Genere: Malinconico/Romantico/Filosofico O_o
Pairing: Socrate/Alcibiade.
Rating: G
AVVISI: Boy's love, RPS.
- Alcibiade va a trovare Socrate in cella il giorno prima della sua morte.
Note: Questa fanfiction l’ho scritta di getto dopo aver letto “Storia della filosofia greca” di Luciano De Crescenzo e “Il Critone” ed “Apologia di Socrate” di Platone. Mi è sempre piaciuta la leggenda secondo la quale Socrate avrebbe avuto una relazione con Alcibiade, perché lui era uno dei più inavvicinabili e meravigliosi fra i greci… bellissimo, intelligentissimo, coraggioso, impetuoso, passionale… un ragazzo perfetto, no? E la cosa più bella è che fu proprio Alcibiade ad innamorarsi di Socrate! Questo da un’idea della magnificenza del filosofo… comunque, forse questa mia storia è stata un esperimento un po’ azzardato, per via dei molti riferimenti filosofici e storici… ho cercato di mettere le note per dar meglio l’idea, ma non so quanto bene ci sia riuscita… voi cercate solo di leggerla come una storia d’amore, ok? ^_^
Pairing: Socrate/Alcibiade.
Rating: G
AVVISI: Boy's love, RPS.
- Alcibiade va a trovare Socrate in cella il giorno prima della sua morte.
Note: Questa fanfiction l’ho scritta di getto dopo aver letto “Storia della filosofia greca” di Luciano De Crescenzo e “Il Critone” ed “Apologia di Socrate” di Platone. Mi è sempre piaciuta la leggenda secondo la quale Socrate avrebbe avuto una relazione con Alcibiade, perché lui era uno dei più inavvicinabili e meravigliosi fra i greci… bellissimo, intelligentissimo, coraggioso, impetuoso, passionale… un ragazzo perfetto, no? E la cosa più bella è che fu proprio Alcibiade ad innamorarsi di Socrate! Questo da un’idea della magnificenza del filosofo… comunque, forse questa mia storia è stata un esperimento un po’ azzardato, per via dei molti riferimenti filosofici e storici… ho cercato di mettere le note per dar meglio l’idea, ma non so quanto bene ci sia riuscita… voi cercate solo di leggerla come una storia d’amore, ok? ^_^
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La memoria
Quell’ambiente era buio e freddo, e lui non ci era assolutamente abituato. Pensando alla propria vita gli veniva in mente il profumo d’incenso e la porpora dei mantelli, e la morbidezza lucente della seta.
Ed anche se della *sua* vita non sapeva praticamente nulla, sapeva per certo che le fredde mura di una prigione non erano il luogo adatto a Socrate. Non lo erano. Va bene che nella sua mente innamorata l’aveva sempre immaginato accanto a sé su un triclinio a due piazze, ma oltre questo, sicuramente la prigione non era il luogo adatto per una mente come quella, per un uomo come quello…
- Siete venuto anche oggi, Alcibiade?
Non rispose, guardò fisso il carceriere, che aprì la cella e si defilò immediatamente.
Entrò in silenzio, mutando lo sguardo. Era una cosa che gli veniva naturale fare, in presenza di Socrate. Perché lo rendeva impaziente ma tranquillo.
Lo vide con la testa appoggiata al muro dietro quell’ammasso di cenci che si ostinavano a chiamare letto, e di nuovo la sua espressione cambiò in triste e rassegnata. La nave da Delo* era arrivata da poco. Quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto.
Mentre si trovava così immerso nei suoi pensieri, Socrate aprì gli occhi e gli sorrise allegramente.
- Non ti aspettavo! Critone** è appena andato via…
Immaginò che non ne sapesse ancora niente, e si sedette al suo fianco.
- Ho deciso di venire, anche se ti avevo detto che non lo avrei fatto.
Socrate gli sorrise con benevolenza.
- Questo lo immaginavo. Non sei tipo da desistere facilmente, tu…
Ricambiò un sorriso triste.
- Devo dirti una cosa…
- E’ arrivata la nave.
Alcibiade alzò di scatto il viso.
- C-Come…?
- Critone mi ha detto che si vociferava sarebbe arrivata presto… poi ho visto la tua espressione… incredibili, i collegamenti che ci porta a fare la ragione!
Il filosofo vide il giovane uomo al suo fianco stringere i pugni.
- Suvvia, Alcibiade… dì, tu credi negli dèi?
- Socrate, scusami, ma non sono proprio in vena di filosofeggiare, oggi…
- Se l’uomo che ami ti chiedesse una conversazione come ultimo desiderio prima di morire?
Pensò che avrebbe voluto che lui gli chiedesse tutt’altro, ma lasciò correre.
- E sia…
Sbuffò.
- Ed allora rispondi alla mia domanda. Tu credi negli dèi?
Lui ci pensò un po’.
- Credo solo che gli dèi siano demoni, perché altrimenti non mi spiego come possano far accadere tutto questo ad un uomo come te!
- Adesso non entriamo nel particolare, eh? Dimmi solo se in generale ci credi.
- …si…
- Bene. Ora, tu sai che gli dèi non possono essere altro che giusti, in quanto esseri superiori, no?
- E proprio per questo io…!
- Attenzione! Ho detto giusti! Ora ascoltami bene. Se gli dèi fossero sempre buoni o sempre cattivi rischierebbero di incorrere in ingiustizie giudicando esseri buoni o cattivi, no? Forse che un buono non perdona sempre anche il più empio? O forse che un cattivo non esita a far del male anche al migliore?
- Si, è vero…
- Ed allora, mio caro Alcibiade, capisci bene che dio non è sinonimo di buono ma di giusto.
Lui sbuffò, annoiato.
- Si, ma non capisco dove vuoi andare a parare.
Socrate gli si fece più vicino, sorridendo furbescamente, provocando immediatamente un’ondata di rosso sulle gote di Alcibiade.
- Voglio dire che il mio destino è stato scelto per me non in maniera buona o cattiva, ma semplicemente in maniera giusta, ed essendo la giustizia il valore per me fondamentale debbo solo accettarla in silenzio. D’altronde, io ho fatto tutto il possibile per difendermi… se non ho potuto convincere nessuno vuol dire che doveva andare così.
Concluse appoggiandosi nuovamente al muro.
- Si…
Rispose l’altro.
- Ti ho visto e sentito, al processo. Ma adesso il tuo ragionamento non mi convince più tanto. Non sei forse stato accusato – ed ingiustamente – dal popolo ateniese? Cosa c’entrano gli dèi?
Socrate sorrise teneramente.
- E’ perché la cicuta*** ti sembra troppo vicina, le tue orecchie non mi ascoltano più…
- Tu puoi dire quello che vuoi, ma…
Si sentì improvvisamente circondato di calore. Socrate gli aveva messo un braccio intorno alla spalla, ed ora lo stava abbracciando. Non era mai successo prima. Era la prima volta che si lasciava andare ad una simile tenerezza, con lui. Gli venne da piangere.
- E’ vero, potrei. Potrei dire ciò che voglio, ma non mi va più di parlare. Se non per dirti un’ultima cosa.
Si sistemò meglio fra le sue braccia, accostando l’orecchio al suo petto per sentire quel cuore che presto avrebbe smesso di battere.
- E cioè, che tu stai appena sbocciando. Sei già così splendido, e la tua vita è appena iniziata. Perciò, non sprecarla in rivolte in mio nome o in ore passate a gettar lacrime. Ti guarderò, sai? Mi sto raccomandando.
Guardarono entrambi in basso, l’uno il pavimento, l’altro l’uomo che teneva stretto.
Socrate sentì qualche singhiozzo in più rispetto a quelli che avrebbe dovuto sentire, e si stupì molto nel riconoscere di stare effettivamente piangendo.
Alcibiade rise sommessamente.
- Bravo maestro, mi dici di non piangere e poi…
Ridacchiarono insieme, per qualche minuto. Si stringevano a vicenda.
E… si; alla fine, nonostante tutto quello che aveva fatto e detto, gli sarebbe un po’ dispiaciuto, morire.
- Socrate…
Si sentì chiamare poco dopo.
- Mi chiedi di non piangerti… ma non puoi chiedermi di dimenticarti…
- Cosa fare del mio ricordo è una decisione che devi prendere tu solo… ma… se puoi… pensami comunque, ogni tanto…
Alcibiade si tirò su con le braccia, e lo guardò un po’. Ed in quello sguardo ricambiato ebbe la certezza del suo amore.
Gli baciò leggermente le labbra, lasciandolo fra lo stupito ed il confuso.
- Questo bacio…
Disse Socrate poco dopo.
- …forse avresti fatto meglio a non darmelo.
- Era l’ultimo desiderio dell’uomo che ti ama.
Rispose lui prontamente.
Poi si sorrisero e si separarono.
Mentre stava per uscire dalla cella, Socrate lo chiamò.
- Voglio che tu non venga, domani.
Alcibiade si voltò a guardarlo mentre una lacrima ricava il suo bel volto.
- Non verrò. Stavolta è promesso.
Note:
* Il tribunale aveva deciso che Socrate fosse giustiziato il giorno dopo l’arrivo di una nave proveniente da Delo.
** Critone è un amico di Socrate che quando sente che la nave sta per arrivare va a trovarlo in cella e cerca di convincerlo a fuggire. Socrate gli smonta tutte le basi e lo manda a cosuccia. Tutto questo è raccontato nel “Critone” di Platone.
*** Anticamente i prigionieri come Socrate venivano giustiziati facendo bere loro il veleno ricavato dalla cicuta. Era una morte graduale e non dolorosa, simile al sonno.