Genere: Commedia, Erotico.
Pairing: Makoto/Rin.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Lemon.
- Makoto e Rin escono spesso insieme per fare shopping, ed a Makoto la compagnia del "nuovo" Rin, più allegro e spensierato di quanto non fosse in passato, anche se non riesce del tutto a spiegarsela. Forse l'occasione del tentato acquisto di una canottiera che manda Rin letteralmente fuori di sé potrebbe essere quella giusta per capirci qualcosa. O forse no.
Note: Sono palesemente incapace di passare una Free! White Night senza scrivere almeno una shottina MakoRin XD Non riesco. L'occasiona, a questo giro, mi è stata data da un prompt bellissimo ("Makoto e Rin vanno spesso a fare shopping ma è faticoso 'tenere a bada l'entusiamo' del rosso nei camerini") che peraltro mi ha aiutata a vedere la luce, perché per la Maritombola avevo questo prompt civetteria di cui letteralmente non sapevo che farmi. E invece dovevo solo ricevere la rivelazione e capire che non esiste alcun prompt ridicolmente gay che non possa essere associato a Rin. Dio ti benedica, Rin.
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I LOVE SHOPPING COL MIGLIORE AMICO QUASI FIDANZATO DEL MIO MIGLIORE AMICO QUASI EX FIDANZATO

Ogni tanto, mentre camminano per strada e Rin si ferma d’improvviso davanti a qualche vetrina uggiolando di piacere alla sola vista di un vestito, o mentre chiacchierano del più e del meno e, dopo una battuta, Rin lo prende a braccetto, camminandogli troppo vicino o facendo qualcosa di altrettanto civettuolo, Makoto ripensa al passato, a quand’erano bambini, e si chiede se sia sempre stato così e lui abbia solo mancato di notarlo, o se in questo modo Rin ci sia diventato col tempo, mentre nessuno di loro guardava, magari mentre si trovava in Australia e nessuno poteva tenerlo d’occhio.
Non che passare del tempo con Rin gli dispiaccia, e non che questa versione più allegra e spensierata di Rin lo infastidisca – vederlo strillare per un paio di pantaloni o una canottiera può essere imbarazzante, è vero, ma è comunque un sostanziale passo avanti rispetto ad osservarlo mentre si comporta da psicopatico e cerca di attentare alla salute mentale di Haruka –, ma se ne chiede i motivi. Qualcosa dev’essere successo, sì, qualcosa che ha cambiato Rin, che l’ha reso quello che è adesso. Qualcosa dev’essere capitato per forza, perché Makoto si rifiuta di credere che un tale cambiamento sia potuto avvenire da un giorno all’altro come l’avvento di una nuova moda o qualcosa del genere.
- Makoto, dobbiamo assolutamente entrare qui. – dice Rin, fermandosi nel mezzo del marciapiede di fronte ad una vetrina illuminata ed afferrando Makoto per un lembo della giacca per costringerlo a fermarsi a sua volta.
- Rin, comincia ad essere tardi… - tenta Makoto, lanciando un’occhiata incerta ai lampioni che iniziano ad accendersi lungo la strada, - Possiamo tornare domani, o un altro giorno, che ne dici?
- Dico che avevi promesso di accompagnarmi. – risponde Rin, voltandosi a guardarlo. La piccola fedora nera che porta sul capo, associata al broncio in cui piega le labbra mentre lo fissa risentito, contribuisce a rendere i tratti del suo viso allo stesso tempo incredibilmente femminili e incredibilmente infantili. Makoto non è sicuro di cosa pensa a riguardo. – Ti stai rimangiando la promessa?
- N-No, Rin, certo che no. – sorride a fatica, sollevando le braccia in segno di resa e scuotendo il capo, - È solo che siamo stati in giro per tutto il pomeriggio ed è quasi sera. Dovremmo rientrare. Tua madre sarà preoccupata.
Rin aggrotta le sopracciglia, gonfiando le guance come un criceto.
- Non c’entra niente mia madre. – borbotta, - Vuoi tornare a casa perché vuoi andare da Haru.
Makoto arrossisce, indietreggiando appena.
- Voglio solo passare da casa sua per essere sicuro che mangi.
- Sì, certo, perché lui aspetta che te per ricordarsi di nutrirsi. – Rin sospira, scuotendo il capo. Le mani sui fianchi stringono in vita la canottiera bianca larga che scende fino a metà coscia sui jeans aderenti infilati dentro gli stivaletti neri. – Dai, ti prometto che stiamo solo mezz’ora. Voglio provare quella. – conclude, indicando la canottiera nera addosso ad uno dei manichini senza testa all’interno della vetrina.
La canottiera, conclude Makoto dopo un rapido esame, è oscena. E non c’è neanche bisogno di osservarla nel dettaglio. Troppo aderente per potere davvero essere indossata da un uomo, troppo corta per non lasciare scoperti e nudi i fianchi, dalla scollatura troppo profonda per non sembrare un’istigazione a delinquere, o comunque un invito abbastanza esplicito a compiere atti osceni in luogo pubblico.
- Ma sei sicuro? – deglutisce Makoto, voltandosi a guardare Rin con il terrore negli occhi, - Non sarà un po’ eccessiva?
Rin si volta a guardarlo, inarcando un sopracciglio.
- Eccessiva? – chiede. Makoto osserva i vestiti che indossa e sospira.
- D’accordo. – risponde quindi, - Ma non più di mezz’ora, Rin, dico sul serio. Possiamo tornare un altro giorno.
- Non ce ne sarà bisogno. – conclude Rin, agitando una mano a mezz’aria mentre entra nel negozio. Makoto lo segue a ruota, sospirando profondamente.
Il negozio è quasi del tutto vuoto, anche a causa dell’ora tarda. Le commesse si aggirano fra i banconi e gli scaffali con aria stanca, un paio di loro si erano sfilate le scarpe e chiacchieravano sedute su un paio di vecchi sgabelli di legno, ma appena li vedono entrare si ricompongono subito e sorridono affabili, chiedendo loro se abbiano bisogno di aiuto. Rin scuote il capo e le liquida con un sorriso stirato.
- Facciamo da noi. – risponde per sé e per Makoto. Poi lo trascina verso uno stand. – Ecco! – dice entusiasta, passando in rassegna le varie taglie.
Makoto fa lo stesso, sperando di dargli una mano a trovare quella giusta più in fretta.
- Dovrebbe essere questa. – dice, sfilando la gruccia dall’asta metallica e mostrandola a Rin, il quale gli si volta subito a lanciargli un’occhiataccia.
- Ma sei scemo? – sbotta offeso.
Makoto indietreggia appena, preso alla sprovvista. Riguarda l’etichetta, per essere certo di non essersi confuso e aver preso per sbaglio una taglia più grande, ma non sembra così.
- Non è quella giusta? – domanda incerto.
- Be’, sì, certo che è quella giusta. – sbuffa Rin, piegando il capo ed arricciando le labbra in un broncio, - Ma la voglio più piccola. – torna a frugare fra le varie magliette appese, e poi il suo volto si illumina all’improvviso. – Ecco! Questa qui. – stabilisce.
È palesemente una taglia troppo piccola, se ne accorgerebbe anche un bambino, ma Makoto non ha intenzione di mettersi a litigare adesso, specie perché significherebbe ritardare ulteriormente il ritorno a casa, per cui si limita ad annuire e seguire Rin verso i camerini.
Il negozio è piccolo, ed i camerini – tutti naturalmente vuoti – sono solo tre. Uno accanto all’altro, chiusi da pesanti tende rosse, hanno un’aria piuttosto triste ma sono forniti al loro interno di un enorme specchio parietale che Rin dimostra di apprezzare parecchio.
- Faccio presto. – assicura, sparendo oltre la tenda rossa. Makoto lo sente armeggiare faticosamente per un po’, poi sente solo silenzio per qualche secondo, poi di nuovo un confuso rumore di stoffa che scivola addosso alla pelle, l’inconfondibile rumore secco di una zip che si blocca ed infine il grugnito insoddisfatto di Rin.
- Te l’avevo detto che non era la tua taglia. – ride Makoto, prendendolo in giro.
La faccia di Rin appare da uno spiraglio aperto lateralmente nella tenda. Ha le guance arrossate e gli occhi che brillano di imbarazzo.
- Invece di essere odioso, vieni a darmi una mano.
Makoto arrossisce immediatamente, indietreggiando.
- Cosa?! – domanda.
- Muoviti! – sbotta Rin, - Non volevi tornare a casa presto?
- Ma non è meglio se vado a prendere quella della tua misura? – suggerisce speranzoso. Rin aggrotta le sopracciglia.
- Muoviti. – ripete, e Makoto sa che non si riferisce a quello che ha appena suggerito.
Rassegnato, sospira pesantemente. Pochi secondi dopo, si fa forza ed oltrepassa la tenda.
Rin gli dà le spalle, ma appena lo sente entrare si volta subito a guardarlo, piegando il capo all’indietro. Ha appoggiato la fedora sullo sgabello e i suoi capelli sono tutti scompigliati. Nel gesto, una ciocca più lunga gli scivola sul naso, e lui la scaccia con una smorfia.
- Alla buon’ora. – borbotta. – La zip non sale.
La canottiera ha una cerniera che la percorre orizzontalmente dalla base della schiena alla nuca. Da solo, Rin è riuscito a tirarla su solo per qualche centimetro.
- È troppo stretta, Rin. – sospira Makoto, - Non salirà mai.
Rin si volta a guardarlo ancora, offrendogli un sorriso di sfida.
- Non sei abbastanza forte da tirarla su? – domanda.
Makoto non sa se sia la sua espressione, o se semplicemente tutti gli esseri umani, lui compreso, possiedano un qualche segmento di codice genetico che impone di cedere a qualunque sfida Rin proponga, ma aggrotta le sopracciglia e sbuffa.
- Non riuscirai neanche a respirare. – gli dice, ma si avvicina, gli appoggia una mano sulla schiena e con l’altra cerca di tirare su la cerniera.
Rin rabbrividisce sotto il suo tocco.
- Hai le mani gelate. – borbotta.
- Senti, mi hai chiesto tu aiuto. – sbuffa lui, lanciandogli un’occhiataccia attraverso lo specchio, - Almeno non lagnarti.
- Non sta servendo a niente, il tuo aiuto! – protesta Rin, - La cerniera è ancora bloccata!
- Questo perché la canottiera non è della tua taglia, mettitelo in testa! – insiste Makoto, - Sei odioso. – confessa poi in un improvviso accesso di sincerità.
- Anche tu. – ribatte Rin, asciutto. Poi sospira, e si appoggia indietro contro di lui, lanciando uno sguardo insoddisfatto al soffitto. – Dici che sto ingrassando?
- Dico che sei un cretino. – sbotta Makoto, schiaffeggiandogli piano un fianco, - Cosa c’entra ingrassare, adesso? Sono la schiena e le spalle. Non lo vedi che ci esplodi, dentro questa canottiera? Se anche riuscissi a chiuderla, si strapperebbe in cinque minuti.
- Sì, ma… - protesta Rin con tono lamentoso, - Questa taglia davanti mi sta da Dio. – e, per conferma, si volta verso Makoto, per lasciarsi ammirare.
In effetti, Makoto non può dire che la maglia gli stia male. È così stretta che sembra gliel’abbiano disegnata addosso. Aderisce perfettamente ad ogni curva e ad ogni linea dei suoi pettorali pieni e scolpiti, e se aguzza la vista Makoto può perfino vedere le linee degli addominali impresse sul tessuto, e questo nonostante in questo momento Rin non li stia nemmeno contraendo per renderli più evidenti.
Deglutisce a fatica.
- È vero. – conferma. – Ma conciato così non puoi andare da nessuna parte, Rin.
Lui inarca un sopracciglio.
- Non posso andare da nessuna delle parti che frequenti tu e il resto del manipolo di sfigati che frequenti. – risponde.
Makoto gli lancia un’occhiata poco impressionata, e Rin ride.
- Scherzavo. – dice, facendogli una linguaccia, - Ma lo stesso. Certo non posso andare a scuola vestito così, certo non posso andarci agli allenamenti, ma posso andare per locali la sera. – scrolla le spalle, - È per questo che la voglio.
- No. – insiste Makoto, - È proprio quello che intendevo. Non puoi andarci nemmeno in giro per locali.
Rin aggrotta le sopracciglia.
- E perché? – domanda con voce cupa.
Silenziosamente, Makoto si avvicina di un passo, e poi di un altro, costringendolo a indietreggiare e schiacciarsi contro lo specchio.
- Perché è indecente. – risponde, - E non puoi uscire vestito così. Neanche per andare in fondo alla strada e poi tornare indietro.
Ancora stretto fra il suo corpo e lo specchio, Rin si concede un sorrisino soddisfatto.
- Però ti piace come mi sta. – dice ammiccante.
Makoto aggrotta le sopracciglia, imbarazzato.
- Non c’entra niente, questo.
- Sì che c’entra, invece. – insiste Rin, sollevando una mano e premendola contro il suo inguine, - C’entra un sacco. – aggiunge con una mezza risata nel sentirlo già duro sotto le dita.
- Rin! – cerca di protestare lui, provando ad indietreggiare, ma nel camerino non c’è spazio, e dopo qualche secondo non c’è nemmeno più aria da respirare, perché Rin si solleva appena sulle punte e, afferrandolo per il bavero della giacca, lo costringe a piegarsi in avanti, e poco dopo lo sta già baciando, e Makoto sa che potrebbe continuare a respirare dal naso, ma semplicemente non si ricorda più come si fa, perciò annaspa, e si allontana da Rin con un gesto brusco, guardandolo confusamente. Gli sono scivolati gli occhiali sul naso, e Rin solleva una mano per sfilarglieli del tutto. Ne piega le asticelle e li appoggia sullo sgabello accanto alla sua fedora. – Rin… - mugola ancora Makoto, cercando di riprenderli ma senza sforzarsi eccessivamente, ed arrendendosi subito quando la mano di Rin intercetta la sua, intrecciando le sue dita con le proprie, - Che cosa stai facendo?
- Non lo so, seguo l’ispirazione del momento. – ride Rin, sollevandosi ancora sulle punte e coprendo di baci la linea della sua mascella, - O forse volevo farlo da quando abbiamo cominciato a uscire insieme e mi sto decidendo solo adesso.
- E questo cosa vorrebbe dire? – mugola Makoto, piegando il capo per cercare di sfuggire ai suoi baci ma finendo per offrirgli il collo, un invito che Rin non si lascia sfuggire.
- Niente. – gli sussurra in una mezza risata sulla pelle, - Prendilo per un diversivo. Non potrò comprare la maglietta, ma uscire da qui completamente a mani vuote sarebbe deprimente.
- Sì, ma è tardi, Rin… - si lamenta lui, cercando ancora una volta di allontanarsi.
Rin gli lascia scivolare la giacca lungo le spalle e lui decide di restare lì.
- Cos’è, preferisci tornare subito da Haru? – domanda a bassa voce.
E la risposta sarebbe sì. Dovrebbe essere sì. Ma la realtà è che in questo momento di risposte il cervello di Makoto non riesce nemmeno a formularne. Per cui non dice niente, si limita a lasciare perdere – perché tanto l’ha capito che protestare ulteriormente sarà del tutto inutile; e poi nemmeno vuole, in realtà – e chinarsi verso Rin, baciandolo sulla bocca, le labbra serrate.
Rin gli scoppia a ridere addosso, allontanandosi.
- Primo bacio che dai? – gli domanda. Makoto arrossisce, e Rin ride ancora. – Non importa. – dice, - Ti faccio vedere di nuovo come si fa.
Lo bacia ancora, e stavolta Makoto ricorda che può respirare. E ricorda anche che può toccarlo, che non gli morderà via una mano se ci prova. Perché qualcosa è cambiato, e ha cambiato Rin, e Rin adesso è una persona che squittisce per i vestiti, che ti trascina nei camerini e che ti insegna a baciare mentre ti spoglia così discretamente che tu quasi nemmeno te ne accorgi. È una persona che puoi toccare senza paura, e Makoto lo tocca, lasciando scivolare le dita oltre la cerniera della canottiera, ancora aperta sulla schiena, sentendo i muscoli che si contraggono e si muovono sotto la sua pelle.
Geme contro le sue labbra, e Rin sorride, allontanandosi piano. Makoto si guarda e scopre di non indossare più la camicia. Non sa come reagire alla cosa, perciò resta in piedi, arrossisce e non si muove. Ma combatte strenuamente l’impulso di coprirsi, e Rin sorride soddisfatto.
Poi si china e si inginocchia di fronte a lui, stringe la fibbia della cintura dei suoi pantaloni fra le dita e gliela toglie in un gesto svelto, quasi esperto, direbbe Makoto, se potesse parlare. Ma ha la gola e le labbra secche e vorrebbe che Rin lo baciasse di nuovo per risolvere il problema, ma Rin è troppo lontano, accucciato sul pavimento, e quando si china in avanti non è per baciarlo sulle labbra, ma per baciare qualcos’altro. E quando Makoto se ne accorge, e capisce cosa sta per accadere, vorrebbe strillargli di non farlo, che non si fa, ma non ci riesce, perché Rin preme gli fa cenno di fare silenzio, premendosi l’indice contro le labbra e il naso.
- Non vorrai mica che ci scoprano? – commenta con una risatina. E Makoto dubita che le commesse, oltre le pesanti tende di velluto rosso che li nascondono ai loro occhi, non abbiano già capito cosa sta succedendo in quel camerino, ma no, Dio, no, non vuole che li fermino, perciò affonda i denti nel labbro inferiore e chiude gli occhi, e poi li riapre, perché perdersi questo spettacolo, davvero, non esiste.
Rin si avvicina alla sua erezione squadrandola con gli occhi pesanti di voglia. Ne accarezza l’intera lunghezza con la lingua, dalla base alla punta, e poi la stringe fra le dita, strofinando il pollice contro la sommità esposta e già bagnata. Poi si china su di lui, lasciandosi scivolare il suo cazzo fra le labbra, accogliendolo fra il palato e la lingua giù quasi fino in gola, e quando Makoto, confuso dal suo calore bagnato, emette un gemito roco di desiderio Rin indietreggia, e poi avanza di nuovo. Un movimento impercettibile che è più un invito che una dichiarazione d’intenti, e infatti Makoto capisce di dover fare da solo, e l’idea lo eccita ancora di più.
Appoggia una mano sulla sommità della testa di Rin, stringe le sue ciocche ribelli fra le dita e lo tiene fermo mentre ondeggia il bacino avanti e indietro, scopandogli la bocca velocemente. Rin geme, e quel gemito vibra attorno alla sua erezione e si trasforma in un brivido che gli si arrampica lungo la spina dorsale, rendendogli le gambe molli al punto da costringerlo ad allungare un braccio ed appoggiarsi allo specchio.
Rin si allontana da lui, ansimando un po’. Si lecca le labbra e poi si solleva in piedi, premendogli addosso un bacio quasi affettuoso. Stringe nuovamente la sua erezione bagnata fra le dita e lo masturba piano, lentamente, quasi volesse solo assicurarsi di tenerlo sveglio mentre decide il da farsi.
- Va bene se lo facciamo? – sussurra, strofinando il naso contro il suo come un gattino, - O si arrabbia qualcuno?
- Rin… - mugola Makoto, appoggiando la fronte contro la sua, - Smettila.
- Cosa, questo? – lo prende in giro lui, rallentando il ritmo delle proprie carezze.
- No. – risponde Makoto in un grugnito, appoggiando la propria mano sulla sua e costringendolo a riprendere a muoversi come prima, - Smettila di farmi pensare ad Haru. – dice poi, onestamente.
È con la stessa onesta che Rin gli sorride.
- Va bene. – dice, premendogli un altro bacio sulle labbra, - Questa mezz’ora è tutta nostra.
- Ormai saranno rimasti meno di venti minuti. – sorride Makoto, imbarazzato, mentre lo osserva voltarsi verso lo specchio.
- Basteranno. – ride Rin.
Poi si piega in avanti, e nel movimento si lascia scivolare i jeans lungo i fianchi, restando praticamente nudo di fronte a lui. La canottiera aperta sulla schiena sembra quasi un audace vestito da donna, e Makoto è turbato dall’effetto che il pensiero ha su di lui.
Incapace di trattenersi oltre, afferra Rin per i fianchi e preme la propria erezione contro la sua apertura, ma quando prova ad entrare scivola per ben due volte, e mugola insoddisfatto.
- Rin… - sbuffa, sperando che lui abbia una soluzione adeguata per il problema, e Rin ride, prendendolo in giro.
- Aspetta. – dice. Makoto guarda in basso, e in pochi secondi vede le dita di Rin spuntare da sotto il suo corpo. Ne segue i movimenti, vede che sono umide di saliva e trattiene il fiato quando le vede sfiorare con attenzione la sua apertura, prima di scivolare dentro il suo corpo in un gesto fluido al quale Rin risponde con un gemito liquido e spezzato.
Pensava di non poter vedere niente di più eccitante di Rin con il suo cazzo in bocca. Poi pensava di non poter vedere niente di più eccitante di Rin piegato in avanti per lui. Adesso vede Rin masturbarsi così, e gli sembra di impazzire, di non potere più aspettare. Stringe le dita contro i suoi fianchi fino a lasciargli macchie bianche sulla pelle che diventano rossissime nel momento stesso in cui sposta le dita altro, e Rin sembra cogliere la sua silenziosa richiesta, perché smette di masturbarsi subito.
- Adesso dovrebbe entrare. – dice pratico. Makoto lo guarda, così aperto ed esposto, e deglutisce pesantemente, e poi trattiene il respiro mentre preme la punta della propria erezione contro di lui e la osserva scivolare fluida oltre l’anello di muscoli contratto.
È tutt’altro tipo di calore ad accoglierlo, completamente differente dalla sua bocca. Rin è stretto e caldo tutto intorno a lui, e quando Makoto si muove lui risponde contraendo i muscoli, portando Makoto ad un passo dall’orgasmo senza però mai consentirgli di rilasciarlo. E dopo un po’ Makoto perde il senso del tempo, e potrebbero essere passati venti minuti come vent’anni in un lampo. Sente l’orgasmo montare come la marea, e Rin si muove sempre più svelto, andando incontro alle sue spinte. Sente lo schioccare delle loro pelli ogni volta che i loro bacini si incontrano a metà strada e sente i gemiti soffocati di Rin, e sente i propri, ed anche se non sa che pensare, e non capisce come questa cosa stia potendo accadere, quello che sa è che gli piace tantissimo, e che qualunque cosa sia successa per rendere Rin quello che è adesso, be’, dev’essere stata per forza una cosa bellissima, e lui è contento che sia accaduta.
Rin viene all’improvviso, stringendosi tutto attorno a lui. Sorpreso da quanto più stretto il passaggio diventa e dalla forza con la quale i suoi muscoli si contraggono attorno alla sua erezione tesa, Makoto viene a propria volta, incapace di trattenere un gemito più rumoroso degli altri.
Scivola fuori dal suo corpo, appoggiandosi alla parete alle proprie spalle come non avesse più forza per reggersi in piedi da solo, il che potrà essere un pelo esagerato e melodrammatico, ma corrisponde più o meno vagamente alla verità. Non è ancora in grado di ragionare lucidamente ed ha un po’ paura di quello che il suo cervello gli dirà quando sarà tornato a farlo, perciò cerca di mantenersi in quel limbo confuso in cui ogni cosa è Rin ancora per qualche istante. È un posto piacevole in cui trascorrere una parentesi di esistenza.
Per un paio di secondi, Rin sembra intorpidito, come bloccato in quella posizione un po’ scomoda. Poi raddrizza la schiena e si stiracchia, emettendo un mugolio compiaciuto. Prova ad inspirare a pieni polmoni, ma col petto così compresso dalla canottiera non riesce, perciò si volta a lanciare un’occhiata divertita a Makoto da sopra una spalla.
- Ti dispiace? – chiede, offrendogli la schiena.
- Ah—no, figurati. – si affretta a rispondere Makoto, sfilando il gancio che tiene chiusa la zip. Rin si sfila la canotta e la appende alla gruccia, poi si pulisce sommariamente e si tira su i pantaloni, prima di indossare la canottiera bianca.
Imbarazzato all’idea di restare l’unico nudo in quel camerino, Makoto si affretta a seguire il suo esempio, arrossendo vistosamente. Rin lo nota, e scoppia a ridere.
- Makoto, smettila! Quanto la fai grossa.
- Ma non ho detto niente. – protesta lui, offeso.
Rin ride ancora, e la sua risata risuona allegra come uno scampanellio, o come la risata di una ragazzina.
- Non ce n’era bisogno. – risponde, e Makoto arrossisce ancora di più.
- … senti, - dice quindi, lasciando affiorare un sorriso alle labbra, - Devo proprio chiedertelo: ma cosa ti è successo?
- Mh? – domanda Rin, indossando il cappello e voltandosi verso lo specchio per sistemarselo sulla testa, - Che intendi?
- Be’, sei completamente diverso. – ride Makoto, - Mi piaci, ma… sei completamente diverso.
Rin gli lancia un’occhiata divertita attraverso lo specchio, e sorride invitante.
- Quanto sei scemo, Makoto. – commenta, voltandosi per uscire dal camerino. Alla domanda però non risponde.
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