Fandom: Originali
Genere: Introspettivo.
Rating: G.
AVVISI: Het, Angst.
- "La vita di Manila è una vita a scadenza ciclica."
Note: Scritta per la settima settimana del COW-T 3, su prompt COW-Tverse.
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FORCES OF THE UNSEEN

Fin da quando Manila riesce a ricordare, c’è sempre stato qualcuno. Non è mai stato qualcuno di specifico, non si è mai trattato di individui simili. Poteva essere un uomo dolcissimo in un mondo e una donna arrabbiata in un altro, un alieno androgino in un altro ancora e uno spirito evanescente nell’ennesimo. Non è mai stato importante chi fosse, l’unica cosa importante è sempre stata che esistesse.
Manila ha attraversato l’universo. Gli universi. Più e più volte. Alcuni li ha creati, di altri ha dettato le regole, in altri ancora s’è semplicemente insediata modificandone la storia solo dal punto in cui s’era unita alla sua in poi, ed in ogni luogo che ha visto, ogni paese che ha visitato, quel qualcuno c’è sempre stato.
Non ha mai pensato di poter trovare un giorno qualcuno per cui valesse la pena di restare. Quella del viaggio è una spinta irrazionale, istintiva, che sente nel profondo, che non può essere domata in nessun modo. La sua ricerca di qualcuno da tenere vicino al cuore non è legata in nessun modo ad alcun desiderio di trovare un posto fisso nel cosmo. Non ha nessun desiderio simile, dopotutto: il suo posto nel cosmo lei lo conosce benissimo, è un posto dinamico, è un posto che non scambierebbe con nessun altro.
Le persone con cui si connette sono sempre diverse, ma hanno tutte una caratteristica in comune, una caratteristica che si evidenzia sempre nel momento in cui lei deve andare via, e nessuno di loro è mai in grado di capire perché.
Fermat la guarda, immobile a qualche metro di distanza da lei. Il suo sguardo è duro, freddo, ferito. Manila vorrebbe essere in grado di spiegargli, adesso, che il suo bisogno di partire non è un bisogno egoistico, bensì una spinta che risponde ad una richiesta esplicita dell’universo nei suoi confronti. Ci sono altri posti da visitare. Ci sono altre realtà da indirizzare verso il compimento del loro destino. Altri uomini e altre donne, altri anziani e altri bambini, altre vite da guidare in un gioco senza regole ma con una necessità disperata di un arbitro a tenerlo sotto controllo.
Vorrebbe poterlo spiegare a Fermat, e forse, in questo modo, Fermat lo capirebbe, ma Manila non vuole mentirgli. Perché per quanto sia vero che quella di partire è una richiesta che l’universo stesso le fa, è altrettanto vero che oltre al senso del dovere a spingerla c’è il desiderio forte di vedere altro, conoscere altro, ed anche, sì, trovare un altro compagno.
La vita di Manila è una vita a scadenza ciclica. Ogni storia che comincia, deve poi finire, perché un’altra possa prendere il suo posto, perché la vita possa andare avanti. È un tipo di egoismo necessario, al quale Manila non può sottrarsi. È una caratteristica insita nella sua stessa natura, una parte di se stessa alla quale non può rinunciare— non vuole rinunciare.
Abbassa lo sguardo, mentre Fermat abbandona la stanza, odiandola come l’hanno odiata tutti i suoi predecessori.
È solo uno degli altri dolori con cui Manila da sempre convive.
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