Spin-off/seguito di New Colors To Paint The World.
Genere: Introspettivo.
Pairing: José/Zlatan, Mario/Davide.
Rating: PG-13.
AVVERTIMENTI: Slash, Slice of Life, Flashfic.
- "È una bella mattinata, calda, tutta celeste e dorata come il cielo e i raggi del sole."
Note: Scritta per il Carnevale delle Lande su prompt Un anno dopo New Colors to Paint the World.
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DICHROMATIC

È una bella mattinata, calda, tutta celeste e dorata come il cielo e i raggi del sole. Davide è irritato, naturalmente, ma d’altronde solo di rado non lo è, e dover aspettare Zlatan davanti alla macchina sotto il sole cocente rientra precisamente nella categoria delle cose che lo irritano. Ma d’altronde Zlatan lo sa, e Davide è convinto che lo stia facendo apposta, adesso, a farlo aspettare così tanto. Sicuramente è lì immobile dietro alle porte scorrevoli dell’aeroporto, che sorseggia beato un caffè mentre aspetta di averlo cotto a puntino prima di uscire.
Quando appare, Davide cambia sposta il peso del corpo da un piede all’altro, incrociando le braccia sul petto. Gli occhiali da sole gli scivolano lungo il naso a causa del sudore, ma non intende dargli la soddisfazione di vederglieli sistemare, perciò si limita a fissarlo con astio, anche quando lui arriva e gli posa un distratto bacio su una guancia, ridendo come un cretino.
- Sei uno spettacolo. – commenta, - Ti giuro, uno spasso. Non so come faccio a stare lontano da te tanto a lungo.
- Sei una merda, ecco come. – risponde Davide in un grugnito, - E sei anche in ritardo.
Zlatan ride, gira attorno alla macchina e ripone il proprio bagaglio sui sedili posteriori, mettendosi poi disinvoltamente alla guida.
- Non ti dispiace, vero? – domanda retorico, come se gli importasse, poi.
- Ehi! – sbotta Davide, planando sul sedile del passeggero al suo fianco, - Volevo guidare io.
- Oh, andiamo. – Zlatan lo zittisce con un bacio all’angolo della bocca, e Davide sospira, mettendosi composto ed allacciando la cintura. – Zay? – domanda mettendo in moto.
Davide sbuffa.
- Si fa anziano. – risponde, - E stanco. Lasciatelo dire: come bastone per la vecchiaia, non vali un cazzo.
- Ecco perché è importante che tu invece resti sempre al suo fianco. – ribatte Zlatan con una risatina, annuendo compiaciuto.
- Prima o poi me ne andrò di casa, sai? – risponde Davide con un mezzo ghigno, - E allora tu sarai costretto a restare.
Zlatan sorride ancora, allungando una mano a scompigliargli i capelli, fra le sue rumorose lamentele.
- Vedremo. – risponde, - Intanto resto solo stanotte.
- Cosa?! – strilla Davide, voltandosi a guardarlo con aria impossibilmente oltraggiata, - Ma sei la merda definitiva!
- Dade, e piantala! – ride di cuore, appoggiandosi meglio contro lo schienale del sedile e sporgendo un gomito fuori dal finestrino, reggendo il volante con una mano sola mentre il vento veloce gli passa fra i capelli, sfida il suo profilo e il suo sorriso e ne esce sconfitta.
Davide si mette comodo a propria volta, un sorriso impercettibile che gli sfiora le labbra. Una notte è comunque un inizio.
*
Lo aspetta in cucina, sveglio e attento anche se sono le tre del mattino. Mario dorme già da almeno due ore, Davide può ancora sentire il suo russare lieve e regolare nelle orecchie, se chiude gli occhi e si immagina ancora al suo fianco, e al pensiero gli sfugge un sorriso imbarazzato e imbarazzante, che fortunatamente Zlatan non vede quando, cinque minuti più tardi, si presenta puntualissimo, a torso nudo e incomprensibilmente stupito di vederlo lì.
- E tu? – domanda, dirigendosi verso il frigorifero e recuperando la caraffa di succo d’arancia spremuto a mano, - Che ci fai qui?
- Aspettavo te. – sorride Davide, - Hai cambiato idea?
Zlatan ridacchia, versando un po’ di succo in un bicchiere e grattandosi il collo.
- Sì. – risponde, - Resto un altro paio di giorni.
- Lo sapevo. – ride Davide, - Sai che questa tua ostinazione è ridicola? Perché non resti e basta, una buona volta? Sarebbe molto più facile, senza contare che in quattro ci divertiremmo molto di più. – aggiunge con un ghignetto malizioso.
Gli occhi di Zlatan si fanno sottili come quelli di un gatto, mentre si allunga a pizzicargli una guancia.
- Sei un folletto. – lo prende in giro, - Ma no, non resterò più a lungo di così. Lo sai, Dade, ci sono cose che cambiano. Altre che invece non cambiano affatto. – sorride teneramente, mandando giù in un sorso il proprio succo e poi poggiando nuovamente il bicchiere sul tavolo con un sospiro soddisfatto. – Buonissimo. Chi l’ha spremuto?
- Mario. – risponde Davide con un sorriso dolcissimo. Cerca di cancellarselo di dosso il più in fretta possibile, ma non è abbastanza per impedire a Zlatan di vederlo e riderne.
- Un degno erede. – commenta soddisfatto, - Gli ho portato un regalo, sai?
- Se è quella ridicola maglietta rossa con quello stupido toro che gli hai portato dalla Spagna, gliel’ho già vista addosso. – risponde Davide con un mugolio lamentoso, - Ed è orribile. Tu sei un cretino.
Zlatan sorride, allungandosi a lasciargli un bacio sulla fronte.
- Ci serve un’altra dama in rosso, Dade. – gli ricordo, - E a te piace troppo andare in giro seminudo, per calarti nella parte. – conclude con un’altra risata tonante, tirandosi dietro un vaffanculo prima di abbandonare la cucina.
*
- Quando torni? – chiede Davide in un pigolio arreso, gli occhi bassi, le mani strette attorno alla maniglia della valigia di Zlatan come a tenerla in ostaggio per tenere lui ancorato al suolo milanese.
- Non lo so ancora. – risponde lui, sorridendo gentile mentre lo avvolge in un abbraccio che sa già di nostalgia, - Mi farò sentire al più presto.
- Non ci tornare in Spagna. – borbotta Davide, lasciando cadere la valigia per terra per ricambiare la stretta, - Non mi piace quel tipo delle foto.
- Okay, punto primo, chi ti ha dato il permesso di sbirciare nel mio cellulare? – domanda Zlatan con una mezza risata, - E secondo poi, Pep non è pericoloso. Zay lo sa.
- Non lo è, dici? – mugola Davide, nascondendo il viso contro il suo petto.
Zlatan sorride intenerito, accarezzandogli i capelli.
- È irrilevante. – lo rassicura, - Fidati.
- Di te? – ribatte Davide con il più lieve dei sorrisi, - Mai nella vita.
Ma lo lascia andare, e quando lo fa è certo che prima o poi tornerà.
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