Genere: Introspettivo.
Pairing: Fabio/Manuela.
Rating: R.
AVVISI: Het, Incest, Angst, OC.
- Finita l'esperienza ad X Factor, i Frères Chaos sono pronti ad andare avanti con la loro carriera nel mondo della musica. O forse no, perché subito dopo la conclusione del programma è Fabio a fare un'altra esperienza, un'esperienza di fondamentale importanza che lo porterà a riconsiderare non solo la sua carriera o il suo rapporto con sua sorella, ma tutta la sua vita.
Note: La fic ha partecipato alla Notte Bianca #7 con prompt My heart is breaking for my sister and the con she calls love, but when I look into my nephew's eyes... Man you wouldn't believe the most amazing things that can come from some terrible nights. - Some Nights, Fun.
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LOVE WILL TEAR US APART

Caterina è la copia identica di sua madre. È venuta al mondo senza un suono, non perché non volesse disturbare e neanche perché non avesse niente da dire, ma perché d'impulso, d'istinto, le stanno tutti profondamente antipatici. Sua nonna, vedendola, ha riso, raccontando che Manuela, appena nata, ha fatto esattamente la stessa cosa. Nei giorni successivi alla nascita, finché è rimasta in ospedale, guardava tutti senza vederli, le sopracciglia aggrottate e i piccoli pugni chiusi, ed ogni volta che qualcuno andava a darle fastidio, invece di lasciarla in pace a detestare il mondo dalla sua culletta, la si vedeva imbronciarsi e voltare il capo, offesa.
Come Manuela, anche Caterina emette il primo vagito quando la appoggiano delicatamente fra le braccia di Fabio.
E' la nonna ad occuparsene, a farsi carico della creazione di quel legame a sostituzione di quello che Fabio e Manuela hanno deciso di spezzare fra loro anni prima. Mentre Manuela resta sul letto, coperta appena da un lenzuolo, e guarda altrove, incapace di voltare lo sguardo sul volto smarrito e un po' spaventato di suo fratello, e mentre suo marito lascia la stanza perché non riesce a passare più di un quarto d'ora nello stesso luogo con Fabio senza sentirsi riempire di rabbia e gelosia irrazionale, la nonna solleva la piccola Caterina dalla culla, copre la distanza che la separa da Fabio, ritto come un pezzo di legno a pochi centimetri dalla parete opposta, e gliela passa con dolcezza.
Fabio guarda immediatamente in basso, verso la neonata tutta contratta e imbronciata che ora stringe fra le braccia. La solleva appena, chinandosi allo stesso tempo per portare il proprio viso il più possibile vicino al suo, e poi le sussurra "ehi", le sussurra "lo zio è qui".
Caterina apre su di lui un paio d'occhi neri neri, lo guarda in silenzio per un po' e poi piagnucola qualcosa, qualcosa che non è un lamento e che si interrompe subito, come se, pur essendo così piccola, già intuisse che, se si mettesse davvero a piangere, gliela toglierebbero.
Nessuno vede il fremito che scuote le spalle piccole e fragili di Manuela. Solo Fabio se ne accorge, se ne accorge perché lo sente sulla pelle, ma non dice niente, perché non c'è niente da dire.
*
Fin da piccolissima, Manuela non aveva avuto occhi che per lui. Lo seguiva dappertutto, aggrappandosi ai suoi pantaloni per restare in piedi e piagnucolando per farsi prendere in braccio quando, sulle sue gambette cortissime e morbide, non riusciva a tenere il passo. Fabio ricorda che una volta, doveva avere circa otto anni, Manu non poteva averne più di tre, doveva andare a lezione di pianoforte e lei si aggrappò alla sua gamba, e pianse e strepitò con tanta forza, che alla fine dovette portarla con sé e dispiacendosi anche di averla dovuta lasciare seduta sulla panchina in fondo all'aula per due ore in attesa che la lezione terminasse.
Lei non era sembrata annoiarsi, però.
Caterina, comunque, è uguale. Ogni volta che incontra suo zio - mai a casa di Manuela e suo marito, ovviamente: Fabio non va mai a trovarla lì - le si illuminano gli occhi, pretende di sedere sempre sulle sue ginocchia mentre gli racconta la sua giornata e, quando si accorge che sta per andare via, gli si aggrappa con forza alle spalle e lo prega di restare ancora un poco, solo ancora un poco, e lui finisce sempre per cedere più volte di quanto non sarebbe salutare fare, anche se sa che finirà per trovarsi ancora lì quando Manuela passerà a prendere la bambina da casa di nonna, e sarà come ricominciare a strapparsela di dosso da capo.
Distogliere lo sguardo dal suo non smetterà mai di fare male, ma non c'è alternativa, e per cercare di risolvere la situazione Fabio non fa niente, perché non c'è niente da fare.
*
Fabio ricorda la sera in cui ha capito di volerla per sé. Era quasi Natale, il salotto era tutto addobbato a festa, c'era un albero enorme nell'angolo della stanza più vicino alla finestra, e c'erano luci e festoni ovunque. Il puntale in vetro soffiato a forma di angelo, decorato in oro e argento, brillava della luce infuocata delle candele natalizie sparse un po' sopra ogni mobile, e rimandava quella luce calda e tremolante sul volto pulito e pallido di Manuela, incorniciato dalla solita cascata di boccoli castani che scendevano lungo le spalle e sul petto.
Raggomitolata sul divano, rileggeva come ogni anno Canto di Natale, e nell'osservarla dalla poltrona, gli auricolari premuti con forza dentro le orecchie e Love will tear us apart a rimbombargli nella testa, lui aveva capito di volerla. Di volerla come mai un fratello dovrebbe volere una sorella, di volerla e basta.
Lui aveva quasi venticinque anni. Lei doveva ancora compierne venti. Avevano davanti una promettente carriera musicale, insieme.
Ed era finito tutto quella sera, e Fabio non aveva provato niente per impedirlo, perché non c'era niente da provare, si trattava di un gioco perso in partenza, ed a lui non restava che arrendersi e andare via.
*
Manuela gliel'ha confessato durante una serata estiva calma e tranquilla, il giorno che Fabio ricorda di avere odiato con maggiore intensità nella sua intera esistenza, pur costellata di giornate orribili e odiose.
Aveva appena finito di presentare alla famiglia quello che allora era solo il suo ragazzo, ma avevano capito tutti che si trattava di una cosa seria. C'era qualcosa, negli occhi di Manuela, una sorta di determinazione, di ostinazione, quasi, che sembrava urlarlo a gran voce. A tutti era parso amore, ma per Fabio non era stato difficile identificarlo per ciò che era davvero -- una via di fuga.
"Non amerò mai nessuno quanto ho amato te," gli aveva detto, raggiungendolo sul portico e guardando il tramonto sfumarsi di rosa nel cielo colo indaco della sera nascente. "E tu hai rovinato tutto."
Fabio aveva sciolto i Frères Chaos due anni prima. Aveva lasciato casa pochi mesi dopo. Lui e Manuela non si erano più rivisti, fino a quella sera, e Fabio non si sarebbe neanche presentato se sua madre non avesse insistito tanto perché anche lui conoscesse il ragazzo di sua sorella.
Che era diventato poi il suo fidanzato, suo marito ed il padre di sua figlia nel giro di meno di cinque anni.
Anche di fronte a quel tramonto, anche di fronte all'ultima, disperata richiesta di aiuto da parte di Manuela - la sua voce sussurrava "dimmelo, dimmi che mi ami anche tu e fuggiremo insieme lasciandoci tutto questo alle spalle, ed io non rimpiangerò mai niente, e quell'uomo sarà come se non l'avessi mai conosciuto, e vivrò di te, respirerò te, vedrò solo te da qui fino alla fine dei miei giorni" - Fabio non aveva detto niente. Non aveva trovato niente da dire. Si era limitato ad abbassare lo sguardo e non sollevarlo più finché non avesse visto sparire Manuela all'interno della casa, i lineamenti del viso induriti dal dolore, dalla delusione e dalla tristezza.
*
Caterina siede sulle sue ginocchia e lo guarda, imbronciata. Ha dieci anni, presto ne compirà undici ed ha già deciso che da grande sposerà zio Fabio e nessuno potrà impedirglielo. Fabio ha paura di quelle parole, ma cerca di non darlo a vedere ogni volta che le sente pronunciare da quella boccuccia di rosa, così simile a quella di sua sorella.
"Zio," dice Caterina, con la saggezza tipica dei bambini, "Tu e mamma non siete fatti per questo mondo."
Stupito, Fabio la guarda, tremando dentro. Le chiede perché e lei sorride tristemente.
"Lo vedo nei vostri occhi," risponde, "Non siete mai felici."
Ed è tutta colpa mia, vorrebbe aggiungere Fabio. Ma non ne ha il coraggio, e quindi tace. Abbraccia stretta Caterina e si concede solo un mezzo singhiozzo, mentre la bimba passa le dita fra i suoi capelli neri, cercando di confortarlo.
Presto Manuela sarà qui, e Fabio sa di non potersi fare trovare. Ma lasciare Caterina è più difficile del previsto, e lui non può fare a meno di pensare che non sia servito a niente sostituire l'una con l'altra, se il distacco, ogni volta, deve fare male sempre a questo modo.
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