Genere: Drammatico/Romantico
Rating: PG
AVVISI: Deathfic, Girl's Love.
- Una ragazza arriva nell'antro di Izuko, portando dietro la sua storia...
Commento dell'autrice: Una cosa terribilmente personale e difficile da scrivere. Avrei potuto farci un’originale e, in parte, lo è, ma l’ambientazione di “Skyhigh” era troppo bella ed appropriata per non usarla *_* Il titolo è in quel modo proprio per riprendere una volta di più il concept del manga.
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Lo Morte 9: La Vendetta


Si risvegliò in uno strano ambiente. Tutto era scuro e poco definito, si sentiva come immersa in una massa di nubi nere da temporale, ma non sentiva freddo, né sembrava che dovesse piovere. Ora che ci rifletteva non sentiva alcun tipo di temperatura. Voltò la testa lentamente, e subito notò la figura femminile che sedeva al suo fianco e la guardava. Una sconosciuta.
- Tu… chi sei…?
- Il mio nome è Izuko.
- E dove ci troviamo?
- Questa è la porta del rancore. Qui arrivano tutti coloro che hanno subito una morte violenta, come te che sei stata uccisa.
- …u-uccisa io…? Non… ma come…?
- …
- …
- Puoi scegliere fra tre strade: puoi andare in paradiso ed aspettare di reincarnarti, puoi vagare per sempre sulla terra come fantasma o puoi uccidere qualcuno con una maledizione.
- …paradiso…fantasma…maledizione…? Ehi, cosa vuol dire che sono morta? Quando è successo? come?! E tu chi sei davvero?
- Io sono la guardiana di questa porta. Non devi scegliere subito.
Dai suoi occhi, dalla sua freddezza, Atsuko capì che diceva sul serio: quella donna non mentiva. Dunque… era morta… uccisa… ma… da chi…? Come e perché…?
Mosse qualche passo nel luogo, simile ad una piazza, ove si trovava, per scoprire che non era uno spazio infinito: aveva fine improvvisamente, e tutto intorno c’era solo ombra. Sembrava inoltre come sospeso in aria: non c’erano piedistalli né colonne a reggerlo. Quel posto non poteva appartenere alla terra da cui lei proveniva.

*


C’era un ragazzo, che lei amava. Questo ragazzo l’aveva lasciata da un po’, ma lei non aveva mai smesso di provare un illimitato sentimento d’amore nei suoi confronti. Era il sole senza cui Atsuko non poteva neanche pensare di esistere.
Questo ragazzo piangeva disperatamente, buttato sul proprio letto.
- …non avrei mai dovuto lasciarla…
La sua migliore amica, accanto a lui, gli teneva una mano sulla spalla.
- …io… l’amavo, cazzo…
- …
- …l’amavo ancora… sono solo un idiota…
- …
- …lei era così depressa… hai visto in che condizioni era il suo braccio…?
- …
- …Ruri… tu pensi che sia stata colpa mia…?
“Daichi…, pensò Atsuko, “no… non è stata assolutamente colpa tua… non devi pensarlo…”.
- Daichi, io penso che lei ti amasse davvero tanto… e forse non vorrebbe che tu pensassi questo…
- Ma sei scema? Pensi che non vorrebbe che io fossi triste?
- …non dico questo… però, pensare che la colpa sia tua…!
- Tu non capisci. Io DEVO provare questa colpa. È giusto così. Perché la colpa E’ mia.
In lacrime. Non potevano vederlo, ma il fantasma di lei era in lacrime.

*


- Io non voglio che lui pensi quello che ho sentito. Io lo amo. Non sarei dovuta morire.
- La tua morte non è stata una tua richiesta, sei stata uccisa.
- …
- Sei pronta per la tua decisione?
- …c’è un’altra persona che voglio vedere.

*


In una stanza oscura, una ragazza giaceva seduta per terra, le ginocchia al petto, fissando un punto imprecisato di fronte a lei con occhi vacui.
Gogo l’amava da molto tempo. Atsuko però non poteva ricambiarla, sia per l’amore assoluto che provava per Daichi sia perché aveva sempre visto Gogo come qualcosa di molto diverso sia da un’amica che da un’amante. Era la Polaris che la rendeva felice con la sua sola presenza.
- Gogo… - sussurrò Atsuko rendendosi conto delle pessime condizioni di depressione in cui versava la ragazza.
- Atsuko… - bisbigliò lei. In un primo momento Atsuko pensò che stesse solo sussurrando il suo nome nel buio; quando però gli occhi vuoti di Gogo si posarono su di lei, comprese.
- Tu… mi vedi?
Gogo sorrise.
- Oh, si… ormai devo essere del tutto impazzita…
- N-No…! Non sono un’allucinazione, Gogo, mi stai vedendo davvero!
- …
- …io…sono morta davvero?
Di nuovo, Gogo sorrise. Più tristemente, però.
- Si, amore mio…
Nel sentirsi appellare a quel modo, Atsuko fece una smorfia di disapprovazione. Gogo ridacchiò.
- Oh… lo so… avevo promesso che non ti avrei più chiamata così… ma il nostro era un accordo che valeva anche post-mortem?
Ridacchiò. Atsuko, però, non aveva alcuna voglia di ridere.
- Gogo… perché ti sei ridotta così…?
Guardò i tagli nella parte interna del suo avambraccio destro, sentendosi stringere il cuore.
- …perché sono una codarda…
- …?
- …non ho il coraggio di scendere sul polso.

*


Seduta accanto ad Izuko, Atsuko guardò le proprie braccia.
- Sono simili a quelle di Gogo. Nemmeno io ho segni sui polsi, ma i miei tagli sono esangui, anche se aperti. E’ per questi tagli che sono morta?
- No. Tu sei stata uccisa. Chi si suicida va all’inferno, come chi uccide.
- …
- Adesso sei pronta per decidere?
- Izuko, ho un tempo massimo per prendere questa decisione?
La donna scosse il capo.
- Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi.
- …credo di avere ancora qualcosa da fare, anche se non so cosa.

*


- Sei qui!
- Si. Ti vedo meglio…
Gogo sorrise.
- Perché non vai un po’ da Daichi…?
- …lui non riesce a vedermi, ed è… così depresso… ed io non posso farci nulla… vederlo mi fa… così male…
Gogo si avvicinò a lei sorridendole teneramente. Provò a sfiorarle una guancia, ma la mano passò attraverso Atsuko come fosse stata un ologramma.
- Pare che io possa vederti e parlarti, ma non toccarti…
- D’altronde sono un’anima…
Ridacchiarono entrambe. Poi, Gogo si annodò una sciarpa attorno al collo ed indossò un cappotto in piuma d’oca.
- …vai da qualche parte?
Lei sorrise annuendo e mettendosi sulle spalle uno zainetto azzurro.
- Dove vai?
Gogo strizzò un occhio.
- Segreto!
La osservò e la seguì mentre usciva di casa e si recava alla stazione. Guardò anche il treno su cui saliva, ed andò con le. Non voleva andare ad Akita da Daichi, come lei aveva immaginato.
- Sendai…?
Era la sua città.
- Perché vuoi andare a Sendai, Gogo?
Lei non rispose. Atsuko immaginò che semplicemente volesse andare a visitare la sua tomba. Il pensiero le fece male.
- E’ un viaggio lungo, lo sai?
Gogo annuì.
- Perché non mi parlì?
- Hai dimenticato che solo io posso sentirti…? – bisbigliò la ragazza. – Vuoi che mi fermino e mi portino in un ospedale psichiatrico?
- Hai ragione… ma allora che posso fare per tutto questo tempo?
- …stammi accanto. Io sento la tua presenza. E poi… - si voltò - …posso guardarti il silenzio. Sei una gioia per gli occhi.

*


Gogo non si diresse al cimitero. Aveva un foglietto con un indirizzo scritto sopra, ma Atsuko non riuscì a vederlo. Quando però lei chiese informazioni ad un passante per raggiungere un preciso luogo, Atsuko realizzò: stava andando a casa sua.
- Gogo… perché…?
Lei non rispose. Neanche sorrise. Guardò fisso davanti a sé, mentre seguiva le indicazioni.
Visto lo scarso effetto delle sue parole, Atsuko si limitò ad osservare in silenzio.
Gogo bussò alla porta. Il padre di Atsuko aprì. Aveva un aspetto pietoso; la barba lunga e piena di fili bianchi, e puzzava.
- Chi è?
L’espressione di Gogo si fece spaventata, e cominciò ad ansimare.
- C’è un uomo che mi segue! Ho paura! La prego, mi faccia entrare in casa!
Lui guardò alle sue spalle.
- Ma io non vedo nessuno…
- Si è nascosto! La prego… - lei si aggrappò alle maniche della sua camicia, guardandolo terrorizzata. – La prego, mi creda!
Probabilmente lo convinse, o comunque lui pensò che una ragazzina fosse innocua, e la lasciò entrare. La condusse in cucina.
- Scusi, potrei avere un po’ d’acqua?
- Si… certo…
Lui si voltò, aprendo il frigo.
- Ma che fai, Gogo? Non ti seguiva nessuno…
Lei si limitò a sorridere, senza guardarla.
Mentre l’uomo versava l’acqua dalla bottiglia in un bicchiere, Gogo aprì lo zainetto ed estrasse un fagotto. Qualcosa avvolto in un panno.
Una pistola.
Prima che lui potesse voltarsi, lei gli sparò da dietro, ad entrambe le ginocchi. Il bicchiere cadde per terra spaccandosi. Lui cadde con i palmi delle mani proprio sopra alcuni cocci, urlando per il dolore provocato dai tagli che ne derivarono e dai buchi delle pallottole nelle gambe.
Gogo gli si avvicinò, mentre lui la guardava sconvolto.
- Chi…cosa…?
Atsuko guardò tutto con gli occhi spalancati, senza dire nulla.
- Chi… sei…?
Gogo sorrise sadica.
- Sono un’amica di Atsuko.
Lui la guardò ancora.
- Co-Cosa vuoi da me?
- Possibile che tu non capisca?
Gli si avvicinò ancora, sussurrandogli in un orecchio.
- Tu… puoi ingannare la polizia, forse… ma io so tutto… io sento tutto…
Sparò altri due colpi. Spalla destra e sinistra.
- Ti crocifiggerei, ma mi manca la materia prima. E poi questo è più veloce.
Reso quasi incosciente dal dolore e dalla perdita di sangue, lui non disse più niente.
Con una smorfia disgustata la ragazza gli sparò un altro colpo alla fronte. Lui morì sul colpo.
Atsuko scoppiò in lacrime, urlando.
Lei odiava suo padre, l’aveva sempre trattata malissimo, era stato il primo ad osteggiare la sua relazione con Daichi e come persona la disgustava profondamente. Ma Gogo, di lei le importava, e non poteva sopportare il pensiero che finisse in galera per aver voluto uccidere un essere tanto infimo!
- Perché?! Gogo, perché?!
Gogo la guardò, sinceramente stupita.
- Ma come, Atsuko? Non ricordi?
- Ma ricordare COSA? COSA?!
- Tu… non ti sei vista?
- Vista…?
Si mosse in fretta verso il bagno, dove guardò nello specchio per scoprire non solo che, a quanto pareva, anche le anime si potevano riflettere, ma che il suo viso era ricoperto di ferite e lividi.
I ricordi la colpirono come un pugno.
Era depressa, molto depressa per via della fine della sua relazione con Daichi. Aveva preso una lametta per farsi qualche taglio sul braccio; l’aveva fatto altre volte, in passato, per lei non era una novità.
Il primo taglio le fece male. Il secondo le aprì una ferita di almeno mezzo centimetro.
In qual preciso istante, suo padre entrò nella stanza senza bussare.
- Papà!
Lui la fissò per un attimo senza fiatare. Poi si avvicinò minaccioso.
- Lo stai facendo di nuovo, eh…?
- N-Non… io…
Schiaffo.
- Taci! Cosa vuoi, eh? Vuoi che tutti pensino che ti maltrattiamo? O che sei pazza?
Pugni, calci.
- Sono stufo di te! Ne ho le palle piene di una testa di cazzo inutile come te!
Schiacciata contro il muro. La testa che sbatte violentemente. Tanto dolore da non poter neanche urlare.
- Vuoi morire? Eh? Rispondi, puttana!
Sbattuta ancora, ancora.
E poi più niente.
E così era stata ammazzata, picchiata a morte da suo padre.
- …ora ricordo… tutto…
Gogo non la guardò.
- Qual è la tua stanza?
Atsuko gliela indicò soprapensiero, continuando a guardare il proprio riflesso come ipnotizzata.
Pochi secondi dopo, un altro sparo.
Sua madre, pensò. Ma non era lei.
Nella sua stanza, su lenzuola bianche macchiate di rosso, giaceva Gogo con un buco nella tempia.

*


- Mi spieghi perché è dovuto succedere tutto questo?
Atsuko giaceva sdraiata come quando aveva ripreso conoscenza.
- Izuko… Gogo finirà all’inferno, vero?
- Ha ucciso e poi si è suicidata. È stata una sua scelta.
- Ed io… non posso fare niente per lei?
- …
- …neanche seguirla…?
- Tu non hai ucciso nessuno.
Izuko sollevò lo sguardo verso un punto imprecisato nella nebbia di fronte a loro.
- Non farti vedere adesso.
Un’ombra si materializzò d’improvviso. Fece un passo avanti. Gogo. Atsuko fece un passetto indietro.
- Ah… sono morta davvero…
- …io sono Izuko. Sei giunta davanti alla porta del rancore. In vita però hai commesso due peccati mortali: hai ucciso e ti sei suicidata; questo è il motivo per cui non ti è concessa alcuna scelta. – Le indicò la porta a sinistra. – Quella è la tua destinazione.
Gogo sorrise rassegnata.
- Mi ero preparata ad ogni eventualità, anche a questo. È stata una mia scelta, in fondo.
Mosse qualche passo verso la porta, bloccandosi però prima della rampa di scale, con un gesto quasi meccanico. Guardò Izuko, gli occhi spalancati per la sorpresa.
- Atsuko… è qui…
Izuko mostrò un’espressione stupita che raramente le si poteva vedere sul viso. Cercò di tornare normale mentre Atsuko si sporgeva leggermente per osservare meglio, malgrado rimanesse comunque nascosta.
- Non so di cosa tu stia parlando.
- Atsuko è qui. Io la sento. L’ho sempre sentita.
Guardò Izuko, uno sguardo implorante.
- Fammela vedere, ti prego.
Un attimo di esitazione. Poi la nebbia si diradò, dando alle due ragazze modo di trovarsi quasi di fronte.
Atsuko si avvicinò a Gogo, gli occhi pieni di lacrime.
- Ehi…
- Ehi…
- …
- …

- Sei una stronza…
- …
- Non mi hai lasciato nessuno da uccidere… così come faccio a seguirti?
- …
- …
- …come sei sciocca. Posso toccarti?
Non aspettò la sua risposta. Sollevò un braccio e le sfiorò una guancia, chiudendo gli occhi come in estasi.
- Ah… sono felice di essere morta anche io… anche solo per aver potuto fare questo… almeno per una volta…
- Gogo…
- Sssh… se devi piangere, fallo in silenzio… come me…

*


Quando Gogo fu svanita nel buio oltre la porta, Atsuko si lasciò andare seduta sui gradini, nascondendo il volto fra le mani.
- Adesso sei pronta per la tua scelta?
- Io… voglio andare da Gogo. Voglio uccidere qualcuno con una maledizione. Non so chi, ma qualcuno troverò, se mi dai ancora un po’ di tempo…
- …sei sicura della tua scelta? Una volta deciso non potrai tornare indietro.
- …
- Tu sei stata oggetto e soggetto di molto amore, mentre eri in vita. Credi che abbia senso sprecarlo così?
Gli occhi di Atsuko si riempirono nuovamente di lacrime.
- Io… non posso pensare di lasciarla sola lì all’inferno…
- Il tuo è un desiderio egoistico. Il desiderio di rimanere con lei, la paura di stare da sola. Ma tu sei sicura che ciò che lei vuole sia averti all’inferno?
Ed Atsuko pianse. E le sembrò tutto assurdo. Tutta quella morta, tutto quel sangue, tutta quella sofferenza…
Il bisogno di purificazione si faceva sentire nel profondo…
- Prima o poi l’avrei ammazzato io…
- Credo che lei lo sapesse. E credo che ti avrebbe preceduta anche se tu non fossi morta.
Atsuko sorrise tristemente.
- Già. Diceva sempre che non mi avrebbe mai lasciata rovinarmi la vita per colpa di un animale come lui…
- …
- Pensi che mi odierebbe se decidessi di andare in paradiso?
- …
- …
- Vai e rinasci.
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