si è messo a parlare. Quell’uomo ha una voce che sembra fatta apposta per calmarti, quando non urla. Cioè, si mette lì e parla di cazzate e tu dopo un po’ smetti anche di capire effettivamente cos’è che ti sta dicendo. Lo senti e basta, è sufficiente.
Perciò è questo ciò che ho fatto in questo giorni: ho cominciato a guarire preoccupandomi di non farcela per il concerto del sedici, ho ascoltato Bushido parlare, ho dormito e non ho mai visto Fler. In compenso so che ha accolto la notizia del mio trasferimento qua dentro con un incomprensibile “oh” – riprendendo immediatamente il suo posto al fianco di Bushido nel letto – e che da una settimana lui e Bushido non fanno che litigare. Cominciano al mattino appena svegli e finiscono alla sera quando chiudono gli occhi. Non so cosa si dicano, ma sono sette giorni che, ogni volta che sono in casa insieme, li sento abbaiare come cani, anche se, ogni volta che gli chiedo se c’è qualcosa che non va, Bushido sorride e risponde che è tutto a posto.
Il risultato delle urla e dei litigi io lo comprendo solo oggi, nel momento in cui, dopo essermi rifornito con la mia dose giornaliera di acqua all’arancia, sollevo gli occhi e mi ritrovo davanti Fler che appare sulla soglia – la porta non l’ha aperta lui, ma una mano che si è infilata fra il suo braccio e il suo fianco e l’ha aperta al suo posto – ed entra nella stanza palesemente controvoglia, spintonato da dietro, guardandosi intorno con un broncio stupidissimo e carinissimo, gli occhi che si soffermano su ogni particolare della stanzetta evitando accuratamente il particolare più importante, che sono io e sento tanto la mancanza di quegli occhi addosso che ho voglia di mettermi ad agitare le braccia sventolando bandiere segnaletiche per farmi notare.
- Pat! – lo chiamo, e sono talmente felice di vederlo che non mi importa se mi ha ignorato fino ad oggi, - Sto meglio! – e ci tengo a precisare che io glielo dico, ma lui nemmeno si è informato.
- Hai ancora un po’ di raffreddore. – mi fa notare lui, impietoso, mentre Bushido rotea gli occhi, lo supera e si fa avanti, posando un cestino pieno di frutta sul comodino ed arrampicandosi disinvoltamente sul letto al mio fianco. È un singolo, ma Bushido è sottile e qui ci si sta comodi, in due.
- La frutta – mi dice Bushido, baciandomi piano sulle labbra, - l’ha comprata lui. Dovevi vederlo, al mercato, fra le bancarelle, che sceglieva personalmente le mele.
Io rido e guardo Fler, che sta ancora immobile nel centro della stanza, guarda altrove e tiene le braccia incrociate sul petto.
- Te ne intendi? – chiedo, recuperando una mela lucidissima dal cestino ed addentandola con soddisfazione. Fler scrolla le spalle e non risponde.
Bushido ride e prende a raccontarmi di come quella mattina si sia messo in testa di convincerlo a venirmi finalmente a trovare, io borbotto ma Bushido non lascia spazio per le mie lamentele e continua col racconto, e dipingendomi davanti agli occhi un Fler che gli ricambia un’occhiata incerta e gli dice “sì, però Chaky ce l’avrà sicuramente con me… non posso presentarmi a mani vuote”, e decide perciò di andarmi a comprare della frutta fresca. Mi viene da ridere perché è ovvio che Fler avrebbe potuto anche entrare qui dentro nudo come mamma l’aveva fatto e sarebbe stato bellissimo lo stesso. Anzi, probabilmente sarebbe stato anche meglio. Ed è allora che guardo Fler – imbarazzato oltre il legale – e poi guardo Bushido e mi dico che ho voglia di farmi stringere un po’. Che sono giorni che non faccio che pensare a guarire, più che per il concerto, più che per la gola che gratta, più che per i brividi e tutto il resto, perché voglio tornare a stare con loro, nel letto, giorno e notte e in tutte le altre ore che ci passano di mezzo.
È per questo che mi scosto un po’, sul materasso, e parlo.
- Magari… - ipotizzo, prendendo con gli occhi le misure del letto, - Magari ci entriamo in tre.
Fler inarca un sopracciglio.
- Impossibile. – nega seccamente.
Bushido sospira.
- È un tuo problema. – risponde. E, nel momento in cui io mi volto a guardarlo intenzionato a chiedergli se non abbia voglia di farsi sfanculare definitivamente, sento una sua mano scivolare verso l’alto sulla mia coscia, e mi dico “oh”.
Fler si accorge del movimento, ma in un primo istante non fa nulla. Resta lì, ci guarda con aria estremamente disapprovante – le braccia serrate sul petto, gli occhi che brillano di gelosia – e mi osserva stendermi indietro sul cuscino mentre Bushido si gira su un fianco e lascia scivolare la mano sopra i miei boxer, accarezzandomi lentamente. Chiudo gli occhi e mi lascio andare ed è allora che sento Fler mugolare “ma così non è giusto!”, e poi tutto il letto trema e si agita ed io apro gli occhi e rido perché Patrick è lì che cerca il suo spazio, Bushido e lì che glielo concede ed io sono qui che mi rimetto seduto, allargo braccia e gambe e lo stringo a me, mentre lui si rigira fra le mie braccia per darmi le spalle ed aderire perfettamente con la schiena al mio petto.
Bushido ghigna, mettendosi in ginocchio e stringendo Fler da davanti.
- Sì che ci entriamo in tre.
- Lo sapevo che volevi andare a parare qui… - borbotta Fler, stendendosi contro di me e muovendosi appena contro la mia erezione, mentre gira il capo alla ricerca delle mie labbra, - Chaky, se mi passi il raffreddore non ti perdonerò mai.
- Sei forte e pieno di salute. – lo prendo in giro io, e poi sulle sue labbra mi ci perdo, perché sono calde e sanno di lui e non le sento da giorni e mi sono mancate un casino. – Cazzo, oggi tocca prima a me, sì, Bu?
Bushido annuisce e sorride, e si tira un po’ indietro, afferrando Patrick per la vita e portandolo con sé nel movimento per sbottonargli i pantaloni e spogliarlo. Forse non toccava proprio a me per primo, oggi, ma Anis è tranquillo, bacia Fler lungo il collo fin sotto l’orecchio e lo aiuta a risistemarsi fra le mie gambe, accarezzandolo piano fra le cosce mentre io scendo a prepararlo con le dita umide e poi entro lentamente dentro di lui, osservandolo reggersi alle sue spalle con le mani ben salde per potersi muovere come preferisce, dettando lui il ritmo delle mie spinte e lamentandosi rumorosamente, mordendo le labbra di Bushido, quando mi muovo diversamente da come lui vorrebbe. Morde Bushido, Bushido guarda me, io mi fermo e lascio che sia Fler ad imporsi come vuole, tra un ansito e un mugolio appena trattenuto, e quando veniamo – in che ordine non saprei nemmeno dirlo – io mi sporgo in avanti per baciare la nuca di Fler, Bushido si sporge in avanti per baciare lui e Fler, invece, si scosta. Perciò tutto ciò che io ottengo solo le labbra di Bushido e tutto ciò che Bushido ottiene sono le mie.
Per quanto inizialmente la cosa sia inattesa – sia io che lui ci aspettavamo un sapore diverso – facciamo in fretta a dimenticarcelo. Fler solleva una mano ad accarezzarmi la nuca e con l’altra scivola dalla spalla al collo di Bushido, massaggiando piano, e ride a mezza voce.
- Siete bellissimi. – commenta poco dopo, quando io e Bushido ci separiamo con un lieve schiocco e ci guardiamo negli occhi, un po’ confusi. – Mi siete mancati.
Io e Bushido imitiamo la sua risata e cerchiamo le sue labbra, prima lui – perché mi sa che toccava a lui, ecco – e poi io, e Fler ci bacia entrambi lentamente, perfettamente soddisfatto.
Dopodiché, lo osservo disincastrarsi dalla nostra stretta e stendersi al mio fianco, mugolando piano.
- Stanco? – gli chiedo, chinandomi a baciargli una tempia mentre Bushido prende posto accanto a lui, schiacciandosi il più possibile contro il muro per non costringermi a rotolare rovinosamente per terra.
Fler annuisce, gli occhi già chiusi.
- Dormo solo un po’. – mugugna, e poi il suo respiro si regolarizza ed io e Bushido restiamo ad osservarlo ipnotizzati, come sempre.
Quando si risveglia, un paio d’ore più tardi, ha gli occhi lucidi e un po’ arrossati.
- Lo sapevo io… - borbotta confusamente, - Chakuza, ti odio… fuori da questa casa…
Un po’ incerto, io lo guardo, senza capire.
- Ma che c’è? – chiedo confusamente, - Ti senti male?
Bushido spalanca gli occhi, si mette seduto e gli sfiora lievemente la fronte, prima di sporgersi oltre il suo corpo ed anche oltre il mio, allungandosi fino al comodino e recuperando il termometro dal primo cassetto, per scuoterlo un po’ e infilarglielo gentilmente sotto l’ascella, mentre Fler si lascia maneggiare neanche fosse fatto di pongo.
Quando il termometro riemerge, Fler si nasconde sotto le coperte. E Bushido mi guarda.
- Trentotto. – decreta cupo, - E mi sa che siamo solo all’inizio.
- Fanculo. – biascica Fler, lamentoso, - Vi odio entrambi. – ed un brivido di freddo lo scuote tutto. - …restate?
E noi lo sappiamo che si meriterebbe di essere mandato a fanculo e lasciato solo in quarantena. Però, visto che, anche se il letto è piccolo, in tre ci si entra tranquillamente, preferiamo infilarci sotto le coperte al suo fianco ed aspettare che sia lui a dirci di non volerci più fra le palle. Sempre che questo avvenga, ovviamente.
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