Genere: Introspettivo, Erotico.
Pairing: Dave/Santana, ovvi e prevedibili accenni di Dave/Kurt e Santana/Brittany, entrambi onesided.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Lemon, Het, Spoiler fino all'episodio 2x20.
- Santana e Dave stanno insieme da poco. Lei lo invita a casa nel pomeriggio, ed è solo la prima di una lunga serie di volte.
Note: Voglio scrivere questa storia da subito dopo aver visto Prom Queen. *ride* Il Santofsky, oggettivamente, è una delle cose migliori esistenti al mondo ed una delle cose più belle che la s2 di Glee è stata in grado di darci, pur nel poco tempo che è stato loro concesso. Il loro rapporto si presta ad una tale quantità di approfondimento ed analisi che io spero davvero abbia un seguito nella s3, sotto qualsiasi forma gli sceneggiatori vorranno proporcelo, purché non se ne dimentichino come, ahimè, spesso è successo in passato XD
Poi niente, in realtà l'idea concretamente ha preso forma quando ho letto una fic in cui Dave e Santana ogni tanto passavano il pomeriggio assieme guardando la tv, e lei con lui era molto toccacciosa e aperta, e questa cosa mi è piaciuta molto, e mi è venuta voglia di raccontarla meglio più approfonditamente :3
Ah, durante il periodo in cui le cinquevolteincui!fic imperversavano, avevo giurato a me stessa che non ne avrei mai scritta una. #fail
(Apro una parentesi che non interessa a nessuno: qualcuno farebbe meglio a spiegare a Murphy che anche i bisessuali esistono e non sono solo gay che hanno paura di dire di essere gay; ciò detto, io non credo che Dave sia bisessuale, credo che sia proprio gay, e sarei molto più contenta se lo fosse perché narrativamente sarebbe un messaggio ancora più netto e bello, ma! questa è una fanfiction, e io volevo scrivere del porno. Quindi direi che è ambientata in un momento in cui Dave è ancora piuttosto in bilico. Santana no, ella in realtà è bisessuale da sempre, solo che Murphy se n'è dimenticato e ha deciso che doveva essere lesbica ebbasta. Eccheccevolemofa'. *rabbia isterica*)
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CINQUE VOLTE IN CUI DAVE È ANDATO A CASA DI SANTANA
(ED UNA IN CUI È RIMASTO PER LA NOTTE)

i.
La prima volta che va a casa sua, quasi resta secco sulla soglia appena la vede. Santana gli si presenta come immagina non l’abbiano mai vista neanche i suoi genitori, ingolfata in una vecchia tuta rattoppata che funge da pigiama, struccata e coi capelli scompigliati raccolti un po’ a casaccio in una lunga coda alta dislocata in un punto a caso sulla sommità della sua testa, un po’ pendente verso sinistra, come certe capigliature di bambine casinare che preferirebbero avere i capelli corti per rotolarsi nell’erba e nel fango senza troppi problemi, e invece sono costrette dalla mamma a tenerli lunghi, e a indossare vestitini color pesca pieni di trine e merletti.
L’immagine di Santana abbigliata in un vestitino da lolita simile a quello che generalmente darebbe a una bambina di cinque anni, per un attimo lo confonde, portandolo ad arrossire, e Santana, ancora ferma sulla porta, guardandolo come se fosse un cretino integrale, inarca un sopracciglio.
- Cos’è, mai vista una donna in pigiama? – borbotta, dandogli le spalle ed entrando in casa, lasciando la porta aperta. – Entra e chiudi la porta. – ordina la sua voce distante, persa in chissà che stanza di questa casa sconosciuta, e Dave obbedisce, guardandosi intorno con l’aria di uno che era partito per andare in un posto ben preciso e invece, chissà come e chissà perché, s’è ritrovato improvvisamente da tutt’altra parte.
- Sono in anticipo? – si decide a domandare quando, finalmente, la trova, seduta in cucina a sorseggiare latte caldo. Lei gli lancia un’altra occhiata che sembra urlare “ma ce l’hai un cervello o no?” e poi risponde.
- Sei in perfetto orario. – dice, cacciando il naso nella tazza e riemergendone con due baffi bianchi di latte sopra il labbro superiore.
- E allora… - accenna, gesticolando confuso. Lei sospira, roteando gli occhi. Vuota la tazza in un sorso (e il latte è ancora bollente, cosa che fa pensare a Dave che la ragazza debba avere la gola foderata in amianto, il che, oggettivamente, sentita qualcuna delle leggende che la circondano al McKinley, non lo stupirebbe affatto), e poi si alza in piedi, per posarla dentro il lavello e riempirla d’acqua.
- Stavo dormendo. – risponde quindi, - Non penserai mica che debba rinunciare al mio riposino di bellezza solo perché ti ho invitato a venire qui?
Dave aggrotta le sopracciglia, infastidito dal suo comportamento.
- Pensavo avessi qualcosa da dirmi. – spiega, cercando di mantenersi calmo e razionale e pensando che, se avesse una granita a portata di mano, non esiterebbe un secondo a rovesciargliela su quella testolina scompigliata, - Altrimenti, per quale motivo mi avresti chiamato?
Santana incrocia le braccia sotto il seno, inarca un sopracciglio, sporge il peso del corpo da un piede all’altro e sporge un po’ il bacino in una posa così naturalmente da diva che Dave si chiede per quale motivo la questione della sua sovranità all’interno del Glee Club sia ancora in discussione. È totalmente odiosa.
- La gente deve credere che è vero che stiamo insieme. – ribatte con ovvietà, facendogli pesare quanto stupido sia stato a non pensarci da solo, - Quindi, io ora me ne torno di sopra, tu resti qui un paio d’ore e poi te ne torni a casa tua. Puoi guardare la tv in salotto, è libera. I miei non torneranno prima di cena. – conclude, sciacquando celermente la tazza del latte e riponendola nello scolapiatti prima di dargli le spalle e tornarsene in camera propria. Senza battere ciglio.

ii.
La seconda volta rischia di non avere mai luogo, perché quando Santana lo chiama chiedendogli di andare da lei lui la manda a fanculo e le chiude il telefono in faccia. Lei lo richiama, comunque. Tre volte, perché alle prime due lui non risponde. Alla terza sì, però.
- Che vuoi?! – le urla, infastidito dalla sua insistenza e, in realtà, da un po’ tutto ciò che la riguarda.
Lei sospira profondamente, con pazienza, come una madre affettuosa e comprensiva. Improvvisamente, è tornata zia Tana. Che è un’entità maligna che Dave teme molto.
- D’accordo, potrei essermi comportata in modo sgarbato, l’ultima volta. – ammette.
- Potresti, sì! – insiste lui, sconvolto dal suo comportamento, dalla sua persona e da quanto sia stato cretino ad andarsi a fidare di un demonio simile.
- Va bene, adesso non possiamo mica fare un processo alle intenzioni perché sono stata un po’ scostante! – sbotta lei, la voce che si alza di tono e l’accento che le sfugge sulla lingua, facendosi per qualche istante più marcato prima di tornare alla normalità. – Comunque, - riprende dopo un altro respiro profondo, - oggi mi hai ignorata tutto il tempo e quel cretino di Jacob mi ha già mandato tre mail chiedendomi un’intervista per parlare della nostra rottura, per non parlare di quello che ha scritto su Twitter.
- Alla gente interessa sentire parlare di noi su Twitter? – domanda lui, allucinato, fissando la parete di fronte come fosse scomparsa e al suo posto fosse apparsa una visione piuttosto realistica dei gironi dell’Inferno. E lui è là in mezzo, nel girone dei ragazzi gay ancora chiusi nell’armadio, e Santana lo frusta stando vestita in pigiama ma coi tacchi a spillo, di cui uno piantato nel suo fondoschiena.
- E non sai ancora nulla delle fanfiction. – sospira Santana, con tono annoiato. – Comunque, non è questo il punto. Il punto è che dobbiamo ricucire la situazione, quindi tu verrai qui e passeremo il pomeriggio insieme. – Dave è già lì per rispondere di andare a fanculo due volte, e se ne avanza una anche tre, ma Santana lo ferma, - Ah-ha! – dice, e lui riesce a immaginarla perfettamente mentre gli agita virtualmente un dito sotto il naso, - Ti prometto che stavolta non ti lascio solo a guardare la tv. Andiamo!
Dave non sa neanche perché, ma sospira e accetta. Lei lo aspetta sulla porta, è di nuovo in pigiama. Nel ripensare che lui è probabilmente l’unico al mondo a poter vedere Santana in queste condizioni, non riesce a non farsi pungere da un pizzico di immotivato orgoglio, e la segue all’interno dell’appartamento. Lei gli offre un succo di frutta, si siede sul divano accanto a lui, chiacchiera per qualche minuto del più e del meno e poi si alza, lo saluta con un bacio sulla guancia e gli dice di fermarsi a guardare la televisione quanto vuole, e poi tornarsene a casa.
Lei, naturalmente, sarà di sopra tutto il tempo.

iii.
La terza volta succede per sbaglio, nel senso che inizialmente a casa di Santana non ci dovevano arrivare affatto. Lei l’ha chiamato, come al solito, e lui ha cercato in tutti i modi di mandarla a quel paese, ma non c’è stato modo, e si è lasciato convincere ad andarla a prendere. L’ha portata un po’ in giro, sono andati al centro commerciale, lei ha comprato un sacco di vestiti così corti che, nell’osservarglieli addosso, Dave per qualche secondo si è dimenticato perché era lì e in conseguenza di cosa era costretto a fare una cosa simile, poi sono andati al cinema. Santana l’ha caricato di pacchi e pacchetti (“Molto mascolino,” gli ha detto, “una cosa molto da fidanzato. Suppongo.”) e ha speso la quasi totalità dei suoi soldi riducendolo sull’orlo della bancarotta, delle lacrime ed anche della perduta sanità mentale.
Quando frena di fronte casa sua, spegnendo la macchina, Dave si lascia andare contro lo schienale del sedile, sospirando con un certo sollievo.
- Arrivata. – la avverte, visto che lei non accenna a togliersi dai piedi. Santana tergiversa ancora un po’, apre la borsetta, ne tira fuori il rossetto, se lo sistema sulle labbra guardando la propria immagine riflessa nello specchietto retrovisore e sembra non curarsi minimamente dei segnali di impazienza che il corpo di Dave le sta mandando, nonostante lui cerchi di mantenersi il più calmo possibile.
- Smettila di picchiettare il volante con le dita, è fastidioso. – gli dice, riponendo il rossetto e tirando fuori il portacipria, sistemando il trucco sulle guance. Dave grugnisce, guardando fuori dal finestrino. Casa di Santana, nota solo adesso, è immersa nel buio più profondo. A casa sua non c’è mai buio prima dell’una del mattino. Le due, o anche le tre, quando lui resta al computer più a lungo del solito. Ma adesso non sono neanche le sette, e quella casa sembra così vuota e fredda che non fatica a credere per quale motivo Santana non abbia alcuna fretta di scendere dalla macchina.
- Senti, vuoi—
- Non è che ti va di entrare? – lo anticipa lei, e quando si guardano negli occhi sanno entrambi che, anche se Dave non ha avuto modo di completare la propria frase, le stava proponendo proprio ciò che lei gli ha chiesto. Santana sorride, è la prima volta che la vede sorridere così. Dave annuisce senza pensarci, un po’ imbambolato.
Quando entrano, lei gli offre da bere, e poi gli dice che se vuole possono anche preparare qualcosa da mangiare, ma lei è totalmente negata, quindi nel caso dovrà essere lui a darsi da fare. Lui la guarda e si indica come per dire “chi, io?”. Alla fine, si mettono d’accordo per una ciotola di pop corn sul divano, davanti alla tv. Guardano un altro film, un film romantico con Meg Ryan. Non importa quale, tanto sono tutti uguali. Passano il tempo prendendo per il culo la trama surreale e vecchia come la vecchiaia, ridendo dell’idiozia delle battute melense che l’attrice e il suo coprotagonista maschile si scambiano, bevendo aranciata e sbocconcellando pop corn, per poi lanciare i rimanenti contro il televisore quando cominciano a scorrere i titoli di coda.
Per allora, si sono già fatte le otto passate. Dave non ha mai riso tanto. Santana lo riaccompagna alla porta, ed è la prima volta che si salutano con un “a domani”.

iv.
La quarta volta, è felice di trovarla di nuovo in pigiama.
- Riposino di bellezza? – le chiede entrando in casa, e lei ridacchia, tirandogli un pugno contro una spalla. Lo fa anche con una certa forza, ma Dave non si fa male. In una situazione come questa, accarezzare il pensiero di poter protrarre questo rapporto per sempre è un’attività troppo piacevole perché Dave possa privarsene. Ogni tanto, quando lui e Santana si mettono in un angolo del corridoio a fingere di pomiciare, o quando vanno in giro mano nella mano, o anche quando viene a trovarla a casa, o escono insieme, Dave si diverte a dimenticare per quale motivo tutto quello che fanno e dicono è una menzogna, e finge di credere che sia la verità. E in quei momenti Santana è bellissima, è una stronza ma è perfetta, perché non ha riguardi, ma lui è forte abbastanza da sopportarla, e perché lui è veramente un caso umano, ma lei ha abbastanza palle per tirargli fuori quel po’ di carattere che non si esprima nel fare il duro con esserini minuscoli che è troppo facile terrorizzare.
Vanno in salotto a guardare la tv automaticamente. Dave prende posto sul divano come fosse suo, Santana sparisce in cucina e torna due minuti dopo con due lattine di birra ghiacciata. Dave guarda la propria con una certa cupidigia. A casa sua non gli permettono di berne, e con tutti i soldi che spende per Santana ogni volta che esce con Azimio e i ragazzi gli tocca ridursi a bere solo acqua se vuole mangiare qualcosa, per cui il sapore amaro e frizzante della bevanda gli accarezza la lingua come quello di un piacere proibito.
E questo lo fa pensare istantaneamente a Kurt.
Cerca di non darlo a vedere a Santana, comunque. Fissa la tv, smette di bere e finge che sia tutto a posto, ma Santana ogni tanto gli lancia un’occhiata dubbiosa, poi una preoccupata, poi una rassegnata, ed ogni volta scivola sul divano di qualche centimetro, e centimetro dopo centimetro si avvicina così tanto che tocca la sua gamba con la propria, e Dave non riesce in alcun modo a trovarla fastidiosa.
- Ti si deve proprio spiegare tutto, eh? – borbotta lei dopo un po’, e quando lui si volta a guardarla con stupore, chiedendosi cosa diamine abbia fatto di sbagliato adesso, lei gli prende un polso fra le dita e si fa girare il suo braccio attorno alle spalle, sistemandosi contro il suo petto in una posa in realtà nient’affatto romantica, solo… stranamente comoda.
Dave deglutisce pesantemente, ma non si muove. Dopo un po’, il calore del suo corpo pressato contro il proprio, in qualche modo riesce a farlo sentire a suo agio. Meno solo. Chissà se il sapore proibito della birra su Santana ha gli stessi effetti che ha su di lui. Potrebbe chiederglielo, sa che lei gli risponderebbe, ma non lo fa.
Quando va via, quella sera, si sente stranamente a posto con se stesso. È felice di non incontrare nessuno per strada, perché ha l’impressione che, prima ancora di salutarlo, gli direbbe “ah, sai? Sono gay”. E poi tornerebbe da Santana a chiederle se è fiera di lui.

v.
La quinta volta, Santana non è di buonumore. Quando apre la porta, Dave ha un po’ di paura, perché non l’ha mai vista così vulnerabile, ed esita perfino a sporgersi per salutarla con un bacio sulla guancia, come ormai si è abituato a fare, perché ha come l’impressione che finirebbe per farle male davvero, e non vuole.
Con Kurt era diverso, Kurt voleva farlo soffrire. Ogni volta che lo scaraventava contro un armadietto si sentiva bene, anche solo per un secondo, perché sapeva che stava male, che, accucciato per terra con le ginocchia al petto, stava cercando di trattenere le lacrime e nel mentre si chiedeva “perché? Perché a me?”, e tanto bastava per far sentire Dave in pace, perché quante volte si era ritrovato lui, da solo, nella propria stanza, raggomitolato in un angolo di letto, troppo terrorizzato anche per stendere le gambe e incapace di levarsi il pensiero del suo viso dalla testa, a chiedersi esattamente la stessa cosa?
Con Santana però no, con Santana adesso è tutto diverso. Non vuole che soffra. Si vede da lontano che soffre già a sufficienza senza aggiungere a questo i pericoli della sua goffaggine.
Per questo, all’inizio non sa bene cosa fare, ma quando Santana si accorge che, nell’incertezza, sta rimanendo immobile, lo guarda con un paio d’occhi talmente enormi e profondi che Dave sente una piccola vertigine e ha paura di caderci dentro, e poi si sporge in avanti e le lascia un bacio piccolissimo sulla guancia, ritraendosi subito dopo per cercare nuovamente nei suoi occhi quel terrore di cui li ha visti riempirsi prima, e concedendosi un sorriso appena più rilassato quando, invece, non ne trova traccia.
Santana, comunque, è ancora turbata. Gli lascia scivolare una mano lungo il braccio e poi intreccia le proprie dita con le sue, trascinandolo prima dentro casa, e poi verso il divano. Dave si siede, accende la tv, e capisce che qualcosa decisamente non va quando Santana, invece di andare in cucina come fa di solito, e invece di sedersi nell’angolo di divano opposto rispetto al suo per poi avvicinarsi progressivamente, si accomoda subito così vicino da stargli quasi addosso, e non passano che pochi secondi che Dave se la vede quasi scivolare in grembo, e schiude le braccia, accogliendola contro il proprio petto e sistemandosi sotto di lei per risultare comodo almeno quanto il divano, mentre lei gli si appoggia addosso e sembra cercare un posto in cui nascondersi fra le pieghe dei suoi vestiti e gli incavi spigolosi del suo corpo.
- Ma che succede? – le chiede timorosamente, perché non è proprio sicuro che Santana voglia parlargliene. Lei sospira, giocando distrattamente con due dita sul suo petto.
- Ci sono giorni che funziona, e giorni che invece non funziona affatto. – dice, e la sua voce è pesante, grave, addolorata. Dave le circonda le spalle con le braccia e la stringe a sé.
- Mi dispiace. – sussurra fra i suoi capelli scompigliati, - È dura anche per me.
Santana annuisce debolmente, rimanendo semplicemente immobile a respirargli addosso per qualche secondo.
- È Brittany. – dice quindi, come si fosse finalmente decisa a riequilibrare il loro rapporto, basato fino a quel momento sul fatto che Santana sapeva bene quale fosse l’interesse di Dave, mentre lui, di lei, non sapeva altro che la squadra per cui giocava. – Puoi immaginare cosa significhi essere innamorata di una come lei?
Dave la stringe con calore, dondolando un po’ per tranquillizzarla.
- Non ne sono sicuro. – risponde, e poi sospira profondamente. E butta tutto fuori. – Io l’ho baciato, sai?
Santana appoggia le mani sul suo petto e si solleva per lanciargli un’occhiata sconvolta.
- Che cosa…? – domanda, senza fiato. Dave distoglie lo sguardo.
- È partito tutto da lì. – confessa, - Io l’ho spinto, lui mi ha inseguito nello spogliatoio per chiedermi perché e lì abbiamo litigato. E… mi ha detto delle cose che… - inspira ed espira, scuotendo il capo. – Ed io ero così arrabbiato. E lui era così vicino. E l’ho baciato. Ed è stato per questo che l’ho minacciato. Ho perso il controllo ed ero terrorizzato che potesse raccontarlo a tutti come l’aveva raccontato a quel damerino del suo ragazzo, e… - si ferma lì, lasciando la frase sospesa. D’altronde, non c’è bisogno di dire nient’altro.
- Kurt non ce l’ha mai detto. – dice lei, incerta. Dave annuisce.
- Lo so. Quello che intendo è… - sospira, tornando a spingersi Santana contro il petto, - Brittany è un po’ stupida, ma Kurt non credo che lo sia. Eppure, io non capisco lui esattamente come tu non capisci lei, credo. Quindi, forse, voglio dire, il problema non sono loro. Siamo noi.
Santana annuisce ancora, il viso pressato contro il suo petto, così come le mani, e il resto del suo corpo. Adesso sì, adesso il bisogno che Santana ha di sentire un po’ di calore umano è così intenso che brucia sulle dita di Dave come fuoco. La stringe forte come non l’ha mai stretta prima, e Santana solleva il viso e, nel gesto più naturale del mondo, cerca le sue labbra.
In un gesto altrettanto naturale, lui gliele lascia trovare.

vi.
La sesta volta è tutto più complicato. A Dave basta vederla lì sulla soglia col suo pigiama sformato per ricordare il sapore delle sue labbra, e vuole baciarla di nuovo. Non sa nemmeno perché, semplicemente il bacio che si sono scambiati – così come un po’ tutti i momenti che lui e Santana hanno passato insieme ultimamente, dopo aver cominciato ad ingranare – è stato uno degli istanti più piacevoli del suo passato recente, un passato recente che fra il riscoprirsi gay e il far scappare in un’altra scuola il ragazzo che gli piace dopo averlo minacciato di morte, di istanti piacevoli non può contarne poi così tanti.
Santana è per lui preziosa come non avrebbe mai creduto possibile. Se sei mesi fa – o anche due mesi fa; o anche un paio di settimane fa, a dirla tutta – qualcuno, una qualche entità spiritica, un angelo o qualsiasi cosa ci sia là sopra ad occuparsi del destino degli esseri umani, se una cosa del genere esiste, fosse sceso dal cielo a dirgli “ecco, David Karofsky, tu e Santana Lopez presto diventerete talmente indispensabili l’uno all’altra che non potrete passare più di due ore senza stare vicini”, lui probabilmente avrebbe riso. Poi avrebbe spintonato il soggetto contro il primo armadietto, e poi gli avrebbe rovesciato un paio di granite sulla testa. E poi se ne sarebbe andato via per il corridoio ridendo.
Per quanto allucinante possa sembrare, invece, è in questa situazione che si ritrovano in questo momento. Dave cerca di non guardarla perché ha proprio voglia di lei, in modi del tutto assurdi che non comprendono l’amore, o almeno, non del tipo romantico, né la voglia di scopare in sé, in realtà. È una cosa più complessa che parla di intimità, di frustrazione, di comprensione, di solitudine. È una cosa che parla di loro e di quello che hanno condiviso senza condividere quasi nulla, di quello che si sono detti senza parlare, di quello che si sono confessati senza dover dire la verità, di ciò che si sono caricati sulle spalle senza farlo notare all’altro e agli altri e di quello che hanno dovuto sopportare consolandosi a vicenda senza che nessuno capisse che era quello che stavano facendo in realtà. Ancor più che coprirsi, ancor più che nascondersi.
È una cosa che parla delle mani di Santana, del loro calore. È una cosa che parla del suo respiro calmo contro il collo, o della sua risata che esplode all’improvviso quando guardano qualcosa di divertente in televisione, o del piglio ironico con cui lo prende in giro quando per caso si ritrovano a dirsi due parole su Kurt.
È per questo che Dave non la guarda, o almeno ci prova, ma Santana non gli stacca gli occhi di dosso, si mordicchia il labbro inferiore e si stringe nelle spalle, ed ogni volta che lo fa i suoi seni si schiacciano l’uno contro l’altro e la loro curva, per un attimo, è più evidente sotto il tessuto pesante del pigiama, e Dave sente il proprio respiro accelerare e vuole abbracciarla così tanto, così tanto che non saprebbe nemmeno da dove cominciare a spiegare per farle capire quanto. Non riesce a fare altro che stare immobile, con le braccia abbandonate in grembo, seduto sul divano come pietrificato mentre lei, accucciata al suo fianco, continua a lanciargli occhiate di lava liquida mangiandoselo con gli occhi, e lui non vorrebbe fare altro che voltarsi e inchiodarla al divano premendosi contro di lei e baciandola così profondamente da stordirla, ma ha una paura matta di farlo davvero, ed è per questo che, quando lei si sporge verso di lui e gli si siede a cavalcioni in grembo lui distoglie immediatamente lo sguardo, evitando le sue labbra e opponendo resistenza anche quando lei gli stringe il mento fra due dita, cercando di obbligarlo a voltarsi per riportare i suoi occhi nei propri.
- Non faremo che complicare le cose. – le dice, cercando di suonare minaccioso. Lei scrolla le spalle, si preme contro di lui e le basta questo per fargli vedere le stelle. Lo bacia profondamente, affamata e indomabile, strusciando il bacino contro il suo con tanta forza che Dave è quasi obbligato a stringerle i fianchi fra le mani con altrettanta decisione, per impedire che quel movimento ribalti il divano.
- Resta con me, stanotte. – gli dice, guardandolo dritto negli occhi, - I miei non torneranno prima di domattina.
Dave esita solo qualche istante. Poi annuisce, ed appena Santana lo vede farlo subito si getta nuovamente su di lui, premendo le proprie labbra già aperte sulle sue ed obbligandolo a dischiudere le proprie bussando con insistenza con la punta della propria lingua. Dave la stringe fra le dita, è morbida e profumata come panna, sfuggente come le onde del mare, e proprio come le onde continua a dondolare in bilico fra le sue gambe e il suo grembo, ed ogni volta che lo sfiora, nonostante i pantaloni di entrambi ad attutire le sensazioni, Dave mugola e ringhia fra le sue labbra.
Così seduta, Santana è più alta di lui, e deve chinarsi per baciarlo. Dave la afferra per la nuca e le gira un braccio attorno alla vita, rovesciandola sul divano. Lei geme liquida e ardente quando spalanca le gambe e si accorge che la nuova posizione consente a lui di spingersi ancora più vicino, di sfregare contro di lei ancora meglio la propria erezione ancora costretta nei pantaloni, e segue i suoi movimenti in spinte sempre più veloci e aritmiche, finché Dave non si allontana e le tira via i pantaloni e le mutandine insieme, slacciando subito dopo la cintura dei propri jeans mentre lei si solleva appena dal divano per sfilare la felpa, i seni che si tendono e si sollevano nel movimento per poi tornare a riposare morbidi sul suo petto quando si ridistende, allungando le mani verso il bottone e la zip dei suoi pantaloni per aiutarlo a liberarsene più velocemente.
Le è addosso il secondo successivo, le stringe i capezzoli fra le dita e fra le labbra mentre recupera dal fondo della propria memoria momenti in cui comportarsi così con una cheerleader era magari non all’ordine dal giorno ma sicuramente un momento immancabile del suo ciclo settimanale, solo che Santana ha un sapore migliore, ed è più calda, e i suoi gemiti sono più musicali di qualunque cosa abbia mai sentito, tranne forse quel minuscolo gemito sorpreso e soffice che Kurt si è lasciato sfuggire dalle labbra quando si è separato da lui dopo averlo baciato, ma ora non è il momento di pensare a Kurt, o forse sì, e chissà Santana a cosa pensa mentre lui affonda dentro di lei e le stringe i fianchi per tenerla ferma mentre detta il ritmo di ogni loro movimento, chiudendo gli occhi e affondando il viso nel suo petto morbido mentre lei gli allaccia le braccia al collo e se lo tira contro, inarcando la schiena flessuosa e abbronzata per accoglierlo dentro di sé il più profondamente possibile, gocce di piacere che scivolano una dopo l’altra sulla pelle di entrambi, liquide, trasportate dai loro gemiti sempre più rochi e caldi, finché Santana trattiene il fiato e quasi si solleva dal divano tanta è la forza con cui tende tutti i muscoli, e Dave ha l’impressione di seppellire per sempre una parte di sé dentro di lei mentre viene fra le sue cosce, mordendole il collo fino a lasciarle addosso il segno.
Resta disteso su di lei, cercando di non pesarle troppo addosso, e quando gli sembra di non riuscirci fa per allontanarsi, ma Santana serra le gambe attorno ai suoi fianchi, trattenendolo ancora dentro di sé ed impedendogli di allontanarsi, costringendolo a rimanere lì, il volto nascosto nell’incavo del suo collo, mentre lei disegna ghirigori senza senso sulla sua nuca con la punta delle dita.
- Non è stato granché esaltante. – dice quindi, minimizzando. Lui annuisce.
- Già. – concorda. E poi scoppia a ridere. Lei lo segue immediatamente, e solo allora lo lascia andare.
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