Fandom: Originali
Genere: Introspettivo, Romantico
Rating: PG-13
AVVISI: Flashfic, Slash, Incest.
- Sono solo sardine.
Note: Scritta per il Ballo in Maschera di Criticoni nel (vano) tentativo di imitare Tina.
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Accenni di relazioni male/male fra consanguinei. (Ma sono pesci, dopotutto.)

At the end of the world (Or the last thing I see)

Suo fratello Maicol, per quanto lo riguarda, si sta prendendo un po’ troppe libertà nei suoi confronti. D’accordo dover condividere uno spazio tanto piccolo – in fondo, la scatoletta è quella che è, non può pretendere di allargarla coi soli poteri della sua mente – ma, per dire, Juliette, alla sua sinistra, non gli si sta schiacciando addosso nello stesso fastidioso modo, perciò Daryl è più propenso a credere sia proprio un problema di Maicol, piuttosto che un problema di spazio, e (per quanto può) solleva la pinna caudale e gliela sbatte contro un fianco.

“Fatti più in là, Maicol!” si lagna, “Sei troppo vicino!”

Maicol risponde con una risatina divertita e, invece di allontanarsi come gli è stato esplicitamente chiesto, allunga la propria pinna intrecciandola contro quella che l’ha appena colpito, sorridendo malizioso.

“Qualche problema, Daryl?” chiede sfacciato, “Sei in imbarazzo?”

Daryl vorrebbe rispondere che al più quello con dei problemi seri è lui: d’accordo essere gemelli e d’accordo essere pure sfigati perché mamma e papà hanno lasciato scegliere ai nonni i nomi di battesimo (motivo per il quale si ritrovano uno con un nome completamente privo di correttezza grammaticale, e l’altro con un nome da femmina pur essendo evidentemente un maschio), ma questo non è un motivo sufficiente per prendersi determinate libertà. Non lo era quando nuotavano tutti insieme nell’enormità dell’oceano, e non lo è a maggior ragione adesso che sono tutti compressi in una scatoletta lunga nove centimetri, larga quattro ed alta due, in attesa di sapere cosa ne sarà di loro e che destino li attenda oltre il coperchio di alluminio che li tiene tutti ben sigillati al buio, senza neanche un po’ di ossigeno, unti e annegati nel sale.

“Potreste per favore piantarla di battibeccare sempre?” sospira Juliette annoiata, portando una pinna a sfiorarsi teatralmente la fronte e sollevando gli occhi al cielo, ldquo;Dio mio, quanto avrei preferito finire nella stessa scatola di mamma e papà, e invece no, costretta qui con voi due lagne e un mucchio di sconosciuti.”

Da sotto di loro, nella seconda fila di sardine, si solleva un borbottio giustamente offeso, ma tutto ciò che Maicol è capace di fare, dopo questo rimbrotto della sorella, è stringere maggiormente la stretta della pinna attorno a quella di Daryl ed avvicinarsi ancora un po’, per sussurrargli direttamente sulle scaglie la risposta alla domanda di Juliette. Che non è neanche veramente una risposta, così come quella di Juliette non era veramente una domanda.

“Io ho sempre desiderato di poter essere accanto a te, quando questo momento fosse giunto,” rivela, la pancia bianca e liscia che sfiora appena il suo fianco ruvido. “Davvero, Daryl. Tutto ciò che ho sempre voluto è essere con te adesso.”

Daryl arrossisce, scostandosi un po’ e cercando di guardarsi intorno, pur nel buio più totale, per capire se qualcuno possa aver sentito le parole di Maicol, o possa avere in qualche modo intuito qualcosa. Quando capisce che niente del genere si è verificato, ricambia la stretta della pinna di Maicol, annodandovi contro la sua con tanta forza da dare l’impressione di non volersene più separare (e forse, in effetti, è proprio così).

“Adesso non essere così catastrofico,” cerca di rassicurarlo, strusciandogli una carezza un po’ rude sul fianco, “Non è mica detto che sia proprio giunta la nostra ora.”

Maicol si limita a sorridergli e stringersi a lui ancora una volta.

E poi il coperchio si schiude.
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