Genere: Romantico
Rating: PG
AVVISI: Incest.
- Tenera (si, sto usando quest'aggettivo O.o) storia d'amore tra cugini... (PS: Anche i rapporti fra cugini sono considerati fastidiosi? O_O uhm...).
Commento dell'autrice: ^o^ Un altro shoujo, santo cielo ^///^ Di questo racconto mi piace il finale. Il fatto che sembra finisca in un modo mentre in realtà continua ^^ Sono una fanatica del lieto fine, accidenti a me XD Anche se di tanto in tanto appare qualche verso della meravigliosa canzone degli Enigma Gravity of love, non me la sento di dire sia una song fic ù_ù Perché, appunto, i versi sono pochi, e poi la fic andrebbe avanti anche senza, li ho messi perché sono i versi che mi hanno ispirato nella scrittura, ed è per ringraziare gli Enigma (*_*) che ho messo questo titolo al racconto.
Rating: PG
AVVISI: Incest.
- Tenera (si, sto usando quest'aggettivo O.o) storia d'amore tra cugini... (PS: Anche i rapporti fra cugini sono considerati fastidiosi? O_O uhm...).
Commento dell'autrice: ^o^ Un altro shoujo, santo cielo ^///^ Di questo racconto mi piace il finale. Il fatto che sembra finisca in un modo mentre in realtà continua ^^ Sono una fanatica del lieto fine, accidenti a me XD Anche se di tanto in tanto appare qualche verso della meravigliosa canzone degli Enigma Gravity of love, non me la sento di dire sia una song fic ù_ù Perché, appunto, i versi sono pochi, e poi la fic andrebbe avanti anche senza, li ho messi perché sono i versi che mi hanno ispirato nella scrittura, ed è per ringraziare gli Enigma (*_*) che ho messo questo titolo al racconto.
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Gravity Of Love
Era felice come una bambina. Il che è strano se si pensa che era il giorno del suo compleanno (il quindicesimo compleanno) ed avrebbe teoricamente dovuto cominciare a comportarsi da *ragazza*. RAGAZZA.
Si sentiva un brivido su per la schiena quando se lo ripeteva.
- Eli! Apri la porta! Hanno suonato! – le urlò sua madre dalla cucina. Si era chiusa lì dentro di mattina per prepararle la torta e non ne era ancora uscita. Sorrise.
- Si! Mi aspetti un secondo, Lu?
Luana, la sua migliore amica, annuì sorridendole e continuando a gonfiare palloncini dai colori sgargianti sui quali poi scriveva “Buon compleanno!”.
Elisabetta si alzò da terra aggiustandosi la minigonna ed andò verso la porta.
- Buon compleanno!
Noncurante del fatto che il ragazzo di fronte a lei, suo cugino, fosse in più punti del viso e delle mani ricoperto di nero grasso da motore, gli saltò addosso abbracciandolo.
- PIERO!!!
- Ciao piccola!
Sciolsero l’abbraccio sorridendosi.
- Ma che hai combinato?!
- Ah, dannato catorcio… - parlava del suo scooter – Non so neanche io cosa ho dovuto fare per farlo ripartire…
Lei rise piano, accompagnandolo all’interno della casa tirandolo per una mano.
- Sono felice che tu sia venuto… mi darai una mano con gli addobbi, vero?
Lui sorrise dolcemente.
- Ma si, certo…
- Ed il mio regalo?
La ragazza lo fissò curiosa.
Lui per un attimo non fece nulla. Poi cambiò espressione. Come se dovesse dire qualcosa di molto importante.
- Ah, sei tu, Piero!
Sua madre uscì dalla cucina pulendosi le mani su un panno bianco latte.
- Ah! Ciao zia!
Si salutarono con un bacio sulla guancia.
- Mi fa piacere che tu sia venuto! Però, per carità, va a darti una rinfrescata in bagno, benedetto figliolo…! Che hai combinato?
Contemporaneamente, Luana uscì dal salotto, con ancora un palloncino mezzo gonfio fra le labbra.
- Chi è?
- Luana, ti presento mio cugino Piero!
Lei gli porse la mano, ma lui mise in mostra la propria, ancora sporca, e sorrise come a volersi scusare. Lei ricambiò il sorriso, divertita.
- Così tu sei il famoso Piero del Blow Up! È un piacere conoscerti!
- Il piacere è mio! Spero verrete a trovarmi al lavoro, di tanto in tanto. – disse facendo l’occhiolino.
Il Blow Up era la discoteca più esclusiva della città. Lui faceva lì il DJ nelle serate infrasettimanali.
Le due ragazze lo guardarono scomparire in bagno.
- Bè… carino lo è… - disse Luana rientrando in salone.
- Già! Piero è proprio fantastico! Io lo adoro!
Lo disse con uno strano tono, tanto che l’amica si fermò in mezzo alla stanza, fissandola intensamente. Lei se ne accorse.
- Bè?
- Mah… l’hai detto con uno strano tono.
- Dici? – si affrettò a rispondere lei, nascondendo l’imbarazzo, - Boh, forse è perché gli sono molto affezionata… sai, siamo cresciuti come fratelli…
- Davvero? Siete molto uniti, allora…
- Già.
- Allora, qualcuno vuole una mano a fare di questo salotto una pista da ballo?
Piero si affiancò a sua cugina, completamente ripulito.
- Ho portato un po’ di CD… ed anche le luci!
- Quelli della discoteca te le hanno fatte prendere?! – chiese Luana estasiata.
Lui rise.
- Si, magari! No, è tutta roba mia… un regalo di suo padre, quando seppe che volevo fare il DJ… - disse indicando Elisabetta, che sorrideva teneramente.
- Ah! Piero!!! Guarda, guarda che mi ha regalato Lu!
Luana cercò di fermare l’amica che, velocemente, sbottonava la camicia bianca.
- ELI! Ma che fai???
Presto il body intimo di pizzo nero venne alla luce.
- Ma Eli! Ti sembra modo?!
- Che c’è? Volevo fargli vedere il regalo!
Poi, rivolgendosi di nuovo a suo cugino, continuò.
- Me l’ha regalata dicendomi: “Adesso che sei cresciuta puoi cominciare ad avere l’occasione per mostrarla a qualche bel ragazzo!”. Ovviamente, tu sei il primo a cui lo faccio vedere!
Scoppiò a ridere. Niente da fare, era la solita mocciosa impulsiva e spensierata.
Luana puntò gli occhi sullo sguardo perso di Piero, che non si imbarazzava, né aveva alcuna traccia di strano piacere nel guardare la snella figura di sua cugina in biancheria; semplicemente… guardava. Una tenerezza indefinibile e quasi fuori luogo. Pensò che era strano, per essere lo sguardo di un cugino. Che DOVEVA essere strano.
Si avvicinò ad Elisabetta e le chiuse la camicia di scatto.
- Adesso basta, su.
L’unica cosa che riuscì a cogliere negli occhi di Piero, prima che ritornassero normali, fu un po’ di paura, provata guardandola. Probabilmente aveva pensato che lei potesse aver notato quel particolare, quella strana tenerezza.
Fece un mezzo sorriso; non era tipo da mettere regole dove sapeva non ce ne fosse bisogno.
- Senti, Eli, devo andare in bagno…
- Ok… sai dov’è…
Luana si alzò ed uscì dalla stanza.
- Piero… credi che Lu ce l’abbia con me?
Lui si stupì una volta di più dell’incredibile innocenza di quella ragazza.
- Avercela con te…? – chiese fingendo disinteresse – Perché dovrebbe?
- Mah… non lo so… ma mi ha trattata in maniera così brusca!
- Dai… probabilmente era solo infastidita dal tuo esserti spogliata così…
- Bah. Tu eri infastidito?
- Io? Io non conto…
Era meglio che la pensasse così.
- Bè… mi sa che hai ragione… infondo tu sei come mio fratello… - disse lei con un sorriso disarmante.
- Già. – confermò lui.
Lei annuì ancora.
Lo ammirava tantissimo. Sa sempre, suo cugino Piero le era stato più vicino di un fratello, con gentilezza e discrezione; lo stimava, una stima fuori da ogni confine, quasi smodata. Pensò questo, Luana, spiando da dietro lo stipite della porta. E pensò, ancora una volta, che tutto questo, visto in un’ottica di semplice parentela fra i due, era fuori luogo. Si… li avrebbe certamente visti meglio come amanti…
Nella folla di ragazzini danzanti al centro del salotto, Luana non riuscì a scorgere Piero. Non lo vide neanche alla consolle vicino alle casse, e pensò quindi che fosse andato via. Peccato, pensò, avrebbe voluto parlargli un po’. La sua irrefrenabile curiosità esigeva soddisfazione, e non poteva certo chiedere a quella tonta di Eli – che, per inciso, ballava con gli altri al centro della pista.
Già stufa di tutto quel clamore, afferrò un bicchiere di coca e si diresse in balcone.
- Mh?
Piero stava lì a guardare il panorama.
- Ah, sei qui! Pensavo che fossi andato via!
Lui sorrise timidamente, restando appoggiato alla ringhiera della balconata.
- I tuoi amici si accontentano di poco, metto su un po’ di musica dell’Avril, una spruzzata della Britney e giusto un tocco di Green Day et voilà, serata assicurata!
Lei gli si affiancò, sorridendo un po’ e stringendosi nelle spalle, come volesse giustificarsi per i gusti musicali dell’intera sua generazione.
- Quando l’hai capito?
Piero si mise a guardare il cielo con malcelato imbarazzo, fingendo di non capire.
- Capito…? Capito cosa?
Luana lo guardò con malizia, senza dire una parola.
Lui sbuffò, arrendendosi.
- Non molto tempo fa… ma quando l’ho capito è stato come se l’avessi sempre saputo…
La ragazza annuì interessata.
- E come è successo?
- Niente storie da telefilm, l’ho portata fuori a prendere un gelato, è successo spesso altre volte, ma… era strano, sai? Si aggrappava al mio braccio, mi baciava sulla guancia, leccava un po’ della mia panna, mi si appoggiava alla spalla… sono cose che fa abitualmente, con me, infatti non era lei ad essere cambiata nell’atteggiamento o in chissà che cosa, ero… ero io che provavo sensazioni tutte diverse…
- Capisco, capisco…
Lei ridacchiò, riavviandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio.
- Ma sai, quella è una tale testa in aria…! Se non glielo dici tu non penso che…
- Dici che dovrei?
Lo guardò interrogativa.
- Se dovresti? Ma mi sembra logico! Se sei innamorato di lei provare è un tuo diritto ed oserei quasi dire un dovere!
- Beata te.
- …?
- Beata te, dico… che ne sei così sicura…
- Tu non sei sicuro di amarla?
- Sicuro? Non so se si possa dire così… che la amo lo so, non è questo il punto… mi chiedo però quanto questo sentimento sia giusto…
- Spiegati.
Si voltò, appoggiando la schiena contro la ringhiera.
- Ma guardala! – disse indicando la sua spensierata cugina danzante al di là del vetro – Quella ti sembra una persona a cui dire una cosa del genere? “Sai, mi sono innamorato di te!”! Sono una specie di fratello per lei!
- Bè, credi che sia tanto meglio rimanere in uno stato di incertezza come quello in cui sei?
- Almeno nello stato di incertezza non rischio di perderla!
- E’ questo che ti spaventa…?
Lui annuì, smettendo di guardare Elisabetta attraverso il vetro.
- Capisco… dunque cosa farai?
Piero chiuse gli occhi, sospirando.
- Aspetterò che cresca. D’altronde, non dovrebbe metterci poi ancora molto tempo… no…?
Luana scosse il capo sfiduciata, tornando dentro.
Si stava divertendo DA MATTI! Incredibile, non avrebbe mai pensato che la festa sarebbe andata così bene. Tanta buona musica, regali bellissimi, e quante risate! Si, le dispiaceva che fosse già arrivata l’ora di concludere…
Quando anche il padre di Luana, per ultimo, passò a prendere la figlia, Elisabetta rimase sola, con un soddisfatto sorriso sulle labbra.
- Mamma, la torta era eccezionale…
La donna abbracciò sua figlia lasciandole un bacio sulla fronte.
- Sono contenta che ti sia piaciuta… sono andati via tutti, vero?
- Si! Adesso vado a dare una pulita e poi…
- Ma non sei stanca? Vai a letto, su, penseremo domani a pulire!
Sorrise, annuendo.
Passando davanti al salone decise di prendere una boccata d’aria prima di coricarsi, dal momento che era tanto accaldata da non riuscire quasi a respirare. Inoltre, quella stanza aveva davvero bisogno di un buon ricambio d’aria.
In un secondo fu sul balcone, e fece quasi un salto indietro quando, proprio davanti, le si parò la figura di suo cugino.
- PIERO!!!
- Ah, Eli!
- Credevo che fossi andato via almeno due ore fa! Mi dispiace tantissimo!
- N-No… non ti preoccupare…! Stavo giusto andando via, comunque!
Lei agitò un braccio, abbracciandolo dopo un secondo.
- Ma no, sono felice che tu sia ancora qui! Non ho proprio sonno! Resta ancora un po’!
Si separò da lui, dirigendosi verso la ringhiera e sporgendosi leggermente a guardare di sotto.
- Guarda che bella la città di notte… dal dodicesimo piano, poi… che spettacolo!
- Già... – asserì affiancandosi a lei e guardando il panorama a sua volta. Non aveva fatto altro che guardare per le due ore precedenti, ma farlo accanto a lei era tutta un’altra cosa.
Nel silenzio della notte, fissando le lucine in movimento delle automobili per le strade, si chiese cosa, di sua cugina, gli piacesse tanto da fargli dire di essere innamorato di lei.
Come per cercare una risposta a questa domanda, si volse a guardarla, trovandola intenta a scrutare l’orizzonte.
I capelli castani erano raccolti disordinatamente dietro la testa, ed alcune ciocche sottili e lisce le ricadevano sulle spalle, sfiorandole il collo. Le labbra, increspate in un lieve sorriso, conservavano ancora qualche traccia del lucidalabbra glitterato che aveva messo ad inizio serata. Il seno ancora infantile e le braccia erano avvolti in una camicetta bianca semi-trasparente piena di volant. La pancia era scoperta, e l’ombelico sfoggiava orgoglioso un piercing fortemente voluto e con riluttanza concesso, che lui stesso l’aveva accompagnata a farsi mettere. Più sotto, una minigonna a pieghe nera, poi gambe, stranamente adulte per una ragazzina come lei, e stivali senza tacco.
E, semplicemente, quando non la guardava aveva bisogno di guardarla, ma quando finalmente questo avveniva lui perdeva ogni parola per descriverla.
Con quali parole avrebbe mai potuto dire perché l’amava o come l’amava? Come spiegarlo? Perché “ti amo” gli sembrava ancora talmente poco…
Turn around and smell what you don’t see
Close your eyes... it’s so clear
E la sua cuginetta, quella che fino a pochi mesi prima considerava una bambina, una sorellina da proteggere, adesso che cos’era? Santo cielo, era ancora la stessa bambina, era sempre la stessa, come poteva permettersi di provare per lei qualcosa di diverso?
No, no… per quanto chiaro potesse essere il suo sentimento… no, no…
- Piero? C’è qualche problema? Hai una faccia strana…
Si sentiva talmente succube…
Chissà, forse se gliel’avesse detto l’avrebbe scioccata abbastanza da poterle rubare un bacio… anche solo uno…
…e poi probabilmente non l’avrebbe più vista e sarebbe morto di tristezza…
In the eye of storm you’ll see a lonely dove
The experience of survivor is the key
To the gravity of love
Era così. Si sentiva talmente attratto da lei da non capire più niente.
MA sarebbe sopravvissuto.
Le sorrise.
- Ma no… è davvero bello guardare da qui, hai ragione.
Anche lei sorrise, sollevata, tornando a guardare il cielo.
Non avrebbe avuto senso parlarne con lei in quel momento. Era proprio vero, non era cambiata di una virgola, e la conosceva troppo bene per non sapere che se le avesse confidato d’amarla lei avrebbe fatto finta di niente ma poi si sarebbe progressivamente allontanata da lui, sottoponendolo involontariamente ad un lungo calvario.
Ed era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
Perciò avrebbe aspettato, e sarebbe sopravvissuto.
E se era vero quello che diceva la canzone, che “l’esperienza dei sopravvissuti è la chiave”, allora, solo allora, solo dopo aver capito a fondo la natura del suo amore e dopo aver trovato le parole per parlarne a lei, in quel momento l’avrebbe fatta sua.
- Piero…
- Si?
- Grazie mille per la serata.
- Eh? Ma se non ho fatto altro che mettere un paio di dischi?!
- Bè, non è mica poco… di sabato sera avresti potuto avere mille altre cose da fare, piuttosto che venire qui ad annoiarti… e poi non mi riferisco solo alla festa, parlo anche del tempo che abbiamo passato qui fuori…
- Credimi – disse lui con un sorriso – sono io che devo ringraziare te per questo.
Lei ridacchiò.
- Bè, come vuoi… comunque stare con te mi piace. È rilassante e tu… sei… bè, sei fantastico, Piero. Da quando ti conosco, cioè da sempre, lo sei sempre stato, ed io ho sempre pensato benissimo di te.
Che diavolo era quello? Improvvisamente pensò a quella ragazza, Luana. Cosa diavolo aveva detto ad Elisabetta?
Imbarazzato, rimase ad ascoltare.
- Stare con te mi piace anche perché mi fai sentire che mi vuoi bene…
“Oddio! Oddio!”, pensò, e subito dopo, “e ringrazia il cielo che non ti faccia sentire QUANTO…”.
Lei si staccò dalla ringhiera, mettendo le braccia dietro la schiena ed arrossendo un po’ nel guardarlo.
- Ma non ti preoccupare! So che mi vedi solo come una mocciosa, quindi non ti chiedo niente di particolare…
Co-Cosa…?
- Diciamo che me lo farò bastare fino a quando non mi vedrai cresciuta almeno un po’.
Bè, questo confermava almeno che Luana non le aveva parlato di niente, il che la toglieva dalla “lista di persone da eliminare il prima possibile”, ma… lo lasciava semplicemente sconvolto.
Elisabetta fece un passo verso di lui, abbassando lo sguardo.
- Però, sai… oggi è il mio compleanno… e tu non mi hai neanche portato un regalo…
Ouch…
- … e la serata è stata tanto bella che vorrei concluderla degnamente, e quindi penso che almeno una cosa possa chiedertela…
…
…
…
Non la vide alzarsi sulle punte per raggiungere, dai quindici anni appena compiuti, i suoi diciotto passati; non la vide neanche protendere le labbra verso di lui.
Nell’occhio del ciclone sentì solo l’incredibile morbidezza della sua bocca ed il suo sapore di pesca. Sentì anche la curva della sua schiena, nel momento in cui la percorse interamente con la mano per attirarla a sé mentre ricambiava il bacio.
Ma allora… tutto quello che aveva pensato… tutto una perdita di tempo! Uno spreco di serata!
Perché lei…
Perché lei, oh Dio…
… lei lo amava già!
Si scostò dalla ragazza lentamente, la guardò negli occhi.
Rise di gusto.
Lei si coprì il viso, arrossendo.
- Come puoi ridere così?! È la cosa più imbarazzante che io abbia mai fatto!
La guardò ancora. Gli sembrò così piccola, così bambina… forse anche quello faceva in modo che lei gli piacesse tanto… Bè, anche fosse stato così? Non riusciva a vedere dove stesse il problema che fino a poco prima gli era parso così chiaro…
Catturato, impotente di fronte alla forza di gravità impostagli dal suo amore, la baciò ancora, lasciandole addosso un sorriso.