Genere: Commedia, Romantico (poco).
Pairing: Mario/Davide.
Rating: PG
AVVERTIMENTI: Flashfic, Slash (lieve).
- I cinque minuti più intensi dell'anno per ogni tifoso interista che si rispetti, sono anche i cinque minuti più intensi di tutta la vita di Davide Santon.
Note: Storia idiota scritta perché le foto di quei due assieme sugli spalti a San Siro durante Inter-Siena non potevano restare ignorate XD
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In Cinque Minuti


- Mario. – mormora Davide, incerto, stringendo con una certa forza le dita attorno alla ringhiera, - Dovrei parlarti.
- Porca putt-- - ringhia Mario, stringendo le dita scurissime attorno alla stessa ringhiera, ma saltando letteralmente in avanti, sporgendosi tanto da dare perfino l’impressione di stare per cadere di sotto, - Arbitro di merda, fermaliogni tanto! Cazzo, un fuorigioco di dieci metri, non ti è bastata l’azione del gol di prima, cazzo?!
Davide sospira, spostando nervosamente il peso del corpo da un piede all’altro e dondolandosi un po’ sui talloni e sulle punte, nel tentativo di lasciar scivolare via l’ansia, cercando di scrollarsela di dosso come le poche gocce di pioggia che gli avevano inumidito i capelli prima di ripararsi sotto la tettoia del posto d’onore dal quale lui e Mario stanno seguendo la partita.
- Mà… - lo chiama, un po’ timoroso, - sul serio, ti devo dire una cosa.
- Ma cazzo! – sbraita lui, gesticolando come un ossesso, - Ma Cristo, arbitro di merda! Te lo spiego, guarda: se quello entra con due fottute gambe tese su un qualsiasi giocatore vestito di nerazzurro, è un cazzo di fallo per noi, ok?! Hai capito adesso?! – e poi si volta verso Davide, ancora sconvolto. – Ma ti pare uno che sa fare il proprio mestiere, questo qua? E soprattutto, Dade: stiamo perdendo tre a due col cazzo di Siena, vaffanculo, cos’è che devi dirmi adessoche non possa aspettare domattina, quando mi sarò sfogato dando fuoco alla prima maglia nerazzurra che ho indossato dopo aver spaccato vetro e cornice a testate?
Davide fa una smorfia contrariata, aggrottando le sopracciglia.
- Ma tu non eri milanista? – borbotta.
- Questo è del tutto irrilevante, al momento. – risponde con naturalezza Mario. – E quello è un cazzo di fallo sul capitano, arbitro di merda! E fischia, una buona volta!!!
- E piantala di ululare! – sbotta Davide, tirandogli uno scappellotto contro la nuca, - Va’ che ci hanno dato la punizione, contento?
- Sì, finalmente! – sospira Mario sollevato, scrutando i giocatori in campo per cercare di capire chi s’incaricherà del tiro. – Cazzo, mi sa che è un po’ troppo distante per l’olandese mignon. – dice fra i denti, pur senza dimenticare di lasciarsi sfuggire un mezzo sorriso tenero quando parla di Wesley. – E’ la mia posizione e la mia distanza, quella. Te ne segno tre di fila, da lì.
Davide resta col fiato sospeso al suo fianco ad aspettare che Wesley batta la punizione, e quando la palla va a insaccarsi con precisione millimetrica proprio sul palo che il portiere, tra le altre cose, stava coprendo, lascia che Mario lo abbracci impetuosamente e si metta a strillare che lui lo sapeva che l’olandese mignon ce l’avrebbe fatta, non aveva mai avuto il minimo dubbio a riguardo!, e tralascia di ricordargli che invece fino a pochi secondi prima sosteneva – pure un tantino presuntuosamente – proprio l’esatto contrario.
- Tu sei proprio sicuro di essere milanista, sì? – borbotta, risistemandosi il giubbotto e la sciarpina che la stretta di Mario ha scombussolato quasi irrimediabilmente.
- Ma perché rompi le palle su questa storia? – ritorce Mario, quasi offeso, - E’ questo che mi vuoi chiedere da mezz’ora?
- No. – sospira Davide, ormai quasi rassegnato, - No, devo dirti qualcosa di serio.
- Eh, e allora forza, parla. – concede, e per qualche secondo Davide lo osserva fissare rapito i giocatori sul campo, la voglia di giocare che gli freme sottopelle, e sorride.
- Mario, ecco, io-
- Ommioddio.
- Ma-
- Oh, cazzo, guardali.
- Mario, asc-
- Oh cazzo--
- Mario! Mi piaci!
Le sue parole, come l’urlo di gioia di Mario, si perdono e si sfumano nel boato assordante che investe tutto lo stadio quando l’azione più perfetta di tutta la partita si traduce nel gol di Walter, che pone fine al match di Campionato più duro della stagione e regala loro i tre punti più faticosi che si siano dovuti guadagnare negli ultimi trecentosessantacinque giorni senza dover scomodare la musichetta d’apertura di ogni partita di Champions. Mario gli salta letteralmente addosso e lo coinvolge in un’assurda quanto ridicola danza della gioia che lo costringe a girare in tondo come una trottola finché tutti i colori che vestono San Siro diventano un bianco sporchicchio e uniforme in cui l’unica cosa chiara e definita è il sorriso di Mario, così genuinamente felice da soffocargli tutte le parole in gola.
- Abbiamo vinto, Dade! – urla Mario, stringendolo e saltellando qua e là, - Abbiamo vinto! – poi si ferma un secondo, come avesse improvvisamente ricordato qualcosa, e torna a guardarlo con sincera curiosità negli occhi. – Non ho capito, mi hai detto qualcosa, poco fa?
Davide arrossisce imbarazzato e poi si limita a sorridere, tirandogli una schicchera sul naso.
- Sì. – risponde quindi, - Ti ho chiesto se sei proprio sicuro di essere davvero milanista.
Mario rotea gli occhi e lo manda a fanculo. Davide ride, ed è contento di essere stato mandato a fanculo per questo, piuttosto che per qualcos’altro.
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