Genere: Commedia, Erotico.
Pairing: Dave/Blaine.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon.
- "Ti rendi conto che stiamo per fare sesso gay dentro un armadio? I passi indietro che sta facendo il movimento LGBT, e tutto a causa tua, Dave Karofsky."
Note: Questa storia è nata perché a) io avevo voglia di Blainofsky, e b) a un certo punto questa è apparsa in rete e il mio mondo non è stato più lo stesso. X'D Abbiate pazienza.
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IT’S IN THE BLAZER, BABY

A Dave casa di Blaine non piace per niente. Esteriormente non è diversa dal resto delle case tutte sistemate ordinatamente lungo i vialetti del circondario, un quartiere di periferia immerso nella pace e nel verde surreale di decine di giardinetti con alberi dai quali immancabilmente pende sempre un’altalena o un vecchio copertone usato come tale, per nulla dissimile da quello in cui vive anche lui, ma l’interno fa la differenza, ed in modo nient’affatto piacevole.
Blaine gli ha raccontato che a Westerville vivevano in un palazzo, non in una villetta come quella. Lui e suo padre avevano un appartamento all’ottavo piano di uno stabile che di piani ne contava dieci, ed era un regolare appartamento da tre stanze più due bagni e una cucina, insomma, il classico appartamento che fa esattamente al caso tuo se sei un padre solo con un figlio che, per l’ottanta percento del tempo, non vive neanche insieme a te.
Il problema è che, trasferendosi da Westerville a Lima, il padre di Blaine ha deciso di portare con sé tutti i mobili e i soprammobili che possedeva nell’appartamento. Scelta legittima, per carità, ma l’impressione che si ha adesso entrando in casa di Blaine è quella di trovarsi di fronte ad una serie di stanze in cui sono state infilate a forza delle cose che non c’entravano niente con quelle che invece avrebbero dovuto trovarsi lì, ed è una cosa parecchio disturbante per uno che, come Dave, ha vissuto in una casa simile a questa per tutta la sua vita, guardando sempre gli stessi mobili, gli stessi soprammobili, gli stessi quadri e le stesse tende, come se la casa fosse nata già fornita di tutte queste cose e quindi non necessitasse di alcun tipo di cambiamento.
Entrare in casa di Blaine è un po’ come entrare in un universo parallelo in cui più ti guardi attorno più quello che vedi ti sembra fuori posto, non ti convince affatto, e la sensazione è ancora più straniante perché invece per Blaine e suo padre, che a quella mobilia sono assolutamente abituati, non trovano niente di strano in ciò che li circonda; per cui, ogni volta che Dave è ospite in quella casa – non che sia capitato spesso, e d’altronde se il padre di Blaine sapesse che i compiti di matematica, materia in cui Blaine è sempre stato disastroso comunque, non sono il vero motivo per cui lui e il suo amato figlio unico si frequentano, probabilmente Dave a questa casa non potrebbe più neanche avvicinarcisi, figurarsi entrarci dentro – non può fare altro che sentirsi a disagio. Che è una cosa usualmente tremenda, ma che in alcuni casi può avere una sua utilità. In questo, ad esempio.
Camera di Blaine è in assoluto la più inguardabile della casa. Nel suo vecchio appartamento, Blaine stava – o meglio, non stava, abitando alla Dalton – in una stanza ampia meno della metà di questa. Dal momento che, però, ha tenuto gli stessi mobili, adesso sembrano sparsi per l’ambiente in modo del tutto casuale, non lo riempiono, lasciano interi pezzi di parete vuoti, il che è tremendo perché i muri non sono ancora stati ritinteggiati, e si vedono i segni dei mobili del precedente proprietario sull’intonaco, cosa che non fa che aumentare la sensazione straniante e nient’affatto piacevole che Dave sta provando.
E che fa allontanare Blaine da lui con uno schiocco umido e uno sbuffo infastidito.
- Dave, se non è di troppo disturbo, ti dispiacerebbe concentrarti? – domanda il ragazzo, appoggiando entrambe le mani alle sue cosce nude e guardandolo dal basso verso l’alto con un’espressione di offesa infantile che già da sola è capace di far dimenticare a Dave tutte le brutture del luogo in cui si trova. Dell’arredamento delle case altrui non gli è mai fregato un accidente, ma pensare a quanto è brutta casa di Blaine è l’unica arma che ha quando lui si piega sulle ginocchia e, senza grandi cerimonie, glielo prende in bocca. È bravo in modi che Dave non è sicuro di riuscire a descrivere senza farsi esplodere un paio di sinapsi, e malgrado ciò sia assolutamente un pregio, purtroppo rappresenta anche un problema di una certa entità.
- Stavo cercando di—
- Lo so cosa stavi facendo. – sbuffa ancora Blaine, - Me l’hai già spiegato. Ed è un ragionamento ridicolo!
- Scusa se cerco di durare abbastanza da arrivare a scoparti. – borbotta lui, arrossendo vistosamente. Blaine si lascia sfuggire dalle labbra un ringhietto risentito che gli vibra in gola. Dave ha un brivido al solo pensiero di quello stesso ringhietto che vibra tutto attorno a lui.
- Secondo te, - protesta, - fra un ragazzo che mi viene in bocca perché sono troppo bravo ed uno che non viene affatto ma lo fa solo perché, invece di concentrarsi su me che glielo succhio, si perde a pensare alla mia mobilia, cosa potrei mai preferire? – domanda con aria sarcastica.
- Prima di tutto, se tu potessi evitare di essere così sboccato… - si lamenta Dave, passandosi una mano sugli occhi. Tutta questa faccenda dell’essere gay era già dura prima di cominciare a fare anche cose da gay; ora che le fa, l’ultima cosa di cui ha bisogno è un ragazzo che le cose che fa le descriva in maniera tanto grafica. Blaine dovrebbe andare in giro con un dannato bollino rosso appiccicato sulla fronte. Chissà se anche con Hummel parlava in questo modo. Dave è pronto a scommettere di no, figurarsi se con quella principessina si azzardava a parlare così. – E comunque il punto non è questo, il punto è che per me potevamo anche scopare direttamente senza che tu provvedessi a… insomma.
- Che? – esclama Blaine, quasi deluso, - Ma a me piace prendertelo in bocca.
- Blaine, Dio mio… - esala ancora lui, incurvando le spalle e coprendosi il volto con entrambe le mani.
- Dave, piantala… - piagnucola Blaine, sollevandosi sulle ginocchia e, allo stesso tempo, arpionandolo da dietro la nuca per poterlo baciare. Dave lo lascia fare, schiudendo le labbra per accogliere le carezze della sua lingua e mugolando appena quando gli sente in bocca il sapore diverso che ha sempre quando fa cose come quella. – Adesso tu ti metti buono… - gli sussurra addosso Blaine, scivolando con le labbra lungo la linea della sua mascella, - E ti concentri su di me… - aggiunge, mordicchiandogli il collo e strusciando il naso lungo la curva della sua spalla, cercando di infilarsi oltre il colletto mezzo aperto e scomposto della sua camicia, - E qualunque cosa succeda… - conclude, stringendo le dita attorno la sua erezione ancora umida, - mi prometti che non penserai all’arredamento di questa casa neanche una volta. Ok?
- Mmh… - mugola Dave, incapace di rispondere qualcosa di sensato nel momento in cui le dita di Blaine prendono ad accarezzarlo lentamente verso l’alto e verso il basso, per tutta la lunghezza.
- Bravo. – sorride Blaine, soddisfatto, lasciandogli un ultimo bacio sulle labbra e poi tornando ad accucciarglisi fra le gambe, sfiorando con le labbra umide la punta della sua erezione, come a voler intenzionalmente ritardare il momento in cui la accoglierà fra il palato e la lingua. Dave tiene gli occhi chiusi e respira lentamente, mordicchiandosi il labbro inferiore, impaziente. Blaine si concede un piccolo sorriso, prima di farsi scivolare la sua erezione fra le labbra, e mugola con soddisfazione nello stuzzicarlo con la lingua, stringendo la presa sulle sue cosce mentre le mani di Dave si chiudono con uno spasmo nervoso attorno alle lenzuola già tutte stropicciate del suo letto. Sentire i tremiti di Dave fra le labbra e sulla lingua lo eccita come poche altre cose al mondo, più ancora delle sue mani addosso o della fame con cui in genere lo bacia quando riesce a ribaltarlo sul materasso, il senso di controllo misto a quello solo apparentemente opposto dell’abbandono che si concede in queste situazioni è già da solo quasi abbastanza per farlo venire senza neanche essere sfiorato.
Dave continua a tenere gli occhi chiusi per tutto il tempo, e lentamente le sue mani sciolgono la stretta attorno alle lenzuola e si spostano. Mentre una rimane, rilassata, poggiata sul letto, l’altra risale lentamente lungo il braccio di Blaine, saggiando la consistenza dei muscoli tesi in punta di dita, cercando di scivolare oltre l’orlo della manica corta per sfiorare la spalla e, non riuscendoci, passando oltre, ad accarezzare le linee tese e dritte del collo, fino a fermarsi sulla sua nuca, dove cominciano a pressare piano per invitare Blaine a prenderlo più profondamente.
Blaine obbedisce, le mani che risalgono lungo le cosce di Dave fino a stringersi attorno ai suoi fianchi, e nel momento in cui comincia a muovere la testa più velocemente e Dave si sente scivolare dentro di lui così in profondità da sfiorare quasi la parete della gola con la punta della propria erezione, improvvisamente il pensiero di lasciarsi andare e venire non sembra più così atrocemente insopportabile. D’altronde, se Blaine volesse preservarlo per un momento successivo non si muoverebbe così, e starebbe buono con quella lingua, e qualsiasi cosa stia facendo adesso con la mano che gli ha lasciato scivolare in mezzo alle gambe, oh no, decisamente non la farebbe, e poi comunque chi se ne frega, potrà sempre farselo ritornare duro un’altra volta dopo, non che questo sia esattamente un problema, dal momento che avere diciassette anni gli ha concesso maratone che a raccontarle in giro nessuno ci crederebbe, ma Dave non ha il tempo di verificare quali siano le reali intenzioni di Blaine, perché a un certo punto, senza cerimonie esattamente come quando ha cominciato, lui si ferma.
- …l’armadio. – gli sente dire, mentre apre gli occhi, tornando in sé dopo la palese esperienza extracorporea che ha appena affrontato.
- Eh…? – mugugna incerto, ben consapevole di essersi perso più di metà della frase che Blaine gli ha appena rivolto.
- Nell’armadio! – quasi strilla lui, scattando in piedi e tirandolo per costringerlo a fare lo stesso, - Nasconditi nell’armadio!
- Cosa?! – sbotta Dave, rischiando di spezzarsi l’osso del collo nell’inciampare nei pantaloni che gli impigliano le caviglie, mentre Blaine lo spinge senza riguardi verso la porta che conduce alla cabina armadio, in un angolo della stanza, - Ma che cosa stai dicendo? Non dovresti incoraggiarmi ad uscirne, semmai?
- Spiritoso. – sbotta Blaine, spalancando la porta e spingendolo all’interno, - C’è mio padre! Sta’ buono e zitto, arrivo tra poco. – conclude sbrigativamente, chiudendogli la porta quasi sul naso.
Dave sospira, ascoltando Blaine risistemarsi addosso i vestiti e correre veloce fuori dalla stanza, e poi si china a recuperare i propri pantaloni, per riportarli ad un’altezza più decente – anche se chiuderli addosso all’erezione ancora dolorosamente tesa che gli svetta fra le gambe è un’ignominia di cui Blaine pagherà le conseguenze più tardi, senza dubbio – e poi comincia a guardarsi intorno. Non è mai stato dentro la cabina armadio di Blaine, per quanto in effetti non riesca ad immaginare nessun motivo valido per il quale avrebbe dovuto visitarla prima di oggi, e per la verità non è contento di dovercisi trovare neanche adesso. Un po’ perché è spaventato dall’idea del signor Anderson che li scopre mandando a puttane mesi di segretezza ed abitudini ormai consolidate, un po’ perché già vive la propria vita all’interno di un armadio metaforico piuttosto opprimente e trovarsi ora all’interno di un armadio vero ha un che di inquietante a livello karmico.
Ciononostante, prima di annoiarsi a morte, decide che può quantomeno dare un’occhiata in giro. Metà dell’armadio è pieno della robaccia che Blaine usa per vestirsi quando viene a scuola. Tutte le sue ridicole camicie a quadretti, gli orribili gilet passati di moda in epoche storiche ben precedenti alla sua nascita – questo sempre ammesso che Blaine sia una creatura terrena e non qualche essere mitologico nato nel milleottocento, cosa che, quantomeno, spiegherebbe il suo modo di esprimersi pomposo e antiquato – per non parlare di quegli agghiaccianti cravattini che, da quando non è più obbligato a indossare la divisa della Dalton, sembrano essere diventati i suoi migliori amici.
Dave, a livello personale, odia il gusto di Blaine in fatto di abiti, ed è convinto di esserci finito a letto assieme la prima volta non tanto perché volesse proprio andare a letto con lui, ma perché non ne poteva più di vederlo andare in giro conciato in quel modo assurdo. Meglio nudo – senza dubbio.
La divisa della Dalton gli piaceva. Non aveva avuto modo di notarla per bene, all’inizio, perché Blaine aveva deciso di apparirgli come la cosa più insopportabile mai vista sulla terra, ma da quando i loro rapporti si sono prima distesi e poi evoluti in questa specie di allucinante relazione priva di senso, Dave si è ritrovato spesso a sentirne la mancanza.
E infatti, posarle gli occhi addosso è quasi rassicurante.
Sta nascosta in un angolino dell’armadio, poveretta, come se Blaine se ne vergognasse. E in questo senso è allucinante pensare che cose come quell’orribile maglietta a righe, o quei pantaloni col risvolto che a qualunque essere umano di altezza normale arriverebbero al polpaccio, possano invece risiedere in posti d’onore, quasi centrali, di modo che siano perfettamente visibili anche a qualcuno che si ritrovasse ad infilare la testa in quella cabina armadio per un paio di secondi per sbaglio. Cos’avrà mai fatto la povera divisa della Dalton per vedersi riservato un trattamento simile? Dave non riesce nemmeno a immaginarlo.
Si avvicina alla divisa, accarezzandone distrattamente una manica e sorridendo appena quando l’immagine mentale di Blaine che la indossa si fa viva fra i suoi ricordi. Non ha idea di come reagirebbe se potesse rivederlo vestito in quel modo adesso, ma molto probabilmente gli chiederà di provare, prima o poi. Magari quando non c’è anche suo padre in casa.
Nel mentre, comunque, si diverte a sfilare la giacca dalla gruccia che la tiene appesa, e rigirarsela fra le mani, inalando profondamente il profumo di Blaine rimasto intrappolato fra le fibre del tessuto.
Quando nota lo specchio alle proprie spalle, non pensa davvero a ciò che sta facendo. Semplicemente si volta, guarda il proprio riflesso, poi guarda la giacca, e due secondi dopo la sta già indossando. Non si è mai chiesto come sarebbe stato frequentare la Dalton, e in realtà le divise non sono una cosa che gli piaccia tanto avere addosso, fatta esclusione per quella della squadra di football, ma mentre si guarda allo specchio deve dire che un po’ di curiosità la prova. Cerca di immaginare la propria vita come studente di una prestigiosa scuola privata che della tolleranza zero contro i bulli come lui è stato fino a qualche mese fa ha fatto il suo marchio di fabbrica, e non può fare a meno di chiedersi se le cose sarebbero state migliori, magari più facili, se fosse stato lì invece che al McKinley.
In ogni caso, deve togliersi questa giacca di dosso, perché è stretta e corta in modi insopportabili, gli tira ovunque ed ha paura di romperla. Da come stava messa in disparte nell’armadio non potrebbe giurare che Blaine ci tenga davvero, ma d’altronde se non ci tenesse affatto l’avrebbe buttata via, perciò, prima di distruggerla e magari mettersi nelle condizioni di dover sopportare i bronci infiniti che Blaine è in grado di mettere su quando si offende, meglio metterla via.
Il problema è che non ne ha il tempo, perché un secondo dopo averlo pensato sente la porta scattare, aprirsi e richiudersi, e quando si volta Blaine è lì, ad un paio di metri da lui, rosso in volto come avesse la febbre e con entrambe le mani a coprirsi la bocca probabilmente spalancata in una o sorpresa, che lo fissa con occhi enormi e luccicanti.
- …la tolgo subito. – borbotta Dave, distogliendo lo sguardo, e Blaine praticamente gli si lancia addosso, agitando le braccia come un forsennato.
- No! – quasi strilla, afferrando la giacca per il bavero e chiudendogliela sul petto, continuando a guardarlo in quel modo che non lascia presagire a Dave niente di buono, - Ma sei matto? Tienila! Oddio, ti sta benissimo. – squittisce deliziato, allontanandosi di un paio di passi per poterlo guardare meglio.
Dave si volta a guardarsi nello specchio, inarcando un sopracciglio con evidente perplessità.
- Ma se mi esplode addosso? – domanda, tornando a guardare Blaine, il quale nel mentre ha preso a mordicchiarsi il labbro inferiore in un modo che impedisce a Dave di concentrarsi su qualsiasi altra cosa nel mondo.
- E questo sarebbe un difetto perché…? – chiede Blaine, avvicinandosi di un passo. Dave spalanca gli occhi.
- Oh, no. – dice, scuotendo il capo, - No, Blaine. Toglitelo dalla testa.
- Non lo sai nemmeno, che cos’ho in testa. – ridacchia lui, avvicinandosi ancora e lasciandogli scorrere un dito sul petto attraverso la stoffa leggera della maglietta che indossa.
- Lo so perfettamente che cos’hai in testa. – protesta Dave, comunque incapace di sottrarsi quando Blaine, aggrappandosi alle sue spalle, si solleva sulle punte per raggiungere le sue labbra, sfiorandole appena con le proprie, - E non accadrà.
- Oh, ti prego, ti prego, ti prego… - pigola Blaine, intervallando ogni ti prego con un bacio a stampo sulle labbra. Già al primo, Dave si ritrova ad inseguirlo sperando di avere di più, ma lui naturalmente si tira indietro, concedendogli solo quello che vuole e nell’esatta misura in cui vuole, cioè decisamente meno di quanto Dave non riesca a sopportare, e incommensurabilmente meno di quanto Dave in realtà non vorrebbe. – Ti prego, tienila su. Solo per questa volta!
- Oh, Dio, - cede Dave con un grugnito esasperato, spingendolo contro lo specchio – unica superficie non concava all’interno della cabina armadio – ed infilandogli quasi istantaneamente le mani sotto la maglietta, - va bene, quello che vuoi, purché tu stia zitto e ti lasci scopare, adesso. Ok?
Blaine ridacchia, soddisfatto dall’avere ottenuto – come sempre – tutto quello che voleva, e si aggrappa con forza alle sue spalle larghe, saggiandone la consistenza con la punta delle dita attraverso il tessuto della giacca della divisa. I suoi sensi lo conoscono a memoria, eppure sentire come le pieghe di quella giacca si riempiono delle forme di Dave lo esalta come fosse un bambino alle prese col regalo di Natale più grosso mai visto, tutto per lui, tutto da scartare. Con la differenza che lui, oh, no, non ha davvero nessuna intenzione di scartarlo.
Gli si stringe contro, sollevandosi fino a potergli sfiorare un lobo con le labbra. Lo stringe fra i denti, lo accarezza con la punta della lingua, e Dave ringhia qualcosa di incomprensibile nel premerglisi addosso con più foga, afferrando la maglietta che indossa dall’orlo per strattonarla qui e là. Blaine solleva entrambe le braccia quasi in automatico, in un invito evidente e chiaro come la luce del sole, che Dave coglie senza starci a pensare neanche un minuto più del necessario. Getta via la maglietta e subito si volta nuovamente verso Blaine, cercando di concentrarsi su di lui, ma lui ride, stringendosi nelle spalle.
- Ti rendi conto, - dice, - che stiamo per fare sesso gay dentro un armadio? – ridacchia da solo come un imbecille, - I passi indietro che sta facendo il movimento LGBT, e tutto a causa tua, Dave Karofsky. – continua, fingendo grave serietà.
- Ti prego, smettila di parlare. – sospira lui, scuotendo il capo e appoggiandolo nuovamente allo specchio, sorridendo fra sé del brivido che gli scorre sulla pelle, scuotendolo tutto, quando sfiora con la schiena la superficie di vetro gelida.
Blaine si limita ad annuire e mormorare un “va bene” già abbondantemente perso quando Dave si china su di lui e lo bacia profondamente, lasciando scivolare le mani fra i loro corpi per raggiungere la zip dei suoi pantaloni, tirandola giù lentamente e non aspettando nemmeno di averglieli lasciati scivolare giù lungo le cosce per infilare una mano oltre l’orlo dei suoi boxer, accarezzandolo piano verso l’alto e verso il basso. Blaine mugola di piacere fra le sue labbra, spingendosi fra le sue dita e contro di lui, e al contempo gli fa scivolare le mani lungo la schiena, le punte delle dita che, muovendosi sempre più in basso, si affacciano appena oltre l’orlo dei suoi pantaloni, accarezzando il punto in cui la curva netta e forte della sua schiena si trasforma in quella più morbida e dolce dei suoi glutei.
Dave lo prende per un invito, perché utilizza immediatamente la mano libera per sbottonarsi i jeans, in modo da lasciare a Blaine la possibilità di afferrarli per i passanti della cintura ed aiutarli a ricadere lungo le sue gambe. Sente il fruscio del tessuto mentre cade verso terra, arrotolandoglisi attorno alle caviglie, e fa in modo che quelli di Blaine vadano a far compagnia ai suoi il prima possibile. Impaziente, Blaine ne salta fuori saltellando prima su un piede e poi su un altro, come un bambino, ed dopo un ultimo bacio a fior di labbra è lui stesso a voltarsi, poggiare entrambe le mani contro lo specchio per mantenersi in equilibrio e poi piegarsi lievemente in avanti, divaricando appena le gambe. La curva della sua schiena è ipnotica, come i suoi occhi quando si volta a lanciare a Dave un’occhiata grondante di desiderio da sopra una spalla.
Tutti i sensi di Dave si confondono, non c’è più spazio nella sua testa per nessun pensiero razionale. Tutto ciò di cui gli importa in questo momento è prenderlo, e quando gli si avvicina lo fa con l’intenzione di mordere, perché alle volte l’attrazione che prova per lui è talmente violenta da non riuscire ad essere espressa in nessun altro modo. Per questo, mentre serra con forza le mani attorno ai suoi fianchi, spingendosi contro di lui e scivolando lentamente per tutta la propria lunghezza lungo il solco delle sue natiche, aspetta che Blaine si sia inarcato contro di lui, gettando indietro il capo ed appoggiandoglielo contro una spalla, e poi affonda i denti nel suo collo, stringendo fino a quando non lo sente gemere di dolore.
Blaine allunga un braccio all’indietro, glielo avvolge attorno al collo e gli accarezza la nuca, muovendosi ritmicamente avanti e indietro per strusciarsi il più possibile contro di lui, e solo allora Dave si decide a mollare la presa. Accarezza con la lingua i solchi lasciati dai suoi denti sulla pelle di Blaine, e quando lo sente rabbrividire di piacere si allontana appena, chinandosi un po’ alla cieca per recuperare i propri pantaloni ed estrarre un preservativo dalla tasca posteriore. Si volta a guardare Blaine, mentre lo indossa, trovandolo praticamente sdraiato contro lo specchio, le braccia incrociate sotto il mento, gli occhi chiusi, l’aria rilassata. Gli si avvicina e lo bacia piano sulla mandibola, giù per il collo e sulla nuca mentre, con due dita umide, lo prepara per accoglierlo.
Blaine si apre al passaggio delle sue dita con un mugolio deliziato. Schiude ancora di più le gambe, inarca la schiena, le sue labbra si piegano in un sorriso divertito e Dave non può che concedersi una mezza risata, scuotendo lievemente il capo.
- Non posso credere a quanto ti piaccia. – commenta, prendendolo in giro. Blaine gli fa una linguaccia che si trasforma in un bacio e poi in una risata soffocata fra le labbra.
- Ora è il mio turno di dirti di stare zitto. – conclude, tornando ad appoggiarsi allo specchio. Dave annuisce e stringe la propria erezione fra le dita, guidandola fino a posizionarla contro la sua apertura.
Sente Blaine trattenere il respiro per un secondo, e sa che quello è il segnale. Entra dentro di lui lentamente, senza fretta. Blaine geme per ogni centimetro che si guadagna dentro al suo corpo, si mordicchia un labbro, lo chiama per nome in una serie di ansiti umidi e caldi che scivolano come lingue di fuoco su e giù per la schiena di Dave, dandogli i brividi.
È Blaine il primo a muoversi, lui il primo a dettare il ritmo delle sue spinte, andandogli incontro coi fianchi, accogliendolo più profondamente dentro di sé e poi allontanandosi per aiutarlo ad uscire, un attimo prima di spingersi nuovamente contro di lui. Dave si adatta alle sue spinte, al suo ritmo, ai suoi tempi, d’altronde è sempre stato Blaine quello portato per la musica, e l’intreccio delle loro voci mentre gemono persi l’uno nell’altro è talmente piacevole da meritare che a condurlo sia uno che ne capisce. Dave lascia che sia Blaine a farlo perché sa che di lui può fidarsi, e Blaine non lo tradisce. Non l’ha mai fatto.
Continua a muoversi sempre più svelto dentro di lui, aprendo gli occhi solo per sbirciare il suo riflesso nello specchio, il loro riflesso nello specchio, e Blaine è bellissimo, è così bello che a guardarlo gli manca il fiato. Resta appoggiato allo specchio per tutto il tempo, il suo respiro umido si infrange contro la superficie rendendola opaca, e Dave segue con attenzione la linea del suo braccio – i muscoli e i tendini in tensione – quando si accorge che Blaine ha cominciato a masturbarsi. Se ne accorge perché i movimenti del suo bacino hanno cominciato a farsi più confusi, ed è diventato più difficile seguirne il ritmo, perciò Dave aiuta entrambi seguendo quello dei movimenti della sua mano, e pochi istanti dopo stanno di nuovo muovendosi in perfetta sincronia, lui dentro il suo corpo, Blaine fra le proprie dita, gli ansiti, i gemiti e i sospiri che si fanno sempre più acuti e audaci, come le parole che Blaine gli sussurra, cose che Dave mai nella vita avrebbe pensato di poter trovare eccitanti e che invece ora sono in grado di costringerlo a spingersi dentro di lui con tanta forza da far tremare le pareti in compensato della stanza, e quando Blaine si volta a cercare le sue labbra con le proprie Dave sa che lo fa perché sta per venire ed ha paura di quello che potrebbe uscirgli di bocca mentre lo fa, perciò gli offre una scusa per non doversi lasciare sfuggire proprio niente, e lo bacia profondamente, accarezzando la sua lingua con la propria e soffocando fra le labbra il gemito più forte che germoglia nella gola di Blaine quando, dopo un paio di carezze più decise, viene, scuotendosi tutto e sporcando lo specchio del proprio piacere.
Dave viene pochi istanti dopo, seguendo le ondate successive dell’orgasmo di Blaine. Ogni volta che i suoi muscoli si contraggono in uno spasmo di piacere attorno alla sua erezione, lui si sente come risucchiato sempre più in profondità nel suo corpo, e anche solo il pensiero è in grado di dargli un piacere talmente violento da costringerlo a venire in pochi colpi sempre più forti e sempre più svelti, svuotandosi dentro al preservativo e poi accasciandosi contro la sua schiena, respirando forte a pochi centimetri dalla sua nuca, mentre Blaine, di un passo più avanti rispetto a lui, già ridacchia, contento, voltandosi ancora una volta a chiedergli un bacio.
- È stato bellissimo. – commenta in una risatina soddisfatta, facendo le fusa come un gatto pigro e sereno. Dave grugnisce, tirandogli uno schiaffetto contro un fianco.
- Nessuno ti ha chiesto un voto. – borbotta imbarazzato. Blaine si stringe nelle spalle con un’altra risatina divertita.
- Ma volevo solo farti un complimento. – si giustifica, - E magari metterti nella disposizione d’animo più adatta per ascoltare ciò che sto per dirti.
Dave arrossisce più violentemente, agitandosi subito. C’è questo enorme non-detto, fra lui e Blaine, questa cosa che entrambi sanno di provare ma che non è stata ancora mai espressa ad alta voce, ed a Dave sta bene così, ma sa che per Blaine non è proprio la stessa cosa, per cui ogni volta che Blaine annuncia solennemente di volergli dire qualcosa lui non può fare a meno di agitarsi, anche se si rende conto di quanto stupida la paura che prova sia.
- Devi proprio? – sbuffa ansioso, e Blaine ride, coprendosi le labbra con una mano.
- Non quello, idiota. Ti piacerebbe. – lo prende in giro, facendogli una linguaccia, - Ma probabilmente, quando ti avrò detto quello che sto per dirti, rimpiangerai che invece non ti abbia detto quello che tu credevi volessi dirti e che io non volevo dirti affatto.
- Mi sono perso venti minuti fa. – sospira Dave, allontanandosi da lui e sfilandosi il preservativo, cercando con lo sguardo un posto in cui gettarlo prima di rassegnarsi a liberarsene una volta che sarà riuscito a raggiungere il bagno, possibilmente attraverso il condotto d’areazione, per non correre il rischio di farsi beccare dal signor Anderson.
- Devi toglierti quella giacca. – comincia Blaine, annuendo.
- A-ha. – annuisce anche lui, del tutto disinteressato, - Tutto qui? Non è che pensassi di tenerla.
- Devi toglierla perché mio padre ti ha invitato a cena. – conclude Blaine in una risatina furba, - E non sono sicuro che indossandola faresti su di lui la stessa impressione che hai fatto su di me.
Dave sta per commentare con un “e meno male” tirato via in uno sbuffo annoiato, quando realizza ciò che le parole di Blaine stanno a significare, e sbianca.
- …no. – mormora atterrito. Blaine ridacchia ancora, chinandosi a recuperare i pantaloni e poi prendendo da terra anche la maglietta, stirandone le pieghe per indossarla.
- Sarà pronto in tavola fra venti minuti. – annuncia con disinvoltura. È palese che si diverte. Dave lo odia come mai prima. O forse no, ma non è quello il punto. – Farai meglio a liberarti di quella roba. – conclude, accennando con un ghignetto divertito al preservativo usato che ancora Dave trattiene fra le dita.
Angosciato, mentre lo osserva abbandonare la stanza per tornare in camera propria, lasciandolo indietro con tutto il suo carico di ansia, terrore e imbarazzo, Dave non può fare altro che pensare che Blaine aveva ragione. Avrebbe preferito mille volte sentirsi dire qualsiasi altra cosa, piuttosto che quella.
A cena. Col signor Anderson. Sembra solo appena meno spaventoso dell’idea di buttarsi giù da una finestra con un doppio salto mortale.
- Ah, a proposito! – esclama Blaine, affacciandosi dalla porta, - Scegli uno dei miei cravattini e indossalo. È una cena formale. – annuisce, prima di sparire un’altra volta.
E adesso, il pensiero del doppio salto mortale è diventato addirittura quasi confortante.
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