Fandom: Originali
Genere: Introspettivo, Commedia, Romantico.
Rating: PG
AVVISI: Flashfic, Het.
- Un invito a pranzo sfugge di mano al povero Dario, e ciò che ottiene è la riprova che il karma non esiste, e se esiste funziona male, e se funziona bene allora è stronzo.
Commento dell'autrice: :* E basta.
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Instant Karma's Gotta Kill You


Mi guardo intorno e mi viene voglia di mettermi ad urlare. Io devo aver fatto qualcosa di veramente pessimo, in una vita precedente, perché altrimenti non si spiega un tale concentrato di sfiga, tutto assieme e tutto su di me. Eppure ero convinto di essere un uomo buono. Sono uno che non rompe le palle al prossimo suo, mi faccio i fatti miei, non faccio male a nessuno.
- E quindi, cara, dimmi, frequenti l’università?
Spiegatemi quindi perché.
- Sì, sono all’ultimo anno. Mi mancano giusto due materie e la discussione della tesi, sono molto emozionata.
Perché.
- Oh, ma è bellissimo! E che progetti hai per il futuro?
…Dio, perché?
Valentina ride e comincia a sciorinare la solita sequela di “oh, grandi cose, voglio fare questo, questo, questo e anche quest’altro!” che in genere io trovo adorabile, perché la sua voglia di vivere è contagiosa, perché quando sorride non posso fare a meno di farlo anch’io, perché è bellissima la piegolina che si forma sull’angolo della sua bocca quando ride, ed è bellissima perché la vedi solo se la osservi con attenzione e la conosci tutta, ed è bellissimo pensare di conoscerla tutta e conoscerla davvero, ma Dio, stavolta no. Stavolta non c’è niente di adorabile in tutto questo e io voglio scomparire inghiottito da un buco nel terreno qui e ora, anzi, possibilmente prima. Dio, perché ci tieni tanto a smentirmi anche se continuo faticosamente a credere nella tua esistenza nonostante i tempi duri che la Chiesa sta affrontando? Tu non mi ami affatto.
Ho invitato Valentina a casa sperando in un buon karma – mia madre doveva o no andare a mangiare da zia Godeberta?! Perché è a casa?! Perché c’è anche zia Godeberta?! – ma evidentemente le mie speranze erano vane. D’altronde i buoni e i giusti verranno ripagati della loro bontà e della loro giustezza solo nell’aldilà. È troppo sperare in un anticipo nell’aldiquà, mh? Spero almeno di sedere alla destra del Padre, una volta al piano di sopra. E spero anche che la vista valga la pena di tutti i sacrifici.
Insomma, che due palle. Il programma era delizioso – pranzetto ed una mezz’oretta di coccole, che poi alle tre deve andar via – e invece niente. E-invece-niente. Io continuo a chiedermi perché, mia madre continua a chiocciare felice, zia Godeberta prepara gli spiedini coi peperoni e i wurstel e i pezzi di pancetta in cucina ed io sto qui – le mani strette fra quelle morbide e bianche e tiepide di Valentina – che continuo a chiedermi perché anche se so che nessuno risponderà mai. Il mondo è ingiusto. Dio lo è. Mia madre che chiede a Vale della sua infanzia – so esattamente dove andrà a parare questa discussione: “ricordi, Dario, quando siamo andati al supermercato ed avevi allacciato male la cintura dei pantaloncini e quelli caddero a terra lasciandoti in mutande in mezzo al reparto salumi e formaggi? Che bei ricordi!” bei ricordi il cazzo – è molto ingiusta. Perfino zia Godeberta che infila un involtino, un peperone e un quadretto di pancetta è ingiusta.
La serratura della porta scatta.
- Sono a casa!
…mio fratello. Gesù, quando mai, negli ultimi fottuti quindici anni della sua esistenza, mio fratello ha pranzato a casa, il sabato?! Quando?! Quando, dico io?! Ho voglia di piangere.
Zia Godeberta esce dalla cucina pulendosi le mani sul grembiule, Valentina fa un versetto deliziato quando il profumo della carne che si cuoce comincia a diffondersi per la cucina, mia madre annuisce compiaciuta, mio fratello scalcia in aria le scarpe, si guarda intorno, focalizza la mia ragazza, ne realizza l’esistenza e la saluta con un cenno della mano.
- Sarebbe? – mi chiede poi, indicandola con un dito, come fosse sparita nel momento stesso in cui lui le ha tolto gli occhi di dosso. Io mi spiaccico una manata sulla fronte quando mia madre risponde per me che si tratta della mia fidanzata. Ecco che cominciamo ad usare i paroloni. Ora ci manca solo che-
- Valentina, tesoro, - chiede mia madre, - che ne dici di restare per il tè, nel pomeriggio? E magari anche per la cena?
Valentina annuisce e sorride.
Io rettifico: non manca più niente. Dio, ti odio.
Valentina si volta a guardarmi, la stretta delle sue dita si fa appena più decisa e il suo sorriso appena più accentuato e convinto.
Oh, be’. Insomma, d’accordo. Dalla cucina, comunque, viene fuori un ottimo profumo
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