Fandom: Originali
Genere: Commedia.
Rating: PG.
AVVERTIMENTI: Gen, Flashfic.
- "E tu che ci fai qui?"
Note: Scritta per il Carnevale delle Lande su prompt Dimitri/Miguel, insopportabile.
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HAVE A LITTLE FAITH

- E tu che ci fai qui? – domanda Miguel, senza neanche preoccuparsi di trattenere il fastidio nella voce, quando si accorge di Dimitri appoggiato alla parete in quella che quella ragazzina pestifera si ostina a chiamare “sala d’attesa” e che non è altro che un pianerottolo sforacchiato e ammuffito poco oltre la porta di quell’accampamento di fortuna che si fregia di chiamare casa.
Dimitri si raddrizza immediatamente, appena lo vede, come non potesse tollerare di essere visto da lui anche solo appena meno che al proprio meglio. Miguel fa una smorfia, trovandolo ridicolo. È un dettaglio che ha sempre odiato, dei City Angels, questo loro assurdo attaccamento all’apparenza, alla perfezione formale. Lui la trova inutile. Sono in guerra, non c’è tempo per l’etichetta e per i formalismi. Dimitri e tutti gli altri come lui dovrebbero impararlo, una buona volta.
O forse no, visto che loro continuano a guadagnare una vittoria dietro l’altra, mentre lui e i suoi Diavoli… be’, di questo è meglio non parlare.
- Mi ha convocato stamattina. – risponde Dimitri nel mentre, e Miguel torna a badare a lui appena in tempo per non dovergli chiedere di ripetere, anche se, riflette poi, della risposta non gli importava così tanto. – Sto aspettando che mi lasci entrare.
Miguel lancia un’occhiata fuori dalla finestra dal vetro spaccato che dà sulla strada vuota sotto di loro. Sa perfettamente che ore sono, visto che si trovava per strada fino a pochi minuti fa, ma voleva una conferma.
- Sai che siamo già oltre il tramonto, sì? – domanda per essere sicuro.
Dimitri scrolla le spalle, guardando altrove.
- Mi ha detto di aspettare, per cui aspetto. – risponde semplicemente, e Miguel aggrotta le sopracciglia. Ecco un’altra cosa che detesta degli Angeli, questo loro attaccamento alle tradizioni. D’accordo, certo, tutto il rispetto per la ragazzina che prevede il futuro, sposta i palazzi e causa disastri ambientali con la sola forza del pensiero, ma se si fosse azzardata a far aspettare lui in piedi come un deficiente per delle ore, Miguel come minimo avrebbe fatto irruzione e l’avrebbe presa a ceffoni a due a due finché non diventavano dispari. Bisogna anche mostrare un po’ di polso, ogni tanto.
- Quindi sei qui da quanto, in pratica? – domanda curiosamente.
Le sopracciglia di Dimitri tremano lievemente, poco prima che lui risponda.
- Da stamattina. – dice, - All’incirca.
Miguel scoppia a ridere.
- No, ma sei un coglione. – commenta divertito. Dimitri gli lancia un’occhiataccia, ma non commenta.
La Veggente si affaccia pochi minuti dopo, ha uno sbuffo di panna sul naso e i capelli imbiancati di farina.
- Ma che cazzo? – sbotta Miguel, spalancando gli occhi. Lei ride.
- Ciao! – li saluta entrambi. Poi afferra Dimitri per un braccio e prende a trascinarlo verso la porta.
- Ehi! – protesta Miguel, - E io?
La Veggente si stringe nelle spalle con un risolino divertito.
- Adesso tocca a te fare anticamera. – gli spiega, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Aspetta delle ore. Ogni tanto, dall’interno dell’appartamento sente provenire delle risate, più spesso dalla voce acuta della ragazzina, ma occasionalmente anche da quella più cupa di Dimitri, ed altri versi di infantile e imbarazzante apprezzamento.
È notte fonda, quando Dimitri esce dall’appartamento, ghignando soddisfatto.
- È stanca. – annuncia, e Miguel gli tirerebbe volentieri un pugno sul naso, - Dice di tornare domani. – il suo ghigno si allarga, - All’alba.
- Cosa?! – quasi strilla Miguel, spalancando gli occhi, - Ma io vivo dall’altra parte della fottuta città!
Dimitri scrolla le spalle e ride, imboccando le scale.
- Cosa vuoi che ti dica, fratello, - commenta ironico, - ti toccherà avere fede.
- Ma quale fede e fede! – abbaia Miguel, cominciando a corrergli dietro, - Dio, ti odio! Sei insopportabile!
Affacciata alla finestra, la Veggente li osserva andare via che ancora litigano, e sorride.
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