Genere: Romantico, Erotico.
Pairing: Davide/Mario.
Rating: NC-17
AVVERTIMENTI: Slash, Lime.
- Causa impegni nelle rispettive Nazionali, Davide e Mario si ritrovano letteralmente catapultati ai due lati opposti del mondo. La distanza, comunque, non è sufficiente a fermarli, quando hanno voglia di sentirsi.
Note: Io ç_ç dovevo scriverla per esorcizzare la distanza che separa i due tatini, che al momento si trovano uno appunto in Danimarca e l’altro appunto in Sudafrica, pressati dagli impegni della stessa nazionale, ma divisi dai loro allenatori culi – ed evitiamo di specificare per quale motivo ho deciso che Lippi tiene Davide in nazionale, perché voi non volete davvero che io scriva questa dannata Rape!Lippiton della quale vado vaneggiando in giro da giorni. Non-volete. Non vuole nemmeno Def, e se non vuole lui è tutto dire o_ò
Comunque è principalmente il mio regalo di buon compleanno alla Mel <3<3<3 Amoti, tesoraH miaH adorataH ;O; Visto? Ti abbiamo regalato tutti del Santonelli (e quella di Gra è Santonelli in modi del tutto speciali che spiegherò nel momento in cui la reccynerò, quindi assicurati di leggerla, la reccyna XD). Non siamo meravigliosi? <3
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Hold The Line


Sono le due e trentatre del mattino quando il cellulare vibra sul comodino. Davide ha appena affondato la testa nel cuscino e sta giusto cercando di rintracciare una vaga parvenza di sonno sotto le ciglia stanche ma ancora scosse dall’emozione della giornata – il Sudafrica è bellissimo, non c’entra un cazzo con quello che aveva immaginato e il Signor Lippi (no, non ce la fa a chiamarlo Mister, nonostante tutto) gli ha detto che domani potranno andare a vedere i leoni – che subito gli tocca aprire gli occhi ed allungare una mano a recuperare il telefono. Sperando sia qualcosa d’importante.
“Sei sveglio?” recitano invece due paroline striminzite sullo sfondo verde dello schermo, e Davide sospira, incerto sul da farsi. Poi si decide, e risponde.
“Sì,” digita svelto col pollice, reggendo il cellulare da dietro sul palmo dell’altra mano, “Come stai?”.
La risposta non tarda ad arrivare.
“Sono annoiato a morte,” dice Mario da sopra l’equatore, “e qui non c’è nessuno che riesca a battermi a Fifa09. E poi in Danimarca c’è un cazzo di freddo.”
Davide ride un po’, mentre lascia scivolare veloci le dita sulla tastierina del telefono. “Anche qui. Otto gradi, e piove che Dio la manda. Alla faccia del Sudafrica.”
Mario si fa attendere un po’. E, quando arriva, la risposta non è quella che Davide si aspettava. Non ha neanche il tono che Davide si aspettava ed in realtà si tratta nuovamente di due paroline striminzite, niente di più, niente di tanto diverso rispetto a ciò che ha dato il via a quella loro conversazione silenziosa. Eppure…
“Mi manchi,” dice il messaggio di Mario. Solo questo. E a Davide si stringe il cuore per la nostalgia che quelle poche letterine gli provocano. È una sensazione asfissiante, gli comprime il petto fin quasi a farlo stare male davvero. Tira giù le lenzuola per respirare meglio, e stringe il cellulare fra le mani.
Lo sta chiamando non più di due secondi dopo.
- Ma non dovrebbero essere tipo le sei del mattino o qualche altro orario di merda, lì da te? – ride appena Mario, ed il suono della sua voce sembra così vicino che Davide sente il bisogno fisico di mettersi seduto e girare attorno un’occhiata allarmata, per sincerarsi che sia davvero in Danimarca e non lì, a due passi da lui. Ma Mario non c’è, può esserne ragionevolmente certo, perché tutto ciò che di lui gli resta addosso è il profumo che impregna le fibre della maglia che gli ha rubato prima di partire – ed è una cosa di cui si vergogna così tanto che non è nemmeno riuscito a chiedergliela, motivo per il quale si sentirà in colpa probabilmente finché vivrà. Comunque si mette seduto tranquillo e sospira.
- Guarda che sono appena le… - lancia una breve occhiata all’orologio, - …le tre meno venti, eh.
- Dai? – chiede Mario, sinceramente curioso, - Mi prendi per il culo? Solo un’ora di differenza?
- Solo un’ora. – sorride Davide, poggiandosi di schiena contro la testiera del letto. È ghiacciata, in ferro battuto, e preferirebbe ci fosse Mario, al suo posto. Ma Mario è nella dannata Danimarca, qui a Johannesburg c’è solo il suo profumo, ed i profumi non hanno consistenza, non sono caldi e nemmeno abbracciano, nonostante tutto. – Che facevi?
Lo sente muoversi un po’ fra le lenzuola e lo immagina stendere le gambe sul letto mentre sospira rumorosamente.
- Ti pensavo. – risponde in un soffio. Davide sente i brividi correre ovunque lungo la schiena e si morde un labbro, quasi a disagio. Il respiro di Mario non è regolare.
- Ma- - prova a chiamarlo, ma a zittirlo basta uno “ssh” appena accennato.
- Mi manchi davvero. – dice Mario, la voce bassissima, - Mi manca come ti schiacci contro di me quando dormiamo insieme. – e Davide chiude gli occhi, poggia il capo contro la testiera del letto e lascia scorrere una mano sulla pancia, le dita che s’infilano oltre l’orlo dei pantaloncini di cotone leggerissimi che indossa per dormire, - Mi manca- ah-… il modo in cui mi tocchi quando hai voglia, perché sei… - un attimo di pausa, Mario trattiene il respiro, Davide stringe con forza la propria erezione fra le dita, - mhn, pretenzioso. – conclude Mario con una mezza risatina. – Se ci penso posso quasi sentirti che ti stringi tutto attorno a me. Tu mi senti?
- Sì. – si affretta a rispondere. Perché è vero, cazzo, - Sì, ti sento. – soffia nella cornetta, stringendo la presa attorno al cellulare per non lasciarlo scivolare via. E più stringe il telefono più stringe se stesso, ed è confuso ed eccitato e vorrebbe che fosse Mario a toccarlo, ma Mario non c’è. – Ti prego… - mugola pietosamente, - Parla ancora.
E Mario respira nella cornetta, Davide quel soffio lo sente quasi sul collo, e strizza gli occhi.
- Ti stai toccando? – gli chiede a bassa voce.
- Sì. – risponde subito Davide, - Sì, mi sto… mi sto toccando. Cazzo. – soffia, piegando appena il capo, - Vorrei baciarti.
- Anche io. Le labbra, il collo, le spalle, cazzo, mi manca il tuo sapore. – Davide lo sente muoversi più svelto ed è un po’ come se si stesse muovendo contro di lui. Se tiene gli occhi chiusi, se lo immagina con più forza possibile, sembra quasi che Mario gli si stia strusciando addosso, che non sia la sua mano quella che lo sta stringendo, che lui non sia nella fottuta Africa mentre Mario è ancora in Europa e che tutta questa situazione non sia così dannatamente sfiancante e frustrante e sbagliata come invece è.
- Non ce la faccio un mese così. – singhiozza Davide, scosso dai brividi, cercando nei respiri di Mario il ritmo da seguire per muoversi in sincrono con lui, - Non-
- Non pensarci adesso. – lo rassicura Mario, la voce arrochita dal desiderio, - Adesso stiamo insieme. Adesso ti sto scopando, dimmi che lo senti.
- Lo sento. – ansima disperatamente, inarcandosi tutto e cercando di tenere in equilibrio il telefono fra la spalla e il collo, perché la mano deve mordersela per non gemere troppo forte, - Cazzo, lo sento… ci sono quasi, Mario, sto per…
- Vieni. – chiede lui, ed è una richiesta per davvero, - Fammi sentire come vieni.
E Davide glielo fa sentire. Molla la mano e si stringe deciso e, quando si lascia stordire dall’orgasmo, glielo mugola tutto al telefono, sperando che Mario possa sentirlo addosso come lui sta sentendo addosso il ringhio di gola che testimonia che è venuto anche lui. Ed è meraviglioso vedere come né la distanza, né la stanchezza e neanche il fottuto fuso orario con un’ora di ritardo siano in grado di mandare a fanculo la loro sincronia quasi perfetta.
Mentre riprende fiato, stendendosi più comodamente sul materasso e pensando con una certa pigrizia che non gli va di alzarsi per lavarsi le mani, Mario ride.
- Sai che domani ho allenamento alle sette del mattino? – gli fa sapere, e Davide ride a propria volta.
- E sei ancora qui al telefono con me?
Mario sbuffa, fingendosi offeso.
- Uno si sacrifica… - borbotta, e poi sospira. – Ci sentiamo domani? – chiede, ma è una domanda stupida. Certo che si sentiranno domani, e dopodomani, e dopodomani ancora, ed ogni dannato giorno che li separa dal momento in cui si rivedranno.
- Naturalmente. – risponde, solo per rassicurarlo. Poi sospira anche lui. – Mario? – chiama, e lui risponde con un “mh?” già vagamente assonnato. Davide sorride, prima di andare avanti. – Certo che, se ti comportavi meglio, a quest’ora eri qui nel letto con me, lo sai?
Mario ringhia e sbuffa e lo manda anche a fanculo fra i denti.
- Buonanotte, stronzo. – lo saluta. Davide ride ancora. Lo sta ancora facendo quando chiude gli occhi, e probabilmente lo starà facendo anche domattina, quando lo riaprirà.
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