Titolo originale: id.
Autrice: bleepbloopbanana
Genere: Introspettivo, Romantico.
Pairing: Bushido/Bill.
Rating: R.
AVVERTIMENTI: Slash, Language, Fluff, Traduzione.
- L'amore è un campo di battaglia e le parole "piacevole convivenza" sembrano formare un ossimoro. In ogni caso, questi due sembrano non desiderare altro.
Note: La mia prima traduzione Billshidoooooooo *_*!!! *muore* No, okay, ricomponiamoci e cerchiamo di essere seri. Allora, questa storia mi ha colpita per due ordini di motivi: prima di tutto, l’ho letta dopo una cosa orribile che mi ha uccisa XD ed alla quale suppongo ruberò l’idea per cercare di dare alla cosa un senso ed una dignità, perché l’idea stessa che nel mio fandom esistano robe simili mi dà i brividi di disgusto u.u Il secondo motivo è che Bill e Bu in questa storia sono amore ;_; Isterico!Bu all’inizio ha rapito il mio cuore fin da subito (e spero di averlo reso efficacemente ._.) e poetaintrance!Bu sul finale s’è guadagnato in una volta il mio amore imperituro XD (Come fosse difficile per me amarlo. Ehm). È carinissimo anche Bill XD Quando strilla “se non è l’una è l’altra, perciò se non vuoi parlare vuoi scopare” è il bene XD *abbraccia Billi*
Ovviamente, l’eroe della situazione resta Junior. Da questo momento so come si chiama il piccolo amico di Bushido. *ama profondamente*
Grazie per aver letto XD E spalate amore sulla storia *_*!!! *si dissolve in una nube di coriandoli*
Autrice: bleepbloopbanana
Genere: Introspettivo, Romantico.
Pairing: Bushido/Bill.
Rating: R.
AVVERTIMENTI: Slash, Language, Fluff, Traduzione.
- L'amore è un campo di battaglia e le parole "piacevole convivenza" sembrano formare un ossimoro. In ogni caso, questi due sembrano non desiderare altro.
Note: La mia prima traduzione Billshidoooooooo *_*!!! *muore* No, okay, ricomponiamoci e cerchiamo di essere seri. Allora, questa storia mi ha colpita per due ordini di motivi: prima di tutto, l’ho letta dopo una cosa orribile che mi ha uccisa XD ed alla quale suppongo ruberò l’idea per cercare di dare alla cosa un senso ed una dignità, perché l’idea stessa che nel mio fandom esistano robe simili mi dà i brividi di disgusto u.u Il secondo motivo è che Bill e Bu in questa storia sono amore ;_; Isterico!Bu all’inizio ha rapito il mio cuore fin da subito (e spero di averlo reso efficacemente ._.) e poetaintrance!Bu sul finale s’è guadagnato in una volta il mio amore imperituro XD (Come fosse difficile per me amarlo. Ehm). È carinissimo anche Bill XD Quando strilla “se non è l’una è l’altra, perciò se non vuoi parlare vuoi scopare” è il bene XD *abbraccia Billi*
Ovviamente, l’eroe della situazione resta Junior. Da questo momento so come si chiama il piccolo amico di Bushido. *ama profondamente*
Grazie per aver letto XD E spalate amore sulla storia *_*!!! *si dissolve in una nube di coriandoli*
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
ANY WAY AT ALL
Bushido si rifiutò di guardare ancora l’orologio. Fissò ostinatamente lo sguardo sul televisore, schiacciando convulsamente i tasti col pollice mentre saltava da un canale all’altro. Gli occhi facevano quasi male, tanta era la forza che metteva nel cercare di non spostarli sul quadrante dell’orologio appeso al muro di fronte.
Stava disteso sul costoso divano in pelle nera con una certa rilassatezza forzata; ad un occhio poco allenato sarebbe sembrato perfettamente a proprio agio nel proprio lussuoso attico, ma uno sguardo più attento avrebbe facilmente rilevato la sottile tensione che tirava ogni singolo muscolo. Era aggressivamente rilassato, pronto a muoversi al primo cenno di necessità.
Le immagini tremolanti che scorrevano sullo schermo del televisore cominciavano a dargli il mal di testa, e le spalle gli dolevano per il modo in cui cercava di tenerle bloccate al loro posto, ma Bushido ignorò il bisogno di spostarsi in una posizione più confortevole. In verità, aveva intenzione di non muoversi affatto; era sicuro che i suoi occhi traditori si sarebbero incollati ai luminosi numeri verdi dell’orologio alla prima occasione favorevole.
Le dita lunghe e scure si contrassero attorno al telecomando, sintomo del disperato bisogno di una sigaretta. Si maledisse silenziosamente per essersi preparato in tempo per ricevere Bill proprio l’unica volta in cui lui decideva di presentarsi in ritardo. Non c’era la minima possibilità di concedersi una sigaretta veloce prima che arrivasse, adesso – non dopo essersi costretto a passare mezz’ora in mezzo a vari prodotti il cui scopo era fornire un’igiene orale superiore, per il bene del proprio schizzinoso amante.
Bill non gli aveva mai detto di trovare fastidioso il sapore delle sigarette, ma Bushido non era abbastanza ottuso da lasciarsi sfuggire il lieve arricciarsi del suo naso ogni volta che si baciavano, così come non poteva ignorare il modo in cui Bill si premurava di lavare e stuzzicare col filo interdentale i propri denti ogni volta che restava a dormire da lui. Avrebbe quasi potuto sentirsi offeso, se non avesse saputo che essere ossessivo riguardo al proprio aspetto faceva semplicemente parte della natura di Bill – ogni capello doveva essere al proprio posto, quando usciva di casa, e qualsiasi capello non lo fosse era così solo perché era stata sua cura scombinarlo in quel preciso modo. Bushido poteva capirlo; anche la propria immagine era importantissima, per lui, ma si trattava più di una questione di atteggiamento, che non di aspetto fisico in sé.
Non gli era mai interessato tanto dell’aspetto dei propri denti o di quale fosse il sapore della sua bocca, prima. Fumare era un vizio nel quale indulgeva quando lo stress si trasformava in una fastidiosa emicrania, ed il caffè non era niente più che una necessità, considerato il lavoro che faceva. Usare il colluttorio non era mai stata una priorità, e non lo sarebbe mai diventata se non fosse stato per un certo sensuale cantante dai capelli scuri.
Alla fine, era stato il cauto silenzio di Bill a decidere per lui. Era abituato ad ascoltare Bill lamentarsi per qualsiasi cosa – ed era ancora più abituato ad ignorarlo, quando lo faceva – ma il fatto che lui stesso non menzionasse nemmeno il problema gli aveva dato da pensare. Per come la vedeva lui, poteva anche sprecare un paio di minuti a spruzzarsi del liquido verde in bocca, per la felicità del proprio amante. Non era come, per esempio, cominciare a bere succo d’ananas per rendere il proprio sperma più saporito o chissà che.
Bushido tossì repentinamente, e qualsiasi molesto pensiero circa i tre cartoni del suddetto succo a riposare silenziosi nel minibar accanto alla vodka furono prontamente ignorati.
La porta si aprì con uno scatto secco proprio quando gli occhi di Bushido riuscirono a ribellarsi e piantarsi sul display dell’orologio. Le tre e quarantotto del mattino. Bill non era mai arrivato così tardi, prima di quel momento. Cercò di rilassarsi e si sedette più comodamente sul divano per osservare una massa di vestiti che avrebbero potuto contenere un corpo, così come non contenerlo affatto, attraversare la porta, per poi andare a sbattere contro un mucchio di riviste che erano state accidentalmente lasciate accanto alla porta.
- Ma lo pulisci mai questo posto? – domandò Bill con aria accigliata, liberandosi delle proprie numerose giacche e sfilando gli enormi occhiali da sole, così da poterlo fissare con appropriato disappunto.
- Brontolare, brontolare, brontolare. – Bushido non poté impedire ad un ghigno di distendergli le labbra, - Tu non fai mai altro?
- Be’, qualcuno dovrà pur farlo.
- Tu hai sbagliato lavoro, piccolo. – Bushido lo raggiunse oltre lo schienale del divano, afferrandolo per una mano e portandoselo vicino, - Dovresti fare la casalinga. Sarebbe perfetto per te.
- Sì, be’, tu- - Bushido lo interruppe con un bacio umido ed aperto. Una volta che cominciavano a lanciarsi frecciatine potevano andare avanti per ore, e per quanto la cosa potesse rappresentare un intrattenimento piacevole, la maggior parte delle volte, per quella sera aveva piani migliori.
Si separarono con un soffice schiocco, e Bill si leccò le labbra, spezzando la luccicante linea di saliva che ancora li univa. Bushido lo condusse attorno al divano e riprese a baciarlo appena gli si fu seduto accanto, mormorando dolcemente fra le sue labbra ogni volta che il piercing lo sfiorava.
- Anis… - ancora poco abituato al suono del suo nome di battesimo che scivolava fra quelle labbra morbide e piene, Bushido si tirò indietro e sussultò. Bill roteò gli occhi di fronte alla sua reazione e sospirò fra le sue labbra. – Pensavo…
- Non ti strapazzare troppo.
Bill lo pizzicò vendicativo su un braccio e Bushido schioccò un bacio divertito sul suo broncio offeso.
- Ascoltami. Tom stava-
- Tuo fratello non è esattamente l’argomento di discussione che preferisco al momento. – si lamentò Bushido, stendendo il capo sullo schienale del divano ed accarezzandogli una guancia, cercando di ignorare il pensiero del suo iperprotettivo gemello. Percepì Bill irrigidirsi fra le sue braccia prima di scostarsi da lui, e dischiuse gli occhi per osservarlo serrare furiosamente le labbra.
- Non vuoi mai parlare di niente.
Riuscì a stento a trattenersi dal bisogno di roteare gli occhi di fronte a quella palese esagerazione.
- Non alle tre del mattino, lo ammetto.
- Bene. – dichiarò Bill, alzandosi repentinamente in piedi e piegandosi per sciogliere il nodo degli stivali, prima di lanciarli attraverso la stanza. Batterono contro al muro con un debole tonfo, e le sue sopracciglia si inarcarono. Si inarcarono anche di più quando le pallide e magre dita di Bill cominciarono a sbottonare la camicia, e gli sarebbero scomparse sotto la frangia, se ne avesse avuta una, quando Bill lasciò scivolare la camicia lungo le spalle e si dedicò a sbottonare i propri pantaloni.
- …che stai facendo? – non che mi dispiaccia, rifletté Bushido, fissando con un certo apprezzamento il suo petto bianchissimo.
- Mi sto spogliando. – replicò bruscamente Bill, sfilando la cintura con tanta forza che Bushido dovette tirarsi indietro per non finire frustato in pieno viso. Lo sguardo di Bill gli confermò che quella doveva essere l’idea originaria.
- Questo posso vederlo da me. – disse lentamente, combattendo contro se stesso nel tentativo di mantenere il tono condiscendente che Bill odiava tanto, - Ma perché?
- Be’, se non è una cosa è l’altra, no? – Bill scivolò fuori dai propri jeans e li lanciò dietro al divano, - Non vuoi parlare, perciò devi voler scopare.
- Ehi, datti una calmata, adesso. – si chinò in avanti e fermò le sue mani prima che potessero liberarsi anche dei boxer, cercando di tenere a mente che Bill non aveva parlato per insultarlo. La piccola parte della sua mente che continuava ad insistere cercando di convincerlo che quello fosse invece lo scopo primario delle sue parole venne brutalmente zittita.
- Non voglio scopare. – disse calmo, - Junior è un po’ stanco, oggi.
Il suo tentativo di fare dell’umorismo si perse immediatamente quando Bill si liberò della sua stretta e lasciò scorrere nervosamente le mani fra i capelli.
- Allora cosa? – la disperata confusione nella sua voce lo spaventò un po’, e fece per alzarsi dal divano, ma Bill lo fermò con un rigido cenno del capo. – Non so che- - la voce gli rimase imprigionata nella gola, e Bushido rimase immobile in sbigottito silenzio mentre Bill si copriva il volto con le mani, prima di lasciarle ricadere lungo i fianchi lasciando delle chiare linee di pressione sulle guance arrossate.
Gli sbalzi d’umore di Bill non erano niente di straordinario. Piuttosto, erano diventati quasi una routine. Poteva spaziare dalla felicità alla rabbia in un battito di ciglia, e dalla rabbia all’eccitazione in ancora meno. Si potrebbe pensare che la celebrità possa rendere immuni agli accessi d’ansia ed all’insicurezza, ma ogni tanto lo stress lo pressava davvero troppo. Bushido, comunque, era abituato a tutto questo, e sapeva come gestirlo quando si ritrovava in quelle condizioni. Infatti non fu il cambiamento repentino a sorprenderlo, ma le parole che uscirono dalla sua bocca.
- Cosa vuoi? – la voce di Bill s’era abbassata fino a diventare un sussurro, mentre lui lasciava scorrere con una certa violenza le mani fra i capelli lisci lungo le spalle. I suoi occhi erano lontani ed era ovvio non si aspettasse una risposta. In ogni caso, fu ciò che ottenne.
- Te.
Quasi ebbe voglia di guardarsi intorno alla ricerca di chi avesse parlato, prima di riconoscere che si era trattato della propria stessa voce e di capire che le sue labbra si stavano ancora muovendo.
- Voglio te e basta.
Bill abbassò le mani e contrasse le labbra in una smorfia frustrata. Bushido non si interruppe per sentirsi offeso dal fatto quella palesemente non fosse la risposta che il cantante stava cercando.
- Disteso sulla schiena. Piegato sulle ginocchia. Anche sdraiato sul tavolo, qualche volta, te lo ricordi? – Bill aggrottò le sopracciglia e Bushido realizzò che avrebbe dovuto fermarsi prima di rovinare tutto, ma qualcosa che aveva tenuto dentro troppo a lungo non ne voleva proprio sapere di restare ancora nascosto. Stava forzandosi una via di fuga dal suo cuore attraverso la sua gola, ed il sapore delle parole era un po’ dolce ed un po’ amaro sulla lingua.
- Voglio te. Mentre dormi, mentre mangi, mentre ti lamenti, in ogni modo in cui posso averti. – si sentiva come sospeso in una realtà alternativa. Doveva essere qualcosa del genere, oppure un parassita alieno aveva fatto in modo di scavarsi una via all’interno del suo cranio per prendere il controllo del suo corpo, perché non riusciva ad immaginare altro che potesse giustificare l’uscita di una tale quantità di merda dalla sua bocca.
Dall’espressione di Bill, la possibilità non sembrava neanche tanto distante dalla verità.
- Ti voglio quando mi sveglio al mattino e quando vado a dormire alla sera e ti voglio anche per ogni secondo in mezzo. – la sensazione che stava provando era simile a quella del soffocamento, e Bushido si prese un secondo per lamentarsi con se stesso per aver mangiato la pizza vecchia di un giorno per cena, quella sera.
- Ti voglio quando sono arrabbiato, anche se lo sono a causa tua. Ti voglio quando sono ubriaco, perché sei il migliore dei sedativi, e ti voglio quando sono sobrio perché sei la più terribile delle droghe.
- Ti voglio… - la pressione sul petto stava cominciando a farlo sentire stordito, ma non riusciva a fermarsi, - Ti voglio tutto il tempo.
- E quando ti avrò, quando finalmente ti avrò, vivrò nel terrore del giorno in cui ti perderò.
E lì si fermò. Rimase a bocca aperta quando il flusso di parole s’interruppe. Fece per chiuderla, ma realizzò che era troppo secca per riuscirci. L’increspatura fra le sopracciglia di Bill non s’era distesa, e per un secondo il dubbio s’impadronì di lui e si chiese se per caso non avesse fatto altro che rendersi ridicolo.
- E mi avevi detto di non essere un poeta. – un paio di mani calde strinsero le sue, mentre Bill gli si sistemava facilmente in grembo. Bushido fissò la sua espressione impassibile e strofinò i suoi palmi umidi, sentendolo nascondere un tremito voltandosi.
- Io… - Bill deglutì e Bushido notò lo sforzo che dovette impiegare per reggere il suo sguardo. Il ragazzo si fece improvvisamente silenzioso, e Bushido riconobbe quel momento come il precursore di uno dei suoi soliti immensi discorsi per i quali poteva andare avanti per minuti interi senza neanche respirare. Si aspettava qualcosa di simile, e rimase sconvolto e pietrificato quando Bill lo smentì.
- Anche io voglio te.
Non dovette riflettere sul significato di quelle parole. La sua mente era già piena di ciò che lui per primo aveva voluto dire con quelle stesse parole, e lo sguardo serio negli occhi di Bill non fece che confermargli che anche lui intendeva lo stesso.
Le sue labbra soffici e carnose si strofinarono lievemente contro l’angolo della sua bocca, prima di coprirla completamente, e Bushido si ritrovò incerto fra la possibilità di continuare a tenere lo sguardo fisso in quello di Bill oppure chiudere gli occhi e lasciare semplicemente che fosse il suo corpo a sentirlo. Il lento abbassarsi delle palpebre del suo amante decise per lui, ed i due si avvicinarono, serrando le labbra insieme e respirando l’uno l’aria dell’altro.
I loro nasi si sfiorarono e si strofinarono l’uno contro l’altro, e Bushido batté giocosamente la fronte contro quella di Bill, permettendo al sorriso che gli era rimasto intrappolato negli occhi di risalire fino alle labbra. La lingua di Bill continuò a sfiorare la sua, e Bushido sentì la nuca riscaldarsi quando il piercing tintinnò contro i suoi denti. Lasciò scivolare lentamente una mano lungo la serica curva della schiena di Bill, giocando con la sua lingua nel tentativo di distrarlo.
La mano inanellata di Bill bloccò la sua prima che potesse raggiungere il suo sedere, ed il ragazzo lo allontanò con un sorrisetto che Bushido non faticò a definire sadico.
- Non pensarci nemmeno. – ghignò Bill fra le sue labbra, e Bushido non riuscì a trattenere un’espressione vagamente triste. Lo strinse a sé, tenendolo forte fra le braccia, e con altrettanta forza lo baciò.
In qualsiasi modo possa averti, Bill. Qualsiasi modo davvero.