Genere: Introspettivo, Erotico.
Pairing: Karkat/Gamzee.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Slash, Violence, Angst, Lemon.
- Quando Karkat si chiude in quella stanza, quando si assopisce e si lascia trasportare via dal sonno, lo fa sempre perché sa che è l'unico modo in cui riuscirà a chiamare Gamzee.
Note: Yeeee. Questa è la mia quota di Gamkat mensile, che poi sarebbe quel periodo del mese in cui l'ormone mi possiede ed io devo scrivere del Gamkat. E siccome io scrivo sempre la stessa Gamkat con parole diverse, è sempre una storia in cui Gamzee scopa Karkat in modo a dir poco brusco, e a Karkat garba sempre un sacco.
A questo giro, il mio ormone pazzo ha almeno prodotto qualcosa che posso riutilizzare per ben tre e dico tre challenge, che sono le seguenti: la challenge indetta da 500themes_ita, su prompt #295 (Sul bordo della sanità); la tabella wTunes - Desires @ diecielode, su prompt #10 (Trust me // You are the one); la Sagra del Kink 2.0 @ kinkmemeita, sul prompt rough sex del Menù Veneziano. La potenza delle mie multitasking skills è sempre eccezionale, come vedere. *soffia sulla pistola*
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GOT A HEAD FULL OF FEVER AND IT FEELS ALRIGHT

Ogni tanto lo fa solo per riuscire a sentire il suo odore. In quella stanza, sembra non debba sbiadire mai. Quel misto di sangue e slime che gli punge le narici, dandogli il mal di testa. E' un odore completamente spiacevole, aspro, sa di sporco, e Karkat sa che non dovrebbe cercarlo con tanto desiderio. Ma non riesce a farne a meno, così come non riesce a fare a meno di quella sensazione spaventosa e rassicurante insieme che spesso percepisce quando il sonno s'è impadronito abbastanza del suo corpo da impedirgli di muoversi o aprire gli occhi, ma non a sufficienza da permettergli di addormentarsi e non sentire più niente. In quel momenti, la percezione fisica della presenza di Gamzee, del suo sguardo vigile addosso, gli dà brividi sconosciuti e violenti dai quali Karkat si lascia scuotere e poi condurre verso il sonno con delicatezza.
Non lo vede ormai da mesi, anche se non saprebbe dire quanti - in viaggio su quell'asteroide c'è Rose a tenere il conto preciso dei giorni dalla partenza, ma è un numero che a Karkat continua a sfuggire, come se in realtà non volesse proprio sapere quanto tempo stanno perdendo nella speranza di sfuggire a Jack o a chiunque altro li stia minacciando adesso. Come se ci fosse, poi, una vera possibilità di sopravvivere a quello che sta succedendo.
Karkat sa che qualcosa che non va, perché se non fosse così Gamzee gli parlerebbe. Durante il primo anno di viaggio capitava spesso. Non che Gamzee facesse vita sociale, sull'asteroide. Restava per lo più nascosto, era più sicuro così, dopo tutto quello che era capitato, ma Karkat sapeva come trovarlo, o Gamzee sapeva come farsi trovare, e in qualche modo era tutto molto meno complicato di adesso.
Ora sensazioni più leggere e lievi di un sospiro sono tutto ciò a cui Karkat può aggrapparsi mentre tutto attorno a lui ogni cosa che conosceva sembra aver perso significato o importanza. Fatica a riconoscere i propri amici, tutte le cose che prima dava per scontate adesso non lo sono più, perfino Terezi è così strana da riuscire a stento a dire di poterla conoscere ancora. Non sa se sia la situazione o gli anni che passano, sa solo che improvvisamente, in un mondo che non ha più il minimo senso, l'odore di Gamzee è l'unica cosa che ancora ne mantenga una traccia.
Gli occhi chiusi, il viso affondato fra i corni di Gamzee, resta immobile quando sente il rumore un po' tintinnante che in genere annuncia il suo arrivo. La grata che chiude il condotto di areazione cade per terra e un attimo dopo Gamzee atterra sul pavimento, silenzioso come un gatto. Karkat sente il suo odore diffondersi nell'aria e mugola appena, tutto il corpo che, inconsciamente, si tende verso di lui.
Gamzee è vicinissimo, probabilmente accucciato accanto a lui. Ostaggio del proprio torpore, Karkat non riesce nemmeno ad aprire gli occhi - probabilmente neanche ci prova; probabilmente non vuole - ma riesce a percepire il volto di Gamzee così vicino al proprio da soffiargli sulle labbra con ogni respiro. Sente il suo sorriso, la tensione dei suoi muscoli, i graffi ancora freschi sul suo volto, il casino scomposto dei suoi capelli. Di Gamzee riesce a percepire cose che non dovrebbe essere in grado di percepire, forme mentre non lo tocca, colori mentre non lo guarda, sapori mentre non lo bacia.
Si sente tremare per la carezza del suo respiro e si volta appena, cercando inconsciamente il suo corpo per un tocco più concreto. Le dita di Gamzee lo sfiorano senza delicatezza, sono quasi invadenti nella fame che hanno di raggiungere ogni punto nascosto, ogni centimetro di pelle disponibile sotto i vestiti. Karkat si espone, si ritrae, si inarca e si contorce, confuso dal sonno e dall'odore ipnotico della pelle di Gamzee. Poi Gamzee si allontana, e Karkat geme, aggrottando le sopracciglia con disappunto. Ha le braccia pesanti e non riesce a sollevarle per cercare il suo corpo da qualche parte accanto a lui, ma fortunatamente non ne ha bisogno, perché pochi istanti dopo Gamzee gli è addosso e lui non ha più bisogno di cercarlo da nessun'altra parte che non sia se stesso.
Sente le sue labbra, le punte aguzze dei suoi denti sulla pelle sottile del collo. Si lascia sfuggire un gemito di dolore quando Gamzee lo morde, no, lo azzanna, stringe come una bestia affamata stringerebbe tra le proprie fauci una preda. Karkat sente il sangue scorrere dalla ferite aperte di Gamzee, sente il proprio scorrere dalle ferite aperte da Gamzee, e per quel secondo, quell'istante infinito e già trascorso in cui il loro sangue si mescola, non ci sono più differenze, fra loro, ed è tutto uguale a prima, e Gamzee gli appartiene, e lui è suo per sempre.
Gamzee se lo rigira fra le braccia e lui resta lì, inerte come una bambola. Non è più nemmeno torpore, non è più nemmeno sonno: è completo abbandono; Gamzee potrebbe fargli di tutto, in questo momento, e Karkat non solleverebbe un dito per fermarlo.
Gamzee gli fa di tutto, in momenti come questo. E Karkat non solleva mai un dito per fermarlo.
Sente le sue mani scorrere lungo la propria schiena, lo sente torreggiare sopra di sé, sente i suoi occhi addosso. Sotto i vestiti, rabbrividisce violentemente. E rabbrividisce ancora quando le mani di Gamzee si insinuano sotto la sua maglietta, e Karkat prega di aver chiuso la porta, prega che nessuno arrivi adesso, prega che Gamzee faccia in fretta, poi sente le sue unghie addosso, sente i graffi, geme e non gli importa più di niente.
Le mani di Gamzee scivolano verso il basso, artigliano l'orlo dei suoi pantaloni, lo strattonano senza delicatezza. Karkat si sente nudo e stringe i pugni, mordendosi il labbro inferiore. Se potesse parlare, in questo momento, se un qualsiasi suono più articolato di un gemito disperato potesse uscirgli dalla bocca, gli chiederebbe di più. Non sa nemmeno più di cosa, ma vorrebbe di più. Più pressione, più contatto, più unghie, più denti, più pelle. Di più del suo peso addosso, di più dell'invadenza priva di riguardi con cui si fa strada dentro di lui. Più forza, più frizione. Più veloce, più in fondo, di più, di più.
Karkat non riesce a parlare, ma Gamzee lo sente lo stesso. Gamzee lo sente, in qualche modo l'ha sempre sentito, è sempre stato pronto a ricevere tutti i suoi segnali, che li urlasse o meno, è stato sempre pronto a recepire i suoi stati d'animo, e non sono state rare le occasioni in cui, sentendolo tanto profondamente dentro di sé, Karkat si è chiesto se fosse giusto. In quale quadrante si trovassero. Perché non ha mai sentito di due moirail con una relazione simile a quella che lo lega a Gamzee, ma sono qualcosa di diverso anche da due matesprit.
Oltre i quadranti, dice una voce distante nella sua mente, la voce delle storie che leggeva da piccolo, delle leggende di cui si riempiva la testa quando ancora pensava che avrebbe avuto un ruolo preciso nella società e stava solo cercando di capire quale. Un amore che trascende i quadranti.
La voce si perde in un ennesimo gemito quando le labbra di Gamzee si chiudono un’altra volta attorno alla curva del suo collo. Quando la punta dei suoi denti aguzzi sfiora la pelle sensibile, lacerandola senza pietà, aprendo ferite nuove. Il sangue scorre ancora, ed ancora si mescola, e Karkat sa che Gamzee lo vuole più vicino. Si inarca quanto può, quanto la debolezza spossata del suo corpo gli concede, si sente già pronto a staccarsi da sé mentre l'asteroide va incontro all'ennesima bolla, ma Gamzee lo tiene ancorato alla realtà, lo tiene ancorato al proprio corpo. Tramite il dolore, lo tiene con sé.
Karkat non si è mai piaciuto tanto. Per una serie di ragioni, anzi, s'è sempre odiato moltissimo. Troppo diverso dagli altri per essere uno fra i tanti, non abbastanza speciale da seguire le orme del suo antenato. Nient'altro che un inutile ibrido, una ridicola mutazione, come quella del suo sangue.
Sa di piacere a Gamzee, però. Sa di piacergli così tanto che a volte Gamzee solo a pensarci perde il controllo su se stesso. Sa di piacergli tanto da poterlo lanciare con uno sguardo o una parola in abissi tanto scuri da far perdere la testa al più razionale dei troll, e sa di poterlo riportare indietro con la stessa semplice, quasi intuitiva naturalezza.
E allo stesso modo sa di aver dato a Gamzee tutte le chiavi per fare esattamente lo stesso. Gamzee lo conosce dentro. Sa come funzionano i suoi pensieri. Gamzee può rovesciarlo al contrario ed esporlo nudo e indifeso con un'occhiata più penetrante delle altre. Può riportarlo in sé ed asciugare le sue lacrime con una sola carezza. Può abbracciare la sua parte più intima, può farlo sentire perso e protetto, solo e compreso, e cieco e sordo e muto e allo stesso tempo ipersensibile ad ogni stimolo fisico e non.
Gamzee sa esattamente cosa fare per tenerlo lì per tutto il tempo che gli serve. Affonda i denti senza grazia perché è così che se lo tiene vicino, con l'unica emozione che non perde senso né valore a dispetto di quanto possano allontanarsi da Alternia e dal passato.
Il dolore non cambia. E Gamzee fa male come non gli ha mai fatto male nessun altro.

Quando finisce, è molto più dolce. Il dolore scompare piano, si prende prima tutto il tempo necessario per attutirsi, sbiadire come un sogno dopo un risveglio particolarmente delicato. L'eco è ancora lì quando Gamzee è già lontano, mentre Karkat lo ascolta rivestirsi e poi nascondersi nuovamente nella condotto d'areazione. Lascia che la sensazione lo culli, e scivola nel sonno sentendolo ancora pungere dentro di sé, così da sapere che, anche mentre non si trova più lì, Gamzee gli resta sempre accanto.
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