Genere: Erotico, Comico.
Rating: NC-17.
AVVISI: Slash, Lemon, Dub-Con, AU.
- Miguel frequenta il liceo, ed ha un problema: è perdutamente innamorato di un suo compagno di scuola, un tizio di nome Dimitri bello come la luce del sole ma che tutti odiano perché simpatico come un pugno su per il culo. Ha anche un altro problema: Jake ed Antonio, i suoi due migliori amici, non capiscono la portata del suo sentimento e non ne possono più di sentirlo lagnarsi di questa storia ventiquattro ore su ventiquattro. Fortunatamente, però, entrambi gli danno un suggerimento che, se messo in pratica, potrebbe cambiare la situazione stagnante fra lui e Dimitri, e - non avendo nulla da perdere - Miguel decide di provare a seguirlo.
Note: Scritta per la terza settimana del #summerCOWT, questa storia è LA PAZZIA ma mi sono divertita troppo a scriverla X'D Un giorno è anche possibile che ne scriva il seguito, ma sarebbe una roba seria e non sono sicura di voler rovinare le meravigliose ventiquattro ore di nonsense che scrivere questa fic mi ha regalato, quindi dovrò rifletterci con attenzione, prima di decidere.
Rating: NC-17.
AVVISI: Slash, Lemon, Dub-Con, AU.
- Miguel frequenta il liceo, ed ha un problema: è perdutamente innamorato di un suo compagno di scuola, un tizio di nome Dimitri bello come la luce del sole ma che tutti odiano perché simpatico come un pugno su per il culo. Ha anche un altro problema: Jake ed Antonio, i suoi due migliori amici, non capiscono la portata del suo sentimento e non ne possono più di sentirlo lagnarsi di questa storia ventiquattro ore su ventiquattro. Fortunatamente, però, entrambi gli danno un suggerimento che, se messo in pratica, potrebbe cambiare la situazione stagnante fra lui e Dimitri, e - non avendo nulla da perdere - Miguel decide di provare a seguirlo.
Note: Scritta per la terza settimana del #summerCOWT, questa storia è LA PAZZIA ma mi sono divertita troppo a scriverla X'D Un giorno è anche possibile che ne scriva il seguito, ma sarebbe una roba seria e non sono sicura di voler rovinare le meravigliose ventiquattro ore di nonsense che scrivere questa fic mi ha regalato, quindi dovrò rifletterci con attenzione, prima di decidere.
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ALL THIS AND HEAVEN TOO
- Voi non capite. – mugola Miguel, schiantandosi di faccia contro il tavolo e mancando la propria gelatina di frutta solo grazie al tempestivo quanto efficace intervento di Jake, che si premura di fargli scivolare via il vassoio da sotto il naso proprio un secondo prima che il suddetto naso impatti contro la superficie ballonzolante di quel residuato bellico del ’45 che la cuoca, residuato bellico di un periodo ancora più antico anche lei, si ostina a chiamare gelatina, - Ho superato il punto di non ritorno. Ormai me lo sogno la notte. Non è possibile vivere così.
- Di chi si parla? – domanda Antonio, planando sull’unica altra sedia libera al loro tavolo col proprio pranzo al sacco, preparato da una madre che, in virtù delle proprie radici italiane, si rifiuta di mandare il figlio a scuola solo per poi permettere al sistema scolastico americano di rovinargli per sempre lo stomaco a furia di cheeseburger e coca cola, - La nuova cheerleader rossa? Minchia, me la farei per dritto e per rovescio.
- No, figurati. – sospira Jake, allungandosi per sottrarre la bottiglietta di plastica piena di spremuta d’arancia fatta in casa dal suo legittimo proprietario, e bevendone un sorso, - Dimitri.
- Ah. – scuote il capo Antonio, - Ricordo quando eri ancora etero, coso. Bei tempi.
- Antonio, vattene a fanculo. – ringhia Miguel in risposta, lanciandogli un’occhiata omicida a corredo. – Sono ancora etero.
- Sì, questo è chiaro. – annuisce Jake, sorseggiando la spremuta, - Ti lagni da mesi di quanto duro ti diventa il cazzo ogni volta che vedi, annusi, percepisci o anche solo pensi allo sfigato più antipatico della scuola, ma non dobbiamo lasciarci ingannare. È senza dubbio un indizio di eterosessualità. – sorseggia un altro po’ di spremuta e poi si volta verso Antonio, - Oh, Tony, tua madre oggi era in stato di grazia. Che, mica posso auto-invitarmi a pranzo da voi?
- Anelletti al forno e scaloppine al vino bianco. – risponde Antonio con un sorriso, - Ovviamente no.
- Ah! – sbotta Jake, - Stronzo! Perché mi hai detto il menu se poi non avevi alcuna intenzione di invitarmi? Sei una merda. Ti odio.
- Non posso crederci. – borbotta Miguel, lanciando ad entrambi occhiatacce sconcertate, - Io sono qui che soffro e voi pensate solo al cibo. Amici di merda.
- Miguel, è che non parli d’altro da mesi, ormai! – sbuffa Jake.
- No, è che non ce ne sbatterebbe una sega neanche se ne parlassi solo da due minuti. – puntualizza Antonio, - Ma il fatto che non parli d’altro da mesi ha sicuramente contribuito all’aumento esponenziale della nostra rottura di cazzo e conseguente disinteresse assoluto nei confronti dell’argomento.
- Bastardi. – ringhia fra i denti Miguel, - Non sapete neanche cosa stavo per raccontarvi, perché non mi ascoltate mai!
Jake ed Antonio sospirano all’unisono, abbandonandosi in un gesto esasperato contro gli schienali delle loro sedie.
- Dimitri è bellissimo. – comincia Jake.
- Me lo voglio fare così tanto che non ci dormo la notte. – prosegue Antonio.
- Cioè, tipo che me lo sogno in tutte le salse. – riprende il primo.
- Sulla cattedra, in palestra, sul tavolo della cucina, in bagno, sul divano del soggiorno, sopra il televisore, in piscina, in giardino, sotto il vecchio mandorlo di nonno Pepito.
- Ma vi giuro che prima o poi ce la farò! E quel giorno suoneranno le campane. – Jake si volta a lanciare a Miguel un’occhiata allusiva. – C’è tutto?
Miguel aggrotta le sopracciglia, infastidito.
- Vi odio male. – sbotta, incrociando le braccia sul petto, - Non ve ne frega niente.
- Mi sembrava di averlo già chiarito, questo. – gli ricorda Antonio.
- Apriti la pancia e impiccati con le tue stesse budella. – gli risponde Miguel.
Jake sospira, scuotendo il capo.
- Miguel, non se ne può davvero più. – sbotta, - L’abbiamo capito che il tipo ti piace. Non è una cosa totalmente surreale, voglio dire, è tipo l’emblema stesso dell’asocialità ed ha un palo piantato su per il culo talmente in profondità che non riesco onestamente a immaginare dove potrebbe trovare posto il tuo cazzo, ma bello è bello, poi c’ha il fascino algido del giovane virgulto della steppa, non dico no. Quindi ce l’ha un suo perché, nessuno ti condanna perché vuoi inzuppare il biscotto nella vodka, per una volta, quello che non capiamo è: dove hai perso i coglioni?
- Eh? – esala lui, preso alla sprovvista dalla domanda a bruciapelo.
- Ma sì! – insiste Jake, sorseggiando un altro po’ della spremuta di Antonio in segno di vendetta per il mancato invito a pranzo, - Dai, fino a un paio di mesi fa non ti saresti mica fatto tutte ‘ste seghe mentali. Saresti andato dal soggetto e gli avresti detto “senti, soggetto, mi piaci, facciamocene una ragione e vieni in bagno con me a limonare spinto”, e nel giro di un paio di settimane ti saresti saziato e ti sarebbe passata. Questo è un modo salutare di affrontare queste robe.
- Tu la chiami salutare una roba così? – domanda Miguel, aggrottando le sopracciglia.
- Guarda, - rincara la dose Antonio, - Sicuramente più salutare di come la stai affrontando tu. Che poi, onestamente, non capisco: qual è il tuo problema? È palese che ti direbbe di sì all’istante.
- E cos’è che te lo fa pensare, scusa? – domanda Miguel, inarcando un sopracciglio.
- Be’, tanto per cominciare, uno così frigido e così palinculo non può che essere frocio. – argomenta Antonio.
- Giusto. – annuisce Jake, - E uno così frigido e così frocio non può che essere affamato di cazzo.
- Ehi—
- Ed uno così frigido, così frocio e così affamato di cazzo, e per di più senza ragazzo, - conclude impeccabilmente Antonio, - Non può che accettare perfino l’invito di uno come te. Dai, probabilmente ti salterà addosso non appena gli rivolgerai la parola e, dopo aver finito di scopare, ti tirerà su un altare votivo o qualcosa del genere! – sbotta, - Cioè, non c’è proprio alternativa.
Miguel solleva entrambe le mani, portandole al viso e nascondendocisi dietro mentre esala un sospiro abbattuto.
- Non so se ribaltare il tavolo o ringraziarvi per le rassicurazioni. – piagnucola, massaggiandosi con forza gli occhi.
- Non fare niente del genere. – sospira Jake, - Alza il culo e va’ da lui. Trovalo, parlagli, chiudilo in uno sgabuzzino per sei ore e abusa di lui finché non sarai sazio, ma fai in modo di risolvere questa situazione e fartela passare, perché credo di parlare anche a nome di Tony quando dico che non ne abbiamo più mezza di ascoltare le tue lagne a riguardo e questo è davvero l’unico modo che hai per ringraziarci del supporto.
- Seh, bel supporto. – borbotta Miguel in risposta. Ma si sta già alzando in piedi per abbandonare la mensa e lanciarsi alla ricerca di Dimitri in giro per la scuola, e sia Jake che Antonio sono disposti a considerare il fatto una soddisfacente vittoria.
Dimitri cammina come se non gliene sbattesse sega dell’universo che lo circonda, il che viene puntualmente dimostrato dal fatto che, se gli capita di urtare qualcuno, neanche si ferma a chiedere scusa. E capita spesso che Dimitri urti qualcuno, non tanto perché non guardi dove stia andando – anzi, i suoi gelidi occhi azzurri sempre piantati fissi davanti a sé danno l’impressione di seguire sempre una strada molto precisa –, ma perché se lui sta andando in una direzione, e lo sta facendo seguendo un’immaginaria linea retta il cui percorso è stato già precedentemente stabilito, sta a te non metterti sui suoi passi, non a lui scansarsi.
Dimitri va. Si muove costantemente dal punto A al punto B al punto C e così via, e tu, misero mortale che osi frapporti fra lui e il suo obiettivo, ti adegui. E se ti finisce addosso, sono cazzi tuoi. La prossima volta impari.
Questa è, naturalmente, una delle cose che più lo fanno venire duro a Miguel ogni volta che pensa a lui. La cosa potrebbe anche essere irrilevante, considerato che, di base, qualsiasi dettaglio di Dimitri è in grado di dare a Miguel erezioni che durano imperterrite anche per ore a dispetto di quante volte possa infrattarsi nei bagni per farsi una sega fra una lezione e l’altra nella speranza di placare l’alzabandiera spinto in cui il suo corpo si produce automaticamente ogni qualvolta il pensiero di Dimitri lo sfiora, ma naturalmente non è irrilevante affatto perché, per Miguel, niente è irrilevante, se si tratta di Dimitri.
Non gli è mai capitato di sentirsi così attratto da qualcuno, in tutta la sua vita. Certo, ha avuto le sue sbandate, si è passato un po’ di gente e gli è sempre piaciuto, non nega che, un paio di volte, possa essersi anche preso particolarmente bene per qualcuno, ma Dimitri è un fenomeno di un’intensità devastante, praticamente surreale. I suoi capelli eccitano Miguel, il suo naso, il suo mento, il modo in cui indossa gli abiti, il modo in cui porta in giro i libri, il modo in cui mette un piede davanti all’altro quando cammina, il modo in cui prende appunti ordinati come fottuti dettati in classe durante le lezioni, il modo in cui mordicchia il tappo della penna durante le pause, il modo in cui beve il succo di frutta, il mondo in cui manda giù due cheeseburger in tre secondi netti in un totale di sei morsi. Tutto, ogni cosa di lui lo fa impazzire.
Anche vederselo venire incontro a metà corridoio, sapendo che, se non fa qualcosa, finiranno per schiantarsi l’uno contro l’altro – cosa che non rappresenta certo una buona premessa per il tipo di discorso che vuole fargli –, glielo fa venire duro con una velocità imbarazzante, tanto che è quasi tentato di coprirsi l’inguine con entrambe le mani mentre gli si avvicina e poi si scansa appena per riprendere a camminare al suo fianco, mentre parla.
- Ohi, Dimitri, - lo saluta, - Che, possiamo parlare un attimo in privato?
E lì Dimitri lo spiazza. Certo, col senno di poi Miguel è consapevole che avrebbe dovuto quantomeno aspettarselo. L’ha osservato abbastanza a lungo da poterla immaginare, una cosa del genere, eppure aveva, boh, pensato che forse le regole che Dimitri applica diligentemente con tutto il resto del mondo non valessero per lui. Si sente stupido per averlo pensato, ora che Dimitri gli passa accanto dando l’impressione di non averlo neanche sentito e, anzi, accelerando il passo per toglierselo dai coglioni il prima possibile, però insomma, ci aveva quasi sperato.
Anzi no, ci sperava proprio e basta.
Sta dirigendosi verso l’uscita quando, passando di fronte all’aula di chimica, nota che Dimitri si è attardato, ed è ancora lì. Sta raccogliendo i propri appunti ordinando i fogli uno dopo l’altro, ed è così bello e si muove in una maniera tale che a Miguel, mentre sente l’uccello cominciare diligentemente ad indurirsi neanche non farlo di fronte a Dimitri fosse una blasfemia, viene quasi da piangere.
La sola idea che non riuscirà mai ad averlo! La consapevolezza che non riuscirà nemmeno a parlare con lui! Il pensiero che tutte le sue fantasie – le centinaia di ore che ha passato ad immaginare Dimitri piegarsi per lui in ogni possibile posizione! – non si avvereranno mai! È tutto troppo orribile per poter essere sopportato. Miguel non può farcela, ora che lo vede lo sa con certezza. E decide, malgrado sappia che si tratti di un potenziale suicidio, che deve riprovarci ancora.
Inspira ed espira nervosamente, poi deglutisce un groppo di ansia che già la metà basterebbe a falciargli il fiato per sempre ed entra risolutamente nell’aula, chiudendosi la porta alle spalle.
- Dimitri. – tenta, fingendosi molto più sicuro di quanto in realtà non sia e sentendo chiara addosso la consapevolezza che, se Dimitri lo ignorerà ancora, lui si metterà ad urlare come una donnetta isterica, - Possiamo parlare?
Dimitri si interrompe a metà di un movimento, proprio mentre sta allineando i fogli sbattendone delicatamente i bordi contro la superficie piana del proprio banco, e poi si volta a guardarlo. I loro occhi si incontrano e Miguel pensa con sollievo che, almeno, sta dimostrando di averlo visto. È già un passo avanti rispetto a prima.
Sta per andare avanti e dirgli qualcosa, dal momento che il gesto di Dimitri sembra dimostrare che lo sta ascoltando, ma non ha il tempo di farlo perché Dimitri appoggia con delicatezza i propri appunti sul banco e poi si volta nuovamente a guardarlo, incedendo verso di lui con passo sicuro. Così svelto che a stento Miguel riesce a realizzarlo, paralizzato com’è dalla semplice idea che una cosa simile stia avvenendo.
Dimitri si ferma rigidamente di fronte a lui, lo guarda inespressivo per qualche secondo e poi puff, scompare. Miguel deve guardare in basso – il collo così rigido che, col movimento, quasi scricchiola – per accorgersi che non è scomparso davvero, si è solo messo in ginocchio. Ed ora ha sollevato le mani e sta procedendo a sfibbiargli la cintura e sfilarla dai passanti, per poi passare a sbottonargli i pantaloni e calarglieli lungo le gambe.
Il cervello di Miguel esplode e lui non è più in grado di capire un accidenti di niente. Cosa sta succedendo? È davvero Dimitri quello che afferra i suoi boxer dall’elastico e li spinge senza grazia giù per le sue cosce? È Dimitri per davvero, sta davvero chinandosi su di lui, sta davvero – mio Dio! – schiudendo le labbra per prenderglielo in bocca?
Le risposte a tutte queste domande arrivano tutte assieme nel momento in cui Miguel sente il calore umido della bocca di Dimitri avvolgerlo senza esitazioni, e capisce che sì, sta succedendo davvero. Non ha senso che stia accadendo, ma lo sta facendo, e cosa può fare lui se non accettarlo come un dono del cielo e rendere grazie a Dio, alla Madonna o a chi per loro, mentre sente la lingua di Dimitri scivolare veloce tutto attorno al suo cazzo, percorrendone la lunghezza in frenetiche lappate che sembrano studiate con precisione assoluta per farlo impazzire il più possibile e senza alcuna possibilità di ritorno?
È il suo momento, si dice, cercando di mantenersi lucido, è la sua occasione. Tutti gli angeli del Paradiso fanno la ola nella sua testa mentre lui pensa che questo non può che essere un segno del Signore, che Dimitri non può che essere un cherubino, un arcangelo, Dimitriel – l’Angelo del Pompino, e che questa è la chance che stava aspettando per ottenere ciò che vuole. Deve dare il massimo, adesso, mantenersi concentrato, pensare a qualcos’altro, alla nonna Francisca, al petto villoso di zio José, alle ginocchia rugose di cugina Adelina, qualsiasi cosa pur di mantenersi duro e dritto il più a lungo possibile. Se lo faccio, pensa entusiasta, Dimitri non potrà che essere stupito, forse addirittura sconvolto dalla mia resistenza e dalla mia durata, ed allora accetterà di uscire con me.
Ci crede veramente, con tutto il proprio cuore.
Sfortunatamente, viene in sei secondi netti, schizzando il proprio orgasmo dritto in faccia a Dimitri proprio un secondo dopo averlo visto allontanarsi da sé.
Tragedia.
Dimitri si alza serenamente in piedi, passandosi l’avambraccio sul volto nel tentativo di pulirsi ma finendo solo per sporcarsi ancora di più, e fissa Miguel con il solito occhio spento dell’uomo che ti vede solo perché la luce si riflette sulla superficie del tuo corpo rendendoti appena più concreto di un ologramma ma ugualmente noioso e irrilevante, e Miguel non riesce a impedirsi di sentire la rabbia germogliare e crescere rapidamente fino alle dimensioni di un fottuto baobab dentro il proprio petto. Per cui, prima che la chioma ombrosa e verde della sua incazzatura decida di spuntare dalla sua bocca spaccandogli tutti i denti, lui schiude le labbra per lasciarle via libera e parlare.
- Ma vaffanculo! – sbraita, spingendo Dimitri lontano da sé, - Ma perché cazzo l’hai fatto?!
Dimitri sbatte le palpebre con innocenza, dietro le lenti degli occhiali macchiate a schizzi dall’orgasmo di Miguel, e poi scrolla le spalle.
- Detesto gli insicuri. – dice quindi. È tipo la prima volta in assoluto che Miguel lo sente parlare. Ha una voce bassa, ma da ragazzino. È tipo la cosa più fottutamente eccitante mai sentita in vita sua, solo a sentirlo gli viene di nuovo duro, così, come niente. La sua relazione a senso unico e a distanza con Dimitri è una serie di erezioni impetuose senza soluzione di continuità, surreale. – Mi giri intorno da due mesi. Mi sono rotto le palle. Sei più fastidioso di una mosca. Se hai qualcosa da chiedermi, dovresti farlo senza mezzi termini. Se mi vuoi scopare, - aggiunge, - Sii sincero e dimmelo onestamente, non partire da lontano dicendomi che vuoi parlarmi o chiedendomi di uscire insieme, perché sappiamo entrambi che sono stronzate. Tu non vuoi parlare e non vuoi uscire con me. Non mi conosci nemmeno, ma ho capito che ti piaccio. Quindi tira fuori le palle e fai l’uomo.
Miguel schiude le labbra, gli occhi spalancati ed un’espressione assolutamente attonita a regnare sovrana sul suo volto. “Che minchia è appena successo?” urla qualcuno nel suo cervello, “Che minchia sta succedendo?”
La verità è che Miguel non ne ha la più pallida idea perché sta accadendo tutto troppo velocemente perché lui possa processarlo con successo. Quindi, nel dubbio, decide di fare l’unica cosa che è sicuro gli venga bene al cento percento, e s’incazza.
- Senti un po’, tu! – dice, allungando un braccio ed afferrando Dimitri per il bavero della camicia, - Ma ce l’hai una minima idea di chi sono io?
Dimitri inarca un sopracciglio, niente affatto impressionato.
- Sì, ho sentito qualcosa su di te. – risponde, - Dicono tutti che tu e quei tuoi due amici ridicoli siete tipi tosti. Tagger, dicono. Dicono anche che tormentate i professori ed il preside e che una notte avete rubato qualche computer dall’aula informatica. – Miguel si concede un sorriso beffardo in ricordo dei vecchi tempi ed in segno di trionfo nei confronti di Dimitri, ma Dimitri continua a fissarlo algido come il fottuto iceberg che abbatté il Titanic ed ugualmente letale. – Se pensi che fare il delinquente sia un sintomo di sicurezza, ti sbagli di grosso. Anzi, direi che non fa che darmi ragione.
E lì basta, Miguel decide che non ne vale più la pena. Non è certo venuto fin qui, non si è certo esposto nei confronti di questo stronzetto, non ha certo passato gli ultimi due mesi della sua esistenza a fantasticare su di lui per poi farsi sfottere come un qualsiasi pischello del primo anno. Improvvisamente, di Dimitri non gli interessa più niente. Può anche non rivederlo più, dopo questa giornata, ma è bene intenzionato ad uscire da questa fissazione prendendosi almeno un paio di soddisfazioni.
- Adesso mi sono rotto il cazzo. – annuncia a bassa voce. Dimitri non mostra segni di preoccupazione e la cosa, se possibile, lo fa infuriare ancora di più.
Lo trascina verso la cattedra, costringendolo a voltarsi e poi premendo con forza una mano all’altezza della sua nuca per obbligarlo a piegarsi in due. Dimitri quasi impatta contro il piano in legno, ma riesce a proteggersi il volto con le mani prima che qualche danno irreparabile venga inferto a quel suo stronzissimo viso perfetto, e Miguel ne gioisce intimamente, dimostrandosi che, in fin dei conti, deve fregargliene ancora qualcosa, se nonostante tutto si preoccupa per l’incolumità del suo viso. Ciò non è abbastanza per costringerlo a fermarsi, però.
Si strappa la camicia di dosso senza troppe cerimonie e fa lo stesso anche con quella di Dimitri, giusto per vederlo nudo almeno una volta prima di lasciarlo andare per sempre. Addio, stupide fantasie adolescenziali! Addio, insopportabile ragazzino bello come il sole da fissare ammaliato ogni volta che appare in un raggio di dieci chilometri intorno alla sua persona! Addio, Dimitri!, pensa, abbassandogli i pantaloni lungo i fianchi bianchissimi e poi affondando dentro di lui senza il minimo riguardo, l’uccello di nuovo duro e fortunatamente ancora bagnato dalla saliva di Dimitri e dal suo stesso orgasmo.
Dimitri lascia andare un gemito appena udibile, aggrappandosi con entrambe le mani ai bordi della cattedra e schiudendo le gambe per facilitargli i movimenti, un po’ per non procurarsi del dolore inutile contrastandolo e un po’ in un gesto di aperta sfida nei suoi confronti. Miguel lo detesta e non ha idea di come abbia fatto a credere di avere davvero avuto una cotta per questo insoffribile, altezzoso pezzo di merda. Poi si concentra su quanto cazzo è piacevole la sensazione del suo buchetto che si stringe in spasmi incontrollabili attorno alla sua erezione, e tutte le motivazioni tornano indietro, tre volte più convincenti di prima.
Addio lo stesso, però, Dimitri!, pensa quasi con rimpianto, mentre si spinge con forza dentro di lui un’ultima volta, prima di tirarsi fuori appena in tempo per venirgli addosso, su quella schiena flessuosa e bianchissima che tante volte ha immaginato curvarsi in un arco perfetto sotto la spinta dei suoi fianchi.
Ci mette un po’ a tornare in sé, e quando succede è un colpo durissimo. Non ha ancora ben chiara la portata di quello che ha appena fatto, ma la gravità lo raggiunge senza difficoltà quando realizza che con Dimitri, proprio adesso, non ha proprio scopato. O comunque, non era proprio consensuale. Non del tutto, almeno.
Indietreggia terrorizzato, fissando Dimitri con occhi enormi. Lo osserva rimettersi dritto, recuperare gli occhiali che, ad un certo punto, gli sono scivolati giù dal naso, rotolando sulla cattedra, e poi voltarsi, recuperando la camicia di Miguel abbandonata per terra per ripulirne le lenti prima di inforcarli.
- Visto? – dice quindi. Il suo tono di voce non è cambiato per niente, e Miguel, nell’accorgersene, si ricopre di brividi. – Non era così difficile.
Sono le ultime parole che si lascia dietro prima di rivestirsi sommariamente e lasciare l’aula. Miguel resta lì, in piedi vicino alla cattedra, ad osservare il vuoto lasciato dal suo corpo con gli occhi pieni di terrore, per minuti interi dopo che lui è andato via.
- Mado’, ma non ci posso credere che ti stai ancora lamentando. – mugola Jake, schiantandosi di faccia contro il tavolo, - Dacci tregua, Miguel! Te lo sei fatto! Sei contento? Basta!
- Ma che basta e basta?! – sbraita lui, completamente isterico, i rasta che gli si agitano lungo le spalle, - Ma non capite davvero, allora! È stato terrificante, ma io voglio farlo di nuovo! Penso che morirò, se non lo faccio di nuovo!
- E allora vai! – strilla Antonio, tirandogli un cavoletto di Bruxelles dritto sul naso, - Torna da lui e chiediglielo! D’altronde mi pare che sia l’unica cosa che voglia, che tu sia onesto e, se lo vuoi, glielo chieda! Non mi sembra così difficile!
- Ma sei pazzo! – guaisce Miguel, entrambe le mani sul cuore in un gesto di oltraggio piuttosto femmineo, - Ma ti ho appena detto che è stato terrificante! Non ce la posso fare!
- No, - sbuffa Jake, tornando ad abbattersi contro lo schienale della sedia, - Siamo noi che non ce la possiamo fare.
Per qualche motivo, Miguel decide di non sentirlo, o perlomeno di ignorarlo, e continua a lagnarsi per una buona mezz’ora. Sia Jake che Antonio hanno come l’impressione che tutto questo diventerà presto una routine, e la cosa non li diverte nemmeno un po’.