Genere: Introspettivo, Romantico.
Pairing: Bill/Tom.
Rating: PG-13
AVVERTIMENTI: Fluff, Incest.
- Tom Kaulitz non è una femmina e non è neanche granché sensibile, ma anche lui ha dei momenti in cui si sente trascurato e vorrebbe ricevere delle attenzioni. Peccato che, stavolta, le attenzioni di Bill siano tutte catalizzate da un'altra parte...
Note: Signorine *_____*!!! Questo è stato un attacco di pucceria non normale, mh? O_ò Chiedo perdono per eventuali e plausibilissime carie ai denti -.-
La colpa di tutto ciò, comunque, non è mia, ma di Ana. Che, ne approfitto per specificarlo ancora una volta, è mia. Di mia proprietà. E siccome sono gelosa, be’, non allungate troppo le mani ù.ù Dicevo? Ah, sì, l’idea di base. Stavo gioiosamente rotolandomi nell’ozio sul divano, quando il mio cellulare squilla e leggo un nuovo messaggio. Era Ana che, sbrilluccicando, mi chiedeva una fic in cui Bill cantasse I Wanna Have Your Babies di Natasha Bedingfield. Aggiungendo poco dopo che desiderava che il “mh-hm-mh-hm-mh-hm” che riempie la canzone stessa fosse cantato da Tomi XD Dopo un momento di sconvolgimento totale, mi sono ritrovata a risponderle “ti va bene una flashfic?” XD Risposta alla quale Ana ha replicato dichiarandomi il proprio amore ù.ù A quel punto la fanfiction andava decisamente scritta è____é!!! E così è venuta fuori questa pucceria semi-seria e semi-lol in due paginette word piene <3
Siccome è stupida, tenera e priva di senso, ovviamente io la amo XD E siccome la amo, e devo ringraziare Ana per avermi dato modo di scrivere qualcosa che mi piacesse, è a lei che, ovviamente, la dedico. Anche perché me l’ha richiesta, è il minimo °.° Spero piaccia anche a voi <3 Ciu :****
PS: Il video della canzone (che è adorabile) lo trovate qui <3
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I WANNA HAVE YOUR BABIES

- Stai di nuovo guardando quel documentario? – domando infastidito, continuando ad accordare la chitarra.
Quando mi metto ad accordare la chitarra, non è mai per motivi pratici. Nel senso che uno si mette ad accordare la chitarra quando poi deve mettersi anche ad usarla, non quando sa che, appena finito, la poserà sul divano o nella sua custodia, dove lei provvederà autonomamente a scordarsi di nuovo.
Io invece no. Accordo la chitarra anche quando non mi serve, semplicemente perché Bill una volta mi ha detto che gli piace osservarmi mentre lo faccio.
Non sono una femmina e non sono neanche sensibile come mio fratello, ma anche io ho dei momenti in cui mi piace ricevere delle attenzioni. Perciò, quando mi sento trascurato, mi metto ad accordare la chitarra, nella speranza che Bill si volti e mi sorrida. È tutto quello che chiedo.
Però ultimamente, da quando abbiamo messo la parabola, Bill è tutto preso dai documentari. Ne guarda decine al giorno, quando non abbiamo nulla da fare. E poi l’altroieri ha beccato per caso un documentario sulla gravidanza e non fa che guardarlo ogni volta che è in programmazione. E siccome è nuovo, e siccome è su un canale satellitare, lo programmano praticamente di continuo. Questa sarà almeno la quarta volta che lo vedo con gli occhi fissi sulla televisione ad osservare ecografie tridimensionali. E adesso sta registrando.
Mi risponde con un mugugno distratto, annuendo lentamente.
- Ma non ti annoi – insisto io, - ad ascoltare sempre le stesse cose?
Lui nega, agitando appena la lunga coda che tiene stretti dietro la nuca i capelli lievemente sporchi – mio fratello adora lasciarsi un po’ andare, quando è in vacanza.
- È interessante. – argomenta, inumidendosi le labbra con fare pensoso.
- Ma che te ne frega, scusa?! – borbotto io, adesso adirato, - Tanto mica rimarrai mai incinto!
Lui si volta a guardarmi, inarcando le sopracciglia.
- Lo so. – risponde gelido. Prende il telecomando fra le mani ed abbassa il volume, sciogliendo le gambe che teneva intrecciate sotto il sedere per poi alzarsi e venire ad accucciarsi davanti a me.
- Sai quando ci siamo messi insieme? – mi chiede, scrutandomi con attenzione.
Io roteo gli occhi. Odio quando comincia a fare discorsi simili. In un modo o nell’altro finisce sempre col farmi sentire tremendamente in colpa. E poi è assurdo usare espressioni come “mettersi insieme” coi propri fratelli. Uno non dovrebbe dire cose simili al proprio fratello.
…anche se è vero che con quel fratello ci si è messo insieme.
- Mh. – rispondo quindi, annuendo vagamente.
- Quando ci siamo messi insieme, - ripete lui, afferrandomi per il mento e costringendomi a guardarlo fisso negli occhi, - il pensiero che ci stessimo imbarcando in una relazione incestuosa non mi ha neanche sfiorato. Questo perché sapevo perfettamente chi eri, sapevo che eri mio fratello e sapevo che questo non cambiava ciò che provavo per te. – fa una pausa, mentre io schiudo le labbra come per fermarlo e non emetto comunque un fiato, rendendomi conto che ciò che sta per dirmi è importante per lui e, di conseguenza, anche per me. – Quello su cui ho riflettuto, invece, è stato il pensiero che questa cosa… la relazione con un maschio… potesse cambiarmi in quanto uomo. – sorride brevemente, sbuffando una risatina divertita. – Non ti nascondo che ho avuto paura… credo sia normale aver paura per la propria virilità, quando ci si mette con uno del tuo stesso sesso. E quindi ho giurato a me stesso che non avrei modificato una virgola di ciò che faceva di me un maschio, anche se mi stavo riscoprendo omosessuale.
- Bill, dove diavolo vuoi andare a parare?! – sbotto contrariato, - Queste cose le so! Lo so che sei un maschio anche se ti trucchi e scopiamo! Che roba, mica ti prendo per una femmina! Non l’ho mai fatto!
Stringe di più la presa sulla mia mascella, ed io mi zittisco istantaneamente, strizzando un po’ un occhio per il dolore. È ovvio che non è una femmina, mio fratello, accidenti a lui.
- Ciononostante, - riprende, come se non avessi neanche parlato, - ci sono cose che proprio non puoi evitare di cambiare, di te stesso. Anche se sei un uomo. Soprattutto quando sei molto innamorato della persona con cui stai, e ti rendi conto che, proprio in quanto maschio, non potrai avere da lui tutto quello che ti darebbe una donna… e neanche potrai dargli niente del genere.
Lo fisso, sconvolto, e in un attimo capisco.
Il documentario.
La gravidanza.
I bambini…
- Bill…
- Questo documentario mi piace. – mi interrompe, sorridendo sicuro, - Anche se purtroppo so che, io e te, un figlio non potremo mai averlo. – sospira silenziosamente, ed io capisco che lo fa solo per il movimento delle sue spalle che, lievissime, scivolano verso il basso, incurvandosi. – È solo che a volte mi piace immaginarlo. E fantasticare. Proprio perché so che… be’, resterà solo un sogno.
Mio fratello è un uomo forte.
Dopo aver parlato, mi lascia andare e si alza in piedi, tornando ad accoccolarsi sul divano davanti alla tv, abbracciando stretto un cuscino. Non vuole consolazioni, da me non si aspetta risposta, neanche una carezza che gli dia sicurezza.
Mio fratello è un uomo forte.
Coraggioso.
E sereno.
Sono tre delle caratteristiche per le quali lo amo tanto.
Mi alzo dalla poltrona e lo raggiungo, accomodandomi al suo fianco. Davanti a noi, i titoli di coda che scorrono verso il basso ci informano che il documentario s’è appena concluso. Bill fa una smorfia, interrompe la registrazione e spegne la televisione, alzandosi in piedi e raggiungendo la mensola sulla quale abbiamo messo lo stereo. Rovista un po’ fra i cd, poi ne prende uno e lo infila nel lettore, giocando un po’ coi tasti fino a raggiungere la traccia che vuole ascoltare. Poi, soddisfatto, torna a sedersi accanto a me e mi lancia un sorrisetto sornione.
Questa canzone non la conosco. Una voce femminile piuttosto ruvida ma sensuale. Non mi pare di averla mai sentita.
Le mie conoscenze della lingua inglese sono scarse, è vero. Perciò le strofe non riesco affatto a seguirle.
Però il ritornello lo capisco anche io.
I wanna have your babies, you’re serious like crazy.
I wanna have your babies, I see ‘em springing up like daisies.

Spalanco gli occhi e mi volto a guardare Bill. Lui mi fissa di rimando, canticchia la canzone e sorride tranquillo.
- Che colpo basso…! – sillabo sconvolto, lanciandogli una manata sulla spalla. Ha poco senso protestare così, però, perché lo schiaffo si trasforma in una carezza senza che io possa fare niente per fermarlo. E gli scivola addosso, supera le scapole e si aggrappa all’altro braccio.
Rido e lo stringo a me.
Non canticchierò assieme a lui. E non mi metterò a fare “lalala” seguendo i coretti della melodia.
Ma un mh-hm-mh-hm-mh-hm posso anche concederglielo, al mio fratellino coraggioso.
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