Genere: Romantico
Rating: PG
AVVISI: Chanslash.
- Una ragazza innamorata del suo dentista, apparentemente senza speranze...
Commento dell'autrice: ^^ Una follia. Dedicata al mio dentista, sogno irraggiungibile di milioni di ragazzine e donne in tutto il mondo XD Giordy, perché dovevi essere gay ;_;?
Rating: PG
AVVISI: Chanslash.
- Una ragazza innamorata del suo dentista, apparentemente senza speranze...
Commento dell'autrice: ^^ Una follia. Dedicata al mio dentista, sogno irraggiungibile di milioni di ragazzine e donne in tutto il mondo XD Giordy, perché dovevi essere gay ;_;?
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
Dichiarazione D’Amore
- Scusa ma di là c’è una cretina che proprio non si vuole togliere dalle palle… ti accomodi nel mio studio cinque minuti, che risolvo con lei?
- Si, si… vado…
Sinceramente parlando, lui le piaceva da impazzire. E non si faceva alcun problema ad ammetterlo in pubblico, con sua madre o con le compagne di classe. “Il mio dentista è un vero gioiellino… mi piace un sacco!”, diceva strizzando un occhio con malizia. Ciò che più raramente le capitava di ammettere era che, se ne avesse avuto la possibilità, ci avrebbe messo davvero poco a concederglisi. Ma, per quanto lui fosse amichevole o addirittura affettuoso, nei suoi confronti, e per quanto non perdesse occasione di regalarle appellativi quali “tesoro” o “amore”, lei lo aveva sempre visto tremendamente distante, assolutamente irraggiungibile. Forse per via dell’età, visibilmente ed ovviamente maggiore della sua. “Quanti anni ha?” “Mah, non saprei… sulla trentina, suppongo…”. Trentaquattro, per la precisione. Lo sapeva benissimo. Comunque le piaceva. Come persona e fisicamente. Tutto di lui aveva un fascino su di lei difficilmente immaginabile. Chissà se era autentico o semplicemente quella ragazzina cominciava a mostrare segni di gerontofilia… ? Era forse un caso che da sempre, da quando aveva cominciato a comprendere cosa volesse dire provare un sentimento d’amore, avesse solo amato ragazzi decisamente più grandi di lei? A domanda rispondeva: “I maschi della mia età sono decisamente immaturi. Se voglio trovare qualcuno di interessante devo cercare sopra i vent’anni!”. Ad ogni modo non era qualcosa che le dispiacesse, né rimpiangeva la presenza di un coetaneo per divertirsi. La sua prima volta era stata con un uomo che aveva amato, ed il fatto che lui avesse ventitre anni ed un mucchio d’esperienze di vario genere alle spalle era stato un aiuto non indifferente.
Giunse nello studio guardandosi intorno ed ascoltando distrattamente il vociare delle assistenti nella stanza accanto, e si sedette su una delle sedie di fronte alla scrivania di Giordano – questo il nome del dentista. Le ci volle poco per annoiarsi e cominciare a spulciare con gli occhi il contenuto delle due piccole librerie poco distanti da lei. Un gran numero di manuali di ortodontia, qualche romanzo, pochi a confronto. Un libro di Umberto Eco. Sopra due o tre volumi di una non identificata enciclopedia, un numero dell’Uomo Ragno. Raro. Sorrise nel chiedersi cosa diavolo ci facesse lì. Ma c’era qualcosa di ancor più raro, almeno in uno studio dentistico, ben mimetizzati fra gli altri libri, una biografia di Karl Marx ed “Il Capitale” in versione integrale. Sogghignò un po’. Sparse qua e là, varie statuette in ceramica raffiguranti caricature di dentisti pazzi intenti a far diventare i loro pazienti degli sdentati capaci di mangiare solo brodaglie. “Bè, è anche autoironico”, pensò soddisfatta. “Davvero l’uomo perfetto.”.
Quella stanza le piaceva. Grande ma non troppo, ordinata, seria. Tanti bei quadri. Unica nota dolente, la carta da parati. Era strana, dava l’idea di una parete di bambù attraverso la quale poteva vedersi una rigogliosa vegetazione da foresta pluviale. Non era un brutto disegno, ma le dava davvero l’idea di qualcosa di molto bizzarro. E poi c’era quella grande scrivania in legno scuro e marmo nero. Un tocco di classe che la rendeva quasi orgogliosa si avere scelto un dentista dotato di tanto buongusto.
Presa com’era nell’osservazione di tutto questo, non si accorse neanche quando lui entrò nella stanza e si appoggiò alla porta, guardandola divertito.
- Trovato nulla di interessante?
- Eh?!
Si voltò agitata guardandolo all’improvviso, cadendo dalle nuvole.
- Io… no… cioè…
Lui rise forte, sereno e rilassato.
- Fa nulla, dai! Dimenticherò che curiosavi nel mio ufficio!
- Io… non curiosavo! E non prendermi in giro!
- No, no, certo…
Sbuffando, incrociò le braccia sul petto fingendosi offesa. Lui le si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla.
- Che mocciosetta sei… dai, torniamo di là…
Momenti come quelli le facevano pesare addosso tutta quell’insopportabile distanza. Per quanto lei fosse abituata alle storie con ragazzi più grandi, sedici anni sono decisamente pochi per un trentenne. Così le sembrava, e non mancò di ripeterselo alzandosi in piedi.
- Hai tanta voglia di tornare a guardarmi in bocca…?
- Bè, si. non avrai pagato l’apparecchio perché io poi lo trascuri… o si?
Sbuffò nuovamente.
- Piuttosto! Quando pensi di levarmi quest’affare?!
Lui sorrise ironico.
- Il più tardi possibile! Come puoi pensare di privarmi della tua presenza?
Se lo ripeté nuovamente. “Sei solo una bambina, per lui.”. Se lo disse con convinzione, ci credette. Ma non poté fare a meno di arrossire come se le avessero fatto chissà che complimento.
- Che hai adesso, perché arrossisci?! Dai, siamo già in ritardassimo, non possiamo perdere l’intero pomeriggio a…
- Io ti piaccio?
Lui la fissò negli occhi, dischiudendo le labbra poco convinto, quasi la frase gli fosse rimasta per metà in bocca. Esitò qualche istante, prima di lasciarsi cadere le braccia lungo i fianchi e parlare di nuovo.
- Eh?
Lei arrossì, ma non abbassò lo sguardo.
- Ti ho chiesto se ti piaccio.
- Si, ho capito! Ma da dove ti viene in mente?!
Lui gesticolava agitato. Lei sbuffò, facendo roteare gli occhi.
- E’ una domanda come un’altra, santo cielo, una tua risposta sincera non avrebbe conseguenze sulla vita di nessuno!
- Oh, si che ne avrebbe!
- Non ne avrebbe.
- Signorina, so ESATTAMENTE come funzionano queste cose, e TI DICO che ne avrebbe!!!
- Non ne avrà.
Lui rimase di nuovo con le labbra semiaperte e le braccia abbandonate sui fianchi. Probabilmente era la sua decisione ad averlo sconvolto così tanto.
Si sedette alla scrivania, massaggiandosi le tempie con due dita. Lei si appoggiò sulla lastra in marmo nero proprio di fronte a lui.
- Su, avanti… cosa ti costa rispondere…?
- Chissà… non so cosa rispondere, forse…
- Se fossi sincero…
- Mi potrebbero accusare di molestie.
Stavolta fu lei a restare interdetta. Giordano continuò a tenere lo sguardo basso.
- Cioè… intendi… che…
- Si, mi piaci. Ti trovo…
- …?
- …bella…
Lei arrossì di nuovo, sorridendo debolmente.
- Bè… non me lo aspettavo… per nulla…
Lui alzò lo sguardo, interrogandola con gli occhi.
- Cioè… mi aspettavo una frase del tipo “Sei ancora una bambina, ne hai di strada da fare prima di poter piacere a me!”…
Ridacchiarono entrambi, imbarazzati.
- Bè… evidentemente… ti sbagliavi…
- Così pare…
Sollevarono entrambi il viso, col risultato di piantarsi gli occhi l’uno nell’altra. E rimasero così, come ipnotizzati. E lentamente, lentamente…
- Avevi detto che non avrebbe avuto conseguenze!
Disse lui tirandosi indietro di scatto subito dopo averle sfiorato le labbra.
- Questa E’ una conseguenza, al mio paese!
Lei sbuffò, scostandosi, inviperita.
- SCUSA TANTO. Non ci sarà più niente del genere!
- BENE.
- BENE!
Giordano aggrottò le sopracciglia, stringendo i pugni.
- OTTIMO! Non sperare che io ti baci più, ragazzina!
- Ma sei isterico?! Guarda che sei stato tu a lamentarti del bacio!
- Si, bè, ma tu non mi sembravi DISPERATA quando te l’ho detto!
- Oh, dì la verità, piuttosto! Dì che vuoi baciarmi!
- IO NON… io ho trentaquattro anni e sono il tuo dentista!
- Ed io ne ho sedici e sono una tua paziente, ma questo non mi toglie la voglia di baciarti!
- Questo è… cosa? HA! Allora sei tu che vuoi baciare me! Chi doveva essere sincero, eh? Chi?!
- Tu… SEI UN IDIOTA!
- Io sono COSA?! Come ti permetti, mocciosa?!
- E piantala con questo “mocciosa”!
- E’ quello che sei!
- Ah, si? sono una mocciosa? Una mocciosa, dici?!
Furente, con le lacrime agli occhi, afferrò i lembi inferiori della maglietta e la tolse senza neanche pensare. Si può dire che si rese conto di ciò che aveva fatto solo nel momento in cui lo vide arrossire vistosamente.
- Io… l’ho fatto?
Chiese senza guardarsi, le braccia ancora imprigionate nelle maniche. Lui annuì lentamente, deglutendo.
- Temo… di si…
Lei gli si avvicinò, piano, stringendosi nelle spalle.
- Mi spiace, un po’. Toh, guarda, si arrossisce anche dopo i trenta!
- Che razza di affermazione è?
La ragazza sorrise.
- Bè, siamo rossi entrambi adesso, no?
E lui ammutolì. Ed in un istante gli passarono per la testa voglie di ogni tipo, dalle più tenere alle più sensuali. “E’ dunque questo l’effetto delle adolescenti?”, si chiese mentre un sorriso sarcastico gli si dipingeva sul volto.
- Che ridi adesso?
- Ma nulla, nulla… ti rivesti ora?
- Ti do fastidio se rimango così?
- A me personalmente no, ma se dobbiamo tornare in sala là dentro dovrai pure ricomporti, no?
Lei gonfiò le guance, lievemente irritata.
- Uffa… vuoi ancora tornare di là? E perché mi sono spogliata con un freddo del genere, secondo te, allora?
- Non lo so. Perché sei una matta esibizionista?
- Scemo.
Aveva continuato ad avvicinarsi, centimetro dopo centimetro, senza che lui se ne accorgesse. Adesso era completamente pressata sulla sua spalla. Poteva sentirla attraverso la sottile manica del camice.
- Vuoi… essere abbracciata?
- Sarebbe un buon inizio…
Un inizio, si…
- Ma che inizio? Non abbiamo detto…
- …niente conseguenze, si… sarà l’inizio della nostra mancanza di conseguenze…
- Ma che spiritosa sei…
Disse scostando il braccio e circondandole le spalle, accogliendola sul suo petto fin quasi a nasconderla, facendola sparire tra gli sbuffi di quel lunghissimo camice bianco.
- Mh… si sta bene qua… devo ricambiare il favore…
Con un gesto un po’ infantile, che lo eccitò in maniera decisamente indecorosa, lei alzò le braccia e gli cinse il collo. Lui lasciò andare il viso nell’incavo tra mento e spalla, perdendosi nel suo profumo dolce, sfiorandole la pelle con le labbra.
S’era arreso.
- Sarebbe molto sconveniente se qualcuno entrasse adesso…
- Tu prova a staccarti da quest’abbraccio per andare a chiudere la porta e non so neanche io quello che ti faccio…
Lui ridacchiò piano, stringendola un po’ più forte fra le braccia e facendola accomodare sulle sue ginocchia.
- Hai ragione, si sta bene qui…
- Visto che avevo ragione io…?
- …
- …
- …
- …puoi anche baciarmi, adesso, se vuoi…
- …! La fai sembrare una concessione divina! Che mocciosa sei!
- Ah, senti! Se tu…!
Non le lasciò il tempo neanche di concludere la frase. All’inizio solo un bacio a fior di labbra, solo per chiuderle la bocca, per impedirle di replicare e magari rovinare tutto con una bella litigata. Poi, entrambi dischiusero le labbra, permettendo finalmente alle loro lingue d’incontrarsi, fra carezze fugaci e mugolii di gioia. Alcune carezze un po’ più audaci delle altre. Alcuni mugolii un po’ più soddisfatti.
- Puoi crederci? Neanche cinque minuti fa litigavamo…
- Ah, non ci pensare, dannato tu! Baciami ancora!
- Ma no! Avanti…
- Tanto lo so che vuoi…
Disse lei sorridendo furba.
- Solo uno!
Si avventarono l’uno sull’altra, appassionatamente, ridacchiando, come divertiti da un nuovo gioco, nei momenti che sarebbero dovuti servire per riprendere fiato fra un bacio e l’altro.
Non dovettero “interrompersi”. Piuttosto la loro separazione avvenne in modo naturale, quasi si fossero letti nel pensiero vicendevolmente. Si sorrisero, rimanendo ancora vicini.
- Ok… direi che per oggi può bastare… adesso, davvero, torniamo di là…
- Ma si, ma si… ti preoccupi troppo tu!
- Serena, se tu sei senza pensieri temo che il problema sia tuo, non mio!
- Ok…
Rise lei.
- Va bene anche così… il prossimo appuntamento… non me lo prenderai… fra quattro settimane… vero?
Chiese lei con una lucina di preoccupazione negli occhi, mordicchiandosi il labbro inferiore e guardandolo dal basso verso l’alto. Lui desiderò baciarla di nuovo, ma si trattenne, arginando anche tutti gli altri istinti che andavano ben oltre il semplice bacio. Sorrise, scompigliandole i capelli con una mano.
- Se permetti, il prossimo appuntamento… lo pendiamo… a casa mia…
La ragazza non mancò di mostrarsi stupita. E l’espressione di stupore esplose poi in un sorriso, che coronò quel momento che entrambi avrebbero per sempre ricordato come la loro dichiarazione d’amore.