Genere: Triste/Malinconico/Introspettivo
Personaggi: Shuichi Nakatsu
Rating: PG
AVVISI: Shounen-ai.
- Ancora una volta, Shuichi Nakatsu deve arrendersi all'odiosa evidenza...
Commento dell'autrice: Dunque... a questa fic tengo tanto, soprattutto perché è una cosa che avrei dovuto scrivere moltissimo tempo fa... mi sono trattenuta, speranzosa che sarebbe accaduto qualcosa che mi esimesse dallo scrivere una fic così incredibilmente triste... ma poi ho letto gli spoiler di Hanakimi fino all'ultimo volume finora uscito... ed allora ho DOVUTO scrivere. Anche per dare un po' di giustizia al mio adorato Shuichi, che si meritava ben altro!
Personaggi: Shuichi Nakatsu
Rating: PG
AVVISI: Shounen-ai.
- Ancora una volta, Shuichi Nakatsu deve arrendersi all'odiosa evidenza...
Commento dell'autrice: Dunque... a questa fic tengo tanto, soprattutto perché è una cosa che avrei dovuto scrivere moltissimo tempo fa... mi sono trattenuta, speranzosa che sarebbe accaduto qualcosa che mi esimesse dallo scrivere una fic così incredibilmente triste... ma poi ho letto gli spoiler di Hanakimi fino all'ultimo volume finora uscito... ed allora ho DOVUTO scrivere. Anche per dare un po' di giustizia al mio adorato Shuichi, che si meritava ben altro!
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Evidenza
Che mi avrebbe fatto del male, lo avevo intuito subito. Il mio grave problema è che tendo sempre a minimizzare, a posticipare, a far finta di non vedere. Ma l’avevo intuito. D’altronde, nonostante i miei continui scherzi e giochi, non si può certo dire che io sia una persona poco intelligente. Semplicemente ho paura di affrontare situazioni nuove e, per così dire, pericolose.
Credo che la mia più grande differenza con Sano sia proprio questa. Lui dà l’idea di quello che non è mai spaventato dalla realtà. Si mette in gioco, e continuamente, non ha paura di farlo e non ha paura del poi. Io, invece, già mi tiro indietro quando suppongo qualcosa. Figuriamoci prendere atto di una verità assoluta come… come quella che io lo amo davvero.
Dicevo, sapevo che mi avrebbe fatto del male. Ma non immaginavo che fosse perché era già innamorato di un altro. Semplicemente pensavo che a Mizuki non piacessero i maschi, che, insomma, non fossi io il problema. Fino a quando lo immaginavo al fianco di una bella moretta, o qualcosa del genere, credo che avrei potuto, con molto sforzo, sopportarlo. Ma sapere che proprio con un altro… proprio con Sano… insomma, sono stato smentito. Buffo, no?
Prendo in mano la situazione… dai… mi dichiaro anche… per ben due volte… la prima volta neanche mi prende sul serio… e la seconda volta… seppur in lacrime *a causa sua*… no, mi dice che non può ricambiarmi.
Sapevo che mi avrebbe fatto del male, o perlomeno lo intuivo, ed allora perché intestardirmi? Perché fare il geloso, perché pensare di poter mettere in discussione l’amicizia profonda che mi lega a Sano… perché per lui…? Ancora una volta, Shuichi Nakatsu deve arrendersi all’evidenza: sono innamorato. Innamorato perso. Talmente innamorato… che non penso di poterne uscire.
Questo è terribile. Perché, cavolo… per quanto dovrò vivere così? Si, ok… ho chiarito con Sano… ho chiarito anche con lui… l’atmosfera adesso è rilassata… ma cosa è cambiato, per me? Soffro ancora per un amore non ricambiato.
Credo che la mia rinuncia a lui sia stata interpretata come una perdita di interesse. È sbagliato. Non è che io abbia scelto fra l’amicizia con Sano e l’amore per Mizuki… semplicemente, siccome lo amo più di me stesso, odio l’idea di doverlo mettere tra due fuochi. Due fuochi turbolenti, tra l’altro. Tenerlo in mezzo… è un pensiero che neanche riesco a concepire, perché mi rendo conto di quanto soffrirebbe, e che io sia maledetto se mai lo farò soffrire…
E se ho rinunciato a Mizuki è stato ancora per quell’evidenza… l’evidenza che gli si legge negli occhi continuamente… così come, ormai, si legge nei miei.
È innamorato. Anche lui. Ed anche lui pazzamente. È innamorato di Sano. Che, Dio mi fulmini, lo ricambia.
Ogni volta che penso a questa cosa mi viene voglia di urlare a squarciagola, fino a quando non mi sia rimasto neanche un soffio di fiato. Mi accorgo poi che sarebbe inutile. Per questo, taccio.
E, ripeto… malgrado i miei continui scherzi e giochi… parlo davvero poco, in realtà. Perché l’unica cosa che gli ho davvero *detto* è che lo amo. E che per lui sarei disposto a giocarmi il mondo, la vita, l’anima, tutto… ho detto solo una cosa, in tutto questo tempo… ed a cosa è servita? A lacerarmi il cuore…
So che non lo fa apposta. So che a modo suo mi vuole bene. So di essergli amico, so di poterlo essere anche se non mi ama. So di poter convivere con questo sentimento straziante. Ma mi lamento. Ora non mi sto forse lamentando?
Non mi piace, questo aspetto di me che sta emergendo con così tanta prepotenza. È un aspetto che lui tira fuori. La mia debolezza, la mia dipendenza nei suoi confronti.
Se Mizuki Ashiya non esistesse, io che farei? Potrei mai vivere? Se andasse via? Se, come un sogno, all’improvviso sparisse?
Quando penso cose del genere mi odio profondamente. Perché arrivo sempre alla stessa, dannatissima conclusione.
Se non l’avessi conosciuto non soffrirei. Ed allora se andasse via soffrirei meno di quanto soffro adesso. Vorrei che andasse via.
Poi, però, ritorno al punto di partenza. Se uscisse dalla mia vita, difficilmente riuscirei a trovare un senso a quello che faccio e dico. E sarebbe pessimo.
Quindi, alla fine, sarebbe stato meglio non incontrarlo mai? Sarebbe stato più facile così? Indubbiamente… ma… sarebbe stato altrettanto meraviglioso?
Il liceo si apprestava a passare come gli altri anni… come il resto della mia vita… un’inutile fila di attesa prima del grande passo, l’ingresso in una squadra, campionati, vittorie, tifosi… doveva essere una sosta qualunque, ad una fermata qualunque. Non sarei neanche dovuto scendere dal treno. Però, poi, la medaglia si è rovesciata. Ho visto qualcuno camminare al di là del finestrino ed ho pensato di seguirlo. E ne sono rimasto stregato.
Non ho dubbi, non ho ripensamenti e non posso essere smentito quando dico che Mizuki ha riempito un pezzo vuoto della mia vita. È stata una bella sensazione, finché mi sono illuso di potercela fare, di avere qualche speranza, che, in fondo, non tutto era perduto.
E poi… l’evidenza. Non è stato tanto il rifiuto a parole di Mizuki, a buttarmi giù. È stata l’odiosa evidenza.
Perché fino a quando erano solo parole… le parole volano via dopo un po’, e si può sempre ritentare… ma la certezza che il suo cuore appartiene già ad un altro… quella non cambia facilmente. E non grazie a tutti. Non sono io che posso cambiare questa evidenza schiacciante.
E la mia anima si logora… e le mie spalle non ce la fanno più a sostenere il peso di vederlo ogni giorno pretendendo di far credere al mondo che è tutto ok, che tutto è tornato come prima, e che io sono ancora lo Shuichi che ero prima di conoscerlo… ed ogni tanto penso che dovrei staccare, farla finita… magari seguire il consiglio di mia madre e fuggire via da qui… però poi il giorno dopo lui è là. Ed io non ho il coraggio di abbassare lo sguardo e sottrarmi a quella tortura piacevolmente perversa. E penso di non poterne fare a meno, per cui vado avanti, guardando il suo volto solare e sorridente, ed aspettando che l’evidenza esploda con tutta la sua forza, lasciando loro felici e me in un punto nero nel quale, magari, un giorno sparirò…