Genere: Triste.
Pairing: MatthewxBrian. In un certo qual modo.
Rating: R
AVVISI: Angst, Boy's Love, RPS, Songfic.
- "Sabato notte.
Un orario imprecisato fra le tre e le quattro del mattino.
Un locale scuro e fumoso, ancora gremito di corpi.
Luci violacee e tenui, da male gli occhi.
Un divano morbido e macchiato, relegato in un angolo come un eremita.
E un uomo disteso sopra.
"
Matthew è depresso. Dominic ci spiega perché.
Commento dell'autrice: Come dire, un po’ di drama SERVE X’D A me serviva sicuramente O_O Mentre passavo questa fanfiction alla Nai, che è ormai abituata a leggerle passo dopo passo, lei era lì a chiedersi perché. E anche io. Perché in questo momento davvero non sono depressa, e quindi giustamente uno si sente un attimino in dovere di chiedersi “e tutto questo allora da dove cipischio viene fuori?” XD
La verità è che non viene fuori da niente, è lo scazzo che mi obbliga a scrivere certe cose XD Prendetevela con lui è.é
Comunque mi serviva un po’ di fantasia depressa su quei due <3 Perché di FANTASIA si tratta, carissimo il mio ammiratore anonimo che non riesce a smettere di recensirmi ma non riesce neanche a trovare le palle per loggarsi e venire a litigare con me di persona *w* Come sei carino <3 A modo tuo sei quasi tenero, Slide o come cavolo ti chiami <3 Penso che ti affibbierò un nomignolo, penso che ti chiamerò Whatever *w* Fammi sapere se non ti piace ;O; Anche se penso non sopravvivrei alla sofferenza!!! *disperaz*
Devo creditare TREMILACINQUECENTO canzoni ç_ç che mi hanno accompagnata durante la stesura >.< E che non ho adeguatamente creditato nel testo perché visto che sono tante avrebbe fatto schifo O_ò E quindi, grazie a, nell’ordine:
“Megalomania” dei Muse;
“Advertising Space” di Robbie Williams;
“You Ain’t Ever Coming Back”, anche conosciuta come “Through With You” dei Maroon5 ç_ç;
“Hero Of The Day” dei Metallica;
“Tumbling Down” dei Venus In Furs (dalla colonna sonora di Velvet Goldmine);
“Heaven Out Of Hell” di Elisa;
“Shine” dei Muse (FIGURARSI se dove c’è depressione può mancare Shine);
“Pure Morning” dei Placebo (EBBENE SI’ O.O Non chiedete!).
Ciò detto, ho concluso è_é Tanti baci >*<
Grazie as usual alla MuseWiki (perché le banane… e Matt che registra Dom… LA VERITA’ FA MALE O_O), e deliziatevi con le sex face di Mattychan <3
Nai, tu e il tuo betaggio siete amore <3
Nacchan, figliola, il supporto morale è <3
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
CURTAIN CALL
Melody #8. Soon enough the weak spots will show
Song #97. U remind me

[curtain rise]
Paradise comes at a price
That I am not prepared to pay

Sabato notte.
Un orario imprecisato fra le tre e le quattro del mattino.
Un locale scuro e fumoso, ancora gremito di corpi.
Luci violacee e tenui, da male gli occhi.
Un divano morbido e macchiato, relegato in un angolo come un eremita.
E un uomo disteso sopra.
L’eremita, appunto.

Boy, she looks a lot like you.

Sabato notte.
Un orario imprecisato fra le tre e le quattro del mattino.
Un locale scuro e fumoso, ancora gremito di corpi.
Luci violacee e tenui, da male agli occhi.
Uno sgabello di fronte al bar, tante amiche, e lei.
L’uomo la guarda.

Ti somiglia.
Ti somiglia incredibilmente.


Matthew Bellamy si accomoda su un fianco e appoggia il viso sul palmo aperto, mentre il gomito affonda inesorabile nell’imbottitura morbida del cuscino.
- Bells. – lo chiama Dominic, avvicinandosi al divano con due drink in mano, - Stai bene?
Matthew lo guarda appena, abbozzando un sorriso e allungando la mano libera verso il bicchiere. Dominic sembra pensarci su un attimo, e sembra chiedersi se sia la cosa giusta fornire al proprio migliore amico l’ennesimo rhum e cola, ma alla fine cede. Il braccio e le dita di Matt sono tese. Ha bisogno di un altro goccio. Non sarà certo lui a negarglielo. Matthew da ubriaco è comunque gestibile.
- Ti piace quella ragazza? – chiede, sedendosi al suo fianco e adocchiando la tipa seduta più in là per capire in un secondo perché Matthew la fissi così insistentemente.
Lui però si limita a scrollare le spalle, e Dom ghigna in risposta.
Capelli neri lievemente mossi, taglio corto ma estremamente femminile, grandi occhi verdi e lunghe ciglia. La pelle bianchissima spunta appena dal maglioncino nero a collo alto, e gli attillati e cortissimi jeans dello stesso colore mostrano un fisico asciutto ma morbido e delle curve dolci da mangiare con gli occhi. Ha le gambe corte, ma proporzionate al resto del corpo, e cosce perfette e affusolate.

Sì, gli assomiglia un casino.

- Forse è meglio se ti riaccompagno a casa. È tardi.
Matthew sbuffa appena, scuotendo il capo.
- Allora restiamo un altro po’.
Se c’è una cosa che non è disposto a fare è lasciarlo solo.

You ain’t ever coming back to me
That’s not how things were supposed to be

La mente di Matthew è già lontana, e Dominic lo sa, perché Dominic sa tutto.
Una notte di qualche mese prima Matthew gli è piombato in casa e ha cominciato a raccontare. E ha tirato fuori una tale quantità di fango che Dominic per qualche secondo s’è sentito perso e sommerso, e ha desiderato trovarsi altrove.
Ma gli occhi del suo migliore amico l’hanno tenuto fermo e incollato lì dove stava, perché gli occhi di Matthew imploravano aiuto e comprensione, e imploravano da lucidi, imploravano rossi di pianto, anche se lacrime non ce n’erano. Perché Dominic lo sa, Matthew non piange, a Matthew piangere dà fastidio.
Che stessero insieme lo sapeva.
Oh, certo, non perché Matt gliel’avesse detto. Raramente Matt parlava di sé. Preferiva passare il tempo a discutere di idiozie, a spiegare la teoria sulla relazione intrinseca che stringeva insieme le banane e una buona performance sul palco, o a elencare il numero di calzini che aveva dovuto buttare perché s’erano bucati in punta, o altri pacchi enormi di assurdità simili.
Semplicemente un giorno era piombato a casa sua per prendersi cura di lui, dal momento che Matt aveva chiamato appositamente per dire di avere la febbre e che non si sarebbe mosso di casa per tutto il week-end, e invece di trovarlo sommerso dalle coperte e madido di sudore a implorare pietà contro la cattiveria del mondo, l’aveva trovato sommerso dalle coperte e madido di sudore sotto le premurose mani di Brian Molko, che gli sistemavano una pezza bagnata sulla fronte.
La prima reazione di Dom non aveva compreso un’espressione vocale.
Aveva spalancato gli occhi, aveva fatto cadere le chiavi per terra ed era rimasto lì a guardare per… minuti interi, più o meno.
Poi s’era chinato a raccogliere il mazzo, l’aveva posato sulla consolle dell’ingresso, s’era richiuso la porta alle spalle, aveva attraversato il corridoio e superato la soglia aperta della camera da letto, lasciandosi andare con un tonfo appena udibile sulla poltrona di fronte al giaciglio da ammalato di Matthew.
- Okay. – aveva detto, mentre gli sguardi sbigottiti dei due lo fissavano con un misto d’orrore e fastidio, - Chi mi spiega?
Ovviamente Brian s’era alzato in piedi, sbuffando pesantemente e roteando gli occhi, e dopo aver mormorato un ben poco compiaciuto “perfetto”, s’era chinato a baciare lievemente Matthew sulle labbra ed aveva recuperato il proprio cappotto, sparendo alla vista di entrambi in una nuvola di costosissimo profumo di classe, lasciandosi dietro solo un vago “ti chiamo più tardi”.
Matthew era rimasto lì a fissarlo attonito.
E Dominic era rimasto lì a fissarlo deciso.
- State insieme. – aveva commentato. Non era una domanda, era una constatazione.
Matt aveva annuito, sollevandosi a sedere contro lo schienale del letto.
- Da quanto?
Matt aveva scrollato le spalle. Significava “un po’”.
- Perché non me l’hai detto?
Avrebbe anche potuto fare a meno di chiedere. Lo sguardo che Matt gli lanciò in risposta significava “mi dispiace”, e questo chiudeva l’argomento.

Time so slowly turns
And someone there is sighing

Che a un certo punto avessero cominciato a convivere lo capì dall’entusiasmo di Matt. Che cominciò ad affievolirsi giorno dopo giorno come la fiamma di una candela sotto una boccia di vetro.
Fino a quel momento Matthew era stato come una bottiglietta d’acqua gassata… tutto bollicine, un sorriso perenne. Sembrava aver trovato l’equilibrio perfetto nella propria vita, la giusta percentuale d’anidride carbonica nelle vene.
E poi d’improvviso aveva cominciato a spegnersi.
E siccome Dom immaginava che Brian fosse il tipo da non dare assolutamente nulla in un rapporto disimpegnato, per poi diventare una sanguisuga nel momento in cui la cosa si trasformava in “qualcosa di serio”, non aveva faticato a comprendere il perché di quello sgonfiarsi come un palloncino bucato.
Non che pensasse che Brian non desse nulla al rapporto che aveva con Matthew. Tutt’altro.
Esattamente come una sanguisuga, era attaccato. Più protettivo d’una vecchia matrona siciliana. Sempre presente, sempre incombente.
A Matthew piaceva tutta quella vicinanza. Lo faceva sentire incredibilmente amato, lo faceva sentire un oggetto d’ossessione, e santo cielo, lui era un cantante, era ovvio che sentirsi un oggetto d’ossessione lo riempisse di gioia e soddisfazione.
Ciò che non aveva calcolato era la portata di quell’ossessione. E le sue implicazioni sulla vita reale.

Like a peppermint eaten away
Will I fight? Will I swagger, or sway?

Consumato.
Dopo due mesi era consumato.
Dominic non aveva la più pallida idea di cosa succedesse fra quei due, escludendo ciò che vedeva coi propri occhi, ma qualunque cosa fosse doveva essere stancante.
Matthew era magro.
Più del solito.
Il che faceva oscillare i pensieri del batterista a riguardo fra “potrebbe svenire da un momento all’altro”, “dovrei fargli un’endovena di cioccolato” e “l’anoressia come si ferma?”.
E oltre ad essere magro, Matthew era triste. Trascinava stancamente un paio d’enormi borse sotto gli occhi come fossero state una maledizione ineludibile, e non componeva. Non una sola nota. Non una parola. Neanche un’idea.
Tom era terrorizzato.
Vagava per gli studi con aria sconvolta, la cravatta allentata sul petto e le maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti.
- È drammatico. – ripeteva, - Scioglieranno il contratto e ci uccideranno tutti. Dominic, fa’ qualcosa!
Cosa diavolo avrebbe dovuto fare, lui? Irrompere in casa Bellamy-Molko e strillare “questo matrimonio non s’ha da fare, né domani né mai”?
Brian come minimo gli avrebbe riso in faccia.
E Matthew…
Diamine, Matthew avrebbe fatto un sorrisino di quelli piccoli, di quelli stupidissimi che era in grado di tirare fuori a volte, di quelli che ricordavano tanto uno “scusate se esisto, cercherò di non disturbare più”, e si sarebbe stretto nelle spalle.
E nulla di quello che Dominic avrebbe potuto dirgli sarebbe stato in grado di toccarlo, perché lui non aveva nessuna intenzione di farsi toccare e perché Brian non avrebbe mai lasciato che qualcosa gli si avvicinasse abbastanza da convincerlo a fare almeno un tentativo.
Era impensabile che una soluzione potesse venire da Matthew.
Ed infatti non fu da lui che venne.

Are you breathing only half of the air?
Are you giving only half of a chance?

La soluzione venne da Helena Berg.
Che esplose nella vita di Brian dandogli un’ossessione nuova, brillante e profumata di donna.
Nessuno avrebbe saputo resistere, e Brian decisamente non era tipo che ci provasse, oltretutto.
E quindi ecco Matthew. Con la ferita della sanguisuga ancora aperta e sanguinante sul petto, e niente con cui coprire il disastro.
S’era trascinato stancamente a casa di Dominic e lì finalmente aveva parlato. Delle nottate interminabili ad ascoltare Brian lamentarsi di cose futili per aiutarlo a scaricare il nervosismo, dei capricci e delle ripicche, delle pretese di esclusività, del bisogno spasmodico di rimanere appiccicati, dell’impossibilità di negarsi del sesso pure quando erano troppo stanchi anche solo per tenere gli occhi aperti, dei pianti di frustrazione nei quali esplodevano entrambi quando la fatica diventava troppa, dell’incolparsi a vicenda se, dopo mezz’ora passata davanti a un foglio di carta, sollevavano lo sguardo e si rendevano conto di avere la mente completamente vuota e di aver perso l’ispirazione da qualche parte fra la prima e la seconda settimana di vita insieme.
- E per ottenere cosa, Dominic?, per ottenere cosa? Lui ama un’altra persona. Non me.
Dom sapeva che era questa la cosa più orribile.
Non che Brian in sé se ne fosse andato via, perché Brian sarebbe passato, anche il suo profumo si sarebbe disciolto nell’aria, e il suo calore non c’era già più.
Ma il tempo sprecato, le parole dette, le lacrime d’angoscia gettate al vento, le dichiarazioni d’amore che non sarebbero tornate mai più indietro, tutti quei piccoli gesti, e gli attimi, tutto quello che testimoniava che qualcosa c’era stato e s’era volatilizzato in un attimo, tutte queste cose sarebbero rimaste conficcate nella carne come spilli per sempre. E Matthew avrebbe continuato a provare quella sensazione di inutilità totale per sempre, ogni volta che avrebbe sentito una canzone o visto una foto. Sarebbe stata una persecuzione.
Neanche una possibilità di uscirne vivi.
Neanche una.

I believed that you’ll always be here
‘Cause once you promised a life with no fear
Please don’t break my ideals
And say what’s fake was always real

- Se ti sei addormentato, sappi che non ti prenderò in braccio. Sei magro, ma sei pesante.
Una risatina divertita gli conferma che è sveglio, e questo gli basta, per ora.
Matthew ha ancora lo sguardo puntato sul clone femminile di Brian, che si fa i fatti propri senza badare a nulla che non siano risate e superalcolici.
- Sarebbe una bella rivincita, non trovi? – propone Dom all’improvviso, e dalla tensione che percepisce provenire dal corpo di Matt sa di non dover esplicitare ulteriormente il concetto.
- Stronzate. – risponde l’uomo senza pensarci neanche una volta, sollevandosi per mettersi seduto, -Non è bella neanche la metà di lui.
E stavolta è Dominic a sorridere.
- Sottovaluti il potere dei simboli. – gli dice tranquillamente, bevendo un altro po’ di rhum e cola dalla cannuccia, - Strano, da parte tua.
- Non ho voglia di infilare simbologie nella mia vita privata, Dom. Lo faccio già abbastanza coi testi delle canzoni.
Il batterista scrolla le spalle e mormora “come vuoi, come vuoi”.
Sa che il discorso non è concluso, e aspetta soltanto che sia Matthew a riprenderlo.
- Sai perché non ha senso cercare un simbolo con cui sostituire Brian? – chiede infatti il cantante poco dopo, - Perché Brian era un simbolo già di per sé. – prosegue, senza aspettare una risposta, - Brian era… sai quando ti getti in una cosa impossibile dicendoti “ce la posso fare”? Brian era questo. Il mio traguardo impossibile.
Un attimo di pausa, Matthew si china a posare il bicchiere ormai vuoto sul tavolino basso davanti al divano.
- Ho creduto di avercela fatta e invece stavo mentendo a me stesso. E lui stava mentendo a me.
Dominic sospira, posando a sua volta il bicchiere e poi tornando a distendersi sullo schienale.
- Era semplicemente l’uomo di cui eri innamorato, Matt. È difficile per tutti.
Matt ridacchia, stringendosi nelle spalle.
- Chi è che sottovaluta il potere dei simboli, ora?
- Ci sono cose che hanno bisogno di essere complicate un po’. Altre invece no. – si volta, lo guarda, - Tu non hai bisogno di complicare quello che c’è stato fra te e Brian.
- Ho bisogno di complicare una cosa che neanche c’è, per provare a dimenticarlo?
- Santo cielo, ma ti senti? – sbotta, sbuffando, - Ti stavo solo proponendo di scoparti la tipa! Queste cose aiutano! Sarebbe come un esorcismo!
Matthew ride, rilasciando il capo indietro.
- Che cosa morbosa, Dom!
Il batterista mormora un dissenso random, incrociando le braccia sul petto e guardando altrove.
- Non servirebbe. – riprende Matt dopo poco, sospirando pesantemente, - Il problema non è il sesso. Il problema non è niente di… il problema non è niente, in fondo.

Come niente?
Il problema sei tu.


- Passerà.
- Sì che passerà. E ne rideremo. E io un giorno ti racconterò che razza di espressione idiota avevi il giorno in cui vi ho beccati a letto insieme.
- Non ci hai mai beccati a letto insieme…
- Questo lo dici tu.
Uno sguardo falsamente offeso e intimamente divertito, e Dominic capisce che nonostante tutto anche per quella notte Matt è salvo.
- Dominic, sei un porco! Sei rimasto a spiarci da dietro la porta?!
- Tu mi hai ripreso mentre facevo sesso! E poi hai mostrato a tutti le registrazioni!
- Ma quello era un gioco! E poi che vuol dire che avevo la faccia da idiota?! Io non ho la faccia da idiota quando scopo!
- Oh, sì! Lo dice anche la MuseWiki. C’è un’intera pagina sulla “sex face di Matt” e ti assicuro che è davvero una faccia da idiota.
- Oh, be’. Se lo dice la MuseWiki siamo a posto. Sarà vero.
- Certo che sì.
Matthew sospira e pensa a un modo per contraddirlo. Poi lo trova.
- La MuseWiki non parla di Brian da nessuna parte.
Dominic sorride, un sorriso vittorioso.
- Vedi? Dovresti fidarti di più di lei.
Anche Matthew sorride, ed è il solito sorriso piccolo e stupido.
Dominic sa che è normale e non se la prende tanto.
Rimane in attesa della sua resa. E lei puntualmente arriva.
- Mi sa che hai ragione.
Che vuol dire “lasciamo perdere”.
- Mi accompagni a casa? Non credo di poter guidare.
Che vuol dire “grazie”.
- Ma certo.
Che vuol dire “quando vuoi”.
Non che si sia risolto qualcosa.
Ma Dominic non si aspetta miracoli.
Ed è abituato al lavoro duro.
E anche lui si butta nelle cose dicendo “ce la posso fare”.
Un modo per farcela lo troverà.

A friend in need’s a friend indeed
A friend who’ll tease is better
Our thoughts compressed
Which makes us blessed
And makes for stormy weather
[curtain fall]
back to poly

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