Genere: Erotico.
Pairing: Davide/Dejan, Davide/Mario e Dejan/Sinisa (entrambi accennati).
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon, AU.
- "Ecco, io…" biascicò Davide, grattandosi nervosamente la nuca, "Mi hanno detto che avevate bisogno di me."
Note: Allora, qualche secolo fa io e Def abbiamo guardato Romanzo Criminale XD O meglio, io ho guardato Romanzo Criminale con la Tab e poi l'ho consigliato al Def, il quale ha accettato il consiglio e l'ha guardato anche lui. I pairing che shippavamo all'interno della serie non coincidevano, naturalmente (e figurarsi X'DDD), ma io avevo del disperato bisogno di leggere del Dandi/Patrizia, e lui me l'ha scritto. Solo che ha chiesto in pegno un tributo di sangue, che doveva essere una Dekiton su prompt ius primae noctis.
Essendo io la pigra culopesa che sono, naturalmente, ho lasciato lì il tributo di sangue a maturare finché non fosse stato il tempo, e ieri, finalmente, il tempo è giunto: in seguito al secondo OTW!Meme di Def, sono riuscita a promptargli del Kurtofsky, mia nuova ossessione che a lui, naturalmente, non piace X'D E per cercare di spronarlo a lavorare più felicemente al suo tributo di sangue nei confronti dell'ampia e totale conoscenza che ho della sua fandom!persona, ho pensato di ripagarlo con un po' di Dekiton X'D
Perché vi stia raccontando tutto questo è un mistero, ma insomma. Deffy, :*
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IUS PRIMAE NOCTIS

Incerto su cosa sua maestà si aspettasse da lui, Davide rimase immobile, stretto nelle spalle, gli occhi che saettavano veloci da un punto all’altro della sfarzosa camera da letto in cui uno dei servi l’aveva appena scortato, lo sguardo che cercava di fissarsi il più possibile su particolari della minima importanza – il colore acceso della carta da parati, quell’azzurro così intenso da sembrare il cielo di notte illuminato da mille stelle, quelle venature nere a formare ghirigori e arabeschi sempre più complicati man mano che risalivano verso il soffitto, il pesante lampadario di gocce di cristallo che irradiava una luce bianca e irreale per tutta la stanza, la lieve morbidezza delle lenzuola di raso, i tappeti pesanti e dall’intreccio complicato che rivestivano quasi tutto il pavimento – tutto, pur di non guardare il corpo nudo di sua maestà sdraiato sul letto, fra i cuscini, come in attesa di qualcosa o qualcuno.
- Ecco, io… - biascicò Davide, grattandosi nervosamente la nuca, - Mi hanno detto che avevate bisogno di me. – tentò, sollevando gli occhi quel tanto che bastava per cercare quelli del sovrano, e finendo poi per piantarli nuovamente sul pavimento quando, ben prima di riuscire a trovarli, incappò nell’immagine delle sue gambe piegate e mollemente dischiuse.
Re Dejan si mise a sedere, inspirando profondamente. Gli fece segno di avvicinarsi, e Davide, sempre a capo chino, obbedì. Quando gli fu vicino abbastanza, Dejan sorrise incoraggiante, e solo allora arrossendo confuso, Davide si azzardò a smetterla di fissare con interesse le punte dei propri piedi.
- Siediti qui con me. – lo invitò Dejan, battendo con la mano sul materasso accanto a sé. Rigido come un pezzo di legno, Davide obbedì, tenendosi a distanza e stringendo con forza le mani attorno alle ginocchia, terrorizzato. – Non essere così nervoso. – disse il re, la voce dolce, bassa e suadente, - Non voglio farti niente di male.
- Perdonatemi, sire. – si scusò Davide con un cenno del capo, non osando più ricambiare il suo sguardo intenso, - È solo che mi sento un po’ a disagio.
Dejan annuì comprensivo.
- Capisco bene. Fu così anche per me quando il sovrano da cui ero stato adottato mi chiamò a sé per salutarmi l’ultima volta, prima della mia partenza e del mio matrimonio. – gli sorrise ancora, accarezzandogli lievemente una spalla per cercare di rassicurarlo. – Ricordi quando sei arrivato? – domandò dolcemente, - Non eri che un ragazzino. Ed ora guardati, quasi un uomo fatto. – sospirò, proprio come un padre ormai rassegnato all’idea di dover salutare per sempre un figlio. – Sei emozionato, per domani?
Le guance di Davide si colorarono di un rosso perfino più acceso, al solo accarezzare con la mente il pensiero del principe che, a poche ore dall’alba, sarebbe giunto a chiedere la sua mano.
- Sì. – ammise con un sorriso un po’ imbarazzato, ma soprattutto felice.
- Nel corso delle sue ultime visite, - proseguì Dejan, - sei riuscito a farti un’idea del principe Mario? Come pensi che ti troverai, con lui?
Davide si strinse nelle spalle, incerto.
- Io lo trovo… trovo che il principe Mario sia molto bello, e molto particolare. È… - sorrise ancora, lievissimo e sognante, abbassando appena le palpebre sugli occhi castani screziati di verde, - è molto particolare. Non si può certo dire sia un ragazzo comune, o… di facile gestione, - ridacchiò, ripensando a quanto scontroso il principe si fosse mostrato nei suoi confronti all’inizio e a quanto fosse stato difficile aiutarlo a sciogliersi, a fidarsi e a sorridergli, - ma mi piace. Mi piace tanto.
- E pensi che sarà in grado di farti felice? – incalzò il sovrano, facendoglisi più vicino. Davide, perso com’era nei propri pensieri, non pensò nemmeno si allontanarsi, anche perché si trovava seduto già abbastanza vicino al bordo del letto per non rischiare di cadere al primo spostamento eccessivo.
- Questo non posso saperlo, maestà. – disse con una risatina dimessa, - Ma lo spero, perché vorrei davvero restare con lui per tutto il resto della mia vita.
Dejan sorrise più profondamente, sollevando una mano per accarezzare i capelli già scompigliati di Davide.
- Sono le stesse cose che pensai quando Sini venne a chiedere la mia mano al mio sire. – raccontò, la voce venata di nostalgia e affetto, - Ed io sono stato fortunato. Spero, con ciò che mi appresto a fare, di passare a te un po’ della mia fortuna. Perché te la meriti, Dade. – disse, utilizzando nei suoi confronti un soprannome che sovente gli aveva sfiorato le labbra quando Davide non era che un bambino, e che poi negli ultimi anni era stato ovviamente accantonato a causa del suo farsi gradualmente un uomo, ma che in quel momento, quando si trovavano così prossimi all’addio, sembrò per la prima volta dopo molto tempo nuovamente appropriato.
Davide arrossì, voltandosi a guardarlo. Il suo movimento fu appena percettibile, ma Dejan non mancò di notarlo, e non si fece pregare per approfittarne. Veloce, una delle sue mani risalì lungo il collo del ragazzo, salendo ad accarezzargli una guancia ormai ruvida di barba. Sorrise della sensazione che gli solleticò i polpastrelli, mentre Davide, comprendendo ciò che sarebbe successo di lì a poco, serrava gli occhi, schiudendo appena le labbra umide, sulle quali la luce del lampadario si divertiva a creare riflessi di un rosa così acceso da abbagliare quasi.
Dejan si sporse verso di lui, coprendo quelle labbra così invitanti con le proprie e sorridendo fra sé del mugolio arreso ed emozionato che Davide si lasciò sfuggire dal fondo della gola quando accarezzò la sua lingua con la propria. Fu il ragazzo stesso ad adagiarsi fra i cuscini, stendendosi in un gesto fluido ed intimo mentre, istintivamente, schiudeva le gambe per far posto al corpo di Dejan, che si era sollevato fino a coprire il suo quasi per intero.
Nel percepire quei movimenti così naturali, Dejan si allontanò appena, lanciandogli un’occhiata stupita prima di sciogliere le labbra in un sorriso divertito.
- Sembra che qualcuno sia stato un cattivo, cattivo bambino. – lo rimbrottò giocosamente, mentre Davide, imbarazzato, avvampava. – Il principe Mario non avrebbe dovuto. Meriterebbe di essere aspramente rimproverato.
- Non è stata colpa sua! – uggiolò Davide, inarcando le sopracciglia verso il basso, - È stato— è stato un incidente!
Dejan sorrise divertito, lasciando scorrere una mano lungo il suo fianco.
- Scommetto di no. – sussurrò, abbassandosi fino a sfiorare nuovamente le labbra di Davide con le proprie, - E d’altronde, non so dargli torto. Nonostante adesso sia ancora più geloso di prima.
Davide gemette di gola, seguendo i movimenti di Dejan col proprio bacino quando prese a strusciarsi lentamente contro di lui.
- Non dite così… - mormorò, gli occhi chiusi e i lineamenti vagamente contratti in una smorfia di eccitazione frustrata. Dejan sorrise ancora, intenerito da quanto simile al se stesso di un’altra epoca lo trovasse in quel momento.
Scivolando con le labbra umide lungo il suo collo, e fermandosi a succhiare la pelle tenera e bianca sotto il suo orecchio, prese a liberarlo lentamente dei vestiti che ancora indossava. Gli scoprì il petto slacciando la casacca, e lo liberò poco dopo anche dell’ingombro dei pantaloni, lasciandoli ricadere giù lungo le gambe così snelle e slanciate, scoprendo la sua erezione già così tesa da risultare quasi dolorosa.
La strinse fra le dita, lasciando che l’eco delle ultime parole di Davide si perdesse nella sinfonia di sospiri e gemiti che gli fiorirono sulle labbra quando cominciò a masturbarlo dolcemente e quando poi, dopo essersi inumidito le dita, scese ad accarezzarlo fra le natiche, stuzzicando la sua apertura dapprima solo con la punta dei polpastrelli, per poi scendere più in profondità quando sentì la resistenza dei suoi muscoli farsi sempre meno solida.
Poco dopo, Davide lo accolse dentro di sé con un sospiro spezzato, e Dejan si fermò immediatamente per permettergli di riprendere fiato, accarezzandogli lentamente i fianchi in gesti circolari dei pollici, prima di riprendere a spingersi dentro di lui, avanzando fino a quando non fu quasi completamente immerso nello stretto calore umido del suo corpo. Lo baciò con dolcezza, cercando di utilizzare le carezze accorte e lievi della propria lingua per distrarlo dai colpi che gli sferrava col bassoventre, sprofondando sempre più dentro di lui e producendo con ogni spinta un suono schioccante e improvviso che ben presto si fece più forte perfino dei loro sospiri.
Venne con un ringhio ruvido e profondo, rendendosi conto solo all’ultimo momento del fatto che, per tutto il tempo, Davide non aveva mai aperto gli occhi. Lo accarezzò ancora per qualche secondo, continuando a muoversi dentro di lui nonostante la sua erezione stesse ormai sfumando, fino a quando anche lui non fu scosso dai tremiti dell’orgasmo, e si sciolse fra le sue dita, tendendosi tutto per un istante per poi ricadere fra i cuscini e le lenzuola come fosse privo di forze, respirando affannosamente.
Dejan si allontanò da lui, sistemandosi al suo fianco sul materasso ed osservandolo mentre, a fatica, riprendeva fiato, le guance che, da rossissime, tornavano a colorarsi del suo naturale incarnato rosa, ancora così infantile, nonostante tutto.
Gli ravviò i capelli, scoprendo la fronte imperlata di sudore, e perdendosi poi ad accarezzargli il viso per qualche secondo mentre Davide riapriva gli occhi e, silenziosamente, gli sorrideva.
- Il principe Mario è fortunato ad averti. – disse quindi, stringendolo in un abbraccio improvvisamente casto e paterno, nonostante quello che era successo fra loro e nonostante fossero ancora completamente nudi. – Spero che tu possa avere la più felice delle vite. – concluse, tornando a guardarlo negli occhi.
Davide annuì, il sorriso che si apriva appena, in segno di gioia così sincera da poter essere contenuta solo a stento.
- Grazie. – disse in un filo di voce.
Quella notte, dormirono insieme.
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