Genere: Drammatico
Rating: PG13
- E' successo anche questo, prima di Kabul liberata.
AVVERTIMENTI: Death.
Commento dell'autrice: Ah... non sono sicura di riuscire a commentare una mia fic originale... insomma... l'ho scritta mentre c'era la guerra, presa dalle emozioni, avevo appena finito di leggere Buskashì di Gino Strada... comunque secondo me è una delle cose migliori che io abbia mai scritto. E' anche decisamente triste...
Nota: Questa storia ha partecipato alla settima edizione del concorso dell'EFP.
Rating: PG13
- E' successo anche questo, prima di Kabul liberata.
AVVERTIMENTI: Death.
Commento dell'autrice: Ah... non sono sicura di riuscire a commentare una mia fic originale... insomma... l'ho scritta mentre c'era la guerra, presa dalle emozioni, avevo appena finito di leggere Buskashì di Gino Strada... comunque secondo me è una delle cose migliori che io abbia mai scritto. E' anche decisamente triste...
Nota: Questa storia ha partecipato alla settima edizione del concorso dell'EFP.
All publicly recognizable characters, settings, etc. are the property of their respective owners. Original characters and plots are the property of the author. The author is in no way associated with the owners, creators, or producers of any previously copyrighted material. No copyright infringement is intended.
Afiz
Voglio raccontare una storia.
Voglio raccontare la storia di Afizullah, 13 anni.
Era una giornata normale, molto sole e molto caldo, nelle pianure intorno a Kabul.
Si stava bene. Era successo qualcosa, in Occidente. Anzi, era successo qualcosa negli Stati Uniti, questo si sapeva: era crollato uno dei simboli della loro potenza economica. Il World Trade Centre. In città, non solo a Kabul, gruppi di militari e non avevano festeggiato e sfilato per le strade in preda all’euforia gridando slogan antiamericani ed inneggiando al capo, Osama bin Laden, come ad un santo. Le bandiere americane dovunque bruciavano. Ma la cosa aveva relativamente interessato Afizullah e la sua famiglia, tanto più che loro vivevano in quell’assolata campagna: cosa sarebbe potuto capitare a loro? Fu pensando a questo che Afizullah quel giorno si svegliò. Non aveva un letto particolarmente comodo, ma gli piaceva stare immobile a crogiolarsi nel tepore delle coperte, in attesa che sua madre aprisse la porta della sua piccola stanza e lo venisse a chiamare portando con sé l’odore buono del pane caldo e del latte di capra che ogni mattina mungeva.
Anche quel giorno Shami, 40 anni, lo venne a chiamare, col grembiule un po’ sporco e scomposto. Veniva dalla stalla. Avevano cinque capre ed un vecchio mulo che usavano, di tanto in tanto, per arare il campo di grano davanti casa loro. Il grano, poi, lo andavano a vendere al mercato in città, assieme al latte ed al formaggio che ogni tanto sua madre preparava, e così si guadagnavano da vivere da sempre. Prima era molto più facile, si... prima, quando Marik, il papà, 45 anni, stava ancora bene, quando aveva ancora le gambe. Il terreno intorno alla casa di Afizullah custodiva al suo interno ancora una ventina di mine antiuomo. Anzi, diciannove. Mentre portava il latte al mercato, una l’aveva presa in pieno Marik. Di gran corsa era stato portato all’ospedale di Emergency a Kabul, ma non c’era stato nulla da fare: le gambe erano ridotte ad un ammasso di ossa carbonizzate e muscoli bruciati. Risultato: amputazione di entrambi gli arti inferiori.
Aveva urlato a lungo, dopo essersi svegliato dall’anestesia e non aver trovato più quello che, si ricordava benissimo, prima c’era! Solo grazie ai medici che, di nascosto, gli avevano fatto portare via una sedia a rotelle, adesso riusciva a muoversi.
Per prima cosa, ogni mattina, Afiz andava a salutare lui. “Come stai papà?” “Bene, bene...”. Rispondeva sempre così. Era una risposta che tranquillizzava Afiz per qualche ora, ma non più di tanto: la loro casa era piccola, ed il pianto sommesso di suo padre tra le braccia di sua madre risuonava come un urlo in una stanza vuota.
Anche quel giorno, come sempre, Afiz uscì alle nove. Prima di andare al mercato doveva mietere il grano e preparare un po’ di ricotta. Sua madre gli aveva insegnato il giorno prima come fare, e lui voleva subito mettere in pratica gli insegnamenti. Era stranamente carico; c’era il sole, c’era sua madre, c’era qual buon odore di latte caldo... cominciò a raccogliere il grano dalle spighe, e poi metteva queste ultime in un altro secchio. Sua madre le avrebbe usate più tardi, intrecciandole, per fare panierini che poi lui avrebbe usato per andare a vendere la merce.
Finì di mietere intorno alle undici e mezza. Bene, era stato veloce. Corse a preparare la ricotta e, verso mezzogiorno, sua madre lo venne di nuovo a chiamare. “Afiz, oggi niente mercato?” “Si, si, come no!” disse lui arraffando tutto ciò che gli era possibile andare a vendere quel giorno e legando il mulo al carretto. “Mamy, guarda in cantina prima di fare le pulizie, ho qualcosa per te!”. Lei lo osservò andare via con uno sguardo incuriosito sul volto.
Un aereo solcava il cielo sopra la testa di Afiz.
Un aereo che lasciò cadere qualcosa.
E poi, il botto.
**
Afiz muore lungo la strada verso l’ospedale.
Felici, i telegiornali americani commentano: “Stiamo bombardando tutte le basi segrete di Bin Laden, ormai per lui è finita.”.
È successo anche questo, prima di “Kabul liberata”.