Genere: Introspettivo, Erotico.
Pairing: Sousuke/Rin.
Rating: NC-17.
AVVERTIMENTI: Angst, Slash, Shota, Lemon, Self.
- La scuola sta per finire e l'estate sta per arrivare. Una volta che sarà trascorsa, Rin si trasferirà all'Iwatobi per inseguire il proprio sogno. Prima che tutto questo accade, però, lui e Sousuke condividono un'ultima memoria indimenticabile.
Note: Questa storia è la dimostrazione pratica della pazzia mia e della Caska, che da quando abbiamo saputo che Sousuke sarà presente nella seconda stagione di Free! siamo ufficialmente SBROCCATE MALISSIMO, ed abbiamo cominciato non solo a congetturare sul loro rapporto, ma anche su quello che sarà di loro una volta che si saranno messi insieme ritrovati. Sarà meraviglioso.
Nel mentre io volevo scriverli da shotini, e quindi ho scritto questa cosa in cui c'è dell'angst e poi c'è del porno randomico. Visto che sono piccoli è molto randomico, ma guarda quanto me ne frega.
Scritta per il MMOM (su ispirazione di Anonimo, di Lucio Battisti), ed anche per la prima Badwrong Week, because of shota. Che bel mese è maggio, eh?
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READ MY MIND

Non c’è nessuno a parte loro sulla strada silenziosa e lievemente in pendenza che costeggia il lungomare, ed il silenzio che riempie l’aria, interrotto appena dal rumore delle onde in lontananza e da quello più vicino dei loro passi, è estremamente piacevole. Il sole tramonta all’orizzonte, un movimento lentissimo sul quale Rin si concentra per darsi qualcosa a cui pensare, e accende l’aria di un colorito dorato che fa risaltare l’abbronzatura di Sousuke. Un altro dettaglio a cui è meglio non pensare.
Il silenzio non lo infastidisce. Generalmente non lo sopporta, ma con Sousuke è diverso. Quando parlano, lo fanno per dirsi qualcosa, e non sentono il bisogno di riempire gli spazi vuoti rovesciandosi addosso chiacchiere senza senso. Parlano poco anche perché in genere non hanno molto da dirsi ad alta voce. Sousuke ha un talento speciale per capire cosa passa per la testa di Rin senza avere bisogno di sentirselo dire, una caratteristica che ogni tanto gli dà sui nervi, ma che a volte è un sollievo.
Come oggi, ad esempio.
Oggi è una di quelle giornate strane in cui Rin non è in grado di tradurre in pensieri coerenti la matassa confusa che gli ingombra la testa. Non è esattamente triste e non è neanche esattamente felice, è qualcosa a metà fra l’ansia e l’apatia, una sensazione che gli si allarga dentro lenta e vischiosa come un’ondata di petrolio, e che rende ovattate tutte le altre. Dovrebbe essere eccitato all’idea di trasferirsi all’Iwatobi, e non è che non lo sia, ma è nervoso, forse un po’ spaventato, e non riesce a godersi il momento.
È fastidioso, pensa distrattamente, rallentando il passo. Dovrebbe essere contento. Vorrebbe esserlo.
Sousuke si ferma all’improvviso, e Rin è costretto a farlo a propria volta se non vuole superarlo e lasciarlo indietro. L’idea lo disturba, l’atto fisico di lasciarlo indietro adesso, più di quanto non lo disturberà dopo l’estate cambiare scuola e smettere del tutto di vederlo.
- Fermiamoci qui. – dice lui seccamente, indicando con un cenno del capo un punto riparato ai piedi del pendio che fa da scorciatoia per la strada verso il porto.
Rin ci pensa qualche istante, mordendosi il labbro inferiore. Si sente un po’ a disagio. Non impazzisce all’idea di restare fermo e solo con Sousuke da qualche parte troppo a lungo. Sousuke può essere difficile da sopportare, quando ti guarda e tu sai che ti sta scavando dentro anche se non dice niente.
- No… - mugola, accennando a riprendere a camminare, - È tardi. Vado a casa.
Sousuke si muove senza che Rin se ne accorga, stringendo le lunghe dita attorno al suo polso magro e impedendogli di andare avanti.
- Fermiamoci qui. – ripete con lo stesso tono asciutto di prima, - Solo un po’.
Rin trattiene il respiro per un secondo, e poi deglutisce, annuendo piano. Sousuke comincia a scendere lungo il pendio, e Rin lo segue, e sa che Sousuke è perfettamente cosciente del fatto che potrebbe lasciarlo e Rin continuerebbe a seguirlo, ma la stretta delle sue dita attorno al polso di Rin non si scioglie né si allenta, nemmeno per un attimo.
Lo lascia andare solo quando finalmente si sono seduti entrambi sull’erba, sulle giacche piegate in modo da non sporcarsi i vestiti. Rin si raccoglie in un mucchio d’ossa da pulcino e bronci da manuale, le ginocchia strette al petto e la frangetta che scende a coprirgli metà del viso. Sousuke si appoggia indietro sui gomiti, gli occhi fissi sul molo a qualche centinaio di metri da lì. Una mezza dozzina di pescatori fa già la spola da terra ai due pescherecci ormeggiati lì vicino, preparandoli per la pesca notturna. Gli uomini sono distanti abbastanza da non essere più grandi di pupazzetti di plastica, i volti indistinguibili, le parole che si perdono nel suono costante delle onde che si infrangono a riva. È consolante vederli così lontani e piccoli, pensa Rin, perché vuol dire che anche per loro lui e Sousuke non sono che puntini minuscoli, impossibili da vedere sulla distesa verde sulla quale sono mezzi sdraiati.
- Quanti giorni ancora? – domanda Sousuke distrattamente, quasi sovrappensiero.
- Cinque. – risponde Rin senza guardarlo.
- Ah. – Sousuke annuisce lentamente, - Già.
Cinque giorni alla fine dell’anno scolastico. L’estate avanza, già calda abbastanza da appiccicarsi sotto la maglietta in una patina leggera di sudore tiepido. Cinque giorni e poi saranno le vacanze estive, e poi sarà l’Iwatobi. Sarà un passo più vicino al suo sogno, e un passo più lontano da Sousuke.
Più di un passo, in realtà.
- Non dovresti sentirti in colpa, sai? – dice Sousuke all’improvviso, la voce sempre calma e piatta, che si solleva appena nell’inflessione della domanda.
- Non mi sento in colpa per niente. – ribatte Rin, stringendo le braccia attorno alle ginocchia. Non si volta a guardare Sousuke perché sa già in che modo lo sta osservando lui, infastidito dalla sua ostinazione.
- Dimmi che bisogno c’è di mentirmi. – risponde infatti, quasi offeso.
Rin si volta di scatto verso di lui, la voce ridotta a un ringhio furioso.
- Cosa ti fa pensare che ti stia mentendo?
L’espressione di Sousuke non cambia di una virgola, e la cosa fa sentire Rin talmente a disagio che, dopo qualche istante, si ritrova costretto ad abbassare lo sguardo. L’intrusione silenziosa di Sousuke nella sua testa è inarrestabile, e a volte lui vorrebbe essere in grado di offrirgli una qualche menzogna credibile, per tenerlo lontano. Perché così è troppo vicino. Anche se non si toccano nemmeno un po’— è già troppo vicino.
- Rin. – la sua voce risuona con la precisione di un taglio netto nel silenzio perfetto che li avvolge, squarciandolo. Rin trattiene il respiro perché se la sente addosso, appuntita e minacciosa, lucida e tagliente come una lama. – Non sono sicuro che questo sia quello che vuoi.
Rin affonda le dita nelle pieghe dei pantaloni, cercando di impedirsi di tremare. Temeva questo momento, il momento in cui Sousuke l’avrebbe guardato in faccia e avrebbe dato voce per lui ai pensieri che lui stesso ha ignorato fino ad adesso.
- Invece voglio. – risponde, la voce sottile.
- Non lo stai facendo per te stesso. – insiste Sousuke.
- Invece sì.
- Invece no. – la voce di Sousuke è più vicina. Anche lui. – Lo stai facendo per tuo padre, ma lui non—
- Non dirlo. – Rin si volta così velocemente che gli fanno male i muscoli alla base della schiena. Preme con forza il palmo della mano contro le labbra dischiuse di Sousuke, impedendogli di parlare ancora, e afferra convulsamente un lembo della sua maglietta fra le dita dell’altra mano, come ad impedirgli di scappare. Come se Sousuke volesse.
Sousuke non si scompone. Stringe le dita attorno al suo polso e allontana la sua mano dalla propria bocca. Resta in silenzio per qualche istante, guardandolo dritto negli occhi senza vergogna.
- Va bene. – dice quindi, - Ma tu sai cosa volevo dirti.
È vero, Rin lo sa. Lo sa perché si è già detto le stesse cose un milione di volte. Suo padre non c’è più e anche vincere un relay – o anche vincerne milioni – non servirà a riportarlo indietro, solo a rendere più amaro il suo ricordo. Ma questa non è una scelta, non è neanche una decisione, è un richiamo atavico, un istinto primordiale, e Rin non può ignorarlo, non potrebbe neanche se volesse. È il suo stesso sangue che lo chiama, e quindi questo dev’essere quello che vuole. Dev’esserlo per forza, perché Rin non può tollerare il pensiero di non volerlo davvero e doverlo fare lo stesso.
Abbassa lo sguardo, evitando quello di Sousuke, che continua a scrutarlo in silenzio per qualche secondo, prima di sospirare.
- Mi dispiace. – dice, sciogliendo la stretta attorno al suo polso, - Lo so che non è quello che vuoi sentirti dire. Forse nemmeno quello di cui hai bisogno. Però era quello che volevo dirti io. E siccome non ti vedrò più…
- Non dire neanche questo. – Rin quasi lo implora, la voce bassa, confusa in un lamento infantile.
Sousuke sorride indulgente, posandogli una mano sulla testa e accarezzandogli piano i capelli.
- Non mi lasci dire niente, - ride un po’, - Rin-chan.
Rin gli solleva addosso un altro sguardo imbronciato, le labbra piegate verso il basso.
- Non chiamarmi in quel modo. – protesta offeso.
Sousuke ride.
- Dimmelo tu cosa posso fare! – lo prende in giro, divertito, - Come mi muovo, sbaglio!
Rin si allunga appena verso di lui, premendo le labbra contro la sua guancia in un gesto poco pensato, ma in compenso profondamente onesto. Si ritrae subito dopo, imbarazzato dal suo stesso movimento, la frangetta che ricade a coprirgli gli occhi.
- Non è come ti muovi, il problema, è che non smetti di parlare.
Gli occhi di Sousuke si fanno più scuri per un attimo, mentre il sole tramonta e l’aria comincia a raffreddarsi. Rin non vuole più guardarlo, ma si ritrova costretto a farlo quando due dita lo invitano a sollevare il capo, premendo gentilmente sotto il suo mento.
- Vorrei non doverti dire addio. – confessa Sousuke, la voce netta, sicura, ma anche incredibilmente triste.
- Allora non farlo. – Rin deglutisce a fatica, cercando di reggere il suo sguardo. È più difficile del previsto, ma non dura a lungo. Sousuke si piega su di lui, poggiando le proprie labbra contro le sue in un bacio infantile, confuso, che vuole un sacco di cose e non sa come prendersele. È solo uno sfregamento insistito, all’inizio, è solo lui che piega la testa come ha visto fare nei drama in televisione, un contatto asciutto e stupido che lo fa sentire in imbarazzo, finché Sousuke non schiude le proprie, e Rin può sentire il tocco bagnato della sua lingua, e si ritrae, sorpreso e un po’ spaventato.
Sousuke lo guarda serio, sembra tanto più grande di lui in questo momento. Sono i suoi occhi, si dice Rin, mordendosi un labbro. Lo fanno sembrare così adulto e maturo, nonostante abbia la sua stessa età.
Non sente il bisogno di chiedergli se è vero che non abbia mai baciato nessuno prima di questo momento, perché lo sa già. E Rin non sente il bisogno di chiedergli se lui invece l’abbia già fatto, perché non vuole saperlo.
- Voglio darti un ricordo che duri per sempre. – dice Sousuke a bassa voce, e quel suono gli vibra addosso come una carezza. Rin deglutisce a fatica e abbassa lo sguardo, imbarazzato. Si passa la lingua sulle labbra e ci trova il sapore di Sousuke, e pensa senza accorgersene di volerne ancora.
Sousuke gli si avvicina ancora, stringendogli le spalle fra le dita più per attirare la sua attenzione che per tenerlo fermo. Rin solleva il viso nella sua direzione, le labbra già dischiuse anche se non ha idea di averlo fatto apposta, e la vaga consapevolezza di essere ancora troppo piccolo per quello che vuole in questo momento, per quello che Sousuke può dargli, per quello che sta per accadere, è troppo distante, troppo impalpabile per poterle dare un peso adesso.
Chiude gli occhi quando Sousuke lo bacia ancora, non perché voglia ma perché è così che l’ha sempre visto accadere, e quello che ha visto è tutto quello che ha adesso per provare a dare un senso a queste sensazioni. Così chiude gli occhi e prova a lasciarsi andare, nonostante tutto il suo corpo sia in tensione, nonostante gli faccia male lo stomaco, un dolore che non riconosce, completamente diverso da tutti quelli che ha provato nella sua vita, una sorta di intorpidimento che si allarga come un’onda e il cui epicentro si trova da qualche parte nel suo bassoventre, in un punto caldo e teso che, nella confusione del momento, non riesce ad identificare.
Si è sentito così altre volte, ma era solo, Sousuke non lo stava baciando, e comunque anche tutte quelle altre volte non aveva idea di cosa fare di se stesso, di come spegnere quella sensazione così acuta, che gli impediva di pensare a qualsiasi altra cosa. Si nascondeva a letto, sotto le coperte, la faccia premuta contro il cuscino, e aspettava che passasse. Ora non può farlo, ora la lingua di Sousuke si muove lenta contro la sua, e tutto il suo corpo si tende nel tentativo di stargli più vicino, e il calore che sente non sembra volersi esaurire mai.
Sousuke si volta, lo spinge verso il basso, lo guida. Rin sente l’umidità dell’erba contro la pelle accaldata della nuca e del viso, ed è piacevole. Non gli importa di quanto si macchieranno i suoi vestiti, non gli importa di sapere che mamma lo rimprovererà e che Gou lo assillerà per ore chiedendogli come se le sia procurate, e poi gli terrà il broncio per giorni quando lui si rifiuterà di risponderle. Sente il peso del corpo di Sousuke sul proprio, ed è bello sentirlo lì, così vicino. Finché ancora c’è.
Schiudere le gambe è un movimento logico, naturale. Stanno fra i piedi, impediscono a Sousuke di venire più vicino, e così Rin le schiude e Sousuke vi cade in mezzo, e quando i loro bacini si toccano, anche se attraverso il tessuto ruvido e spesso dei jeans, le loro labbra si dischiudono all’unisono in un gemito sorpreso, che li forza entrambi ad aprire gli occhi e guardarsi per la prima volta da quando hanno cominciato a baciarsi. Gli occhi di Sousuke sono torbidi e persi, e Rin non riesce a decifrarli. Le sue labbra sono lucide di saliva e gonfie di baci, e Rin vuole baciarlo ancora, e siccome lo vuole decide di prenderselo. Si sporge in avanti, allacciandogli le braccia attorno al collo, le labbra già dischiuse, la bocca pronta ad accogliere la lingua di Sousuke, che mentre lo bacia gli lascia scorrere le mani lungo i fianchi in un movimento inizialmente lento, che si fa più svelto, più confuso, più affamato col passare dei secondi.
Rin sente la punta delle dita di Sousuke farsi strada sotto la sua maglietta. Polpastrelli caldi e un po’ ruvidi sfiorano la pelle liscia della sua pancia, ne seguono la curva infantile. Ha ancora il pancino e tutti lo prendono in giro per questo, a scuola. “Rin-chan è così morbido, sembra una ragazzina.” Ma sa che Sousuke non sta pensando a questo, mentre lo tocca, e il pensiero gli dà i brividi. Si lecca le labbra mentre esala un altro gemito senza fiato, inarcando la schiena per spingere il proprio corpo contro quello di Sousuke, così diverso dal suo, più solido, più robusto, la pancia piatta tesa sotto la maglietta leggera, i bicipiti contratti che escono in una curva invitante dalle maniche corte, le cosce tornite che gonfiano i pantaloni, che le contengono appena.
Lo stomaco gli si contrae ancora in uno spasmo di desiderio che cerca di reprimere senza risultati. Gli sfugge dalle labbra un lamento frustrato, e Sousuke apre gli occhi ancora una volta e interrompe la propria esplorazione per guardarlo. Rin, le guance arrossate e il respiro pesante, lo fissa di rimando, mordicchiandosi l’interno di una guancia. Vuole essere toccato e non sa come chiederglielo, perciò resta in silenzio, confidando nella capacità di Sousuke di capirlo senza parole.
Sousuke si china a baciarlo ancora, e lascia rispondere le proprie mani. Le sue dita si stringono attorno al bottone dei jeans di Rin, sfilandolo dall’asola prima di abbassare la cerniera in un gesto lento. Rin ascolta il suono della zip che scorre verso il basso, tremando quando la sente arrivare alla fine del proprio percorso, e trema più forte quando le dita di Sousuke oltrepassano l’elastico stretto delle mutandine, sfiorando la punta bollente della sua erezione.
Nessuno l’ha mai toccato in quel punto. Non pelle contro pelle, mai. Nemmeno lui stesso. Si è toccato, ogni tanto, confusamente, senza avere la minima idea di cosa stesse facendo, strofinando il palmo della mano contro il proprio inguine, ma sempre attraverso qualche indumento. Invece le dita di Sousuke lo toccano senza niente in mezzo, e sono calde, lievemente sudate, e scivolano svelte lungo la sua erezione dopo essersi chiuse attorno a lui, e la sensazione di calore e piacere che si sprigiona da quello sfregamento è così forte che Rin getta indietro il capo, geme ad alta voce ed è costretto e stringere le mani attorno alle spalle larghe di Sousuke, affondando le dita nel cotone della sua maglietta, preda di una vertigine che non può farlo cadere, ma che lo fa sentire sospeso nel vuoto e pronto a precipitare.
Finisce troppo presto, e in un certo senso non in maniera soddisfacente come Rin avrebbe sperato. L’eccitazione monta e poi si scioglie in un orgasmo appena bagnato, solo un paio di gocce che luccicano sulla punta della sua erezione per qualche secondo e poi rotolano via, scomparendo in pochissimo tempo. È la prima volta che viene. La sensazione lo confonde, lo lascia intorpidito e incerto. Solleva lo sguardo su Sousuke, ma lui non lo sta più guardando. Si è spostato, non abbastanza da allontanarsi ma a sufficienza da non pesargli più addosso, e tiene la mano con lui l’ha toccato sollevata a mezz’aria, mentre rovista con l’altra sul fondo del proprio zainetto, recuperando un pacchetto di fazzolettini. Ne usa uno per pulirsi e poi porge l’altro a Rin, che fa lo stesso guardando fisso per terra, le guance arroventate dall’imbarazzo.
La prima sensazione che riesce a farsi strada nella sua mente quando riesce finalmente a rimettere ordine fra i propri pensieri è il senso di colpa. Si volta a guardare Sousuke, che si è seduto nella stessa posizione di prima ed ha ripreso a guardare il mare nel punto in cui si confonde col cielo adesso che c’è ancora luce ma il sole è sparito del tutto oltre l’orizzonte. Si morde un labbro, strisciando sull’erba verso di lui.
- Vuoi… - si offre incerto.
- No. – risponde Sousuke, scuotendo il capo. Non lo guarda, ma Rin ne è grato, perché non vuole smettere di guardarlo e invece sa che dovrebbe farlo se Sousuke finisse per voltarsi verso di lui. – Quello era solo per te. Un regalo.
- Non di addio. – si affretta a precisare Rin, ansioso.
- No. – Sousuke piega le labbra in un sorriso indulgente, - Di buona fortuna, e arrivederci.
Rin annuisce in silenzio, tornando a raggomitolarsi seduto sulla propria giacca. Fissa il mare anche lui per qualche minuto, cercando di indovinare il punto esatto che sta guardando anche Sousuke, per prolungare quel momento il più a lungo possibile. Ma l’aria della sera si raffredda, e il momento passa, e quando da arancione il cielo comincia a diventare blu Rin capisce che deve tornare a casa.
Dal momento che Sousuke non accenna a muoversi, è lui ad alzarsi per primo.
- Devo andare, adesso. – dice, quasi scusandosi.
- Lo so. – Sousuke annuisce.
Rin si morde un labbro, incerto.
- Non vieni con me? – domanda piano.
Sousuke scuote il capo e finalmente si volta a guardarlo, sorridendogli rassicurante.
- Tu vai avanti, - dice, - Io poi ti raggiungo.
Ci metterà degli anni, ma Rin in quel momento non lo sa, neanche lo sospetta, ed anche se lo sapesse non vorrebbe pensarci. Annuisce, salutandolo senza dire niente, imboccando la strada che lo riporterà a casa. Sente già la sua mancanza, ma si scrolla la sensazione di dosso pensando all’estate, all’Iwatobi, alla sua promessa, al sogno di suo padre. Per qualche motivo non ne ha più paura, adesso. Domani lo dirà a Sousuke. Ne sarà contento.
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