Genere: Introspettivo.
Pairing: Nessuno.
Rating: PG
AVVISI: Gen, Angst, (triplo) Drabble, Drug Use, Death, Spoiler fino alla 1x12.
- "È così solo che neanche l’acqua gli bada, urla più forte di lui, soverchia la sua voce, la rende simile a un sussurro."
Note: Il titolo a questo giro non c'entra davvero niente con la ficlet in sé XD Ma era il titolo della canzone da cui era stata presa la citazione che mi faceva da prompt, perciò. #modipertitolarelepropriefic A parte questo, ci terrei a ripetere dolore ;_; E nient'altro. /o\
Scritta per il Challenge: Special #9 @ it100, su prompt Everything was moving so fast (Taking Back Sunday).
Pairing: Nessuno.
Rating: PG
AVVISI: Gen, Angst, (triplo) Drabble, Drug Use, Death, Spoiler fino alla 1x12.
- "È così solo che neanche l’acqua gli bada, urla più forte di lui, soverchia la sua voce, la rende simile a un sussurro."
Note: Il titolo a questo giro non c'entra davvero niente con la ficlet in sé XD Ma era il titolo della canzone da cui era stata presa la citazione che mi faceva da prompt, perciò. #modipertitolarelepropriefic A parte questo, ci terrei a ripetere dolore ;_; E nient'altro. /o\
Scritta per il Challenge: Special #9 @ it100, su prompt Everything was moving so fast (Taking Back Sunday).
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CATHOLIC KNEES
everything was moving so fast
Si aggira sotto casa di sua madre, il Libanese, sfatto e confuso e fradicio di pioggia. È solo come non è mai stato in vita sua, manco da piccolo, e tutto gli vortica intorno con rabbia furiosa. I suoi ricordi si prendono gioco di lui, sua madre non risponde al citofono e lui continua a urlare, i capelli che gli si appiccicano alla faccia e le guance bagnate, che potrebbe essere pioggia ma anche no, e alla fine non gl’importa nemmeno tanto scoprirlo. È così solo che neanche l’acqua gli bada, urla più forte di lui, soverchia la sua voce, la rende simile a un sussurro. Lui che ogni volta che apriva bocca sembrava dovesse far tremare il cielo, adesso si arrende al rombo di un tuono molto più potente del suo. Freddo se ne va. La sua banda si è già sciolta senza chiedergli neanche cosa ne pensava. Sua madre, sua madre non gli risponde al cazzo di citofono.
E mentre è lì che gira su se stesso e piange e urla e strepita come un bambino piccolo, pesante di pioggia e di droga e di un dolore talmente profondo e sordo che neanche i lamenti sembrano in grado di alleggerirlo o tirarlo fuori, il Libanese ci arriva. Lo capisce perché gli ultimi mesi li ha passati in un’altra dimensione, stordito e rincoglionito dalla coca, col naso e i polmoni sempre in fiamme. Perché le cose si stavano muovendo troppo in fretta, tutto stava cambiando, si stava facendo enorme e gli stava scivolando di mano, e lui non poteva farci proprio un cazzo, a parte cercare di fermare il tempo. Se non davvero, per lo meno nella sua testa.
Mentre gli spari gli rimbombano nelle orecchie e nel petto, e lui è tanto fuori di sé che il dolore nemmeno lo sente – ma in compenso sente i secondi ricominciare a scorrere a velocità tripla, goccia dopo goccia come le gocce del suo sangue che si perdono in una pozzanghera annacquata sull’asfalto sotto di lui – il Libanese prova a chiudere gli occhi, e si rende conto che non vuole. Perché vuole vederla tutta fino alla fine, questa stronzata. Vuole viverla fino all’ultimo istante. Sapendo che aveva ragione. Che stava facendo bene. Che almeno lui ci ha provato, a fermare il tempo, prima che quello si decidesse a morirgli fra le braccia.