Genere: Comico, Erotico.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Incest, Language, Lemon, PWP.
- Tom adora passare del tempo da solo con suo fratello. Bill lo diverte, lo riempie di ricordi piacevoli e lo fa stare bene. Ma stare con Bill può essere anche molto pericoloso. Soprattutto quando sente degli strani suoni provenire da un punto imprecisato del mondo intorno a lui e, per verificarne la provenienza, decide di calarsi sul balcone di sotto, combinando un disastro.
Note: Prima di tutto: i gemelli Kaulitz SONO DAVVERO dei guardoni X’D Nel dvd Leb Die Sekunde (che io e la neechan abbiamo amabilmente guardato insieme dopo aver affrontato la TORTURA di passarcelo tramite cartelle condivise di MSN), Bill racconta di questo momento allucinante in cui lui e tutti gli altri ragazzi del gruppo hanno assistito praticamente alla stessa cosa cui assistono in questa modesta storiella XD Quindi sì, questa parte è veritiera. Tutto il resto è fangirling XD E porno, chiaramente. Perché il porno? Perché il fandom inglese LETTERALMENTE pullula di PWP smut su Bill e Tom. È semplicemente INDECENTE che in Italia non ce ne sia neanche una perché… perché un archivio ha vietato l’incest graficamente esplicito fra le proprie pagine! Chissene, dico io! Pubblicheremo altrove! Oh. *angst*
E poi, cosa può esserci di meglio per augurare i migliori venti anni possibili a una neechan stupenda come la mia, che non un’enorme dose di porno-lol fra i gemelli Kaulitz…? :D Tanti auguri Ana >*<
(Tra l’altro, PER CARITA’: Ask For Answers dei Placebo sta diventando tipo la canzone ufficiale dei gemelli Kaulitz?! È tipo la MILLESIMA volta che la uso per una fic su di loro! Qui, nel caso specifico, per il titolo: “these bonds are shackle free / wrapped in lust and lunacy” <3)
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LUST AND LUNACY

La luna era piccola e lontana, e la notte era così buia che sembrava non dovesse finire mai, ma allo stesso tempo era talmente gonfia di stelle e romantica che, in un impeto di dolcezza – qualcosa che generalmente gli era del tutto estranea – Tom si ritrovò a pensare che non sarebbe stato male se si fosse protratta davvero per sempre.
Nella frescura secca di quella nottata estiva, la risata di Bill riempiva l’aria, mentre la sua voce si industriava a raccontare qualcosa di estremamente divertente accaduto durante il concerto.
- E la ragazza si è davvero arrampicata addosso alla sua amica per vedere qualcosa! L’ha praticamente uccisa! Ti rendi conto?
In realtà non l’aveva notato, durante l’esibizione. C’erano cose alle quali solo Bill poteva permettersi di dedicare attenzione. E lui non si faceva sfuggire niente, di solito.
Tom si concesse una risatina.
Adorava passare del tempo da solo con suo fratello. Era piacevole chiacchierare tranquillamente del più e del meno, come quando avevano dieci anni e neanche immaginavano quanto lontano sarebbero arrivati. Per questo, quando durante i tour arrivavano in un qualche albergo che fornisse loro un posto solitario in cui passare qualche ora – come la terrazza del tetto di quello in cui si trovavano in quel momento – entrambi si fiondavano a conquistarlo neanche fossero stati condottieri in battaglia.
- Ehi… - disse Bill d’improvviso, dopo un attimo di silenzio, - Hai sentito?
Tom inarcò lievemente un sopracciglio.
- Sentito cosa?
- Ma come “cosa”? Questi rumori strani! Ascolta.
Il biondo tese le orecchie, ma non sentì nulla.
- È colpa dei nostri respiri. Fanno troppo rumore. – motivò Bill con disappunto, coprendo entrambe le loro bocche con le mani e stringendo le loro narici fra le dita.
Ed in effetti, nel silenzio totale che fu conseguenza del loro contemporaneo privarsi d’ossigeno, qualcosa Tom la sentì.
Suoni strani, sì.
Come… lamenti.
Spalancò gli occhi e lanciò uno sguardo incuriosito a Bill, che rispose annuendo. Dopodichè si sentì ad un passo dal soffocamento e si liberò dalla mano di suo fratello, tornando a respirare normalmente.
- Cosa sarà? – incalzò Bill, senza neanche dargli il tempo di riprendersi.
Tom scrollò le spalle.
- Viene da lì! – continuò il moro, afferrandolo per una mano e trascinandolo con decisione fino all’orlo della terrazza.
- Bill, aspetta, che diamine fai?! – cercò di opporsi lui, per quanto debolmente – aveva decisamente un problema nell’opporsi a suo fratello.
Bill si chinò sul bordo della terrazza, e a Tom venne un infarto.
Mentre lanciava improperi contro gli architetti, i muratori e, non ultimo, quell’idiota di David, che aveva permesso che un ragazzo palesemente privo di cervello quale era Bill fosse accolto in un albergo che difettava di ringhiere in un posto pericoloso come la terrazza sul tetto, afferrò suo fratello per i fianchi e si preparò a morire con lui se fosse stato necessario.
- Bill! – strillò angosciato, - Torna subito su!
- Ma non sto cadendo! – rispose suo fratello con uno sbuffo infastidito, - Voglio solo vedere!
- Se ti sporgi ancora cadrai e ti spaccherai la testa dopo un volo di quaranta metri! Sarà orribile! Ti si scombinerà tutto il trucco! – disse, cercando di riportarlo in una posizione meno pericolosa.
- Non dire sciocchezze. – ribatté Bill, perfettamente calmo, - C’è un balcone qui sotto.
- …oh. – sbottò Tom, affacciandosi anche lui oltre il bordo per rendersi conto che sì, in effetti appena un paio di metri sotto di loro c’era un balcone, e quindi Bill al più si sarebbe spaccato una gamba o qualcosa di simile, anche lasciandolo andare.
- I rumori vengono da lì. – lo informò suo fratello, con un tono curioso e insinuante che Tom non stentò a definire spaventoso, - Caliamoci e vediamo!
- Bill! – protestò lui, roteando gli occhi e ricominciando a tirarlo per portarlo su, - Non sono fatti nostri!
- Aaah, avanti! Non venirmi a raccontare che non sei curioso!
- Non lo sono, infatti! – disse, sperando che questo lo fermasse.
Ma Bill non era facile da fermare.
Lo osservò divincolarsi come un gatto dalla sua stretta e calarsi con nonchalance sul balcone di sotto, complice la sua altezza e la sua dannata straordinaria magrezza.
- Bill! – lo chiamo per l’ennesima volta, - Non possiamo metterci a spiare! – ma lo stava già seguendo nella sua rapida discesa al piano di sotto, e sospirò pesantemente nel rendersi conto che sì, aveva davvero dei problemi, quando si trattava di opporsi al suo gemello.
E così eccoli lì.
Immobili, impalati e sconvolti su un balcone all’ultimo piano di un albergo.
Soli.
Coperti dalla notte.
Ad osservare con malcelata curiosità un uomo e una donna sconosciuti all’interno di una camera prodigarsi nelle performance sessuali più allucinanti e particolari con una velocità e un ritmo tale che Tom pensò stessero filmando un porno.
Cosa che non era.
Perché non c’erano telecamere.
A meno che non fossero molto piccole e… be’, nascoste.
Si voltò a guardare Bill, incapace di dire una parola, limitandosi a indicare le due figure in rapido movimento sul letto. Bill lo guardò a sua volta e annuì, restando anche lui in silenzio.
- Haha. – provò a ridere lui, scrollando le spalle, - Però, si danno da fare.
Okay, forse una battuta simile non era una cosa molto furba con la quale uscirsene in un momento come quello.
Stava praticamente guardando un porno.
Live.
Con suo fratello.
Doveva fuggire!
Guardò di sottecchi il bordo della terrazza, sopra la sua testa, e si rese rapidamente conto del fatto che per quanto fosse stato facile scendere, risalire si prospettava un’impresa praticamente impossibile. Sarebbe arrivato ad aggrapparsi solo saltando, e anche in quel caso poi ritirarsi su con la sola forza delle braccia sarebbe stato del tutto impensabile, per non parlare del fatto che i propri dannatissimi vestiti avrebbero rappresentato un ostacolo non indifferente, e Bill!!!, Bill non sarebbe mai stato in grado di reggerlo per aiutarlo ad arrampicarsi, Bill non possedeva muscoli! Era un mucchietto d’ossa e pelle, e al massimo di capelli! C’erano giorni in cui pensava che il trucco che si metteva addosso pesasse addirittura più di lui! Non che lui fosse particolarmente robusto, al confronto, ma…
…merda.
Si affacciò al balcone, per vedere se per caso ci fossero delle scale di servizio, o la possibilità di calarsi di piano in piano fino a raggiungere terra. Ma ovviamente delle scale nemmeno l’ombra – come aveva potuto aspettarsi delle scale da un albergo privo di ringhiera sul terrazzo?! – e i balconi erano esattamente l’uno sotto all’altro, e non offrivano speranze né appigli per poter pensare di scalarli senza, come minimo, morire.
Ri-merda.
Erano in trappola!
Non potevano muoversi!
Erano condannati a restare lì a guardare due pervertiti in azione per l’eternità! O peggio, fino a quando non fossero stati scoperti!
Era un dramma. Un dramma! Perché Bill non stava già correndo tutto intorno lanciando urla isteriche come lui stesso avrebbe desiderato fare?!
…facile a dirsi.
Perché Bill era rimasto in incantata ammirazione della scena al di là del vetro per tutto il tempo, come Tom non mancò di notare.
- Bill? Tutto a posto? – chiese titubante, sforzandosi di non guardare all’altezza del cavallo dei pantaloni di suo fratello, per non verificare da solo se fosse “tutto a posto” o meno.
Bill si riscosse e arrossì, allontanandosi da lui di qualche passo e dandogli le spalle.
- Sì! – rispose d’un fiato, - Certo che è tutto a posto!
Perfetto.
PERFETTO
!
Intrappolato su un balcone a guardare porno con un fratello eccitato!
Perfetto, davvero.
Grazie Signore, l’adolescenza fa schifo.
Si abbatté stremato e angosciato sul pavimento del balcone, appoggiando le spalle contro la ringhiera – almeno lì c’era! – e sistemandosi il cappello sulla testa.
Bill rimase in piedi ancora qualche secondo, ma alla fine cedette anche lui, sedendosi al suo fianco.
- E adesso che facciamo…? – si azzardò a chiedere, dopo qualche altro secondo di silenzio.
- Cosa vuoi che ne sappia, Bill?! Siamo bloccati!
Bill smise istantaneamente di guardarlo, cominciando ad agitarsi e muovendosi sul posto come non riuscisse a trovare una posizione adatta.
Grandioso, davvero.
Dannata l’eccitazione di suo fratello e i pantaloni troppo stretti che si ostinava a indossare!
Lanciò un sospiro esausto, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le palpebre, mentre dalla stanza giungevano gridolini eccitati e compiaciuti di ogni tonalità umanamente percepibile.
Bill doveva sfogarsi.
O avrebbe continuato ad agitarsi in quel modo come un ossesso per tutta la notte.
- Bill, senti. – cominciò, incerto su come avrebbe dovuto dire una cosa simile, - Lo capisco che sei “agitato”.
Bill percepì le virgolette nella voce e si irrigidì, bloccandosi.
- Sto… sto bene.
- Sì, e io sono il papa. Senti, è più che comprensibile che tu sia eccitato da-
- Non sono eccitato!!! – strillò Bill, talmente ad alta voce che Tom fece scattare una mano per coprirgli la bocca.
- Non urlare! Per carità! Ci scopriranno!!!
Il moro si dibatté ancora per qualche secondo, cercando di sfuggire alla stretta del fratello, ma ben presto decise di arrendersi e annuire, e solo allora Tom lo lasciò andare.
- È perfettamente normale. – ripeté dolcemente, cercando di rassicurarlo, - Gli ormoni sono quelli che sono, e-
- Non mi fare la lezione sugli ormoni! – sbottò Bill, arrossendo ancora di più e sfuggendo il suo sguardo, - Tu sei un pervertito! È perfettamente comprensibile che tu sia eccitato da una situazione del genere! Non che lo sia io!
- Bill… - esalò Tom, - sei un maschio, no? Sì che lo sei.
- Cos’è, il luogo comune del secolo? Tutti i maschi sono maniaci e pensano solo al sesso? Oh, bene! Grazie! Dovrei gloriarmi di appartenere alla categoria o che?!
- …non è questione dei maschi. Tutti gli esseri umani sono dei maniaci, maschi o femmine che siano. Saresti eccitato anche se fossi una donna.
- Io non sono eccitato!
Tom sospirò ancora, e tornò ad abbandonarsi contro la ringhiera, fissando un punto indefinito fra la propria spalla e il niente.
- …non lo sono. – continuò Bill, incerto.
- Va bene Bill. Ti credo.
- Non mi credi!
Tornò a guardarlo, sbuffando.
- Perché stai mentendo! È ovvio che non ti credo! Cielo!
- …
- …
- …e va bene.
- …cielo…
- Forse un po’ lo sono.
Si prese un attimo di tempo per quantificare esattamente la totale assurdità di suo fratello e poi si concesse un altro sospiro esasperato, grattandosi la nuca sotto la massa di dread che la coprivano.
- Senti, Bill. – disse infine, incapace di guardarlo, - Se vuoi puoi… ecco… provvedere.
- Pro…?
- Mh.
- …tu sei pazzo.
- Oh, insomma! Siamo fratelli! Non c’è niente che tu possa fare che non abbia provato anche io o che non ti abbia visto a mia volta fa-
- COME, PREGO?!
- …oh. Non… non te n’eri accorto.
Bill lo fissò, attonito, schiudendo le labbra alla ricerca delle parole giuste. Senza peraltro trovarle.
- Evidentemente no. – concluse il biondo guardando altrove.
- Va bene. – disse infine suo fratello, tornando a guardare all’interno della stanza e mordicchiandosi le labbra, - Non parliamo più di questa cosa.
E per qualche secondo la quiete sembrò effettivamente durare.
Ma non ci volle molto prima che Bill riprendesse a muoversi come un ossesso, accavallando e scavallando gambe come fosse stato l’unico modo per smettere di patire le pene dell’inferno.
- Oooh, Bill, adesso basta, per carità! – sbottò Tom esasperato, - Fatti questa benedetta sega! Dio! Prometto che non ti guardo!
- …
- Guarda, mi metto qui davanti al vetro e guardo dentro. Tanto, ormai, abbiamo visto tutto…
- …si accorgeranno di te…
- Non si accorgeranno di niente perché stanno scopando, Bill, tendi a dimenticare il resto quando accade e sei molto preso…
Bill tentennò ancora per qualche secondo, incerto sul da farsi. Dopodiché si accasciò su sé stesso, esausto, e annuì appena.
Tom cercò di concentrarsi sulla scena all’interno della stanza e di ignorare il tintinnio della fibbia della cintura di suo fratello che veniva velocemente sfilata dai pantaloni, e di ignorare anche il suono piccolo e sordo dei bottoni che venivano sfibbiati dalle sue dita rese veloci dall’urgenza e dal bisogno, e anche quello secco e acuto della zip che veniva abbassata in un colpo netto.
…Dio.
Doveva essere pazzo.
Anche volendo ignorare il fruscio dei vestiti, come diavolo avrebbe potuto ignorare il suono indecente dello sfregamento della pelle di Bill contro la sua mano? Come diavolo avrebbe potuto ignorare lo schiocco osceno che produceva la sua erezione mentre la accarezzava, dapprima più lentamente, poi sempre più velocemente, dall’alto verso il basso, e poi ancora, e ancora, e come diavolo avrebbe potuto ignorare i suoi sospiri, e i suoi gemiti, e gli ansiti, e il respiro spezzato, COME, dannazione, COME?!, con un porno a due centimetri dalla faccia, su un balcone di un paio di metri per tre?!
Non poteva, semplicemente.
Si arrese, e rimase ad ascoltare il respiro di Bill farsi sempre più veloce, e i movimenti della coppia all’interno della stanza farsi sempre più concitati, e la propria eccitazione farsi sempre più evidente e dolorosa, ed incurvò le spalle, come volesse nascondersi, come si vergognasse della sua condizione.
Ed in effetti era esattamente così.
Dopo tutto il discorso sugli ormoni avrebbe dovuto essere tranquillo, lui sapeva che era normale eccitarsi in una situazione simile e tutto, ma…
- È tutto a posto, Tom?
Si riscosse, sollevando il capo così velocemente che si fece male al collo.
- Sì! – rispose d’un fiato, abbozzando un sorriso, - Hai già finito?
Le labbra di Bill s’incresparono in una smorfia di disappunto.
- Che vuol dire “già”? Ti pare che non sia durato abbastanza?
Perfetto, sì.
Discorsi simili erano esattamente ciò di cui aveva bisogno. Esattamente!
- Senti, Bill… - disse, già stufo praticamente di tutto, - In questo momento ho problemi più grandi della tua durata quando ti fai una sega, sinceramente…
Bill ghignò malefico, le mani sui fianchi.
- Più grandi, Tomi? Non necessariamente.
- Che diamine vai farneticando?!
- Non sei l’unico che va spiando fratelli mentre fanno le loro cose in bagno!
- Io non…! Io non ti ho spiato! È capitato!
- E allora è capitato anche a me!
- Bill, per carità!
Bill sbuffò ancora, stringendosi nelle spalle.
- Grande o piccolo che sia, il problema resta. Ti sei eccitato anche tu!
Tom si esibì in un sospiro mesto.
- Così pare.
- Eh. Che ci vuoi fare. Provvedi anche tu.
Lo fissò come avrebbe fissato un pazzo.
- …come scusa…?
- Io l’ho fatto. Intendo, me l’hai fatto fare. Quindi adesso fallo anche tu.
- …no, penso che passerò…
- Ma come?! Non vale! – protestò Bill, stringendo i pugni, - Tu mi hai obbligato!
- Io non ti ho obbligato a fare niente!
- …oh. Va be’. Tanto… - insinuò, con un altro spaventoso ghigno, - lo so che vuoi farlo.
- …
- No?
- …e va bene. Voltati.
- Perché?
- Io mi sono voltato!
- L’hai deciso tu, non io. Per quanto mi riguarda, potevi anche guardare.
- …voglio un po’ di privacy!
- Devo ricordarti dove siamo?
- Ma perché vuoi guardare, santo cielo?!
- …insomma. Sei comunque più piacevole dello spettacolino là dentro.
Tom lanciò uno sguardo alla coppia oltre il vetro, e vide che in effetti stavano provando qualcosa che non riusciva a capire ma che comprendeva dei giocattoli in plastica dalla forma semplicemente disgustosa, ed ammise che in effetti quello non doveva essere uno spettacolo granché piacevole per suo fratello.
- Oh. Fanculo. Guarda un po’ quello che vuoi. – concluse sbrigativo, rintanandosi in un angolo e sfibbiando i pantaloni.
Quando lasciò scorrere la mano lungo la propria erezione, dimenticò tutto il resto.
Era sempre stato un tipo facile alla distrazione, e niente di meglio di una sega poteva distrarlo praticamente da tutto, ma cavolo, era così dannatamente eccitato – lo spettacolino, e Bill, e il caldo, e Bill santo cielo – che anche se avesse avuto altri mille e trecento pensieri per la testa – ed in effetti era così, diamine, stavano facendo i guardoni al quindicesimo piano di un albergo dal balcone di una stanza inequivocabilmente non loro! – avrebbe trovato comunque impossibile non concedere a quel momento di soddisfazione tutta la sua attenzione.
Ed infatti si concesse attenzione. E tempo.
Fu lento.
Tranquillo.
Bill lo fissava da un paio di metri, poteva sentire il suo sguardo scivolargli addosso, poteva sentirlo sul collo, sulle spalle, catturato dal movimento del suo braccio, poteva quasi vederlo immaginare la sua mano scorrere dall’alto verso il basso, poteva vederlo mordicchiarsi le labbra, poteva intravedere il piercing brillare nella luce della luna mentre le inumidiva, e sentiva i gridolini dei due, là dentro, percepiva nell’aria i loro movimenti, il cuore di Bill battere più veloce, Cristo, era tutto talmente eccitante che-
Venne con un gemito strozzato, contro le piastrelle bianche rese azzurre dalla notte. E per molti secondi rimase lì, immobile, ad ansimare, cercando di riacquistare il controllo del proprio respiro.
Diamine, se non era stata la sega migliore di tutta la sua dannatissima vita.
- …Tom… - lo chiamò piano suo fratello, da dietro le sue spalle, - Ho un problema.
Si voltò di scatto, senza neanche premurarsi di rimettere a posto i vestiti, e immediatamente il suo sguardo si incollò al cavallo dei pantaloni di Bill, inequivocabilmente gonfio.
- Di nuovo…? – mormorò sconvolto, spalancando gli occhi.
- Eh! – borbottò Bill, incrociando offeso le braccia sul petto, - Era ovvio che succedesse! Tu… tu ti sei masturbato!
- Ma me l’hai detto tu!!!
- E cosa dovevo fare, lasciare che ti esplodesse l’uccello?!
Tom sospirò, passandosi una mano sulla fronte.
- Senti, è un problema davvero. – spiegò, gesticolando animatamente, - È tipo un circolo vizioso. Se non ci decidiamo a venire insieme continueremo a farcelo venire duro a vicenda così per sempre!
- N-Non sei tu che me lo fai venire duro! – strillò Bill, arrossendo all’improvviso.
Tom sembrò rendersi conto di quello che aveva detto.
- …certo! – si affrettò a puntualizzare, a sua volta imbarazzato, - Non intendevo questo! Non me lo fai venire duro neanche tu! È… è la situazione, e…
Un momento di silenzio.
Si guardarono negli occhi, e Bill si lecco le labbra.
E magari non era lui, era la situazione, e il caldo, e i tipi nella stanza, e i giocattoli di plastica, e tutto…
…si eccitò di nuovo.
- Okay. – disse deciso, - Vieni qua.
Bill si avvicinò titubante, senza capire cos’avesse in mente.
- Adesso ci mettiamo in ginocchio. – illustrò Tom, piegandosi sulle gambe e invitando Bill a fare lo stesso, - Poi ci diamo il via e vediamo di finire questa cosa.
- …cioè stai dicendo fare tipo “pronti, partenza, via!” e menarci l’uccello in contemporanea?! Sei demente?! E se… e se facciamo tipo falsa partenza?!
- …Bill, Cristo, ma che razza di domande fai?! La situazione è già abbastanza imbarazzante così! Ora piantala di fare storie, inginocchiati e facciamola finita!
Interdetto, ma abbastanza in difficoltà da non desiderare di restare lì a obiettare all’infinito, Bill ubbidì all’ordine, piegandosi a sua volta e posizionandosi proprio davanti a suo fratello, accucciato sui talloni.
- Bene. – commentò Tom, cercando di riprendere il controllo della situazione, - Adesso… in teoria dovremmo tirarli fuori e… be’…
- Sì, Tom, ho capito. So come funziona. – tagliò corto Bill, talmente rosso d’imbarazzo da sembrare infebbrato.
- Bene. – ripeté il biondo, - Allora… che dire… “via”.
Bill sollevò lo sguardo.
E Tom vi lesse tutto il disappunto che poté trovarci, e sarebbe stato pronto a scommettere che ce ne fosse anche di più, oltre al velo che si scorgeva in superficie.
Sì, tutto questo era allucinante.
Sì, l’idea di masturbarsi davanti a suo fratello lo faceva impazzire in generale, e sì, il fatto di farlo consapevolmente lo sconvolgeva alquanto.
Ma diamine, era un situazione disperata, erano in condizioni critiche, se lui non avesse ottenuto soddisfazione immediatamente, in quel luogo e in quel momento sarebbe sicuramente morto, e quindi fanculo gli sguardi disapprovanti, fanculo l’imbarazzo, fanculo la sincronia, fanculo pure il via!
Saltò in aria, afferrando Bill per i fianchi e spingendolo d’impeto fino alla ringhiera del balcone, alla quale si aggrappò, circondando l’esile vita di suo fratello e imprigionandolo in modo che non potesse fuggire.
- Tom…! – esclamò Bill, stupito dal movimento improvviso, ma non riuscì a continuare, perché suo fratello lo zittì con un bacio breve, a fior di labbra, dato giusto per porre fine allo sproloquio prima che cominciasse.
- Sta’ zitto, Bill. – aggiunse Tom staccandosi da lui e nascondendo il viso sul suo collo, mentre gli si avvicinava pericolosamente, - Sta’ zitto e non pensarci. Lo dimenticheremo. Adesso lasciami fare.
E così dicendo coprì gli ultimi centimetri che li separavano con una spinta del bacino, le loro erezioni si sfiorarono e a Bill sembrò di essere stato ammesso in paradiso.
Dio! Quella era una cosa completamente diversa dal solito! Il sesso di Tom era caldo e pulsante contro il proprio, e la pelle che sentiva sfregare addosso non era come quella delle mani, era molto più sottile, e umida, e bollente, e dava sensazioni totalmente nuove! Non aveva mai provato qualcosa di simile!
Estasiato, gettò il capo indietro, mentre prendeva a muoversi contro il bacino di Tom, cercando di seguire il suo ritmo lento e ondeggiante, aggrappandosi con le unghie all’enorme maglietta che indossava.
- Più veloce, Bill… - gli mormorò suo fratello contro il collo, e lui obbedì, perdendosi nelle pieghe della sua maglia, alla ricerca della sua schiena, alla quale si attaccò con foga, e che usò come cardine per trovare una posizione più comoda e spingere più agilmente contro di lui, mentre ancora Tom si muoveva, mentre ancora Tom spingeva, mentre Tom si chinava a leccargli la pelle dal collo all’orecchio e si divertiva a giocare col suo lobo fra i denti, dandogli i brividi quando per caso il piercing al labbro gli sfiorava la pelle.
Perse velocemente ogni senso del tempo, ogni senso del pudore, ogni senso in generale, e ansimò, e si agitò, e lo chiamò per nome, gli graffiò la pelle della nuca e gli morse il collo, e continuò a spingere, spingere, spingere, fino a quando non sentì Tom esplodere in un gemito gutturale e improvviso, e percepì sé stesso tendersi e inarcarsi, e qualche secondo dopo la fastidiosa sensazione di qualcosa di bagnato e caldo che gli scivolava addosso e scendeva a macchiare i pantaloni.
Che fosse il proprio, che fosse quello di suo fratello, era assolutamente indefinibile, e soprattutto non gli interessava. Rimase a torturare la pelle di Tom con la lingua e coi denti fino a quando non si sentì in grado di reggersi nuovamente sulle gambe e di tornare a pensare razionalmente.
Tom si separò da lui con lentezza, come se provasse rammarico nel doverlo fare, e subito ricadde a terra, sedendosi con le spalle contro la ringhiera, abbandonando il capo all’indietro. Bill gli si sedette a fianco, imitandolo nella posa ma incapace di tenere gli occhi chiusi come invece suo fratello faceva.
E fu in quel momento che lo notò.
La luce all’interno della stanza si era accesa.
E i due tipi non erano più sul letto.
Restavano lì, gli occhi spalancati e le mani poggiate sul vetro, come non potessero credere a ciò che stavano vedendo, e li guardavano. Assolutamente sconvolti.
Bill sollevò appena un braccio, tirando suo fratello per una manica per richiamare la sua attenzione.
- Cosa… - mormorò appena Tom, aprendo gli occhi e guardandolo.
- Abbiamo un problema. – disse pacato Bill, lanciando sguardi allarmati ai due al di là del vetro.
- Ancora?! – strillò Tom, - Non è possibile, Bill, non sei normale!
- …no. – borbottò il moro, afferrandogli il viso fra le mani a costringendolo a guardare all’interno della stanza, - Un altro problema. E questo è davvero grande.
Lentamente, Tom si rese conto della situazione.
Dischiuse le labbra.
Poi le richiuse.
E poi le dischiuse nuovamente.
- Oh. – disse.
Sì, in effetti quello era decisamente un problema.
E no, non sarebbe bastata una mezz’oretta di dolcissimo sfregamento, a risolverlo.
Si voltò a guardare Bill, notando che lui stesso non sapeva se sorridere o partire a disperarsi istericamente come probabilmente sarebbe stato meglio avesse fatto fin dall’inizio.
Alla fine, sembrò decidersi per il sorriso.
- Be’. – sbuffò, alzandosi in piedi e tirandoselo appresso, - Aspettiamo che chiamino la sicurezza o ci caliamo giù dal balcone?
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