Genere: Introspettivo.
Pairing: Gerard Way/Mikey Way (lieve).
Rating: R.
AVVERTIMENTI: AU, Angst, Slash (lieve), Incest (lieve), Flashfic.
- "La notte, fuori dall’edificio perso nel deserto come tutto il resto della base militare all’interno della quale hanno completato l’addestramento in attesa dell’arrivo degli ordini dal fronte, è talmente silenziosa e tranquilla che neanche con un incredibile sforzo di fantasia si potrebbe credere alla guerra che infuria oltre il confine." AU ispirata al video di The Ghost Of You.
Note: Omg non posso credere di essere finalmente riuscita a scrivere questa storia dopo, boh, millenni da quando ho pensato che mi sarebbe piaciuto scrivere di loro due su questo 'verse XD Ovviamente, il tutto non poteva che essere donato con tutto il mio cuore alla Fae, perché be', che Gerard sarei se non donassi una cosa del genere al mio Mikey? (Bel regalo, dico, una fic ambientata in un 'verse in cui sei destinato a morire, fratello. Dovresti odiarmi. *si prostra e piange*)
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GHOSTS DON’T FADE

Mikey sta dormendo, e Gerard non sta già scorrendo il profilo del suo viso sotto i polpastrelli solo perché, assieme a lui, stanno dormendo anche altri cinque o sei soldati, di alcuni dei quali non conosce nemmeno il nome. Dev’esserci Frank, da qualche parte nel buio del dormitorio, e sicuramente ci sono Bob e Ray, i tre ragazzi con cui ha legato di più da quando è arrivato, ma soprattutto c'è Mikey, Mikey è qui a pochissimi centimetri da lui, nella cuccetta che per forza di cose devono condividere in sei, visti quanti sono, e Gerard non può nemmeno sfiorarlo.
La notte, fuori dall’edificio perso nel deserto come tutto il resto della base militare all’interno della quale hanno completato l’addestramento in attesa dell’arrivo degli ordini dal fronte, è talmente silenziosa e tranquilla che neanche con un incredibile sforzo di fantasia si potrebbe credere alla guerra che infuria oltre il confine. Gli orrori di cui ha sentito parlare, di cui i veterani si riempiono la bocca dai letti dell’infermeria sui quali stanno immobilizzati ventiquattro ore al giorno cercando di non pensare ai pezzi di se stessi che hanno lasciato a marcire sul campo di battaglia, sembrano lontani come ricordi, ma dal momento che non li ha mai visti sono anche impalpabili come fantasie. Non riescono quasi nemmeno a fargli paura.
Tranne quando pensa a Mikey, naturalmente.
Sono sempre stati attaccati, fin da piccoli, fin da quando mamma lo vedeva recuperare la palla ed uscire per andare nel cortile sul retro a giocare coi suoi amici, e gli diceva “porta con te anche Mikey”, e Gerard lo faceva, e non aveva il coraggio di dirle che l’avrebbe fatto anche se lei non gliel’avesse ricordato costantemente. C’era qualcosa, in Mikey, che lo rendeva assolutamente indispensabile, che rendeva la sua presenza irrinunciabile.
Mikey da bambino era così piccolo, così magro, così fragile. Era spesso ammalato, ed a Gerard capitava spesso di restare al suo fianco per tenergli compagnia durante le sue lunghe influenze. Si annoiava, naturalmente, Mikey per la maggior parte del tempo dormiva, non era neanche di compagnia, ma Gerard si sacrificava volentieri, per lui. Solo per lui, in realtà. Non è mai stato un altruista, ed anche con Mikey in realtà non crede di essersi mai comportato in maniera genuinamente altruista. Se restava al suo fianco non era per far felice lui, ma per far felice se stesso. Che poi anche Mikey ne fosse contento era solo un effetto collaterale. Non indesiderato, ma neanche appositamente cercato.
Col passare degli anni le cose sono cambiate, Mikey è cresciuto, è diventato più alto, è rimasto magrissimo ma ha smesso di passare a letto con la febbre alta un finesettimana sì e l’altro no. E poi è cominciata la guerra e Gerard s’è ritrovato a rimpiangere i lunghissimi pomeriggi invernali che passava accucciato sullo sgabello o sulla sponda del letto del suo fratellino minore malato, perché all’esame per la chiamata alle armi Mikey è risultato arruolabile, e Gerard si è sentito come se le porte dell’Inferno gli si stessero spalancando davanti agli occhi, e lui non potesse fare nulla per fermarle.
“La guerra,” gli ha detto suo padre prima di salutarlo, “è una brutta bestia, Gerard. Ha troppe teste, troppe bocche, e azzannano tutte insieme.”
“Proteggi Mikey,” gli ha detto sua madre, le lacrime agli occhi, “Ti prego, Gerard, proteggi Mikey.”
Manca meno di una settimana alla loro partenza, adesso, e Gerard non sa nemmeno se sarà smistato sullo stesso fronte al quale sarà destinato Mikey. Ed anche se lo fosse, come potrebbe riuscire a proteggerlo? Se solo pensa al clangore della battaglia, ai botti delle bombe che esplodono, alle urla dei soldati, alle raffiche delle mitraglie, tutte uguali fra amici e nemici, non riesce a capire più niente. Non vuole capire più niente, vuole solo nascondersi sotto il cuscino e piangere di paura fino ad addormentarsi, per potersi svegliare qualche ora dopo e fingere di aver fatto soltanto un brutto sogno.
Ma non può, ed ora che riapre gli occhi vede che suo fratello s’è voltato su un fianco e lo sta guardando. Nonostante l’oscurità, i suoi occhi brillano, e nonostante la piega delle sue labbra sia a malapena intuibile nello spicchio di luce lunare che filtra attraverso i vetri opachi delle finestre in fondo alla stanza, Gerard saprebbe percorrerne i contorni in punta di dita anche senza riuscire a vederli con gli occhi. Non ne avrebbe bisogno, non ne ha mai avuto bisogno. Ha imparato Mikey a memoria molto tempo fa, quando ancora non aveva nessun bisogno di farlo per paura di perderlo, semplicemente perché gli andava di farlo. Ed è l’unica consapevolezza alla quale può aggrapparsi adesso: non importa quanto confusa possa essere la battaglia, quanto forte il rumore, le grida degli altri, quanto spesso lo strato di polvere e fango che gli ricopre la pelle, appesantendogli addosso la divisa, che già pesa abbastanza, che già pesa troppo, ma potrebbe pesare ancora molto di più se non ci fosse più Mikey a dividerla con lui.
In mezzo a tutti il resto, riuscirebbe comunque a riconoscere Mikey al primo sguardo. Riuscirebbe comunque a rimanere al suo fianco. Riuscirebbe comunque a salvarlo in tempo.
Nel buio, nel silenzio, suo fratello sorride. Solleva una mano e gliela appoggia sul collo, lo accarezza piano e poi si sporge in avanti.
Non è che un contatto fugace. Gerard gli si scioglie addosso.
Non si sono mai detti tanto senza dover neanche aprire bocca.
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