Fandom: Originali
Genere: Drammatico/Triste/Romantico
Rating: PG13
- La situazione è classica, o forse no... una ragazza innamorata del suo migliore amico... che non può ricambiarla in nessun modo...
AVVISI: Angst.
Commento dell'autrice: Dio, come la adoro, questa. Mi piace Ritsuko *.* E mi piace il suo rapporto con Toshihiro *.* E mi piace l'intensità e la forza del suo amore, trasformato in rabbia dalla delusione cocente. Non chiedetemi perché ho usato nomi giapponesi, non ne ho assolutamente idea.
Nota: Questa storia ha partecipato alla decima edizione del concorso dell'EFP.
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Cancello Una Lacrima


Odio esserti d’intralcio. Come in questo momento, mentre mi aiuti a portare a casa la spesa. Sono le sette e mezza di sera, ed io *dubito* che tu non abbia niente da fare. Lo dubito fortemente.
Però abitiamo vicini, ci conosciamo da una vita ed allora mi dai una mano. Lo fai sempre con quel sorriso meraviglioso sulle labbra, così è inevitabile che tutto intorno a te diventi dorato come i tuoi capelli.
- Toshi… non è troppo pesante?
Tu ti volti e mi guardi, un po’ sorpreso e divertito.
- Ma scherzi? Puoi darmi anche l’altro, se vuoi…
Indichi con un cenno del capo la busta bianca e rossa che io porto, a fatica.
- M-Ma no! Riesco a portarla benissimo!
E tu non puoi nascondere il sudore sulla fronte, cavolo, stai portando due pacchi colmi di spesa e due casse d’acqua! Ed io, stupida, che non faccio nulla per aiutarti… mai fatto nulla per aiutarti…
Se riguardo la mia vita, fin da quando ti conosco, cioè praticamente da sempre, è stato continuamente vivere sotto la tua ala. È bello, si… ma mi fa sentire così in colpa nei tuoi confronti…
E poi… questo tuo proteggermi continuamente… questo tuoi aiutarmi, starmi vicino… ecco… ha fatto nascere in me un sentimento particolare… ed è colpa tua! E sono in imbarazzo, perché con me tu ti comporti come fossi il mio dannato innocente fratello, mi spieghi come faccio a dirti che sono innamorata di te, così?
- Ritchan…?
- Si?
Cado dalle nuvole, ma dal mio tono di voce non si direbbe.
- Senti, sei innamorata di qualcuno?



Tu mi vuoi morta. Mi vuoi morta e sepolta sotto un mare di terra. Ammazzata da un infarto. Mi vuoi morta.
- Perché me lo chiedi?
- Così, tanto per parlare.
Dai… si sente che questa risposta te la sei preparata… l’hai detta troppo in fretta. E infatti ti volti di scatto ad osservare la mia reazione scettica sul volto.
- Dai, sii sincero…
- Sono sincero! Era solo per dire, davvero! Che cosa può comportare se ti dico una frase del genere, dai!
- Eh già… in fondo hai ragione…
Potrei anche odiarti, in questo momento. Ma non mi riesce, ovvio.
- Sul serio, mi interessa. Sei innamorata di qualcuno?
Io ho urgente bisogno di una via di fuga. Mi guardo intorno. Poi guardo la spesa. Mi rendo conto di non avere nessuna dannatissima possibilità di scappare. Perciò mi rassegno e ti rispondo.
- No.
Mentendo, ovviamente.
- Nessuno? Nemmeno che ti piace solamente?
- No, nessuno. Non c’è nessuno che mi interessi, a scuola…
- E fuori dalla scuola?
Scusa, stai cercando di farmi confessare i miei sentimenti? Piccolo bastardo, non è che ti sei accorto di ciò che provo e vorresti sentirlo a viva voce? Ma che vuoi?
- No, no, ti dico.
- Mh…
E adesso perché sei così deluso? Oddio…
- Sai speravo davvero che anche a te piacesse qualcuno…
… cosa succede…?
- … perché a dire al verità…
… ti prego, non dirlo…
- Io mi sono preso una bella cotta.
Morta. Adesso si, mi sento morta.
**
Si, tu stai parlando ma io non ti ascolto più. E sto anche annuendo, ed il mio sguardo è vivo e colmo di interesse, ma io non ti sto proprio *sentendo*. Anche se sei su questo letto, qui nella mia stanza, e solitamente starei già benedicendo tutti gli dei del creato per avertici portato, stavolta non sono felice. Mi sento frustrata al massimo.
Aah… odio questa situazione…
- E’ incredibile, non so cosa mi sta succedendo… è la prima volta che mi capita di pensare in questo modo a qualcuno, mi sento così strano…
Ma vuoi stare un po’ zitto? Che rabbia, non ho nessuna voglia di ascoltare le tue frustrazione amorose se non ne sono io l’oggetto.
- Tu che dici?
- Hai confessato i tuoi sentimenti all’interessata?
- Ahm… a proposito di questo…
- TOSHIHIROOO! SONO LE OTTO E MEZZA DOVRESTI TORNARE A CASA!
Mia madre ti interrompe con un ululato dalla cucina. Dico, sembri sollevato!
- Si, è vero… STO ANDANDO!
Dici più forte, per farti sentire anche da lei.
- Comunque ne riparleremo…
Permettimi di dissentire…
- Si, sono curiosa.
Merda…
Ti guardo uscire dalla mia stanza dopo aver sentito il calore delle tue labbra sulla guance, e giuro che mi viene da piangere.
**
- Ciao Ritchan!
- Ciao Akichan!
Saluto Akiko con una mano, vedendola avvicinarsi, ed ho il sorriso sulle labbra ma sono triste.
- Che ti succede, hai una faccia…
Lei capisce sempre queste cose, non è umana…
- Ma nulla, ho dormito un po’ male…
- Come mai?
- Deve esserci un motivo?
- Ovvio che si.
- Aaaah… sciocchezze.
- Come vuoi. Ah, guarda, passa Noburo.
Akiko – e un altro centinaio di ragazze in tutta la scuola, sono pazzamente innamorate di Tetsuo Noburo. Io, invece, non posso fare altro che sorridere indifferente; lui non mi fa né caldo né freddo. Hai preso ad occupare in via totale i miei pensieri da un paio d’anni a questa parte.
- Cielo, non trovi anche tu che sia divino?
- Ehi, divino è un po’ eccessivo come aggettivo, no?
- No…
Mi soffermo sul suo sguardo sognante e poi guardo un po’ il ragazzo che mi passa davanti in questo esatto momento. Insomma, devo dire che obbiettivamente è proprio bello. Bello assai. Capelli neri, nerissimi… mi chiedo se un nero come questo sia umanamente possibile o se li tinga… occhi non troppo profondi verdi con riflessi azzurri, sono così naturalmente indifferenti da gelare il ghiaccio nelle vene. Credo ci abbia fatto l’abitudine dopo essersi accorto di essere fissato continuamente. Quando tutti ti fissando dovresti stare attento a non aver uno sguardo troppo profondo, o se per caso incontrassi lo sguardo di qualcuno l’altro potrebbe anche travisare… i suoi occhi sono perfetti per questo. Fisico slanciato, ma non troppo atletico. È esile, sembra una creatura divina.
Ecco, forse l’aggettivo usato da Akiko non è esagerato.
Ed ancora guardo lei, che con i suoi anonimi capelli castani e gli occhi dello stesso colore magari un po’ troppo grandi con lui non avrebbe speranze. È un po’ brutto pensarlo, lo ammetto, ma mi trovo in uno stato di rancore totale col resto del mondo, sto attuando una vendetta personale contro tutti, il cui motivo sei tu, ed ovviamente l’amore che non mi ricambi.
Torno a detestarti per un po’.
Vorrei essere anche io innamorata di Noburo, persa dietro un sogno irraggiungibile meno doloroso perché lui non lo conosco quanto conosco te, e lo amerei sicuramente con meno intensità.
- Ehi, Ritchan, ti sei persa nella tua mente?
- No, sono qua…
- Allora ti sei persa guardando Noburo?
- Assolutamente no! Lo sai che non mi piace…
- Mh… oh, dov’è stamattina Suguru?
- Ah… stamattina sono uscita un po’ tardi e non ci siamo visti…
No, la verità è che sono uscita tardi apposta perché volevo evitarti… che angoscia, avevo il cuore che mi batteva forte ed il respiro che mi mancava per la tua assenza al mio fianco.
- Ancora non gli hai confessato i tuoi sentimenti?
Posso sentire le mie guance calde, adesso.
- Akichan! Lui non mi piace! Ci conosciamo da una vita!
- E da quando questo dovrebbe essere un ostacolo per l’amore?
Ecco, forse Akiko non è bella, e magari non è una ragazza particolarmente interessate, ma in queste faccende è dannatamente intelligente. Riesce ad intuire i reali sentimenti di una persona solo guardandola negli occhi, è stupefacente. Certe volte mi fa paura, perché immagino che lei sappia di non avere speranze per i suoi sentimenti verso Noburo, ma non smette di adorarlo.
Credo che l’amore possa essere la forma di masochismo più estrema a cui l’uomo possa ancorarsi per provare piacere.
Perché il piacere è sempre in minor parte rispetto al dolore, le due cose non si equilibrano. Eppure…
I meccanismi sentimentali per me sono oscuri, fin troppo intricati. Sinceramente non mi interessa neanche capirli, visto che, in ogni caso, nella mia mente ci sei unicamente tu, tu, l’unico che quei meccanismi non li segue.
- Beh, comunque adesso andiamo in classe…
Akiko mi tira per una manica del giubbotto, e fa bene, perché fosse per me rimarrei qui per sempre.
**
- Ciao.
- Ciao.
- …
- …
- Qualcuno dovrà pur cominciare a parlare, prima o poi…
- Io non ho nulla da dirti.
- Tu ce l’hai con me.
- No, invece.
- Oh, si, e lo sai.
- E smettila. Che devo sapere?
Dio, come sono irritata. Il solo vederti mi irrita. E la cosa mi spaventa perché fino a ieri mi mandava in estasi.
Mi chiedo cosa ci fosse di reale nel mio sentimento, ieri. E cosa ci sia di reale oggi.
- Il motivo per cui ce l’hai con me.
- Se sei così bravo fammelo presente tu.
- Io non lo so! Per questo lo chiedo a te.
- Uff…
Guardo fuori dalla finestra, annoiata. O almeno fingo di esserlo sperando che tu ci caschi, perché il nervosismo mi rode viva.
- Insomma, Ritchan…
- Ritchan no, eh!
- Ma che vuoi dire? Non posso chiamarti come ti ho sempre chiamato?
- NO, non puoi, vai a dare il suffisso alla tua nuova ragazza!
E mi blocco. Merda. Mi sono scoperta troppo. Me ne accorgo dal modo in cui mi guardi, hai capito tutto. Vorrei morire.
- Senti… non è che riguarda quello che ti ho detto ieri…?
- …
- Perché, Ritsuko, in questo caso dobbiamo parlarne…
- Non mi va.
- Oh, ma c’è qualcosa che devo dirti.
- Ma smettila! Piuttosto, non le hai detto ancora nulla?
- Ritsuko, davvero…
- No, dai, voglio sentire i particolari…
Prima che potessi capire qualcosa mi hai inchiodata al muro.
Dio, quanto sei bello. Quanto ti odio. Stammi lontano…
- Ritsuko, frena la lingua, ti devo dire una cosa.
Guardo altrove.
- Cosa?
- Non devi preoccuparti, anche se mi sono innamorato, non c’è speranza che questo mi porti via da te.
- …
- Capito?
Mi viene da piangere… sento gli occhi che bruciano, non vorrei qualche goccia fosse già uscita…
- Si, questo vallo a dire alla ragazza che ti ruberà intere giornate per passeggiare nel parco…
- No, Ritsuko, questo non può avvenire.
- E perché mai?
Torno a guardarti negli occhi.
- C’è speranza anche per un amore non ricambiato!
Mi mordo le labbra. Questo potrebbe essere un consiglio da amica, se non te lo urlassi in faccia con tanta rabbia e tanta forza, e le lacrime che ormai sento scorrere libere sulle guance.
- Ritsuko… è un amore non ricambiato… ma è particolare…
- E cosa avrà mai di speciale?!
Come sei nervoso. Ti guardi intorno. Stringi la presa sul mio polso e poi la allenti. Mi hai fatto male, bastardo.
- E’ un maschio, Ritsuko. È un maschio.
**
Io non riesco ancora esattamente a rendermi conto, forse. Mi sento strana e tu mi sembri strano.
Bevi un te, e mi sembra che tu stia facendo la cosa più inusuale del mondo. Oddio, quanto mi sento strana.
- Ma chi è?
Non te l’aspettavi, questa domanda, ed infatti sobbalzi e tossisci un paio di volte.
- Come chi è? Vuoi saperlo?
- Certo che si. Mi interessa sapere chi ti ha rubato il cuore.
- Ah, potresti stupirti della risposta scontata…
- No, non dirmelo…
- Te lo dico, invece…
- E’… lui?
- Se stiamo parlando della stessa persona si.
- Non Tetsuo Noburo!!!
- Eh già…
Scoppio in una risata ironica. Davvero, mi sembra buffo ed assurdo.
- Mamma mia che sei scontato… avevi ragione…
- Eh, ma che vuoi, la carne… e poi dimmi
per quale motivo non dovrebbe piacere anche a me, visto che tutte le ragazze a scuola gli sbavano dietro?
- Ah, ma non è questione di dovere o non dovere… comunque tu lo conosci meglio di quelle che gli sbavano dietro, sei nel club di basket con lui…
- Si, ma non credere… la sai una cosa? È una questione puramente fisica.
Io mi accorgo di essere arrossita. Chissà se tu capisci che *per me è strano* sentirti parlare così. “Questione puramente fisica”, poi… mi dà i brividi.
- P-Puramente… fisica?
Io devo essere pazza… adesso ti chiedo anche di ribadire il concetto, stupida deficiente che non sono altro…
- Ah-ha. Sai, non è che Noburo sia granché come carattere… è scorbutico e prepotente… ed anche riguardo alle conversazioni, non è che offra poi chissà che spunti interessanti… però…
- Però?
Cos’è quel sorriso? Non voglio vederlo mai più. Non riferito a qualcun altro.
- Però è così sexy…
Mi sento male. Spalanco gli occhi. Temo di essere completamente impazzita, Toshi. Mi dispiace per quello che sto per fare.
Mi alzo in piedi, ti fisso.
- Fuori da questa casa.
- Cosa?
- HO DETTO FUORI!
Ti sto tirando per un braccio! Hai sentito quello che ho detto, voglio che tu vada fuori di qui, ADESSO.
Aiuto. Qualcuno mi aiuti.
PERCHE’ CAZZO NON OPPONI RESISTENZA?!
ECCO, TI HO BUTTATO FUORI, STRONZO! E non me ne frega niente se rimarrai fermo fuori dalla porta per ore, aspettando che io esca porgendoti le mie più sentite scuse ed invitandoti a rientrare, non avverrà. Vattene.
Corro nella mia stanza e mi butto sul letto stringendomi forte le spalle in un abbraccio solitario che ha l’unico effetto di deprimermi ancora di più.
Sto piangendo come una bambina, e me ne vergogno da morire.
Perché… perché ti sei innamorato… di qualcuno che non sono io…?
Ed in questo momento non riesco a capire se sia perché lui è un uomo, ma io ti voglio, MIO, ADESSO, non sopporto… non sopporto…
Merda.
**
- Ritsuko! È già tardi, ti sei alzata?
Mi presento davanti a mia madre in pigiama e pantofole. Ho un aspetto orribile e lo so, ho pianto tutta la notte. Tutta la notte.
- Mamma mi sento poco bene…
- Oddio, Ritsuko, hai una faccia da far paura! Non avrai la febbre?
- No, non credo…
- Oh, santo cielo, và a coricarti… che brutta cera, mamma mia, non ti ho mai vista in questo stato…
- Te l’ho detto, non mi sento bene…
- Mh-hm. Ok, vai a letto. Io devo andare a lavoro, ti chiamo fra un po’, va bene?
- Come vuoi…
Non mi interessa. Mi dirigo verso la mia stanza col morale a terra, sono completamente senza forze. Vorrei almeno un po’ dormire, ma ti pare io ci riesca? Ed è tutta colpa tua, bastardo.
Stupido. Senza mai capire, senza mai curarti… delle mie emozioni…
No, a te non interessa, tu vai dritto per la tua strada, brutto stronzo, ed allora fai quello che vuoi, frocio di merda, non sprecherò neanche un altro minuto della mia vita a piangerti!
E intanto le lacrime cadono…
Poi mi fermo, mi blocco sulla porta della mia stanza. Sento mia madre chiudere il portone d’ingresso, è uscita, sono sola in casa. Lo sarò per tutto il giorno. Ho tempo. Rifletto.
E sorrido in una maniera di cui non mi ero mai creduta capace. Più che un sorriso, è un ghigno sadico.
Tu ti sei innamorato di un ragazzo. Fosse stata una ragazza, ci sarebbero state delle certezze. Vista la tua ovvia e smisurata bellezza, l’avresti sicuramente conquistata. Ma lui è un ragazzo. Interessato alle ragazze. E per quanto tu possa essere bello, dubito che il finale di questa storia possa essere tinto di rosa.
Eccola, la mia consolazione. Sei destinato anche tu a soffrire per un amore non ricambiato, come me. Impara, COMPRENDI cosa vuol dire. Io starò qui in disparte a godere della tua sofferenza, perché è la stessa che tu mi hai regalato con un sorriso che adesso mi pento di aver amato.
Mi getto sul letto.
Io ti detesto. Non mi consola niente, non ho pace.
Anche ammesso che tu soffra per amore… anche ammesso che io riesca a godere della tua sofferenza, e già qui ho dubbi… pur concedendo tutto questo, io cosa ne ricavo? Non mi servono a nulla le tue lacrime, stupido, mi servono i tuoi sorrisi, ma mi servono solo se sono rivolti a me, perché se sono per qualcun altro sono peggio che pugnalate alla schiena…
Aaaah…
Dio, vorrei sparire… le sofferenze d’amore non fanno per me, non riesco a sopportarle… perché cavolo non mi sono scelta qualcun altro? Che so, perché anche io non mi sono innamorata di Noburo? Sarebbe stato molto più semplice, avrei condiviso più risate con le mie amiche, avrei gettato meno lacrime perché in fondo sarebbe stato solo un bel gioco…
Quello per lui sarebbe stato solo un miraggio di sentimento reale, per questo meno doloroso. Invece tu sei vero, ed i miei sentimenti lo sono fin troppo.
Mi chiedo a cosa tu stia pensando, dopo ieri sera. Se tu sia arrabbiato con me per come ti ho trattato. Se capisci perché l’ho fatto. Vorrei vederti. Senza parlarti, e senza neanche che tu ti accorga di me, vorrei osservarti da lontano, scorgere una tua espressione, qualcosa…

Toc, toc.

… eh?
Alzo lentamente lo sguardo, riemergendo dal mio cuscino, e fisso la finestra.
Per poco non mi viene un colpo.
- TOSHI!
Mi alzo, di corsa, ti raggiungo, apro la finestra dal lato in cui tu non sei appeso – come cazzo hai fatto, idiota?!
- CHE… CHE COSA CI FAI QUI???
Urlo, ma il mio tono di voce non dipende tanto dalla rabbia che mi fa vederti, più che altro dalla sorpresa di trovarti fuori dalla mia finestra.
- Uff… stamattina ho detto a mia madre che non mi sentivo bene…
Mi sembra incredibile… è una situazione da cartone animato, te ne rendi conto?
- Ma… che ci fai QUI…?
E soprattutto, perché mi stai sorridendo…?
- Avevo bisogno di parlarti.
Adesso basta. Adesso basta. Adesso ti prendo la testa e te la stacco. Poi ti faccio a pezzi a ti butto dalla finestra. E SENZA NEANCHE BACIARTI PRIMA! Lo vuoi o no capire che MI DEVI LASCIARE IN PACE? Hai fatto PIU’ CHE ABBASTANZA!
- Di cosa?
- Ieri ci siamo lasciati in maniera troppo brusca.
- Senti, possiamo chiudere l’argomento? A dire la verità non m’importa di chi sei innamorato e perché lo sei, mi annoia, non voglio più sentirne parlare.
- …
- …
- Sei così cambiata… e solo perché ti ho detto che mi piaceva qualcuno, Ritsuko, ma ti rendi conto?
Solo…? Tu ti ostini a non capire… sei una maledetta testa dura, sorda e cieca…
- Ho voluto aprirti il mio cuore e tu mi hai voltato le spalle in questa maniera… mi stai trattando malissimo… solo perché…
Non lo capisci, il perché, è inutile che lo dici.
- … solo perché ti ho detto che sono gay…




Adesso potrebbero anche cadermi le braccia a terra. Potrei crollare sulle ginocchia e spalancare gli occhi, sono stupita, davvero.
- Ma tu sei scemo…?
- Eh?
- Tu sei completamente idiota, te lo dico io…
- Ma… Ritsuko?
- CAZZO, MI CONOSCI DA UNA VITA, TI SEMBRO IL TIPO DA FARE LA RAZZISTA PERCHE’ A QUALCUNO PIACE UN RAGAZZO?
- Io credevo…
- TOSHIHIRO, CRISTO, SAI CHE ME NE FREGA DI QUELLO CHE CREDEVI, NON SAI NULLA! NON CAPISCI NULLA!
- Ritsuko, calmati però!
- MA CHE CALMATI E CALMATI! SENTI TU, NON E’ CERTO PERCHE’ E’ UN RAGAZZO CHE SONO INCAZZATA!
- ED ALLORA SPIEGAMI, PERCHE’ NON CI CAPISCO PIU’ NULLA!
- E QUANDO MAI?
- VUOI ESSERE CHIARA, ACCIDENTI A TE?
- CHIARA? MI VUOI CHIARA?
Stringo i pugni e gli occhi, rivolgendo il viso per terra, così anche se dovessi aprirli di scatto non ti vedrei.
- E’ PERCHE’ SONO INNAMORATA DI TE, STRONZO!
Mi fermo, cerco di riflettere su quello che ho fatto. Su quello che ho detto.
Ormai ho attraversato il punto di non ritorno. Qualsiasi cosa succederà adesso, non potremo più tornare indietro. Il pensiero mi rattrista.
- Questo… questo… è serio?
Che razza di domanda è, Cristo… mi fai sentire una stupida…
- Serio? Non sto scherzando, se è questo che intendi…
Non ti voglio ancora guardare.
- E… da quando?
- Ho smesso di contare gli anni…
- …
- …
- Tu non mi hai mai detto nulla… né fatto capire nulla… come potevo intuire una cosa del genere se il tuo atteggiamento non è mai cambiato, neanche un po’? Io non sono un veggente…
Nemmeno io… se avessi immaginato tutto questo avrei evitato di innamorarmi…
- Quindi tu non puoi farmene una colpa, se non l’ho mai capito…
Non posso? NON POSSO? Non mi lasci neanche questo, bastardo… non potrò neanche odiarti…?
- Questo lo so…
- …
- ... però… non posso certo fare a meno di soffrirne…
- …
- …
- E’ stata anche colpa mia, scusami. Se l’avessi saputo ti sarei stato meno vicino… forse… tu avevi delle speranze…?
- Mai avuta neanche una. Mi limitavo a sognare.
- Questo mi fa stare male, Ritsuko. Mi fai stare male.
- Io faccio stare male te? Ehehehe…
- Non dubito che tu soffra di più… però mi stai affibbiando colpe che non ho…
- Cosa dovrei fare? È l’ultima cosa che mi resta…
- Non dire così… io… ti voglio bene, Ritsuko… non voglio che ci separiamo…
- Nemmeno io…
- Però… cerca di capire… che non posso ricambiarti…
Se adesso sto in silenzio, non è perché non ho più parole. Non è perché non so cosa dirti o non riesco a farlo.
È perché soffro troppo, ed ho la gola chiusa dalle lacrime.
**
Sono passate tre settimane. Abbiamo parlato molto. Abbiamo raggiunto delle conclusioni importanti.
Alla fine, però, a cedere sono stata io. Perché sai… sono terribilmente debole. Debole e succube del mio sentimento. Ti amo troppo per lasciarti andare e non voglio farlo. E mi fa paura l’idea che dovrò vederti per sempre soltanto come un amico. Ma non posso fare a meno di vederti, in qualsiasi modo.
I tuoi sentimenti hanno cambiato obbiettivo, non più l’amore irraggiungibile ma un ragazzo che hai conosciuto su una chat, dichiaratamente gay. Da allora sono la tua dannata consulente sentimentale, evviva. Anche se mi chiedi ogni volta se puoi confidarti, perché hai paura che io soffra, io continuo a pensare che in realtà non ti curi dei miei sentimenti né tantomeno di me. Lasciami almeno questo.
Il ragazzo con cui stai adesso è un tipo problematico che ti dà un sacco da soffrire. La tua situazione attuale mi ha fatto comprendere che, disgraziatamente, non è solo negli amori a senso unico che si soffre, ma che è una legge universale, e chi ama soffre in maniera automatica, quasi volendolo, addirittura.
Posso passare ore intere sul mio letto a riflettere su questo. Mi fa sentire senza via di scampo, e non è un bel pensiero.
Adesso squilla il telefono, e prima ancora di sentire la tua voce so che sei tu. Come sono diventata brava…
- Ciao Toshi…
Che fai, piangi?
- Ritchan…?
Entro in agitazione. Cristo, non sopporto i tuoi singhiozzi, mi stringono il cuore.
- Che succede? Stai bene?
Cambio anche posizione, per essere più scattante, in caso di bisogno. Adesso sto in ginocchio.
- Io… cioè…
- Toshi? Hai parlato con lui?
- Mh-… si…
Quasi mi sento le tue lacrime addosso.
- Cosa ti ha detto…?
- Io… lui… non… è… così distante… e poi…
- Aspetta, aspetta, non ci sto capendo niente…
- Non riesco a parlare bene, al telefono…
Altri singhiozzi.
- Va bene…
Dico dopo un sospiro.
- Sto arrivando.
Si, sto arrivando, amore mio. Solo un secondo. Cancello questa lacrima nascente e sono da te.
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