Genere: Romantico, Introspettivo.
Pairing: Bushido/Bill.
Rating: R.
AVVERTIMENTI: Fluff, Slash.
- Anis Mohamed Youssef Ferchichi è totalmente pazzo. Ecco perché.
Note: È una cretinata che mi ha ispirato ieri sera una chiacchierata su MSN con Lost White XD Parlavamo dell’eroismo del Bu e lei mi ha detto che, se lui fosse stato davvero un eroe, sarebbe andato fino in Messico a rapire Bill per il suo compleanno XD Da qui è nata una gioiosa battuta che faceva più o meno così:
Bu: *con aria eroica* Andiamo!
Bill: *con aria preoccupata* Aspetta, Bu, devo prendere il beauty…
Bu: *scioccato* Sono in volo da ventiquattro ore e tu pensi al beauty?! D:
Ovviamente poi la battuta me la sono completamente dimenticata e, una volta arrivata alla fine, mi sono accorta che non c’entrava più niente con quello che era venuto fuori “XD Io sono palesemente fuori come un citofono (cit. Tab <3).
Comunque. Questa storia è il fluff. Ed io la amo per una serie di ragioni idiote, tipo il fatto che l’ho scritta in un’ora “XD
Il titolo è preso da una canzone del Bu u.u Significa “momento, attimo, istante”. <3.
Pairing: Bushido/Bill.
Rating: R.
AVVERTIMENTI: Fluff, Slash.
- Anis Mohamed Youssef Ferchichi è totalmente pazzo. Ecco perché.
Note: È una cretinata che mi ha ispirato ieri sera una chiacchierata su MSN con Lost White XD Parlavamo dell’eroismo del Bu e lei mi ha detto che, se lui fosse stato davvero un eroe, sarebbe andato fino in Messico a rapire Bill per il suo compleanno XD Da qui è nata una gioiosa battuta che faceva più o meno così:
Bu: *con aria eroica* Andiamo!
Bill: *con aria preoccupata* Aspetta, Bu, devo prendere il beauty…
Bu: *scioccato* Sono in volo da ventiquattro ore e tu pensi al beauty?! D:
Ovviamente poi la battuta me la sono completamente dimenticata e, una volta arrivata alla fine, mi sono accorta che non c’entrava più niente con quello che era venuto fuori “XD Io sono palesemente fuori come un citofono (cit. Tab <3).
Comunque. Questa storia è il fluff. Ed io la amo per una serie di ragioni idiote, tipo il fatto che l’ho scritta in un’ora “XD
Il titolo è preso da una canzone del Bu u.u Significa “momento, attimo, istante”. <3.
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AUGENBLICK
- Atze… tu sei completamente pazzo.
Bushido non saprebbe come giustificarsi. Cosa dire o cosa fare. Pertanto, non dice e non fa niente, a parte restare a fissa le punte di un paio di mocassini marroni che – ricorda solo in questo momento – Bill odia. Non avrebbe dovuto metterli. Potrà cambiarsi nel bagno dell’aereo, magari?
- Ma mi spieghi cosa diavolo ti sei messo in testa?! – Saad continua a parlargli nell’orecchio come se lui lo ascoltasse davvero, - Volare fino in Messico? Ma perché?! Te l’ha chiesto lui?!
Bushido scrolla le spalle e recupera da terra lo zaino che ha preparato in fretta e furia. Lo apre, rovista metodicamente all’interno, cerca il sacchetto con le scarpe, lo trova. Le nike beige. Non ricorda se a Bill piacciano. Almeno non sono gli altri mocassini, quelli neri: Bill li odia perfino più di quelli marroni, dice che lo fanno sembrare frocio.
Quando Bill dice cose del genere, la faccia di Bushido si trasforma sempre nell’espressione fisionomica di un punto interrogativo. Non sa se dovrebbe chiedersi prima “ma cosa ci faccio io con lui?” o “cosa ci fa lui con me?”. In genere, non ha tempo di chiedersi un bel niente: Bill ride del suo sgomento e lo bacia con forza. Bushido ama i baci di Bill perché non somigliano affatto a quelli delle femmine.
Ed in effetti questo dovrebbe turbarlo, forse.
- Anis, Cristo santo, è un viaggio di ventiquattro fottute ore! E tu hai una biografia ed un singolo in uscita fra una settimana, cazzo, Mirko andrà fuori di testa! – continua Saad, rosso come un pomodoro. Bushido ridacchia: suo cugino è pallido come una mozzarella, e quando si arrabbia è una delle cose più comiche del mondo. – Non avrai intenzione di cambiarti le scarpe adesso?! Perché vorresti cambiarti le scarpe?!
- No… - mormora, posando nuovamente il sacchetto nello zaino. Sono le prime parole che dice da quando sono partiti da casa, - No, non le cambio. – specifica.
- Okay. – annuisce Saad, palesemente esasperato, - E tutto il resto?
- Quale resto?
- Il resto delle cose che ho detto!!!
Bushido scrolla ancora le spalle perché non se le ricorda.
- Andrà tutto bene. – butta lì a mo’ di rassicurazione.
Saad scuote il capo e sospira pesantemente.
- Atze… - ripete con aria rassegnata, - Tu sei completamente pazzo.
Ha cambiato le scarpe, ma non sull’aereo, perché l’hostess continuava a guardarlo male. Avrebbe voluto urlarle che non se l’era scelto lui l’aspetto da terrorista talebano, poteva anche risparmiarsi, la stronza, di farlo sentire così fottutamente a disagio. Per qualche motivo, sembrava pronta a saltargli addosso e stordirlo con un colpo in testa al primo movimento sospetto. Alzarsi per andare in bagno sarebbe stato un movimento sospetto, forse, perciò Bushido è rimasto seduto al proprio posto, senza scomporsi, fissando il vuoto e, ogni tanto, l’odiosa hostess, nel disperato tentativo di far passare il tempo.
Cambiare le scarpe è stata la prima cosa che ha fatto una volta sceso a Barajas. S’è infilato nel bagno degli uomini, ha sfilato i mocassini ed ha resistito all’impulso di buttarli nel cestino della carta straccia. Ha recuperato le nike, le ha indossate, ha deciso che non stavano bene coi jeans che indossava e che comunque faceva troppo caldo per tenerli ancora, perciò ha tolto anche i jeans ed ha infilato i pantaloni neri corti al ginocchio.
La maglietta blu ci stava sopra uno schifo. Ha messo via anche quella e ne ha recuperata una bianca. S’è chiesto se avesse portato altro, in caso si fosse sporcato in qualche modo ed avesse sentito il bisogno di cambiarsi, ma poi ha scrollato le spalle, s’è dato del cretino ed è tornato in sala d’aspetto.
Mentre attende, l’eco della voce di suo cugino riaffiora alla sua memoria, e si rende conto che, in effetti, di tutta la miriade di stronzate che Saad ha detto a Berlino, qualcosa ha registrato.
Volare fino in Messico? Ma perché?! Te l’ha chiesto lui?!
Bushido non ha una giustificazione, per questo. Se suo cugino glielo chiedesse di nuovo, in questo momento, risponderebbe “Bill al telefono sembrava triste”.
È felice che suo cugino non sia lì per chiederglielo.
“Che fai?”, ha chiesto Bushido.
“Dopodomani faccio il compleanno”, ha risposto Bill.
“Lo so”, ha ribattuto lui, “Non c’è bisogno che me lo ricordi”.
Bill ha sospirato.
“Non si sa mai”.
Bushido ha aggrottato le sopracciglia e, per nessun motivo in particolare, ha guardato l’orologio.
Probabilmente ha deciso in quel momento. Comunque non se n’è accorto.
Il respiro di Bill s’è fatto un po’ più affrettato.
“Mi manchi…”, s’è sentito sussurrare piano, ed è stato come sentirselo scivolare sulla pelle.
Ha deglutito con forza.
“Ti senti bene, Bill?”, ha chiesto, vagamente preoccupato.
“Mi manchi e basta”, è stata la secca risposta del ragazzo, “Sono solo, sai? Tomi non dorme in camera con me, oggi”.
“Che tragedia”, ha risposto con un mezzo ghigno.
Bill ha ridacchiato.
“A te manco?”.
Bushido s’è inumidito le labbra.
“Sì.”
“Vorrei che fossi qui, adesso”.
Fruscio di lenzuola. Respiri affaticati.
“Anche io, piccolo”, ha annuito, facendosi scorrere addosso una mano ed immaginando fosse quella di Bill.
Probabilmente aveva già deciso, prima di quel momento. Ma è stato con quella fantasia in mente che ha prenotato il biglietto aereo, tre quarti d’ora dopo.
- Disturbo? – chiede educatamente Bushido, cercando di trovare un cantuccio riparato dalle millemila voci dei turisti che affollano l’aeroporto di Città del Messico.
- No, non… Bushido? – chiede David con aria scioccata, ed Anis può immaginarlo perfettamente stringere isterico il cellulare fra le dita, come fa sempre quando qualcosa di totalmente inaspettato arriva a sconvolgere la sua tranquillità.
- Già. – ridacchia, - Senti, una cosa veloce: volevo solo sapere dove alloggiate, così-
- Ma dove sei? – è la naturale domanda del manager, più motivata da un certo amore per l’efficienza e la praticità che non da pura sorpresa.
- Al momento, all’inferno. – risponde Bushido con uno sbuffo esasperato, - Allora? Prendo un taxi o mandi qualcuno a prendermi?
David sospira.
Ed ha un altro momento d’esitazione quando se lo ritrova davanti, di fronte all’uscita passeggeri dell’aeroporto.
- Dio santo… - commenta impietoso, - Sei uno straccio. Da quando sei in volo?
- Per come mi sento adesso, suppongo che dovrei rispondere “da quando sono nato”. – borbotta, - Non hai detto niente a Bill, vero?
David sorride, aprendogli lo sportello della macchina.
- Sono un uomo molto romantico.
Comunque, all’interno di questo osceno blocco di cemento con troppi vetri sulle pareti, c’è Bill. Tanto basta per ignorare l’orrore estetico che suscita e passare oltre.
Jost si muove perfettamente a proprio agio fra gli intricatissimi corridoi della struttura, e saluta gente a caso, spandendo sorrisi a destra e a manca come dovesse vendere i Tokio Hotel ad ogni messicano che incontra. Bushido crede che il piano base sia questo, ma cerca di non pensarci perché gli viene troppo da ridere.
- A Bill verrà un colpo. – commenta il manager, indicando una stanza in fondo al corridoio.
- Non se lo aspetta? – chiede Bushido con un mezzo sorriso.
David lo guarda enigmatico.
- Tu te lo aspetteresti, da te stesso?
Bushido guarda altrove.
In effetti no.
- David, finalmente sei tornato! – si lamenta, con la solita voce piagnucolosa di quando qualcuno gli fa un torto assolutamente idiota che lui però prende come peccato capitale, - Tomi è uno stronzo, non mi ha fatto il regalo!
- Bill, voi non vi fate mai regali. – cerca di calmarlo David, mentre Bushido comincia a sentirsi talmente fuori luogo che preferirebbe rifare tutti i corridoi al contrario e perdersi in quello schifo d’albergo altre centomila volte, piuttosto che entrare e salutare come si deve.
- Ma i diciannove anni sono diversi! – strilla Bill, Bushido ancora non può vederlo ma sa che deve avere addosso l’espressione più carina del mondo. – Sono gli ultimi prima dei venti! Da qui in poi smetterò di crescere e comincerò ad invecchiare! È drammatico!
- Come sei insensibile. – borbotta Tom, stravaccato su un divano che, per come lo vede Bushido, dall’angolo ombroso in cui aspetta il coraggio di farsi notare, varrà almeno il doppio di quanto non valga il chitarrista stesso, - Non dire queste cose a David, che poi si sente un rottame.
Anis sospira e stringe i pugni.
Prima o poi dovrà buttarsi e basta, no?
- Già. – concorda entrando finalmente nel salottino, - Io, per dire, mi sento ancora nel pieno delle mie forze.
Il silenzio cala glaciale su tutte le tre stanze che compongono la suite.
Tom spalanca gli occhi e sul suo viso nasce un sorriso irridente che costringerebbe Bushido ad arrossire, se non avesse dimenticato come si fa anni ed anni addietro.
Lentamente, come in un vecchio film romantico, Bill porta una mano alle labbra e singhiozza con forza.
- Sorpresa. – dice Bushido con un mezzo sorriso, - Neanche io ho portato un regalo. Posso restare lo stesso?
Bill si alza in piedi con un movimento fulmineo che, considerata la sua abilità pressoché nulla nel gestire le proprie reazioni corporee, è comico all’inverosimile. Si sbilancia, sembra sul punto di cadere, Bushido fa per sorreggerlo ma non ne ha bisogno, perché Bill si mette letteralmente a saltellare su una gamba, recupera l’equilibrio e poi gli corre fra le braccia, saltandogli addosso con tanto impeto da lasciarlo quasi steso a terra.
David – Bushido lo nota appena – fa un cenno a Tom, che borbotta qualcosa sull’andare a rompere le palle a Georg, e poi i due abbandonano la stanza senza una parola di più.
Bushido stringe le braccia attorno alla vita sottilissima di Bill.
Bill singhiozza.
- Oddio, come hai fatto… - pigola contro il suo collo. Non è una domanda, perché Bill non cerca mai risposte, da lui. È una constatazione sconvolta.
- Avevi voglia di vedermi, no?
Bill lo pizzica forte dietro la nuca.
- E tu no? – chiede lamentoso.
Bushido si scosta un po’ e lo bacia sulle labbra.
- I diciannove anni ti donano. Sei carino.
Bill arrossisce come una liceale e scuote il capo, tornando a nascondersi contro il suo petto.
- Non ho chiuso occhio, stanotte, devo essere impresentabile.
Bushido gli fa scorrere una mano sotto la maglietta, sulla schiena, sul ventre, sulle braccia. Non è un atto sessuale, ha solo voglia di sentirlo sotto i polpastrelli. Bill fa lo stesso, ma Bill è più romantico di lui, perciò non lo fa con le mani ma con le labbra. Lo bacia sotto un orecchio, lungo il profilo della B tatuata sul collo, sul mento, sul pomo d’Adamo.
- Io ti trovo bene. – commenta Bushido, stringendolo tanto forte da avere quasi paura di romperlo.
Bill non si lamenta.
Ogni tanto Bushido dimentica quanto Bill sia forte. Ricordarlo in questo modo è effettivamente molto bello.
- Questo posto, comunque, fa schifo. – riprende il controllo Bill, separandosi da lui e tirandolo per una mano verso il letto, - Toh, senti. – borbotta, spingendolo sul materasso, - Ti pare morbido?
Bushido piomba sul materasso con un tonfo sordo e comincia a ballonzolarci su in un gesto che fa ridere Bill in maniera incontrollata.
- Non è malaccio.
È morbido davvero.
Bill sbuffa.
- A me non sembra.
Bushido gli lascia scivolare una mano lungo il braccio – dalla spalla in giù – e poi lo stringe delicatamente per il polso.
- Non l’hai provato per bene. – argomenta, tirandolo verso di sé.
Bill sorride e si lascia trascinare.
- Convincimi. – concede.
Qualche ora più tardi, quando si sveglieranno, Bill lo accoglierà con una battuta che Anis non dimenticherà tanto facilmente.
Tu dovresti vendere materassi.
La cosa lo riempirà d’orgoglio, di divertimento e di tutta un’altra serie di cose che non è necessario dire ad alta voce.
Per il momento, la sua testa è piena solo di Bill e di un tanti auguri che, più che detto, va mostrato. In fondo, è per questo che è volato fino in Messico, no?
“Atze…”, borbotta Saad nella sua testa, prima che lui riesca finalmente a dimenticarlo del tutto, “Tu sei completamente pazzo”.