Genere: Erotico.
Pairing: Rin/Gou.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Het, Incest, Lemon, Underage.
- "Non è più tornata a guardarlo nuotare, e vive per gli intervalli in cui Rin resta a casa, e lei può continuare a guardarlo da lontano, nascosta, così che lui non possa vederla."
Note: Scritta per la Notte Bianca #10 su prompt Free!, Gou/Rin, (shotacon) a casa da soli. Il primo porno italiano esplicito su Free!, gente. Ed è het. #c'èchipuò #echinonpuò #iopuò
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YOU MAKE A SOUND, THE SPELL IS BOUND

In casa, Rin si annoia tantissimo. Gou spesso lo spia, nascosta in corridoio, dietro lo stipite della porta. Si affaccia appena e lo vede seduto sul letto, gli auricolari ficcati nelle orecchie e la console portatile fra le mani, ed anche se è solo una bambina capisce perfettamente che suo fratello non si sta divertendo, sta solo passando il tempo, ingannando lo scorrere dei minuti in attesa di essere libero di uscire di casa per correre agli allenamenti in piscina.
Gou ha visto Rin nuotare. Ha visto Rin in compagnia dei suoi amici. L’ha visto ridere e scherzare, sedersi a bordovasca, dondolando i piedi nell’acqua, e sparare battute a raffica. L’ha visto girare un braccio attorno ad uno di quei ragazzini e stringerlo a sé, l’ha visto tuffarsi di testa e riemergere svariati secondi dopo e sfrecciare velocissimo da un lato all’altro della piscina, e poi riemergere, strapparsi la cuffietta di dosso, sollevare gli occhialini sulla fronte – il segno della plastica e della gomma impresso in una linea rossa irregolare sulla sua pelle bianca – e chiedere il tempo all’allenatore, e poi lasciarsi andare ad un’esclamazione vittoriosa se la risposta lo soddisfaceva.
L’ha visto sorridere. Ha visto un sorriso che Rin, in casa, non si lascia mai sfuggire, e ne è stata gelosa. L’ha voluto per sé e ha saputo in un istante, istintivamente, di non poterlo mai avere.
Non è più tornata a guardarlo nuotare, e vive per gli intervalli in cui Rin resta a casa, e lei può continuare a guardarlo da lontano, nascosta, così che lui non possa vederla. Sa che non lo vedrà mai sorridere in quel modo in nessun posto che non sia la piscina, ma se quel sorriso sboccia in un posto abbastanza lontano da lei perché lei non possa vederlo, allora lei può illudersi che quel sorriso non esista. Che suo fratello sia solo l’ombra evanescente e un po’ cupa che attraversa le stanze in silenzio, poi si chiude nella propria e, sempre in silenzio, resta immobile per ore finché non è il momento di andare. Se quello è l’unico Rin che può avere, allora è anche l’unico che vuole conoscere.
- Puoi anche uscire, da lì. Ti vedo.
La voce di Rin la prende alla sprovvista, congelandola sul posto. Improvvisamente, le tremano le gambe, e le sue piccole dita si chiudono attorno allo stipite della porta in un movimento convulso, quasi doloroso. Rin solleva gli occhi dal videogioco e le pianta in viso uno sguardo gelido, senza espressione, i capelli che gli ricadono in ciocche disordinate davanti al viso e le labbra chiuse in una linea retta senza calore.
- Scusa. – balbetta incerta Gou, muovendo un paio di passi all’interno della stanza. Camera di Rin rispecchia completamente il carattere di suo fratello, quando si trova in casa. È fredda e impersonale, non ci sono poster attaccati alle pareti, non ci sono adesivi appiccicati ai mobili, le lenzuola e il copriletto sono bianchi e grigi come le pareti. Gou ha visto l’armadietto di Rin nello spogliatoio, in piscina. È pieno di fotografie, adesivi, ritagli di riviste, pupazzetti. L’unica cosa che Rin porta a casa, dalla piscina, sono i trofei, e solo perché sono i loro genitori ad insistere. Gou ha la sensazione che, potendo, Rin lascerebbe lì anche quelli. C’è una frattura, nella mente di suo fratello. Ci sono due Rin diversi, uno in piscina ed uno lontano dalla piscina, e mischiare le due cose sembra irritarlo. Ed infatti, i trofei non sono in camera sua, ma su una mensola in corridoio, il più lontano possibile da lui.
- Non scusarti. – dice Rin, studiandola attentamente, - Hai fatto qualcosa di male?
- No! – si affretta a rispondere Gou scuotendo la testa, la lunga coda rossa che ondeggia sulla sua schiena, - No, ti stavo solo guardando, giuro!
Rin inarca un sopracciglio, mettendo giù il videogioco e sollevando una gamba sul letto per appoggiare il gomito sul ginocchio.
- E perché? – domanda, la lieve inflessione acuta della sua voce è l’unico dettaglio che lascia trapelare la sua curiosità. L’espressione sul suo viso, però, resta la stessa.
Gou abbassa lo sguardo, imbarazzata. La risposta la conosce, e non dovrebbe essere così difficile dirlo ad alta voce. Perché sei bello e guardarti da lontano è l’unico modo in cui posso averti tutto per me, dovrebbe dirgli. Forse lui non capirebbe, ma non avrebbe importanza. Sarebbe una risposta e dovrebbe farsela bastare. E lei potrebbe andare via e mettersi tutto questo imbarazzo alle spalle e non pensarci più, e trovare un altro modo per rubare a suo fratello istanti di vita senza che lui se ne accorga.
Invece non dice niente. Resta lì, in piedi, a torturarsi l’orlo della gonnellina corta, stringendo le gambe e guardando ostinatamente in basso, mentre sente le guance andare a fuoco.
Rin sospira, scivolando sul letto per sedersi più vicino al bordo, i piedi ben piantati per terra.
- Avvicinati. – le dice.
Gou solleva improvvisamente lo sguardo, incontra gli occhi freddi di suo fratello e istintivamente sa di dover andare via. Sì, dovrebbe smettere di ascoltarlo ed andare via, subito, e invece i suoi piedi la conducono più vicino a lui, un passo silenzioso dopo l’altro, fino a stargli vicino abbastanza da sentire l’odore della sua pelle.
Rin odora sempre di cloro. Quando mamma si lamenta, e gli chiede di andarsi a fare un’altra doccia, Rin ghigna e le risponde che diecimila docce non servirebbero a togliergli quell’odore di dosso.
A Gou, l’odore di Rin piace. A Gou piace tutto, di Rin. Anche i dettagli spiacevoli, anche quella freddezza che rende il suo sguardo così distante.
Poi Rin solleva una mano e le accarezza il viso, e Gou sente le ginocchia tremare, e trattiene il respiro.
- Ti ho vista spesso. – dice Rin, le dita sottili che le scivolano giù lungo una guancia, e poi lungo il collo, - Perché mi spii?
Gou deglutisce a fatica, gli occhi spalancati, fissi sul volto immobile di suo fratello. Si morde un labbro e guarda in basso, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime di imbarazzo e paura. Questa cosa non dovrebbe stare accadendo. È sbagliata e pericolosa e spaventosa e Gou non è pronta, Gou non la vuole. Non vuole parlare di queste cose con Rin. Sarebbe molto più facile poter continuare a guardarlo da lontano, in silenzio, senza spiegare niente, senza rischiare niente.
Le dita di Rin si chiudono piano ma con fermezza attorno al suo mento, obbligandola a sollevare lo sguardo.
- Perché? – domanda ancora.
A Gou sfugge un lamento terrorizzato, ma Rin non la lascia andare.
- Il modo in cui mi guardi… - riprende Rin, ma dopo aver cominciato resta in silenzio a lungo, gli occhi fissi in quelli di Gou. Lei si aspetta di sentirgli dire che lo odia, che non vuole più che lei lo guardi in quel modo, che prometta di girargli al largo. Ma le labbra di Rin si piegano in un sorriso obliquo e misterioso, e lui dice qualcosa di completamente inatteso. – Mi piace, - dice, - Il modo in cui mi guardi mi piace. – e Gou si sente sciogliere qualcosa sul cuore, e quel qualcosa è caldo e intenso e le gocciola sullo stomaco, e poi più in basso. E non riesce a capire il calore che sente fra le cosce, è una sensazione nuova, non del tutto spiacevole, non del tutto piacevole, che brucia dentro, che le lascia sulla pelle una traccia bagnata a cui non è per niente abituata.
- C’è un ragazzo, - dice Rin, la mano che scivola lentamente giù per il petto di Gou, fermandosi in corrispondenza della curva del seno appena accennato sotto la maglietta leggera, - In piscina. Lui mi guarda nello stesso modo.
Le dita di Rin stringono appena, e la memoria di Gou torna a quel giorno in piscina, al braccio di suo fratello stretto attorno alle spalle di quel ragazzino. Un’ombra sfocata di capelli neri, la pennellata azzurra degli occhi, trasparente come un acquerello. Per un attimo vede solo le dita di Rin strette attorno a quella spalla rotonda, e poi le sente stringersi di nuovo su di lei, e geme.
Rin non parla ancora del ragazzo in piscina, quello che lo guarda come lo guarda Gou. Per qualche ragione, sembra che quello che ha detto sia un motivo sufficiente per continuare a fare quello che stava facendo. La sua mano viaggia spedita lungo il corpicino magro di Gou, scivolando sui fianchi piatti, scendendo fino al ginocchio e poi risalendo la coscia dall’interno. Gou geme ancora, trema, e poi la voce severa di suo fratello le ordina di guardarlo, e lei spalanca gli occhi e glieli pianta addosso. Sono pieni di lacrime, ma Rin non lo vede, o forse non gli interessa. Sente sulla punta delle dita che Gou non vuole che si fermi, e Gou sa che, se Rin smettesse di accarezzarla, allora si metterebbe a piangere per davvero.
Suo fratello non le è mai stato così vicino, non è mai stato così suo.
Rin la accarezza con un dito da sopra le mutandine. Lascia scivolare il polpastrello su di lei, e lo ritrae bagnato dalla sua voglia. Gou lo osserva sollevarlo all’altezza delle labbra e poi succhiarlo con gusto, e i loro sguardi non si allontanano mai l’uno dall’altro. Gou vorrebbe dirgli di non farlo, che non si fanno, queste cose, che può fare tutto quello che vuole, con lei, ma lì è sporco e lui non dovrebbe mettere quel dito in bocca, ma per qualche motivo dalla sua gola esce solo un filo d’aria, un rantolo soffocato senza significato.
Rin sorride obliquo, e fa schioccare la lingua.
- Sai di buono. – le dice. Il viso in fiamme, Gou respira affannosamente. Sente ancora la pressione del dito di suo fratello fra le gambe, anche se quel dito adesso non è più lì, anche se adesso lui non la sta più toccando. Tutto quello che riesce a pensare è che vuole sentirlo addosso di nuovo, e non sa se sia perché Rin lo sente, o perché semplicemente lo vuole, ma poco dopo succede ancora. La stringe per le spalle, la attira vicino. Gou ha letto abbastanza manga da sapere cosa aspettarsi, e vuole un bacio, lo vuole tantissimo, vuole sentire il sapore delle labbra di suo fratello sulle sue, lo vuole tanto che le batte il cuore fortissimo se solo ci pensa, ma Rin non la bacia. Rin scende dal letto e la solleva, stendendola senza troppi complimenti sul materasso.
Non le dice niente, e Gou non sa più cosa aspettarsi. Non sa dove Rin abbia imparato queste cose, dove le abbia viste. Per un attimo ha paura che la lascerà lì, così, e andrà via, ma Rin le mette le mani sulle ginocchia e la spinge ad aprire le gambe. Imbarazzata, lei porta entrambe le mani a coprirsi, anche se indossa ancora le mutandine. Ma le sente bagnate addosso, e per qualche motivo sente di doversi nascondere.
Rin non è d’accordo. La afferra per entrambi i polsi e le inchioda le mani al materasso, sopra la testa.
- No. – le dice. Non aggiunge altro, no e basta. A Gou basta.
Guarda in basso, osservandolo mentre la scruta con interesse, quasi studiandola. Poi stringe le sue mutandine fra le dita e le tira lentamente verso il basso, lasciandogliele scivolare lungo le cosce magre. È nuda in pochi secondi, e l’istinto le ordina ancora una volta di chiudere le gambe, di nascondersi, di scappare, ma la voce di Rin - no - nella testa - no - la inchioda sul posto - no - a quel materasso.
Suo fratello si china su di lei. La lecca piano, assaggiandola senza fretta.
- Sai di buono. – le ripete. Il soffio del suo respiro sulla pelle bagnata la stordisce. Poi sente le sue labbra, i baci lievi che le lascia addosso. Le sente chiudersi all’improvviso su di lei, stringere e succhiare. Sente i suoi denti sfiorarla, poi la sua lingua che preme più in basso, si sente aprirsi al suo passaggio. I suoni che riempiono l’aria fanno paura. Gli schiocchi, i guizzi bagnati, i suoi gemiti profondi, la voce di Rin, i suoi sussurri, le parole che le lascia scivolare addosso. Gou non ne capisce nemmeno una. Rin le dice cose, ma ha la bocca piena di lei, e non riesce a parlare. Gou pensa che in fondo è meglio così, non è sicura di voler sapere cosa Rin le stia dicendo.
Si sente contrarsi, stringersi attorno a qualcosa che dovrebbe essere da qualche parte e invece non c’è. Geme ad alta voce mentre la lingua di suo fratello si muove veloce fuori e dentro di lei, e il calore che si è andato raccogliendo in una pozzanghera trasparente nel suo bassoventre esplode in un brivido che la scuote violento come un terremoto, ed è troppo bello, e fa quasi male, e la lingua di Rin, mentre insiste ad accarezzarla dal basso verso l’alto, diventa subito fastidiosa. Gou trema, geme, sente due grossi lacrimoni rotolarle lungo le guance ed afferra la testa di suo fratello con entrambe le mani, allontanandolo da sé.
Rin la guarda senza un’emozione, ha le lucide e assaggia ancora una volta il suo sapore in punta di lingua. Poi deglutisce – Gou osserva il suo pomo d’Adamo appena accennato fare su e giù lungo la gola sottile, e il tempo si ferma in quell’istante, e poi riparte – e sorride. Non è quel sorriso lì, non è il sorriso della piscina, non è il sorriso di quando Rin è felice. È il suo solito sorriso storto, quella linea obliqua che gli taglia il viso in due, dandogli un’aria quasi cattiva.
Gou chiude le gambe, si mette seduta, tira la gonna giù lungo le cosce per coprirsi il più possibile, nonostante sia corta. Rin, ancora in ginocchio, si allunga a recuperare le sue mutandine e gliele passa, prima di alzarsi in piedi. Poi si arrampica sul letto, e quasi in una reazione automatica Gou si rimette in piedi e si allontana di qualche passo. Rin la guarda a lungo, sbattendo le palpebre, e poi scrolla le spalle.
- Come vuoi. – dice, - A dopo.
Gou non ha idea di cosa sia successo, ma sa che questo vuol dire che deve andare. Si volta e corre in camera propria, sbattendosi la porta alle spalle. Il cuore le batte all’impazzata, rimbombandole in testa, assordandola. Per molti minuti, non riesce a sentire altro. Poi sente la porta d’ingresso aprirsi e chiudersi velocemente, e sa che Rin è uscito. Un veloce sguardo all’orologio sul comodino le conferma che è uscito per andare in piscina, e che non tornerà fino a sera.
Nel silenzio assoluto e irreale della casa, sapendosi sola, Gou si lascia scivolare una mano addosso. Non ha ancora rimesso le mutandine, e si ferma ad accarezzarsi piano per qualche secondo. È ancora calda di lui, è ancora bagnata di lui. Se lo sente ancora addosso, quasi dentro, come fosse ancora lì.
Si aggrappa a quella sensazione così disperatamente che le esplode un dolore sordo in tutto il corpo. Pensa distrattamente che dovrà abituarcisi. Crescere le dimostra che è proprio così.
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