Genere: Introspettivo, Triste, Romantico a suo modo XD
Personaggi: Edward, Alphonse, Roy.
Pairing: Edward/Alphonse, blandissimi Roy/Edward e Alphonse/Winry, non perché apprezzi ma perché funzionali XD
Rating: R
AVVISI: AU, Incest, Shounen-ai.
- E' il giorno del matrimonio di Alphonse, e Edward vorrebbe essere felice per lui. O almeno essere abbastanza furioso da sputare in faccia a suo fratello tutto il risentimento che prova per lui e poi andarsene via da vincente.
Commento dell'autrice: No, non odiatemi, questa non è una RoyEd ç_____ç Roy è lì soltanto perché mi serviva un personaggio come lui proprio lì ç___ç Le RoyEd mi fanno senso, io sono una RoyAi e non tradirò la mia fede ç_ç Ciononostante :O non dubito che potrei riutilizzare l’espediente XD il pensiero di Ed che utilizza il colonnello per consolarsi mi stuzzica :3
Allora, andiamo con ordine XD Prima di tutto, un ringraziamento immenserrimo a Makichan O_O! Perché davvero, se non fosse stato per lei questa storia non sarebbe MAI nata O_O Infatti, qualche giorno fa ha proposto sul forum dell’EFP una serie di temi ispirati dalla tracklist dell’album “Violator”, dei Depeche Mode, 1990. Un album del quale conoscevo solo le due canzoni più famose, “Personal Jesus” e “Enjoy The Silence”. Ciononostante, scorrendo la breve lista (son solo nove pezzi) “Blue Dress” mi ha colpito, se non altro per l’infinita varietà di cose che si poteva mettere su avendo come “restrizione” soltanto questa. Poi me la sono anche procurata e ho cominciato a venerarla, ma questo è un altro paio di maniche :o
Al e Ed sono venuti a galla quasi subito X3 E devo dire che il tema che poi qui nella storia è trattato con lo stesso spazio di tutti gli altri temi malinconici/tristerrimi affrontati, ovvero il fatto che Ed potesse sentirsi in qualche modo “consolato” dall’osservare il suo adorato fratellino sposarsi senza però essere opportunamente vestito XD è stato il primo che mi è venuto in mente. L’immagine lampante dei fratelli che discutono e di Ed che silenziosamente implora Al di vestirsi in quel modo. E Al che accetta. Perché ha capito? Perché è succube? Perché è naturalmente uke? :O Non si sa, non ho voluto affrontarlo e d’altronde la cosa era assolutamente incentrata su Ed.
Ed, che io amo ç____ç Anche se nelle storie che scrivo soffre sempre come un dannato O.o Juccha dice che lo sto portando “al limite dell’umanamente prostrabile” XD Ma non ci posso fare niente, lui è già così emo per natura che invoglia a continuare a battere sulla stessa strada >_< (…che ho detto…?).
AU perché… perché mi viene facile scrivere AU su questi due, e perché scrivere AU mi piace 9_9 Povere adorate bistrattate.
E non odiatemi per il WinryAl, è esattamente come il RoyEd, si chiamano scelte obbligate XD
Comunque, le uniche restrizioni del concorso era che la storia presentasse un riferimento alla musica in generale (la marcia nuziale X3) e un altro alla canzone in sé da cui si prendeva ispirazione (e qui sono ben due :3 La citazione all’inizio che dà impronta alla storia e poi quando Ed dice che adesso sa come funziona il mondo XD e che riprende i versi “Because when you learn / you’ll know what makes the world turn” è_é) e mi sembra di non avere fallito almeno in questo XD
…ora, prima di diventare davvero prolissa (e non lo sono già O.o) concludo ringraziandovi di aver letto fino a qui XD
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BLUE DRESS
(or The Wedding Dress)
Violator#8. Blue dress


“Put it on
And don't say a word
[...]
Put it on
And stand before my eyes
Put it on
Please don't question why”
“Blue Dress” – Depeche Mode


“Congratulazioni, immagino.
E- Dio, ti sei vestito davvero così?”
Sono le prime cose che mi vengono in mente, quando ti guardo e mi chiedo “cos’è che vorrei dirti nel giorno del tuo matrimonio?”.
Congratulazioni perché, be’, sei grande, davvero. Guardati, come sei cresciuto. Guarda come sei alto. Voglio dire, sei un ragazzo così bello e intelligente, e allegro, anche. E poi nessuno in famiglia o fra i nostri amici avrebbe mai scommesso un centesimo su te e Winry. Cioè, era chiaro che veniva dietro a me. Chi avrebbe mai potuto immaginare che con una confessione, un mazzo di rose e un bacio appassionato tu potessi sconvolgerla tanto da… da convincerla a sposarti, in definitiva. Per questo, congratulazioni davvero.
Mi guardo intorno, la chiesa è già quasi piena, e mi viene da ridere, ma in realtà più ci penso più mi sento impazzire.
Farò finta che sia tutto a posto solo fino alla fine della funzione, giusto il tempo di sorriderti e dirti che sono felice per te – Dio sa se vorrei fosse vero – e poi osservarti uscire da questa stupida chiesetta campagnola e salire in macchina verso il ristorante; dopodiché probabilmente dirò a nostro padre di trovarsi un passaggio alternativo, prenderò la macchina anch’io e tornerò a casa, mi butterò sul tuo letto e piangerò tanto da sputare i polmoni; e poi magari mi sciacquerò il viso e verrò al tuo dannato pranzo di nozze.
Però ti avverto, potrei prenderti a pugni.
Sputare fuori i polmoni potrebbe mettermi di malumore.
- Elric, sei venuto alla fine?
Mi volto, e la presenza del Colonnello Mustang mi sconvolge – più di quanto non dovrebbe e decisamente più di quanto meriterebbe, comunque.
Cerco di sorridere e vorrei spaccargli il muso. La presenza di quest’uomo mi irrita, lo sai, perché diavolo l’hai invitato?
- Non potevo mancare al matrimonio di mio fratello.
Non sei obbligato a portargli rispetto, fuori dalla caserma, sai?
- Sì che potevi. Soprattutto visto che al posto della sposa vorresti esserci tu.
E neanche io lo sono.
Fanculo.
- Sta’ zitto, stronzo! – bisbiglio agitato, guardandomi intorno.
Dio, sono terrorizzato.
E lui sorride, oh, così tranquillo che mi da’ sui nervi.
È così orgoglioso di avermi messo in imbarazzo. L’ho detto e lo ripeto, stronzo.
- Dovresti usare un linguaggio più educato, Elric. Sei in chiesa, lo sai?
Gli lancio un’occhiata di sbieco e cerco di ignorarlo, incrociando le braccia sul petto.
- Colonnello! Ce l’ha fatta, alla fine!
Ti avvicini allegro, sorridendo apertamente. Le braccia spalancate, il passo ampio e svelto, sei così sciolto, sei così adorabile, sembri voler stringerti contro il mondo intero.
Come fai ad avere uno sguardo tanto limpido? Come fai ad avere un cuore tanto grande?
Io… io non riesco nemmeno a guardarti, Cristo.
Mustang sorride, stringendoti una mano e congratulandosi con te.
- Il tenente Hawkeye? – chiedi, guardando oltre la spalla del colonnello, cercando la figura della donna – sei davvero così abituato a vederla dietro di lui? Quanto mi fa ridere questo pensiero… quando io incontro Mustang, lui è sempre solo.
- Arriverà. – dice lui, tranquillo, salutandoti e raggiungendo il suo posto fra gli invitati dello sposo.
Per un secondo, rimani a guardarmi come se volessi chiedermi qualcosa
Per un secondo, m’illudo tu sappia davvero cosa dovresti chiedermi.
Dopodiché sorridi con quel tuo solito sorriso piccolo ed educato, ti volti e torni nei pressi dell’altare, dove il prete ti aspetta per continuare a parlare.
Io vorrei uccidermi, ma seguo Mustang come un cagnolino, e mi siedo al suo fianco.
Alla fine, per quanto la cosa mi faccia incazzare, non posso negare di aver bisogno della sua presenza.
- Be’? – chiede lui, sorridendomi cattivo, - Non posso mica consolarti qui, Elric, rischieremmo la dannazione eterna.
È inutile che ironizzi.
Tanto, io la dannazione eterna me la aspetto certa e doppia, ormai.
- Non dire str- stupidaggini, Mustang. È il matrimonio di mio fratello, cerca di comportarti bene.
- Da quando sei tu a darmi ordini? Non mi sembra sia mai successo.
- Oggi sei nel mio territorio.
Lui ridacchia, stringendosi nelle spalle.
- Vuol dire che ti ricorderò la lezione quando tornerai nel mio, di territorio.
Aaah, quanto voglio morire, Dio.
Perché non posso sprofondare adesso, perché?
- Spiegami solo una cosa, Elric.
- Mh.
- Perché diavolo tuo fratello s’è vestito di blu…?
Un incomprensibile moto d’agitazione mi prende, mentre non posso fare a meno di sbottare in un risolino agitato.
*

- Nii-san, ma tu sei sicuro che vada bene…?
- Ma certo, Al.
- Ma… è che io ho sempre creduto che lo sposo dovesse indossare uno smoking nero… capisci…?
- Ma va’, Al. Quelle che hanno le limitazioni nel vestire sono le spose. Qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio e così via.
- Sì, ma…
- Oh, insomma! Se non ti va puoi semplicemente toglierlo e prenderne un altro! Per quello che mi interessa, poi…
- …no, va bene. Prendo questo.

*

- Ho la vaga sensazione che sia tua la colpa.
- Mia? – chiedo, simulando indignazione, - Non l’ho mica aiutato a scegliersi il vestito!
Lui mi guarda diffidente per qualche secondo, prima di sorridere.
- So che non dovrei, d’altronde non dici mai la verità, ma ti credo. Immagino che neanche tu saresti abbastanza forte da sopportare di aiutare la persona che ami a organizzare il suo matrimonio con un’altra.
Immagini male, Mustang.
Mai sottovalutare la potenza di un fratello innamorato.
Mai sottovalutare la potenza di Edward Elric, in ogni caso.
- Vuoi smetterla di parlare di questa storia? – mi lamento, agitato, - Il fatto… il fatto che mi sia confidato… - bisbiglio, sentendomi talmente misero che vorrei flagellarmi, - non ti autorizza a utilizzarlo contro di me.
Mustang sbuffa e torna a guardarsi intorno, lasciandomi libero di sprofondare di nuovo nei miei pensieri.
In realtà vorrei avere la fortuna di potermi dire realmente agitato o nervoso o irritato, per tutto questo. Vorrei potere alzarmi da questo posto, guardarti con disgusto e urlarti contro tutto il mio disprezzo, perché mi hai tradito, perché mi hai illuso, perché non mi hai mai amato – e non so quale di queste tre cose sia vera, anche se probabilmente sono tutte stupide invenzioni della mia mente – e poi voltarti le spalle e semplicemente andarmene via.
Solo, ecco, vorrei uscire dalla tua vita come vittorioso. Vorrei essere la figura elegante che esce dalla porta principale, spalle dritte e petto in fuori, passo deciso e occhi brillanti di determinazione.
Ed eccomi qua, invece, sconfitto, sconfitto e annoiato. Annoiato, sì.
Mi dà noia, questa cosa. Mi dà noia il fatto di averti amato totalmente e disperatamente per qualcosa come tutta la mia vita e mi dà noia il fatto tu non te ne sia mai accorto, e mi dà noia il fatto di non essere mai riuscito a dirtelo e mi dà noia la consapevolezza che in fondo è stato meglio così.
Ormai ho vent’anni, Al. Ormai lo so, come va il mondo. Ormai lo so che due fratelli non possono stare insieme, che un rapporto come questo non vedrebbe la luce neanche se tu provassi lo stesso per me, e che comunque, in ogni dannatissimo caso, non posso pilotare i tuoi sentimenti, e i tuoi sentimenti sono per Winry, e a questa cosa mi devo soltanto rassegnare, sperando di abituarmici presto.
Lo so adesso, Al.
Ma nessuno mi ha avvertito prima.
Nessuno mi ha avvertito quando avevo dodici anni e ti guardavo dormire e pensavo che eri carino e avrei voluto abbracciarti, nessuno allora mi ha detto “stai attento, ti farai male”, come faceva mamma quando eravamo piccoli e facevamo qualche sciocchezza. E quando poi a sedici anni ho provato il desiderio spasmodico e irrefrenabile di toccarti dove non avrei mai dovuto, era già troppo tardi. Ero già troppo oltre. E tu eri già troppo dentro.
Sollevo di scatto il capo quando sento il pianoforte intonare le note della marcia nuziale.
Non so neanche perché sono così ansioso, adesso.
Mustang mi guarda e, accorgendosi della mia tensione, mi dà un’amichevole pacca sulla spalla, probabilmente nel tentativo di rassicurarmi.
Non capisco cosa gli faccia pensare di poterlo fare.
Sinceramente, non capisco cosa gli faccia pensare di essere in grado di potermi fare stare meglio.
Solo perché scopiamo.
Come se una scopata fosse un atto intimo.
Non è più intimo di uno qualsiasi dei nostri saluti al mattino, Al. Non è più intimo di una qualsiasi occhiata prima di andare a letto. Non è più intimo di niente che ci sia stato fra te e me.
…non capirò mai il cervello degli uomini.
Dovrei cominciare a frequentare l’altro sesso, immagino.
Winry appare dal fondo della sala. È proprio bella. Di sicuro avrete dei figli splendidi.
Nostro padre la conduce a braccetto lungo la navata, verso l’altare, e non mi ha mai colpito tanto come adesso il fatto che conosco questa ragazza da tutta una vita, che vive con noi da quando i suoi non ci sono più, che per me è come una sorella, e che mi sembra allucinante sia proprio lei a portarmi via te.
Della funzione non riesco a seguire molto. So che le mie mani tremano e sudano come non hanno mai fatto, so che mi sto mordendo le labbra da qualcosa come mezzora e mi fanno male, so che ho fastidio agli occhi a causa della frangetta e so che Mustang mi sta fissando perché sento il suo sguardo appiccicoso e irritante correre in brividi su tutta la superficie del mio corpo.
Dev’essere uno spettacolo rivoltante.
Quest’uomo che si sforza di non piangere.
Ridicolo.
*

- Nii-san… tu… sei proprio sicuro che andrà bene lo stesso, se mi vestirò così, vero…?
- Certo che ne sono sicuro, Al.
- …
- …che diavolo c’è ancora?!
- Niente! Voglio dire… Nii-san, è un giorno molto importante per me, e io-
- Al.
- …
- Al, mettiti questo vestito e basta.

*

Al, ma tu non ti sei chiesto niente? Tu non ti sei chiesto come mai il tuo stupido fratello ci tenesse così tanto, a farti indossare proprio quel vestito blu? Non ti sei mai chiesto perché, dal momento che gli sposi, dannazione, gli sposi si vestono di nero…?
È perché così non sembri uno che si sta sposando, Al, tesoro.
Così sembri un ragazzo che è capitato lì per caso, che non aveva alcuna intenzione di ancorare il suo futuro a quello di un’altra persona, un ragazzo che si è trovato fra capo e collo l’obbligo di soddisfare un accordo, non sembri uno sposo, sembri un costretto di malavoglia.
Questo mi alleggerisce, Al. Non so se puoi capire quanto.
- Chi è a conoscenza di qualche impedimento per il quale quest’uomo e questa donna non dovrebbero unirsi in matrimonio, parli ora o taccia per sempre.
Dio.
Quand’è che siamo arrivati a questo punto?
Come al solito, non comprendo bene quello che sta succedendo. È miracolosa, questa mia capacità di rendermi l’essere più ottuso del mondo, quando non mi fa piacere capire che sto facendo una cazzata.
So solo che adesso sono in piedi.
Che tutta la chiesa mi sta guardando.
Che tu mi stai guardando, e sembri implorarmi con gli occhi di tacere, e questa è la cosa che mi fa più male, anche se probabilmente nel tuo sguardo c’è riflessa solo inquietudine e un pizzico di curiosità.
E io questa mia bocca non la vorrei semplicemente aprire, la vorrei spalancare, vorrei gridare, vorrei abbracciarti e portarti via, e mi odieresti, lo so, e m’importerebbe solo per cinque minuti e forse meno, lo giuro, e Mustang solleva un braccio, discreto, e mi tira per la giacca come un bambino piccolo, e quando lo guardo negli occhi sento la sua voce, nella mia testa, che dice “lascialo andare, lascia stare, è meglio, fidati”, ed è straziante, è straziante perché è vero, è straziante perché è giusto e perché io e le cose giuste a quanto pare non andiamo d’accordo, e allora mi fermo. E ti guardo. E sorrido. E sono sicuro di stare piangendo.
- Congratulazioni. – balbetto, cercando di essere chiaro perché non avrei la forza di ripeterlo.
E anche tu mi sorridi.
E io per la prima volta capisco davvero che non c’è altro da dire.
*

Immobile sulla soglia della chiesa, saluto gli invitati e ho un sorriso per tutti, e credo che la voglia di piangere sia ormai passata, o che quantomeno si sia nascosta bene in un posto dove io non posso vederla; la pace assoluta che regna sovrana nella mia testa e che distende i miei nervi, mi aiuta ad assicurarmi che tutti sappiano dove devono andare, che nessuno rimanga a piedi e che nessuna borsetta venga abbandonata sulle panchine della chiesa.
Mustang rimane al mio fianco, è rimasto lì per tutto il tempo come un guardiano, e penso che più tardi lo ringrazierò. Perché penso se lo meriti.
Vedi, Al, Mustang per me non è un tradimento. Non è amore, non è neanche intimità, non condividiamo niente, quasi neanche ci parliamo, se non quando non sono abbastanza forte da tenermi tutto dentro e andare avanti comunque. In generale, a Mustang io non penso. In generale, Mustang neanche esiste.
Ma tu, Al… per te è diverso. Winry non è un modo per consolarti, Winry non è una cosa che c’è ma per quello che t’importa potrebbe anche non esserci, Winry è la persona di cui sei innamorato, Winry è la tua persona speciale, la persona con cui hai scelto di passare tutta la vita, e poco importa se magari in futuro litigherete e vi lascerete, perché tu, poco fa, hai scelto, hai deciso, hai detto sì, e questo vuol dire che hai pensato “sì, io con questa donna voglio stare per sempre”, e non importa quanto fugace o poco convinto possa essere stato questo pensiero nella tua testa, c’è stato, è abbastanza.
Io non ho mai pensato qualcosa del genere per qualcuno che non fossi tu. Mai mai mai. Davvero.
E anche se adesso, osservandoti andare via, mi rendo conto che sono un uomo fortunato, perché avrei potuto combinare un disastro ma in qualche modo sono riuscito a evitarlo, questo non mi impedisce di stare male.
Non mi impedirà mai di stare male.
E questo mi fa sentire un condannato, Al, mi fa sentire senza scampo.
E siccome non è bello, tesoro, penso anche che ti odierò per un po’.
Ma non importa. Anche se non sai niente, so che tu capirai. So che tu perdonerai.
Mi basta che lo faccia tu per tutti e due.
Mustang mi dà una pacca sulla schiena e mi risveglia dalla trance.
- Sono andati via tutti. – mi informa atono, guardandosi intorno.
Io annuisco al nulla e fisso la tua macchina che si allontana, sparendo in fretta fra le altre macchine in tangenziale.
- Torniamo in città?
Annuisco ancora.
Non so perché non riesco a parlare.
- Vuoi andare al ristorante?
Stringo le labbra e nego risolutamente.
Certo, parlo bene, parlo da grand’uomo, ma resto un vigliacco.
Mustang si guarda intorno con aria circospetta, e dopo essersi assicurato di non vedere nessuno mi prende per mano, in un gesto discreto ed educato che quasi mi commuove.
Mi sforzo di sorridergli, mentre ci muoviamo insieme verso la sua macchina.
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