Genere: Introspettivo, Romantico.
Pairing: José/Zlatan.
Rating: PG-13
AVVERTIMENTI: Slash.
- Ennesima rivisitazione dell'addio più famoso del fandom =P
Note: Premesso che il maglioncino esiste davvero e nel momento in cui l’ho visto atterrare a Barcellona vestito in quel modo il mio cervello è esploso senza più possibilità di ricomporsi, ho da dire solo tre cose. Primo: non so come sia possibile che io abbia ancora qualcosa da dire su questo addio, ma così è. Ogni tanto rileggo le storie che ho già scritto sul momento in cui Zlatan è andato via, e mi sembra sempre che manchi qualcosa. Sospetto che non arriverà mai il momento in cui potrò dire serenamente “ecco, adesso ho detto tutto”. Non so se sia un bene o un male XD Secondo: è palese che It100 e i suoi Challenge mi uccideranno, perché senza il Challenge #27: Triade #1 niente di tutto ciò sarebbe mai venuto alla luce. Terzo: i Muse sono divini e Resistance è una canzone meravigliosa adattabilissima ad una quantità spropositata di pairing – tra i quali anche il Jobra. Il titolo è rubato ad uno dei versi della canzone, con tanto affetto <3
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Love Is Our Resistance


.Buio.
La stanza è avvolta nella più totale oscurità, e l’unico suono percettibile in quella calma buia e un po’ ovattata è il respiro sereno di José. Scandisce regolare lo scorrere del tempo – il suo petto si solleva e con lui la mano che Zlatan vi ha poggiato sopra – e Zlatan sa che, se sta sentendo avvicinarsi l’alba, non è perché quella stia arrivando davvero, ma perché ha già contato decine centinaia migliaia di respiri di José, e allora davvero non può mancare così tanto al nuovo giorno.
Non sa perché gli abbia chiesto di dormire insieme un’ultima volta – non ne aveva il diritto – e non sa perché José abbia accettato – non ne aveva il dovere – ma nel momento in cui lo sente rigirarsi sul materasso ed avvolgerlo fra le braccia con un sospiro più profondo degli altri, che gli impedisce di capire se dorma ancora o se alla fine si sia svegliato, non gli importa nemmeno così tanto.
 
.Grigio.
Il maglioncino è lì fra le sue mani. È morbido e piuttosto leggero, è Armani. Stava dentro una scatola rettangolare bassa ed elegante, di un colore molto simile a quello del tessuto – un grigio chiaro, brillante, semplice, il classico capo d’abbigliamento che puoi mettere in ogni occasione e con qualsiasi altro colore senza mai sfigurare. Zlatan lo accarezza con devozione per molti secondi, e sorride nell’immaginare José scivolare di nascosto in camera sua ed infilare quel pacchetto nella sua valigia senza che lui se ne accorga.
Guarda la lettera ancora chiusa sul letto – pensa all’improvviso che in Svezia fa fresco, quindi può già indossarlo quel maglioncino, per partire, ma a Barcellona, quando sarà arrivato, probabilmente morirà di caldo. Dovrà trovare un modo per toglierlo, quando sarà lì, suppone, ma nel momento in cui lo indossa sopra la camicia bianca e si siede sul materasso, prendendo fra le mani il biglietto di José e preparandosi a leggerlo, non gli importa nemmeno così tanto.
 
.Mattino.
Il sole picchia. È tutto quello cui riesce a pensare. Il sole picchia e si rifrange sulla sua nuova maglietta da allenamento, che è una maglietta gialla fosforescente davvero assurda. Quando Mino gliel’ha vista addosso è scoppiato a ridere, gli ha fatto notare che quel colore gli riempiva la pelle di riflessi verdognoli vagamente malsani e poi, con un sorriso appena più mesto che l’ha stupito più di tutto il resto, ha aggiunto che probabilmente stava meglio in azzurro. Zlatan non ha risposto – in compenso ha stretto con forza le dita attorno al bigliettino di José, accartocciandolo tutto. Ha sciolto la presa subito dopo, non voleva spiegazzarlo così. S’è morso un labbro con forza per resistere alla tentazione di tirarlo fuori e rimetterlo a posto anche lì davanti al suo agente.
Poi ha sospirato ed è tornato a sedersi al proprio posto, osservando l’allenamento dei suoi nuovi compagni senza potervi prendere parte. Il polso sinistro fa male e si sente fuori luogo in maniera fastidiosa, probabilmente è anche vero che stava meglio in azzurro, ma il biglietto di José dice “chiamami quando vuoi”, e quindi Zlatan sorride, e di tutto il resto non gli importa davvero un cazzo.
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