Genere: Romantico, Erotico, Introspettivo.
Pairing: Vinicio/Francesco, Vinicio/Alessandra.
Rating: NC-17
AVVISI: Het, Slash, Lemon.
- Durante una delle feste della produzione di Romanzo Criminale, Vinicio si scopre geloso. Di una macchia di rossetto.
Note: Il tutto nasce dopo aver visto questa foto. Tutto il resto è stato fangirling XD
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
JEALOUSY’S THE COUSIN OF GREED
ROMANZO CRIMINALE RPF Francesco Montanari/Vinicio Marchioni, Gelosia

La traccia di rossetto sulla sua guancia, nonostante la barba lunghissima che porta in questo periodo, è così evidente che Vinicio fa fatica a staccarle gli occhi di dosso. È ampia, sbiadita sui contorni, si allarga sulla pelle pallida di Francesco in un’ombra rossa innaturale che gli dà fastidio quasi a livello fisico. Se fossero soli, avrebbe già provveduto a tirar fuori un fazzoletto di carta, inumidirlo un po’ e ripulirlo – non gli piace quando ha addosso cose che non siano semplicemente la sua pelle; una volta, parlando con Alessandra, si è offeso quasi personalmente quando lei ha detto di averlo trovato più bello truccato e ripulito che non al naturale, e lui non aveva potuto dirle di tutte le volte in cui aveva percorso con le labbra la traccia delle macchie sulla sua pelle, e tutti i nei che aveva sulle spalle e sulle braccia, e in generale non era stato affatto un bel momento – ma insomma, non sono soli e non lo saranno per un bel po’, perciò gli tocca trattenere l’istinto e, almeno per adesso, lasciar correre.
- Ma la pianti di guardarlo così? – ride Alessandra, divertita, piantandogli il gomito in un fianco, - Guarda che non stiamo girando, non devi più fissarlo ventiquattro ore al giorno per contratto.
- Ahi. – borbotta lui, lanciandole un’occhiataccia e ricambiando la gomitata con delicatezza sicuramente maggiore di quanta ne abbia usato lei, - Non lo sto fissando.
- Sì invece. – annuisce lei, tranquillissima, - La barba gli sta da Dio. – aggiunge in tono cospiratorio, neanche stesse parlando con la sua migliore amica, - Cioè, guardalo! Sembra così maturo. – conclude sognante.
Vinicio le lancia un’altra occhiata disapprovante, una punta di gelosia a pungolarlo in un fianco esattamente come poco fa ha fatto il gomito di Alessandra. Vorrebbe dirle che non gli sta bene per niente, quella barba, perché non gli si vede abbastanza il viso. Sa che non può, però, perciò schiude le labbra per dire una cosa qualsiasi, e realizza appena in tempo che balbetterebbe qualsiasi cosa provasse a dire adesso, motivo per cui alla fine lascia perdere, si concede un sospiro rassegnato ed annuisce.
- Ale! – dice Daniela, interrompendo quel loro silenzio tutto sommato rilassato ed afferrando Alessandra per una mano, - Dio mio, sei deliziosa stasera! Anche tu non stai male, Vin. – aggiunge con una scrollatina di spalle, degnandolo appena di un’occhiata.
- Quanta grazia. – dice lui, inarcando le sopracciglia ma ringraziando comunque con un cenno del capo. Daniela nemmeno lo sente, probabilmente, perché comincia subito a tirare Alessandra verso un non meglio identificato punto della sala attorno al quale si affollano così tante persone da dare l’idea di nascere da ogni centimetro di pavimento disponibile come piante. Al centro del parapiglia dev’esserci Sollima, ipotizza Vinicio, e la sua ipotesi viene confermata da Daniela stessa un paio di secondi dopo.
- Stefano mi ha mandata a cercarti mezz’ora fa. – dice, mentre Alessandra scioglie la stretta attorno alla mano di Vinicio per cominciare a seguire Daniela, - Vuole presentarci in giro, sono ore che strilla “le mie ragazze di qua, le mie ragazze di là”.
- M-Mica è già ubriaco? – chiede Vinicio, ficcandosi le unghie nei palmi delle mani quando si accorge di essersi innervosito abbastanza da perdere il controllo sulla propria lingua, - Digli di stare attento a cosa tocca, che almeno una delle ragazze sue in realtà è la ragazza mia.
Daniela gli lancia un’occhiata pietosa, inarcando un sopracciglio perfettamente disegnato e piegando in una smorfia appena percettibile le belle labbra dipinte di rosso. Se Vinicio avesse solo il sospetto che quest’occhiata colma di cristiana pietà gli sia stata rivolta per la sua balbuzie, non esiterebbe un secondo a tirarle un cazzotto in pieno volto, anche se è femmina. In verità sa che Daniela lo guarda così semplicemente perché prova per lui quel debole risentimento che sempre si prova per chi, in una compagnia affiatata, rovina sempre il divertimento a tutti lagnandosi di questo o quel dettaglio. Perciò distoglie lo sguardo.
- Vin, - dice lei, salutandolo con un cenno della mano, - prova a bere qualcosa. Sia mai ti scivola il palo fuori dal culo.
Vinicio grugnisce qualcosa in risposta e si stringe Alessandra contro per un attimo quando lei si sporge a baciarlo sulle labbra assicurandogli che tornerà da lui quanto prima, e quando alla fine rimane solo si guarda immediatamente intorno, alla ricerca di Francesco.
Lo trova a qualche metro di distanza da lui, sta parlando tranquillamente con Alessandro, ride felice ed ha ancora quella macchia di rossetto stampata sulla faccia. È incredibile che non se ne sia accorto, non nota mai niente. Lo osserva sorridere con calore quando una bella ragazza dai lunghi capelli castani gli si avvicina titubante, chiedendogli una foto. Lui annuisce e le gira entrambe le braccia attorno alla vita sottile, traendola a sé, fianco contro fianco. La ragazza arrossisce visibilmente mentre Alessandro li prende entrambi in giro per qualche secondo apposta per farli ridere, prima di scattare la foto. Vinicio rotea gli occhi: tempo un paio di giorni, su Facebook sarà pieno di immagini in cui lui fa il gran figo con una macchia di rossetto spalmata su metà faccia. Sarebbe quasi tenero, se non fosse irrimediabilmente ridicolo.
…Vinicio a volte ha bisogno di ricordarsi che in realtà li separano praticamente dieci anni di vita, non una generazione ma quasi. Abbastanza per rendergli assolutamente incomprensibili certe sue distrazioni, come questa del rossetto. Abbastanza da affascinarlo nello stesso modo tenero e un po’ idiota in cui lo affascina Alessandra, sebbene in qualche modo il magnetismo che Francesco esercita su di lui sia di gran lunga più forte. Vinicio non saprebbe spiegare perché, e alle volte ha l’impressione di non volere nemmeno. Sospira e risponde con un mezzo sorriso e un cenno di saluto al cenno identico che Francesco gli fa quando si accorge di lui, e poi aspetta pazientemente che lui si sia scusato con Alessandro e con la ragazza che gli ha chiesto una foto, prima di raggiungerlo.
- C’è un casino che non finisce più. – commenta in una lagna cupa, - ‘Nnamo, va. Scappiamo. Offrimi una birra nel posto peggiore che te viene in mente.
- Dubito che ti ci farebbero entrare. – gli risponde inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia sul petto, - Sicuramente n-non conciato così.
- Così come? – chiede lui spalancando gli occhi, ignaro di tutto. Allarga le braccia e si dà un’occhiata, il completo nero che indossa non ha una piega e gli sta benissimo. – Che c’ho che non va?
Vinicio sospira teatralmente, sollevando gli occhi al cielo.
- Quanti baci hai ricevuto? – domanda.
- Nell’ultima mezz’ora? – ribatte Francesco, piegando un angolo della bocca in un sorriso divertito, - Perché di quelli ho una lista. Se vuoi sapere quanti m’hanno baciato da quando siamo arrivati temo di non poterti aiutare. Comunque siamo sopra i cento.
- Spiritoso. – dice lui, acido, tirandogli una mezza spallata, - Sei pieno di rossetto sulla faccia.
- Ah! – ride Francesco, sbirciandosi dalla lunga distanza su una delle specchiere che adornano la parete in fondo alla sala, - Ma potevi dirlo prima, no? Mo’ vado al bagno e mi do una ripulita. Certo che a te ti piace prendermi per il culo, mh? – dice quindi in un sussurro, avvicinandoglisi impercettibilmente, - Da quant’è che me stai a guarda’ senza dirmi niente?
Vinicio rabbrividisce su tutto il corpo ed arriccia le dita dei piedi dentro le scarpe, le braccia tese lungo i fianchi. Resta immobile mentre lo osserva sparire oltre la porta del bagno e meno di trenta secondi dopo lo segue, pregando in tutte le lingue conosciute – ed anche qualcuna inventata – perché non abbia girato la chiave.
Le preghiere devono sortire qualche effetto, perché la porta si apre subito appena Vinicio poggia due dita sulla maniglia. Il bagno è quello tipico di un appartamento, perfino simile a quello che ha lui a casa propria, ma almeno tre volte più grande. C’è un’enorme vasca da bagno laccata in bianco, una doccia dai vetri opachi e una porticina più piccola che Vinicio immagina porti al bagno vero e proprio.
In fondo alla stanza, comunque, c’è il lavandino, con uno specchio gigantesco di fronte al quale Francesco, con le maniche della giacca e della camicia arrotolate fino ai gomiti, cerca di ripulirsi la faccia.
- Se-Serve una mano? – gli chiede, odiando ogni sillaba che gli esce dalla bocca. Francesco lo guarda attraverso il proprio riflesso, sorride piegando solo un angolo della bocca e Vinicio gli si avvicina al punto da sfiorarlo con ogni centimetro del proprio corpo, pur senza toccarlo davvero da nessuna parte.
- Non potevi proprio aspettare, eh? – lo prende in giro, continuando a guardarlo. Le mani di Vinicio scattano ad afferrarlo ai gomiti, scivolano lungo i suoi avambracci rigati d’acqua e poi si serrano attorno ai suoi polsi, mentre lui mette da parte ogni remora e si schiaccia con forza contro la sua schiena, aderendo perfettamente alla linea incredibilmente curva che disegna la sua spina dorsale dalla nuca al sedere.
- Sei ancora sporco. – gli sussurra addosso, strusciando la punta del naso sulla sua guancia bagnata.
- Così te sporchi pure te. – gli fa notare Francesco, sorridendo più serenamente mentre si adagia su di lui con finta casualità, piegando il capo all’indietro sulla sua spalla. – È chiusa la porta? – gli chiede, ma quando Vinicio fa per rispondere lui lo interrompe pressandosi contro di lui in un gesto improvviso che gli manda il cuore in gola. – Fai finta che non te l’ho chiesto, - gli dice, - tanto, pure se è aperta, se ti allontani mo’ per chiuderla giuro che non mi rivedi più.
Vinicio sbuffa una risata vagamente sollevata sul suo collo, tempestandolo di baci mentre serra la presa attorno ai suoi polsi e li tira indietro, bloccandogli entrambe le mani dietro la schiena.
- Non mi piace che te fai baciare da troppa gente. – gli dice, finalmente senza balbettare. Francesco ride, lasciandosi tenere fermo senza opporre la minima resistenza.
- Ce lo sai che le meglio stronzate che dici ti vengono fuori di bocca così bene, ma così bene che manco ci pari un balbuziente? – lo sfotte con la solita pesantissima leggerezza. Lui è l’unico che riesca a dirgli cose simili senza offenderlo a morte, probabilmente perché, per dirle, aspetta sempre che lui sia nella disposizione d’animo giusta per ascoltarle. E Francesco è uno dei pochi, pochissimi che riesca a metterlo in quella disposizione d’animo. In un modo o in un altro.
Potrebbe rispondere con una battuta sarcastica, se solo volesse, ma la verità è che, nel momento in cui piega Francesco sul lavandino, riesce a pensare da un lato solo che vorrebbe avere il tempo di spogliarlo tutto per godersi il suo corpo mentre si inarca e vibra di piacere sotto le sue dita, e dall’altro che non ricorda davvero se la porta sia chiusa, e che comunque, chiusa o non chiusa, il tempo per fare le cose con calma non ce l’hanno.
Gli sbottona i pantaloni, lasciandoglieli scivolare lungo le gambe, e non gli molla i polsi nemmeno per un attimo. Pensa distrattamente alla possibilità di fargli male, ma Francesco non è Alessandra, può maneggiare lui in modi in cui non potrebbe mai, mai maneggiare lei, e perciò, fin quando lui non si lamenta, Vinicio continua a stringere.
Lo trattiene con una mano sola, mentre con l’altra si libera dei propri pantaloni e della biancheria di entrambi, pressandosi immediatamente contro di lui. Scivola fra le sue natiche per tutta la propria lunghezza, aiutato dal liquido preseminale che lo lubrifica, non tanto ma abbastanza da passargli addosso come una carezza, senza eliminare del tutto l’attrito che fa gemere Francesco e lo costringe a piegarsi in avanti il più possibile per premerglisi addosso, seguendolo nei movimenti e spostandosi sempre un po’ più in alto o un po’ più in basso, cercando di stuzzicarlo abbastanza da convincerlo a prenderselo, una buona volta.
Vinicio sa che potrebbe semplicemente continuare a strusciarsi in questo modo per tutto il resto della propria vita, senza annoiarsi mai, perché gli piace sentirselo addosso, gli piace stringerlo senza pensare continuamente di doverlo lasciare andare prima o poi, ma Francesco è impaziente, Francesco dopo qualche secondo di monotono su e giù s’è già stancato, e quando Vinicio lo sente gemere una lamentela sbuffata fra le labbra sorride, gli libera le mani così da lasciarlo appoggiarsi al lavandino con più stabilità e poi entra dentro di lui in un colpo secco e deciso, talmente improvviso che Francesco si rimette dritto e serra le mani attorno al lavabo quando quel movimento non produce altro risultato che aprire maggiormente la strada alla sua erezione, che si pianta nel suo corpo così in profondità che Vinicio si sente mancare il fiato.
- Dio. – ansima, afferrandolo per un fianco mentre l’altra mano corre svelta fra le sue cosce e si stringe attorno alla sua erezione calda e tesa tanto quanto la sua.
- Sì. – risponde Francesco, la testa che ciondola un po’. Vinicio sorride e lo masturba seguendo il ritmo delle proprie spinte, scivola con la lingua lungo il suo collo allargando col naso il colletto strettissimo della camicia che indossa e si rende conto solo con estremo e colpevole ritardo dello specchio che rimanda l’immagine di loro due stretti insieme come un nodo. Affonda il più possibile nell’incavo fra mento e collo di Francesco e lo osserva piegare il capo per fargli spazio, gli occhi chiusi, le labbra aperte ed umide, odia non averlo ancora baciato, mentre continua ad accarezzarlo piano gli molla un fianco e lo afferra per una guancia apposta per farlo voltare abbastanza da poterlo baciare profondamente, con forza, e le loro lingue si incontrano nel calore umido delle loro bocche esattamente come l’orgasmo di Vinicio quando gli esplode dentro, esattamente come l’orgasmo di Francesco quando gli esplode fra le dita.
Si appoggia a lui, ansimando stancamente – sono troppo vecchio per le sveltine nei bagni durante le feste di produzione, si dice con un mezzo sorriso – mentre Francesco resta dritto e ben saldo sulle gambe, reggendo anche il suo peso ora che lui, da solo, non ce la fa. Si separano solo quando ne hanno voglia, Vinicio si lava le mani mentre Francesco si dà una rassettata generica osservandosi distrattamente nello specchio.
- In realtà mi servirebbe ‘na doccia. – dice schioccando la lingua, infastidito, - Mo’ sono più sporco di prima.
Vinicio ride, scuotendo il capo. Allunga due dita ancora bagnate d’acqua e sapone verso la sua guancia e cancella l’ultima traccia di rossetto che gli è rimasta sulla pelle.
- No, - dice, voltandosi a recuperare l’asciugamani appeso lì di fianco, - adesso sei pulito.
back to poly

Vuoi commentare? »





ALLOWED TAGS
^bold text^bold text
_italic text_italic text
%struck text%struck text



Nota: Devi visualizzare l'anteprima del tuo commento prima di poterlo inviare. Note: You have to preview your comment (Anteprima) before sending it (Invia).